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domenica 24 Novembre 2024
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Anima Confindustria: Pietro Almici nuovo presidente

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pietro almici anima confindustria
Pietro Almici (immagine concessa)

MILANO – L’assemblea dei soci di Anima Confindustria ha eletto Pietro Almici come nuovo presidente. Almici eera già stato vicepresidente dal 2015 e presidente pro tempore della federazione da maggio di quest’anno. Laureato in ingegneria meccanica presso l’Università Statale di Brescia, dal 1987 Pietro Almici è azionista e membro del consiglio di amministrazione della Carpenteria Meccanica Almici Spa, di Vobarno (Brescia), azienda di famiglia fondata nel 1958 e specializzata nella costruzione di apparecchi di sollevamento pesante e gru di processo per l’industria.

Dal 2012 al 2019 ha ricoperto la carica di presidente di Aisem, l’associazione che in Anima Confindustria rappresenta l’industria del sollevamento, elevazione e movimentazione. Assume poi il ruolo di vicepresidente sotto la presidenza di Alberto Caprari e, nel 2021, di presidente di Icim Spa, l’ente di certificazione appartenente alla holding Icim Group, di cui Anima è socio di maggioranza.

Eletta anche la squadra dei vicepresidenti, che accompagneranno il presidente Almici fino a ottobre 2028:

Marco A.G. Golinelli: vicepresidente per la gestione e il coordinamento esterno.

Da marzo 2024 è Chief Commercial Officer di Isotta Fraschini Motori (Gruppo Fincantieri); in precedenza, da aprile 2001, è stato direttore Energy di Wärtsilä Italia. In ambito associativo, Marco Golinelli è stato presidente di Italcogen (associazione dei costruttori e distributori di impianti di cogenerazione federata Anima Confindustria) e attualmente è delegato Anima per il gruppo tecnico Energia di Confindustria, oltre a fare parte del consiglio direttivo di Italcogen e a essere chairman dello strategy group di Cogen Europe.

Giuseppe Lorubio: vicepresidente per lo sviluppo associativo.

Dal 2021 Lorubio è Public and Regulatory Affairs Director in Ariston Group, e lungo l’intera carriera lavorativa ha operato in ambito associativo, sia a livello europeo che nazionale. All’interno di Anima Confindustria, Giuseppe Lorubio ricopre già la carica di presidente di Assotermica (associazione produttori apparecchi e componenti per impianti termici) per il biennio 2024-2026. Da ottobre 2024, Lorubio è delegato Anima nel Gruppo Tecnico Europa di Confindustria.

Roberto Saccone: vicepresidente per le relazioni sul territorio.

Ha ricoperto il ruolo di presidente di Assoclima, l’associazione dei costruttori di sistemi di climatizzazione, dal 2017 al 2020. Nel 2015 ha assunto la presidenza del gruppo Olimpia Splendid; nel novembre 2019 viene eletto presidente della Camera di Commercio di Brescia e dal settembre 2021 è Componente del Comitato Esecutivo di Unioncamere.

Roberta Togni: vicepresidente per l’organizzazione e il coordinamento interno.

Dopo il suo ingresso in Aisem (associazione italiana sistemi di sollevamento, elevazione e movimentazione federata Anima Confindustria), Roberta Togni ricopre il ruolo di capogruppo Sistemi Intralogistici dal 2020, per poi diventare vicepresidente Aisem con delega ai rapporti associativi dal 2022 e membro del Consiglio di presidenza Anima Confindustria con delega all’Innovazione.

Da settembre 2024 Roberta Togni, già consigliera, è vicepresidente FEM del gruppo Ispg e da ottobre 2024 è membro del Gruppo tecnico Politiche Industriali Confindustria Roma e responsabile del coordinamento del gruppo di lavoro dedicato al Piano 5.0. Entrata giovanissima nell’azienda di famiglia, Automha, oggi siede nel Cda, mentre operativamente è General Counsel (direzione affari legali e societari).

Alberto Zerbinato: vicepresidente per la promozione e le relazioni internazionali.

Presidente Ucc (Unione costruttori caldareria all’interno di Anima Confindustria) dal 2021, Alberto Zerbinato guida Ici Caldaie S.p.A. come Ceo dal 2000. Ha ricoperto ruoli dirigenziali in diverse aziende del settore energetico e, oltre al suo impegno in Ici Caldaie e Ucc, rappresenta Anima Confindustria come delegato per le tematiche legate all’idrogeno.

“Dopo i molti anni trascorsi all’interno di Anima Confindustria, è motivo di orgoglio essere chiamato a continuare il lavoro svolto dal presidente uscente Marco Nocivelli” commenta il neoeletto presidente Pietro Almici. “In questo momento di forte incertezza per l’industria, diventa fondamentale il supporto degli organi associativi e federativi come Anima Confindustria. Per questo, assumo il ruolo di presidente con la determinazione a garantire continuità con i molti tavoli di lavoro aperti da Anima, abbracciando l’ottica sinergica che da sempre caratterizza la federazione e le sue associazioni”.

“Come Anima” – prosegue Almici – “continueremo a presidiare i temi più rilevanti per l’industria meccanica italiana, con uno sguardo particolare rivolto alle prospettive dello sviluppo sostenibile e al Green Deal. Questi richiedono lo sviluppo di una filiera che consenta di coniugare competitività economica e sostenibilità ambientale, per questo ci aspettiamo un maggiore sostegno per la realizzazione di interventi che accompagnino l’industria e i cittadini verso una reale transizione ecologica”.

Almici continua: “Riteniamo che il sostegno istituzionale sia imprescindibile per una effettiva transizione ecologica ed energetica, e per questo siamo pronti a collaborare con le istituzioni per migliorare le politiche a supporto dell’industria, ad esempio semplificando e rendendo più accessibile il Piano transizione 5.0. un tema sul quale il governo ha dimostrato apertura al dialogo – come emerso recentemente dalle dichiarazioni del ministro Adolfo Urso e grazie all’impegno del presidente uscente Marco Nocivelli, da aprile vicepresidente di Confindustria”.

C’è di più: “Valorizzare e promuovere l’eccellenza manifatturiera italiana resta l’obiettivo principale per Anima, nell’impegno di sostenere le imprese gravate non solo dalle difficili congiunture economiche e geopolitiche, ma anche dalla crescente carenza di risorse umane, che impone con urgenza una maggiore collaborazione tra istituzioni, industria e mondo dell’istruzione per investire su un settore primario nell’economia italiana e tra i più avanzati a livello tecnologico. Sarà, poi, impegno di Anima e delle sue associazioni continuare a promuovere e sostenere azioni concrete per garantire ambienti di lavoro sicuri, adottando le migliori pratiche e favorendo una cultura condivisa della prevenzione e della tutela”.

Slovenia: sul camion c’erano 60mila euro di macchine da caffè De’ Longhi rubate in Italia

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mafia polizia palermo slovenia
La sirena della polizia (immagine: Pixabay)

CAPODISTRIA – A Capodistria, in Slovenia, un giovane camionista di origine romena è stato trovato in possesso di una grande quantità di macchine da caffè rubate in Italia diverso tempo prima. Il ventitreenne è stato fermato dalla polizia presso l’area di servizio di Ravbarkomanda.

Le macchine da caffè De’ Longhi rubate in Slovenia

Le macchine trovate erano di marca De’ Longhi e avevano un valore complessivo che ammontava a circa 60mila euro.

Grazie all’ausilio delle banche dati, la polizia ha subito scoperto che la merce risultava rubata.

L’uomo in questione non ha fornito spiegazione né ha saputo spiegare la provenienza delle macchine.

Baristapiù – Hospitality Industry Festival: l’evento dedicato al fuori casa a Milano, 11-13/11

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BaristaPiù
Il logo BaristaPiù

MILANO – Cresce la spesa fuori casa, ma non il numero di presenze. È l’inflazione, quindi, a far aumentare i consumi. L’aumento dei prezzi che si è registrato anche nei bar e nei ristoranti ha portato i consumatori a cambiare le proprie abitudini e ad adottare nuove strategie per ridurre le proprie spese.

Si preferisce, per esempio, trascorrere più tempo in casa Il 33% dei consumatori ha ridotto drasticamente le visite nei propri locali di riferimento. Il 20%, invece, continua a frequentare i locali abituali ma solo in presenza di offerte e promozioni. Il 15% ha cercato altre alternative e solo il 10% non ha cambiato le proprie abitudini.

Sono questi alcuni dei dati che verranno presentati l’11 novembre dall’Istituto di ricerca Circana, durante il Camp di “Baristapiù – Hospitality Industry Festival”.

L’evento, organizzato da Mixer e GBI è dedicato agli imprenditori dell’ospitalità, professionisti, manager e startup italiani che vogliono sviluppare la propria attività, conoscere le tendenze in atto, i trend nei consumi fuori casa e lasciarsi ispirare dalle migliori storie di innovazione.

Tre pomeriggi intensi di formazione e convegni con i massimi esperti del settore, sia in presenza che online, dall’11 al 13 novembre 2024, sul tema “Il futuro che ci aspetta, trend e forecast 2024-2027”.

Durante la prima giornata del festival sarà organizzato un Camp studio, il primo dedicato al mondo fuori casa, in cui verranno illustrate le nuove strategie da adottare per fidelizzare i clienti già esistenti, evitando che migrino in altre strutture e attirando nuovi consumatori.

Il Camp si terrà nell’immersive room dell’Enterprise Hotel di Milano (Corso Sempione 91).

Come attrarre il consumatore di oggi?

“La vera sfida non è conquistare clientela, ma fidelizzarla” spiega Matteo Figura, Executive Director Foodservice di Circana. La pressione inflazionistica, infatti, mantiene la spesa alta anche senza un recupero completo delle presenze.

“Il grosso del consumo bisogna contenderlo ai concorrenti e perciò il primo pensiero deve essere come convincere gli avventori a tornare”.

Cosa preferisce, oggi, il consumatore?

Durante Baristapiù – Hospitality Industry Festival saranno presentati i dati circa le nuove preferenze dei consumatori. Su questi elementi si potrà riflettere per aumentare o migliorare la propria competitività.

Ecco alcuni esempi:

Il 24% dei consumatori preferisce locali attenti alla sostenibilità e alla riduzione degli sprechi.

9% della popolazione (salendo al 12% tra i giovani) apprezza l’inclusività su stili alimentari come il veganesimo.

60% degli italiani utilizza piattaforme di pagamento digitali. La mancanza di tecnologia è percepita negativamente.

Relatori internazionali sul palco

Tra i relatori dell’11 novembre ci saranno anche Alex Osterwalder, teorico del management ed autore del bestseller internazionale “Creare modelli di business”; Bruno Vanzan, barman campione del mondo, trai i più seguiti d’Europa con oltre mezzo milione di follower sui diversi canali; Marco Ranocchia, formatore con esperienza trentennale; Damiano De Crescenzo, direttore generale di Planetaria Hotels, Deputy National Delegate nella European Manager Association, consigliere, membro di Giunta e coordinatore del Gruppo Heritage Lab per la valorizzazione del patrimonio Unesco lombardo In Manageritalia Lombardia.

Protagonisti dei “V.O.I.C.E. – Visioni, opportunità, innovazione, condivisione, esperienze”, con narrazioni e speech della durata di 10 minuti, saranno invece i CEO e i manager delle aziende leader del settore del fuori casa:

Mattia Tipaldi, Chief Commercial Officer Estero presso il Gruppo Sammontana Italia

Veronica Rossi, Sustainability Senior Manager presso Lavazza Group

Michele Cannone, Lavazza Global Brand Director Away

Sebastiano Caffo, amministratore delegato Gruppo Caffo 1915

Gabriele Angeli, direttore marketing Conserve Italia

Martedì 12 novembre e mercoledì 13 novembre, il live streaming dall’accademia di Bruno Vanzan.

Il 12 e il 13 novembre, invece, BaristaPiù darà la possibilità a tutti di accedere gratuitamente ai due pomeriggi di formazione online e in streaming. L’evento sarà trasmesso in diretta dalla Bruno Vanzan Academy di Sesto San Giovanni (MI). Il programma prevede 12 webinar online della durata di 45 minuti in collaborazione con i migliori trainer sul mercato.

Il programma include:

– sei ore di formazione on line gratuite

– speaker internazionali

– testimonianze di accreditati professionisti del mondo fuori casa

Registrazione gratuita disponibile sul sito baristapiu.it

Per maggiori informazioni basta cliccare qui.

Re-fè, start-up del design e dell’economia circolare, nominata al Premio Compasso d’Oro 2026

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Il team Re-fé (immagine concessa)

MILANO – Re-fè, start-up trevigiana impegnata nel campo del design e dell’economia circolare, è stata selezionata dall’Osservatorio Permanente del Design ADI per la pubblicazione sull’ADI Design Index 2024, catalogo che raccoglie i prodotti selezionati che potranno aderire al Premio Compasso d’Oro 2026, il più alto riconoscimento per l’eccellenza del design italiano.

Re-fè è stata selezionata nella categoria “Ricerca per l’impresa” dell’ADI Design Index 2024 grazie ai valori legati all’estetica, funzione, progettazione e sostenibilità e per i suoi prodotti Re-fè Original e Re-fè TWIST. I prodotti, realizzati in due varianti, sono stati progettati per trasformare un momento di “dovere”, come quello del riciclo delle capsule esauste, in una piccola occasione di piacere.

La prima versione consente di separare gli involucri in alluminio della capsula dai fondi di caffè con un gesto semplice, e può diventare contenitore in vetro per la conservazione del caffè.

Re-fè TWIST è stato pensato per la capsule in plastica, con elementi di taglio e un meccanismo elicoidale per svuotare il contenuto mediante una semplice rotazione.
La giornata del 30 Ottobre 2024, in occasione dell’inaugurazione e presentazione della mostra ADI

Design Index 2024, ha visto la partecipazione dei 261 progetti selezionati presso l’ADI Design Museum di Milano, tra i quali anche la trevigiana Re-fè.

“Siamo onorati che un progetto nato per una necessità quotidiana e familiare abbia raggiunto un traguardo così prestigioso e significativo,” afferma il fondatore Federico Girotto. “Questo riconoscimento ci dà l’energia per proseguire con ancora più entusiasmo, progettando nuove soluzioni che uniscano design e innovazione.”

La filosofia di Re-fè si basa su un modello produttivo che guarda al futuro, dove l’economia circolare, la
riduzione dell’impatto ambientale e la divulgazione diventano pilastri fondamentali. Attraverso una costante ricerca di materiali innovativi e tecnologie ecologiche, Re-fè sviluppa soluzioni che rispondono alle esigenze
contemporanee senza sacrificare l’etica della sostenibilità.

“Continueremo a lavorare con passione per creare elementi di design che non siano solo belli e funzionali, ma anche in capaci di ispirare un cambiamento positivo nel mondo.” afferma il team di Re-fè.

Re-fè: da un’idea casalinga di 5 amici a un riconoscimento speciale per il design italiano

Nel 2022, da un’intuizione domestica del designer Federico Girotto e con la collaborazione di Riccardo Sponchiado, nasce il prototipo di uno strumento per il riciclo casalingo delle capsule di caffè.

Un post su LinkedIn, che incoraggia un’azione consapevole, diventa virale e porta alla distribuzione dei primi 50 prototipi.

Al team si uniscono Marco Santomauro, Valentina Lovat e Lorenzo Donadel, che contribuiscono allo sviluppo del progetto in diverse fasi, tra ricerca, prototipazione, design e comunicazione, dando forma all’iniziativa.

In due anni, Re-fè amplia la propria gamma di prodotti e promuove iniziative di sensibilizzazione sull’economia circolare, organizzando workshop, eventi e partecipando a competizioni come la Treviso Creativity Week 2022, dove conquista il primo premio.

Il progetto viene poi selezionato dall’ADI Design Index 2024 e ottiene la nomina al Compasso d’Oro 2026,
rappresentando un momento decisivo per i giovani della startup.

Compasso d’Oro e ADI Design Index 2024

L’ADI Design Index 2024 è una pubblicazione che raccoglie i progetti più significativi del design italiano offrendo loro la possibilità di concorrere al prestigioso Premio Compasso d’Oro.

Fondato nel 1954 da “La Rinascente” e gestito oggi dall’Associazione per il Disegno Industriale (ADI), il Premio Compasso d’Oro è il più antico e autorevole premio per il design nel mondo, e la sua Collezione Storica del Design è stata dichiarata “bene di interesse nazionale” nel 2004. La selezione nell’ADI Design Index sottolinea la capacità di coniugare innovazione, estetica e sostenibilità, e rappresenta non solo un riconoscimento della qualità del progetto, ma anche una grande opportunità per l’azienda di contribuire al futuro del design italiano.

Negli anni il premio ha visto il riconoscimento del valore e la qualità del lavoro di aziende e designer del calibro di Alessi, Flos, Kartell, Enzo Mari, Bruno Munari, Olivetti e molte altre realtà illustri.

Baccanale 2024: lo chef stellato Mauro Uliassi presenta il menù con caffè e olio

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Il manifesto di Baccanale (immagine concessa)

IMOLA – Durante gli Imola Coffee Days, in concomitanza quest’anno con il secondo weekend di Baccanale, lo chef tre stelle Michelin Mauro Uliassi, dell’omonimo ristorante di Senigallia (Ancona), è protagonista di uno showcooking nella Galleria del centro cittadino. Con la sua rinomata cucina innovativa, Uliassi interpreta due eccellenze gastronomiche italiane, l’olio d’oliva e il caffè, mostrando come il prima possa sposarsi con il secondo per creare piatti complessi e armonici, esaltando il carattere unico di entrambe le materie prime.

Nei menù proposti, caffè e olio diventano gli ingredienti centrali di piatti e bevande, spingendo gli ospiti a esplorare nuovi territori del gusto.

“È un onore per noi partecipare a questo evento straordinario”, afferma lo chef Uliassi. “In questa occasione raccontiamo chi siamo e il nostro modo di lavorare, con la passione che infondiamo in ogni dettaglio. Da una decina d’anni sperimentiamo con l’olio al caffè un ingrediente unico che produciamo internamente e che ancora non si trova sul mercato. Lo utilizziamo per conferire una nota speciale a diversi piatti che vanno dagli antipasti ai secondi: la selvaggina, per fare un esempio, ma anche il pesce, in particolare le nostre mazzancolle con granita di mandorle. Al Baccanale portiamo proprio alcune creazioni realizzate con il nostro olio al caffè, un elemento che incarna il nostro approccio unico alla cucina”.

A Imola l’olio d’oliva non è solo un ingrediente, ma un vero protagonista che attraversa i confini della cucina tradizionale, entrando in cocktail, vini e persino piatti a base di caffè.

Diventa il filo conduttore di una narrazione che unisce sapori, territori e storie in un dialogo tra passato e presente, con uno sguardo rivolto al futuro.

Il gelatiere Massimiliano Scotti ambasciatore in Myanmar con una settimana di iniziative

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gelato cono bari garda sardegna mostra milano
Un cono gelato (immagine: Pixabay)

Massimiliano Scotti, lo chef gelatiere che ha conquistato 3 coni del Gambero Rosso, ha organizzato una settimana di eventi e formazione nell’ambito della Euro-Myanmar Food Fusion Week in Myanmar. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo pubblicato sul portale dell’Ansa.

Massimiliano Scotti tra Italia e Myanmar

YANGON – L’ambasciata d’Italia a Yangon ha organizzato, nell’ambito della Euro-Myanmar Food Fusion Week promossa dall’Unione Europea in Myanmar, una settimana di eventi ed iniziative animate dallo Chef Massimiliano Scotti.

Originario di Milano, Scotti è uno chef gelatiere che dopo aver abbandonato una promettente carriera in ambito pubblicitario ha deciso di dedicarsi alla sua più grande passione: fare il gelato.

Così in meno di 5 anni è entrato nell’Olimpo di questa dolce arte aggiudicandosi 3 coni del Gambero Rosso, il massimo riconoscimento a cui un mastro gelataio può aspirare.

Scotti ha animato la settimana di iniziative, dai corsi di formazione sul gelato italiano per chef professionisti e per giovani provenienti da comunità svantaggiate, con la prospettiva di fornire opportunità di lavoro.

Ma anche cene di gala e di beneficenza realizzate con i principali chef birmani, uno scambio attorno ai prodotti tipici del Made in Italy e del Myanmar. E’ stato inoltre organizzato il primo concorso di gelato italiano realizzato in Myanmar.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Caramelle protagoniste di Halloween: consumate dal 95% degli italiani

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halloween caramelle
Le caramelle ad Halloween (immagine concessa)

MILANO – Ancora pochi giorni e partiranno i festeggiamenti per Halloween, appuntamento in grado di coinvolgere circa 11 milioni di italiani di tutte le età, intenti a celebrare la cosiddetta “notte delle streghe” tra musiche, maschere dark, zucche e l’immancabile appuntamento con “dolcetto o scherzetto”.

Un momento di festa che vede protagoniste le caramelle, amate da ogni generazione grazie ai loro innumerevoli gusti ed apprezzate in ogni angolo dello Stivale, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia.

Nel nostro Paese quasi la totalità degli italiani (95%) consuma caramelle e circa 1 su 3 (31%) lo fa almeno 3-4 volte a settimana. Tra chi le consuma spesso, troviamo soprattutto persone che vivono in Sicilia (37%), Lombardia (35%), Campania (33%) e Puglia (33%).

Il gusto di caramelle più amato dai nostri connazionali? È quello agli agrumi (44%), che si piazza in testa alla classifica dei sapori più apprezzati, seguito dalla menta forte o balsamica (39%) e dalla liquirizia (36%). Completano la “top five” dei gusti più desiderati il gruppo composto da “menta, eucalipto, anice” (34%) e dai frutti di bosco (27%).

Sono alcuni degli highlights che emergono dall’indagine “Gli italiani e i gusti delle caramelle”, commissionata da Unione Italiana Food ad AstraRicerche, che ha evidenziato il percepito dei nostri connazionali rispetto a questo prodotto[1], esplicitando anche alcune differenze nel consumo tra regione e regione.

Nelle caramelle gli italiani amano ritrovare il sapore della frutta

1 italiano su 2 (52%) dichiara di preferire le caramelle alla frutta, un sapore particolarmente apprezzato in Veneto, Puglia e Liguria. Molto più indietro troviamo le erbe aromatiche, scelte dal 24% degli italiani, amate soprattutto in Emilia-Romagna (37%). Infine, chiudono la classifica i gusti provenienti da radici e piante che si attestano al 12%, le creme (8%) e le spezie (4%).

Gusti di caramelle e prodotti tipici: il limone della Campania è il più apprezzato

Esiste anche uno stretto legame tra le caramelle e la tradizione gastronomica delle regioni. Tra i prodotti tipici del nostro territorio, da cui prendono spunto alcune caramelle, i rispondenti hanno indicato di preferire il limone della Campania (54,5%), seguito dalla liquirizia della Calabria, scelta da 4 italiani su 10 (40%), dalla fragola della Basilicata che ha riscosso il 30% delle preferenze, dal pistacchio della Sicilia con il 28% e, a seguire, dalla mela del Trentino con il 24%.

Tra gusti che richiamano propriamente il nostro Paese (49%) e quelli di ispirazione internazionale (51%) finisce in parità. Da una parte, infatti, la preferenza dei consumatori italiani di caramelle va verso quei prodotti che rimandano alla nostra tradizione gastronomica (38%), o addirittura ai prodotti tipici della propria regione (11%). Ma c’è anche chi apprezza i gusti internazionali provenienti da ogni parte del mondo (27%) o, nello specifico, i gusti esotici e tropicali (24%).

Caramelle: il dolce più consumato durante Halloween

Ormai si può affermare che la festa di Halloween, di origine irlandese, si sia sempre più “italianizzata”, tanto da essere festeggiata da circa 1 italiano su 4, sia da adulti che da bambini. Una ricorrenza nella quale a prendersi la scena di assolute protagoniste sono le caramelle, che rappresentano il prodotto dolciario più consumato durante questa festa (65%), superando cioccolatini (56%), snack (38%), e biscotti (32%)[2].

Note

[1] Indagine “Italiani e gusti di caramelle”, AstraRicerche 2024

[2] BVA Doxa 2022 “Gli italiani e le caramelle”

Lindt Italia lancia la tavoletta Excellence Pistacchio

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La nuova Tavoletta Excellence Pistacchio (immagine concessa)

INDUNO OLUNA (Varese) – Lindt Italia, azienda parte del Gruppo Lindt & Sprüngli, leader nella produzione di cioccolato premium, amplia la linea di tavolette Lindt Excellence, da sempre caratterizzata dall’uso del cacao più pregiato e dagli aromi più ricchi. La nuova Tavoletta Excellence Pistacchio accosta al cioccolato fondente Lindt, l’amatissima granella di pistacchio caramellato e sale, dando vita a un trionfo sensoriale.

Lindt Italia presenta la tavoletta Excellence Pistacchio

Lindt Excellence Pistacchio nasce dalla straordinaria esperienza dei Maîtres Chocolatiers Lindt nel miscelare gli aromi delle migliori fave di cacao con gli ingredienti più raffinati. Una tavoletta da degustazione dedicata agli amanti del cioccolato fondente e del pistacchio, che amplia la ricca gamma Lindt Excellence composta da 22 ricette.

L’unione tra il finissimo cioccolato fondente Lindt e la croccantezza della granella di pistacchio caramellato e sale regalano un’esperienza di gusto sorprendente.

Lindt Excellence Pistacchio 100 gr è disponibile sull’e-shop e nei negozi monomarca Lindt (per maggiori informazioni basta cliccare qui) in GDO, nei migliori bar, pasticcerie e negozi specializzati dolciari d’Italia. Prezzo di vendita consigliato di 3,40 euro

Max Fabian a Triestespresso Expo, il punto sull’EUDR: “Così funzionerà questo regolamento”

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demus fabian
Il presidente e amministratore delegato di Demus, Massimiliano Fabian: oggi è il vice presidente dell'Ecf, l'European coffee federation, l'associazione che riunisce le associazioni nazionali degli operatori del caffè (immagine concessa)

MILANO – Max Fabian, past president del Consiglio internazionale dell’ICO e attuale vice presidente dell’European Coffee Federation (EFC), nonché titolare dell’azienda produttrice di decaffeinato Demus, si è fatto avanti come luce tra le ombre del regolamento europeo durante il convegno inaugurale “EUDR: siamo veramente pronti all’entrata del nuovo Regolamento europeo?” Chiarimenti sulla Regolazione Europea per un Caffè senza Deforestazione.

Fabian: “Voglio iniziare con il racconto del regolamento della deforestazione dal punto di vista della European Coffee Federation per cui ricopro il ruolo di vice presidente nel Board.”

“La normativa.

E’ un regolamento e in quanto tale, deve esser recepito tal quale dagli Stati membri, e risale alla data del 31 maggio 2023. Riguarda diverse materie prime, coinvolte dal fenomeno deforestazione e che hanno un impatto su questo processo.

Il caffè viene prodotto altrove rispetto all’Europa e dipendiamo per la fornitura dai Paesi coltivatori. Questo comporta la coordinazione stretta con le origini.

Ho avuto il privilegio di osservare, durante la mia esperienza di presidente del Consiglio internazionale dell’Ico, anche il punto di vista degli Stati e dei Governi e ho potuto assistere come sia importante il dialogo diplomatico.

Una prima osservazione interessante è che questo regolamento riguarda tutto il caffè ma per un errore, è restato fuori quello solubile. Questo significa che se in un Paese terzo viene prodotto caffè solubile proveniente da aeree deforestate, potrà essere venduto nell’UE quando verrà implementato il regolamento. Eppure, chi volesse importare il caffè in Europa dovrà essere soggetto al regolamento. Questo aspetto stride e dovrà essere modificato.

Tempistiche.

E’ stata fatta la richiesta da altri Governi di posporre l’entrata in vigore di 12 mesi: questa procedura non si è ancora conclusa, la Directorate-General for Environment ha dato il via libera, è stata proposta dalla Commissione europea, il Consiglio e i singoli governi degli Stati membri hanno approvato e ora manca soltanto l’approvazione da parte del Parlamento Europeo.”

Come funzionerà?

Fabian: “Il 30 dicembre del 2024 attualmente, oppure più probabilmente del 2025, per le grandi e le medie aziende il regolamento entrerà in vigore. Sei mesi dopo, dal 30 di giugno successivo, seguiranno le piccole e le micro.

La loro definizione poi è da chiarire: si fa riferimento a una direttiva del 2013 e non all’ultima che risale al 2023, che specifica le dimensioni per l’Europa e norma questo aspetto, insieme al dato del bilancio datato al 31/12/2020. Appare evidente che non è banale applicare la norma in maniera corretta.

Noi di Demus ad esempio, come produttore di decaffeinato, siamo una piccola industria, ma siamo alla soglia della media.”

Fabian ricorda: “La postposizione dell’entrata in vigore viene fatta non solo per le esigenze dei privati, o per quelle dei paesi produttori, ma anche perché c’è da parte delle stesse autorità competenti, un ritardo nel fornire una serie di risposte: ad esempio l’accreditare una categoria di rischio ai vari Paesi. Da questo dipendono poi le modalità dei controlli effettuati e così è chiaro come anche l’Unione Europea ha bisogno di tempo per implementare le disposizioni.

Bisogna sempre ponderare i bisogni ambientali con quelli sociali ed economici. Non dimentichiamolo, per non rischiare di fare il bene da una parte e il male dall’altra.”

Quali sono le richieste principali che si trovano nel regolamento

“C’è una data come base per considerare la deforestazione: il 31/12/2020. Restano così fuori le aree che sono state deforestate in precedenza. Questo condiziona l’importazione verso l’Unione Europea.

In un contesto ampio di azione da parte dell’UE verso i concetti di sostenibilità, viene anche richiesto un Due Diligence statement, un documento di verifica, che prenda in esame anche il fatto che la materia prima di riferimento sia stata prodotta nel rispetto delle normative di quel determinato Paese.

Questo apre ulteriormente il discorso: esiste la direttiva che prevede per le grandi imprese che siano quest’ultime a verificare la sostenibilità nel loro complesso (CSR 3B), considerando quindi anche il regolamento sul lavoro forzato e una serie di azioni che devono coordinarsi.”

Fabian: “Deve esserci una visione omogenea da parte di chi norma.”

“Nello statement si deve arrivare alle coordinate geografiche o al poligono entro cui viene prodotta la materia prima, nel caso in cui la piantagione sia maggiore o uguale a 4 ettari e un’autodichiarazione che attesti non siano stati trovati rischi trascurabili.

Nella Due diligence bisogna verificare quindi: la deforestazione, il rispetto delle normative, la geolocalizzazione, una verifica che comprovi che il caffè effettivamente non comporta il rischio di deforestazione e del non rispetto delle normative, infine tutte le normative prese per mitigare i rischi connessi al regolamento.

L’enorme implicazione di questo regolamento solo per il caffè:

La produzione in origine per lo più avviene per mano di piccoli farmers e per riempire un container, il coinvolgimento è molto grande. Un singolo coltivatore non è in grado di riempirlo da solo.

Al suo interno ci saranno in media 200 referenze geografiche con 30 milioni di Due diligence e caricamenti sul sistema informatico: ogni singolo farmer e chicco deve essere identificato.

Considerate che nell’UE entrano mediamente 150mila container di caffè all’anno: immaginate la mole di informazioni dietro. In uno proveniente dal Brasile mediamente saranno coinvolti 15 fornitori diretti, con 10 fazende di produzione, 3 cooperative – che si suddividono ulteriormente con migliaia di produttori – e 260mila piantagioni.

Quanto è frammentato il lavoro di raccolta dati, quindi? Il Brasile è un esempio – che pesa circa per il 35% della produzione mondiale – che comporterà 195 milioni di processi amministrativi per il caffè. Una mole di lavoro immensa.

Il caffè è rilevante: quando implementiamo un regolamento, questo deve tener conto certo dell’aspetto ambientale, ma anche di quanto sia grande l’impatto a livello economico e sociale della materia prima coinvolta. E di come questa debba essere preservata.

Esempi di come il caffè è rilevante per i vari produttori sul piano europeo

L’Uganda rappresenta circa il 7,8% della fornitura complessiva per l’UE – verso cui esporta il 60% del suo caffè -, mentre il 20% del suo PIL dipende da questa materia prima e coinvolge un milione e 800mila coltivatori.

Questo è per dire come l’implementazione di un regolamento di questo tipo influenzi sulla quantità di lavoro a monte nella produzione, insieme all’economia dei Paesi coltivatori. Se si discutono questi volumi, si rischia di mettere le persone in crisi. Va fatto, ma in maniera giusta.

Siamo d’accordo che venga applicata, ma nel modo corretto in modo che non crei danni.”

Fabian: “Quali sfide allora?”

“In primis, vediamo cosa succede con la postposizione dell’entrata in vigore, che sono fiducioso avverrà.

Ma le autorità competenti come andranno ad effettuare i controlli? Quelli fatti in Germania saranno gli stessi fatti in Italia? E quale sarà la check list e sarà uguale per tutti i Paesi membri? Hanno le autorità competenti le idee chiare di cosa e come debbano controllare?

Come faranno tutti gli operatori della catena di valore a controllare la Due diligence lungo una supply chain così lunga? Sarà il sistema informatico capace di gestire tutto il volume di dati che abbiamo mostrato e che verrà immesso?

Come si coordinerà questo regolamento con gli altri punti, come la responsabilità sociale, il lavoro forzato, la 3B? Come sarà omogeneizzato tutto questo, burocraticamente?

E poi pensiamo alla geolocalizzazione: 12,5 milioni di zone di produzione da geo coordinare, con dati che devono essere verificati e garantiti. Con il rischio che lo stesso produttore abbia più geo coordinate, perché non sono perfette. Tecnicamente nella pratica, questi errori si verificano.

E ancora, la protezione dei dati: come viene garantita per una mole così importante?

Sulla deforestazione, c’è una mancanza di chiarezza sulla definizione di rischio trascurabile. Ci sono varie mappe che vengono utilizzate (il 31/12/2020 è il momento di passaggio di riferimento): se si usano mappe diverse dello stesso momento, si rischia di avere falsi positivi.

Dal punto di vista legale non è chiaro un altro aspetto: quali sono le norme che sono da controllare per la produzione di caffè in Brasile per esempio, in modo da poterlo importare in Italia? E’ lo stesso valido per la Colombia o per l’Uganda?

Tracciabilità della catena di valore del caffè: non è banale. Ci dev’essere una presa di coscienza da parte di chi norma e delle autorità di controllo di questa complessità in modo che si riesca a lavorare tenendola a mente.

E non solo: dovrebbero riconoscere i sistemi di tracciabilità degli altri Paesi. Lo faranno? Non si sa ancora.

L’ECF ha fatto tanto lavoro di sensibilizzazione verso tutto il settore, includendo le autorità competenti di legiferazione e di controllo, sulla problematica, in diverse occasioni.
Anche l’ICO si è mosso in questo senso, così come il Gruppo Italiano Torrefattori Caffè e l’Associazione del caffè di Trieste.

L’ECF ha partecipato a tutte le prove di implementazione del sistema informativo con 8 aziende che hanno identificato problematiche e hanno tentato di trovare soluzioni, oltre poi a condividerle con gli altri associati.

Partecipiamo anche alla piattaforma per la protezione e la risoluzione della problematica della tutela delle foreste nel mondo, andando oltre l’applicazione del regolamento per essere proattivi nella risoluzione della deforestazione in senso più ampio.

Conclusioni: la deforestazione va combattuta e siamo tutti d’accordo. Bisogna farlo con impegno e investimenti, anche guardando a tutte le altre normative che coinvolgono la sostenibilità. Ma affinché queste iniziative abbiano successo, dobbiamo essere realistici, chiari, e avere una condivisione di quelle che sono le cose necessarie da fare per tutti gli attori della filiera.”

Arianna Mingardi, presidente dell’Associazione caffè Trieste e Omar Zidarich, numero uno del Gruppo italiano torrefattori: interventi autorevoli sull’EUDR

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Arianna Mingardi (foto concessa)
Arianna Mingardi (foto concessa)

MILANO – A Triestespresso una partenza già calda, con il convegno inaugurale “EUDR: siamo veramente pronti all’entrata del nuovo Regolamento europeo?” Chiarimenti sulla Regolazione Europea per un Caffè senza Deforestazione. Tra i relatori che si sono espressi su questo punto, Arianna Mingardi, eletta di recente presidente dell’Associazione Caffè Trieste, insieme al presidente del Gruppo italiano torrefattori caffè, Omar Zidarich.

Mingardi: “Il problema riguarda tutta la filiera, a partire proprio dai Paesi Produttori.”

“Come Associazione abbiamo incontrato una delegazione dalla Colombia, che stava proprio valutando questo problema. Ci hanno detto di non essere pronti.

Come loro altri Paesi d’origine potrebbero decidere di non adeguarsi al nuovo regolamento che ricordiamo, non riguarda soltanto le aziende europee che importano in UE ma anche quelle non europee che si rivolgono a questo mercato.

Ci sono produttori più pronti e hanno già la possibilità di acquistare, nonostante si prospetti una posposizione di 12 mesi e la possibilità di affrontare con più calma la sfida, caffè certificati EUDR ed importarli.

Ci sono invece altri che non si sono posti il problema e possono scegliere di non fare entrare i loro prodotti nell’UE. Questo significa che sarà difficile reperire tutti i caffè che fanno parte attualmente della loro offerta.

Ricordiamo che la maggiorparte di noi non produce monorigine, ma miscele che possono partire da 2-3 origini e arrivare sino a nove.

Quindi dobbiamo cambiare gusto, il nostro know-how, tutto quello che abbiamo fatto fin qui? Per la filiera sarà un problema: il fatto di avere un anno in più può aiutarci e sostenere anche i paesi produttori ad adeguarsi.

Dobbiamo dotarci di un software anche dalla parte del torrefattore per accumulare dati, conservarli per 5 anni – per i controlli dobbiamo dimostrare per questo arco di tempo che il caffè introdotto sia certificato – ma un’azienda piccola o micro non ha il personale necessario per svolgere questa mansione che ha bisogno invece di una risorsa dedicata.

Per le piccole – come la mia – si deve pensare di avere oltre al software anche un addetto che se ne occupi appositamente.

Non acquistiamo solo monorigini: per tutti i caffè certificati si dovrà avere un software che permetta di creare un’altra due diligence che riguarda la miscela che poi comporranno. Infine dovremo anche inserire sul Traces europeo, quali miscele vengono spedite in Ue, quali in extra UE e quali infine restano in Italia.”

Omar Zidarich, presidente Gruppo italiano torrefattori caffè:

“Abbiamo preso in considerazione la tematica EUDR da subito, anche perchè come numero di soci il Gruppo è l’Associazione che conta più partecipanti, con 250 soci torrefattori dislocati in tutto lo Stivale.

Quindi dobbiamo avere un tono italiano e che abbraccia tutti, sia per il tema che per il fatturato: il socio per noi vale uno. Guardiamo a tutti, anche perché la possibilità di ricerca di informazione di una piccola e media attività è diversa dall’informazione e dal personale di una grande impresa.

Il mio ruolo è sempre stato quello di collaborare con la scienza. Così come abbiamo fatto con il silver skin due anni fa, dichiarando la sua trasformazione da rifiuto industriale a sottoprodotto (materia prima e seconda), abbiamo trattato con la stessa esperienza, la tematica della deforestazione e della legge.

Con Area di ricerca Science Park abbiamo valutato da un punto di vista scientifico le diverse piattaforme. Digitalizzazione significa business oggi per le start up: quando è arrivato il regolamento sono spuntate fuori tante piattaforme. Abbiamo capito che il 95% diq ueste non davano informazioni sufficienti. Ricordiamo che la pena per il torrefattore è una multa pari al 4% del fatturato del 2020.

L’altro anno abbiamo chiuso un comparto con l’utile medio del 5%: nelle tasche dei torrefattori che muovono milioni di euro, resta solo il 5% lordo. Da questo si capisce che quel 4% di sanzione potrebbe rappresentare il baratro.

Il nostro partner Area di ricerca è un ente nazionale, dello Stato e si deve pertanto fermare sul piano della ricerca, non potendo valutare dal punto di vista economico le piattaforme. Noi però dobbiamo abbracciare tutti i nostri soci: non basta svolgere la ricerca dicendo quale sia la macchina più performante, ma bisogna considerare anche quello che i torrefattori possono permettersi.

Vogliamo far sì che anche le piattaforme e le scelte, siano alla portata dell’operatore

Siamo stati i primi a creare un workshop a Milano, portando degli operatori che supportano sul piano legale, in collaborazione con le Associazioni per poter in una fase primaria, delucidare i nostri soci.

L’arte della tostatura nasce da un artigiano: tutte le nostre aziende, anche le più grandi, sono partite dall’idea di un singolo spesso in un piccolo magazzino, per rifornire un’area limitata. Oggi esportano in tutto il mondo, ma lo spirito è quello originario: non si ha il tempo di documentarsi, né le facoltà di poter accedere a informazioni complete. Per questo, servono le Associazioni.”