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Tetra Pak e Leroy Merlin lanciano la pavimentazione ecosostenibile ricavata dal riciclo dei cartoni per bevande

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tetra pak leroy merlin
La nuova piastrella per l'outdoor (immagine concessa)

RUBIERA (Reggio Emilia) – Tetra Pak, azienda leader nelle soluzioni per il trattamento e il confezionamento alimentare, e Leroy Merlin, azienda multispecialista che offre la possibilità di migliorare la propria casa grazie all’offerta di soluzioni complete di prodotti e servizi, annunciano il lancio di una nuova tipologia di pavimentazione ecosostenibile per ambienti outdoor.

Tetra Pak insieme a Leroy Merlin per la pavimentazione ecosostenibile per l’outdoor

Questa particolare piastrella a incastro, realizzata da Artemisia per Leroy Merlin Italia è prodotta in TwoECO, un materiale riciclato a partire da PolyAl, la componente plastica e alluminio ricavata dal riciclo dei cartoni per bevande, insieme a una quota di segatura di legno.

Ideale per la posa in ambienti esterni, come giardini e terrazzi, è un prodotto altamente performante, resistente e duraturo che combina elevata funzionalità e minimo impatto sull’ambiente.

Gianluca Carpanesi, leader market team Leroy Merlin: “La piastrella frutto del progetto realizzato insieme ad Artemisia e Tetra Pak, ci rende molto orgogliosi, perché rispetta appieno l’impegno che noi di Leroy Merlin abbiamo preso per rispondere a una delle cinque sfide della nostra strategia di sostenibilità 2024-2026: quella dell’economia circolare. Inoltre, sensibilizziamo i nostri clienti ricercando, mettendo a punto e offrendo soluzioni che rendano le loro case migliori, più efficienti e più sostenibili”.

Carpanesi aggiune: “Con Tetra Pak condividiamo i valori dell’economia circolare e siamo davvero contenti di portare nei nostri negozi un prodotto che non solo è funzionale – trattandosi di una piastrella per esterni carrabile – ma che è anche realizzato con materiale riciclato, frutto di scelte responsabili: perché come ci piace ripetere, sono le piccole scelte che facciamo ogni giorno che permettono di cambiare le cose”.

Si tratta di un progetto virtuoso che dimostra come i cartoni per bevande, se raccolti correttamente e così avviati a riciclo, garantiscano lo sviluppo di un’economia circolare basata sul riutilizzo dei materiali per nuove applicazioni.

I cartoni per bevande Tetra Pak, nella loro composizione tradizionale, sono costituiti per il 70% da cartone e per il restante 30% da polietilene e alluminio, che una volta riciclati, possono essere trasformati in materia prima seconda per creare prodotti finiti di valore.

Lorenzo Nannariello, sustainability manager South Europe, Tetra Pak: “Siamo molto soddisfatti di avviare una collaborazione con un brand di punta della grande distribuzione, come Leroy Merlin. Una sinergia che non solo evidenzia la qualità e le potenzialità dei materiali derivanti dal riciclo dei cartoni Tetra Pak, che sono in grado di trasformarsi in un prodotto finito funzionale ed esteticamente bello, ma che sottolinea anche l’importanza di mettere a sistema le conoscenze e competenze dei diversi operatori per supportare la creazione di un sistema economico sostenibile”.

Nannariello aggiunge: “Un obiettivo, quest’ultimo, verso il quale noi di Tetra Pak lavoriamo già da diverso tempo, concentrandoci sulle varie fasi della catena del valore del riciclo. Con questa importante partnership con Leroy Merlin, siamo certi di poter dare un contributo ancora maggiore e favorire l’utilizzo di prodotti derivanti da materiali riciclati in contesti sempre più ampi”.

Per maggiori informazioni su TwoEco basta cliccare qui.

Per maggiori informazioni basta cliccare qui.

La scheda sintetica di Leroy Merlin

Leroy Merlin è un’azienda multispecialista che offre la possibilità di migliorare la propria casa grazie all’offerta di soluzioni complete di prodotti e servizi. Arrivata in Italia nel 1996, Leroy Merlin è presente sul territorio nazionale con 51 punti vendita, 1 garden e 8 showroom in 15 regioni per un fatturato di oltre 1,64 miliardi di euro. Offre lavoro a 8.500 collaboratori. Per il 99% azionisti del Gruppo stesso. Leroy Merlin crede che ogni persona abbia diritto alla propria casa ideale e si adopera per riqualificare le abitazioni delle persone in difficoltà, perché una casa migliore rende migliore la vita.

Per informazioni sull’azienda www.leroymerlin.it

Al via il Campionato nazionale pasticceria istituti alberghieri a Vittorio Veneto, 9-11/04

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campionato alberghieri
La passata edizione dei Campionati alberghieri (immagine concessa)

VITTORIO VENETO (Treviso) –  Gli istituti alberghieri d’Italia scaldano i forni. Da martedì 9 a giovedì 11 aprile, la pittoresca città di Vittorio Veneto, Treviso, sarà per tre giorni il palcoscenico del Campionato nazionale di pasticceria istituti alberghieri. Ideato e organizzato dalla Federazione internazionale pasticceria, gelateria e cioccolateria (Fipgc) e l’Istituto professionale per i servizi alberghieri e della ristorazione “A. Beltrame” e promosso dal Ministero dell’Istruzione e del merito, il Campionato è arrivato quest’anno alla sua sesta edizione e radunerà ben 60 giovani talenti provenienti da 30 scuole di tutto il Paese, offrendo loro l’opportunità di dimostrare le proprie abilità nell’arte dolciaria.

Le sfide

Gli studenti, organizzati in team da due, dovranno affrontare, in tre ore a disposizione, serrate prove tra forni e fornelli, realizzando monoporzioni che abbiano come base il pregiato Miele delle dolomiti DOP, ingrediente di vanto della terra ospitante, e presentare il dolce in un packaging studiato e realizzato appositamente per l’occasione che metta in evidenza la sostenibilità e il futuro commerciale.

“Il Campionato mira a riconoscere e celebrare l’eccellenza degli istituti alberghieri d’Italia, afferma Maurizio Santilli, Vicepresidente Fipgc e responsabile internazionale comparto scuole FIPGC. Ogni anno, da sei anni a questa parte, abbiamo come instancabile obiettivo l’offrire la possibilità ai futuri pasticcieri del nostro Paese di mettere in mostra il proprio talento, le competenze e la creatività, confrontarsi con i colleghi provenienti da tutta l’Italia e apprendere da maestri rinomati”.

La giuria e i criteri di valutazione

A valutare la preparazione una giuria composta da Maestri Pasticcieri FIPGC: Fabio Orlando (Presidente di Giuria), coadiuvato da Cesare Sciambarruto, Ruggiero Carli, Mario Di Francesca, la rappresentante del Ministero della Pubblica Amministrazione Dott.sa Carla Galdino. Ci saranno inoltre i giudici di laboratorio Manolo Albano e Silvano Baldi.

Verrà esaminata la capacità di elaborare una ricetta complessa e la relativa composizione artistica in completa autonomia, dalla fase di scelta degli ingredienti e messa a punto del piano di lavoro fino alla presentazione finale.

Degustazione, taglio, creatività, estetica, pulizia HACCP e gestione professionale sono gli elementi essenziali da cui non si può prescindere. Oltre alla confezione, i concorrenti realizzeranno una brochure in cui si presenta il dessert e le sue peculiarità, la scelta delle materie prime e il legame con il territorio.

I premi

L’Istituto vincitore si aggiudicherà il Trofeo Campionato Nazionale Studenti e l’onore di organizzare e gestire il Campionato Nazionale degli Istituti Alberghieri del 2025. Per i primi tre classificati è prevista l’assegnazione rispettivamente della medaglia d’oro, d’argento e di bronzo e il titolo di Migliore Pasticciere Juniores.

Durante la tre giorni si avranno altresì corsi di formazione per i concorrenti non in gara, demo formative da parte dei maestri pasticcieri FIPGC, workshop, itinerari turistici per scoprire le aziende TOP Quality nella pasticceria della Regione Veneto.

L’evento è gratuito e aperto a tutti e sarà trasmesso anche in diretta sulla pagina Facebook della Federazione internazionale di pasticceria, gelateria, cioccolateria qui.

Per maggiori informazioni basta cliccare qui.

La scheda sintetica della Federazione internazionale pasticceria, gelateria e cioccolateria

La Federazione internazionale pasticceria, gelateria e cioccolateria (Fipgc) è l’ente che promuove la pasticceria italiana in tutto il mondo. Vanta una presenza radicata e capillare sul territorio italiano, con delegati per ogni regione e dei sotto-delegati per ogni provincia.

Ha lo scopo di unire tutte le realtà esistenti sul territorio (scuole, grossisti, associazioni, imprese del settore pasticceria, gelateria, cioccolateria, panificazione), per rafforzarne la collaborazione ed ottenere la crescita di tutto il settore e dei prodotti Made in Italy.

Fipgc organizza in tutta Italia eventi, fiere, corsi di formazione di alto livello, preparazione One-to-One o di squadra per gareggiare nei concorsi a livello nazionale e internazionale. Dal 2015 organizza i Campionati italiani e i Campionati mondiali di pasticceria e cake design.

Nel 2017 nascono anche i Campionati nazionali di pasticceria alberghieri d’Italia: promossi insieme al MIUR, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, è il primo campionato Juniores di pasticceria dedicato agli istituti alberghieri, che dà modo ai giovani che vogliono intraprendere la professione di confrontarsi con i grandi maestri d’Italia.

Fipgc è un soggetto che ha acquisito in questi ultimi anni una grande importanza a livello istituzionale. Un ruolo suggellato dai protocolli d’intesa con il Ministero degli Esteri, con lo scopo di sostenere il made in Italy e delle eccellenze italiane nel mondo e con il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) per rafforzare il rapporto tra scuola e mondo del lavoro.

Matteo Borea sulla tazzina a 80 centesimi dell’Antico Caffè di Torino: “L’espresso non ha solo un prezzo, ma un valore”

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Matteo Borea in azione intelligenza artificiale
Matteo Borea in azione (foto concessa)

Matteo Borea, Barista Coach e terza generazione della torrefazione La Genovese di Albenga (Savona), ha voluto esprimere la sua opinione riguardo la politica dell’Antico Caffè di Torino in piazza Bodoni che offre l’espresso a 80 centesimi dal 2008 (ne abbiamo parlato qui). Secondo Borea, voler mantenere un prezzo talmente basso nel 2024 è irrealistico e irrispettoso verso tutti coloro che “investono tempo e risorse per offrire un prodotto che abbia un’anima”. Leggiamo di seguito le sue considerazioni.

Il prezzo della tazzina dell’Antico Caffè di Torino

di Matteo Borea

TORINO – “In un angolo di Torino, un odonto-barista ha deciso di sfidare l’inflazione, tenendo il prezzo della tazzina di caffè ancorato a 80 centesimi, un prezzo che sa più di archeologia che di economia. La notizia potrebbe suonare come una favola moderna, un David contro Golia dei tempi nostri, se non fosse che in questo racconto, Golia è il buon senso e David ha dimenticato la fionda a casa.

Parliamo chiaro: vendere il caffè a 80 centesimi nel 2024 è come cercare di fare un selfie con una macchina fotografica degli anni ’80. Sì, forse puoi riuscirci, ma il risultato? Dubbio, se non patetico. E qui non si tratta di fare i puristi del caffè o di snobbare chi cerca di tenere bassi i costi.

Il punto è più profondo e riguarda il rispetto per l’arte e la scienza dietro una tazzina di caffè e, soprattutto, per chi la produce.

Affermare di poter mantenere un prezzo così basso eliminando “le spese superflue” è un po’ come dire di voler vincere il Tour de France dopo essersi allenati su un triciclo. Non solo è irrealistico, ma sminuisce il lavoro di chi, in questa “corsa”, usa biciclette fatte per competere, ossia i produttori di caffè di qualità, i baristi esperti, e tutti quelli che investono tempo e risorse per offrire un prodotto che non sia semplicemente nero e caldo, ma che abbia un’anima.

L’approccio “cash & carry” (dove probabilmente il signor Longo acquista le sue pepite d’oro nero) alla vendita del caffè è un insulto lanciato in faccia a quella delicata alchimia che trasforma l’acqua calda in oro nero.

Immaginate di andare a vedere un concerto di musica classica, per poi scoprire che l’orchestra è composta da suonatori di kazoo diplomatisi online. Sarebbe un’esperienza indimenticabile, ma per i motivi sbagliati.

E poi c’è la perla, quella strategia che è la ciliegina sulla torta di questa commedia dell’assurdo: il prezzo del caffè che triplica non appena il cliente decide di sedersi. Tre euro per lo stesso caffè che al banco costa 80 centesimi? È un po’ come invitare qualcuno a casa tua per cena e poi fargli pagare il coperto. Non solo è un evidente tentativo di “prendere per il naso” i clienti con il richiamo di un prezzo basso al banco, ma è anche un modo per dire, senza troppi giri di parole: “Grazie per essere venuto, ora levati dalla palle che mi serve il tavolo?”.

Questa strategia non solo svilisce l’esperienza del consumatore, ma getta anche ombre sulla qualità del prodotto offerto. Attrae il cliente con la promessa di un affare, per poi rivelarsi un gioco di specchi in cui l’unico scopo è far consumare di più, di fretta, e senza troppa cura per la qualità dell’esperienza o del caffè stesso.

Insomma, non si tratta solo di fare business ma di COME si fa business. E in questo caso, la strategia sembra più un esercizio di malizia che di genialità commerciale, una presa in giro ben orchestrata che lascia l’amaro in bocca, ben più del più amaro dei caffè che serve il signor Longo.

Non dimentichiamo la questione della crisi dei prezzi, un mare in tempesta che tutti nel settore stanno cercando di navigare con dignità. Ignorarla proponendo prezzi da “epoca del caffè a peso d’oro” non è solo anacronistico, è pericoloso. È come cercare di spegnere un incendio in un bosco con un bicchiere d’acqua e poi meravigliarsi quando le fiamme si alzano sempre più alte.

Il messaggio che voglio lanciare è semplice: il caffè non è solo una questione di prezzo, ma di valore. Di rispetto per chi lo coltiva, lo trasforma, e lo serve. E di consapevolezza che, in un mondo che va sempre più veloce, fermarsi a godere di una buona tazzina di caffè è uno dei piccoli grandi piaceri della vita. Non svendiamolo per una manciata di spiccioli.

In conclusione, la prossima volta che vi capiterà di leggere storie di caffè a prezzi da baratto, ricordatevi: dietro ogni tazzina c’è un mondo. E quel mondo sicuramente merita molto di più di 80 centesimi”.

RiVending: risparmiate 300 tonnellate di CO2 nel 2023 grazie ai 53 mln di bicchierini raccolti alle vending machine

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confida rivending
In Italia sono 14000 i cestini “RiVending” per il recupero e il riciclo di bicchierini e bottiglie in PET ai distributori automatici, e 2500 le aziende che hanno aderito al progetto di economia circolare (immagine concessa)

MILANO – RiVending, il progetto di recupero e riciclo di bicchieri e palette in plastica (PS) e bottiglie in PET da distributori automatici voluto da Confida, Associazione Italiana Distribuzione Automatica, Corepla (Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Plastica) e Unionplast (Unione nazionale industrie trasformatrici materie plastiche – Federazione gomma plastica) ha portato l’economia circolare nel settore vending.

Il progetto RiVending

Il programma ha dato il via a un ciclo virtuoso il cui obiettivo è il raggiungimento di un sistema “zerorifiuti” dove la plastica recuperata viene completamente riciclata e reintrodotta nel ciclo produttivo di nuovi prodotti come bicchieri rPS, pannelli isolanti, imballaggi e simili.

Oggi sono 2.500 le aziende che aderiscono a RiVending in Italia, 750 i comuni coinvolti, 14.000 i cestini distribuiti su tutto il territorio, e 300 le tonnellate di C02 risparmiate e non immesse nell’ambiente in un anno grazie ai 53 milioni di bicchierini del caffè riciclati nel 2023.

Ogni cestino destinato alla raccolta di bicchierini e palette è in grado di contenere ben 650 bicchieri e permette di risparmiare, da solo, ben 100kg di CO2 ogni anno. Con un piccolo gesto come riporre il bicchiere di plastica nel cestino Rivending, dopo la consumazione al distributore automatico, si risparmiano 6,84 grammi di CO2.

Anche le bottiglie in PET presenti nei distributori automatici sono riciclabili al 100%: il PET, tra l’altro, non perde le sue proprietà fondamentali durante il processo di recupero e può essere trasformato ripetutamente.

La Lombardia è al primo posto tra le regioni più virtuose in Italia con 1.451.650 bicchieri raccolti ogni mese alle vending machine nel 2023, seguita dall’Emilia-Romagna con 1.376.150 e dal Veneto con 773.203. Al quarto posto si trova il Friuli-Venezia Giulia (620.782) che precede Trentino-Alto Adige (552.141), Marche (308.619), Abruzzo (186.442), Sardegna (176.116), Lazio (91.318) e Campania (87.220)

Con questi numeri il 2024 si appresta a diventare l’anno della definitiva affermazione di RiVending e il suo sito diventa un valido strumento all’implementazione del progetto, soprattutto ora che si presenta completamente rinnovato, nella grafica, nei contenuti e nella programmazione; offre informazioni su come aderire al progetto, il suo impatto ambientale, i report di sostenibilità, e le ultime novità riguardanti l’iniziativa, ma soprattutto è una risorsa chiave per aziende e gestori interessati a contribuire alla riduzione dell’impronta di carbonio e alla promozione di pratiche sostenibili nel settore.

MONT.EL Apparecchiature Elettroelettroniche presente a Venditalia, 15-18/05

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mont.el
MONT-EL presente a Venditalia (immagine concessa)

SALE MARASINO (Brescia) – L’azienda MONT.EL Apparecchiature Elettroelettroniche SRL progetta e produce su specifica cliente cablaggi e quadri elettrici, sonde di temperatura, sensori di livello, ed altre apparecchiature elettro-elettroniche di comando e controllo.

MONT.EL a Venditalia

L’azienda è presente sul mercato da oltre 50 anni, e il gruppo industriale che coordina, con sedi produttive in Italia e Romania, impiega più di 450 addetti. Il Gruppo sarà presente a Venditalia, hall 8, booth B37.

Uno dei prodotti offerti da MONT.EL (immagine concessa)

Il Gruppo opera in una varietà di settori industriali, con particolare riguardo ai campi della componentistica per attrezzature della distribuzione automatica.

Il  team di esperti del Gruppo è a disposizione per co-progettare e risolvere qualsiasi problematica e necessità del cliente.

Cina: ecco la chiave del successo delle catene come Luckin e Cotti

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Luckin Coffee Brasile
Il logo di Luckin Coffee

MILANO – Il sorpasso della Cina sugli Usa, quanto a numero di caffetterie a marchio, ha fatto scalpore in tutto il mondo del caffè proiettando il cono di luce dei media su un mercato che consuma ormai oltre 3 milioni di sacchi all’anno. E con margini di crescita ulteriore ancora impressionanti.

Altrettanta sensazione ha fatto l’espansione rapidissima di alcuni marchi locali. Come Luckin Coffee, che ha ormai doppiato Starbucks per numero di locali in Cina raggiungendo, a fine 2023, un totale di 16.248 caffetterie, contro le 7.000 circa della catena americana.

Ma anche di Cotti Coffee – fondata nel 2020 dal duo Charles Lu – Jenny Qian, dopo l’estromissione da Luckin Coffee dovuta alle note vicende fraudolente di inizio decennio.

Un indicatore emblematico è quello del tempo impiegato per raggiungere il traguardo dei mille locali aperti.

A Luckin Coffee sono serviti 11 mesi. Per Cotti Coffee sono bastati 5 mesi. A Starbucks, presente in Cina dal lontano 1999, sono stati necessari 16 anni.

Va da sé che i format e i target di questi tre competitor sono molto diversi. Pur avendo – come già detto – un numero di locali più che doppio rispetto a Starbucks, Luckin ha superato il colosso di Seattle, in termini di fatturato, appena l’anno scorso chiudendo i 12 mesi con 3,45 miliardi di dollari, contro i 3,16 miliardi di Starbucks.

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MUMAC celebra la giornata del made in Italy con l’evento Mondi a Milano il 21 aprile

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mumac lacimbali
Il museo MUMAC

BINASCO (Milano) – Presentata a Palazzo Piacentini a Roma, alla presenza tra gli altri del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, la Giornata del made in Italy 2024, che verrà celebrata il 15 aprile di ogni anno nel giorno dell’anniversario della nascita di Leonardo da Vinci. Tra gli oltre 300 eventi in calendario, anche Mondi a Milano al MUMAC: heritage, design e Made in Italy” in programma domenica 21 aprile.

Mumac per la giornata del made in Italy

In occasione infatti della Milano Design Week 2024 e della Giornata nazionale del made in Italy 2024, MUMAC – Museo della macchina per caffè di Cimbali Group, apre le sue porte ai visitatori per offrire al pubblico la possibilità di scoprire la più importante raccolta di macchine per caffè espresso professionali al mondo e per approfondire l’importanza della creatività e dell’eccellenza italiana, riconoscendo al made in Italy un ruolo fondamentale sia a livello sociale che economico e culturale. Domenica 21 aprile ore 16.00 – 19.30

Lo straordinario evento, che ha ottenuto il riconoscimento del Ministero quale iniziativa ufficiale nell’ambito delle celebrazioni per la prima storica giornata del Made in Italy, si aprirà con la degustazione di un caffè di benvenuto e la possibilità di visitare il museo che raccoglie la più grande esposizione permanente dedicata alla storia, al mondo e alla cultura di un prodotto tipicamente Made in Italy, la macchina per caffè espresso, che ha accompagnato l’evoluzione del costume italiano dai primi del ‘900 ad oggi.

Inoltre alle 16.30 è prevista una speciale visita – su prenotazione – in compagnia di Enrico Maltoni, collezionista e co-ideatore del MUMAC.

A seguire sarà possibile partecipare alla tavola rotonda sul tema del design e del Made Italy, con una particolare attenzione dedicata al legame dello stesso con il patrimonio culturale dei diversi terreni di espressione delle imprese italiane. Sarà un vero momento di confronto che darà voce a diversi punti di vista con cui l’arte e il design possono diventare la chiave di volta per raccontare un’idea, un progetto o una produzione industriale che trasformano il bello in “bello Made in Italy”.

Sarà interessante lo sguardo che ciascun ospite conferirà al tema e alla propria realtà di riferimento secondo il suo peculiare punto di vista, per fare dell’Heritage, o della sua rappresentazione, il fulcro d’attenzione, di bellezza e di stile.

L’incontro, moderato da Patrick Abbattista, founder & ceo di Design Wanted, vedrà gli interventi di:

  • Silvia Adler, general manager MuseoCity
  • Gessica Corbella, responsabile comunicazione Leonardo3 Museum
  • Elisabetta Cozzi, fondatrice e presidente Museo Fratelli Cozzi Alfa Romeo
  • Barbara Foglia, MUMAC Director
  • Giovanni Pitscheider, regista e direttore della fotografia
  • Elisa Storace, curatrice Kartell Museo
  • Fabrizio Trisoglio, curatore AEMuseum e Responsabile Scientifico Fondazione AEM
  • Federica Vacca, professoressa Associato Dipartimento Design Politecnico Milano e Vicedirettore Centro di Ricerca Gianfranco Ferré

Seguirà la visione del film “Mondi a Milano” diretto dal regista Giovanni Pitscheider e prodotto per l’Associazione MuseoCity ETS, dedicato al network di musei, archivi, case museo, musei d’impresa, per avere una panoramica e immaginare futuri connubi fra patrimonio storico-artistico-culturale-imprenditoriale-industriale milanese (e non solo), da una parte, e design e Made in Italy, dall’altra.

Prodotto nel corso del 2023, il film, della durata di 35 minuti, grazie allo sguardo cinematografico del regista, dà parola, immagine e profondità a luoghi, territori e storie che diventano rappresentativi del racconto di un’idea.

All’interno, interventi di Domenico Piraina, Direttore Cultura Comune di Milano; Emanuela Daffra, Direttore Regionale Musei della Lombardia – Ministero della Cultura e quelli di 10 istituzioni culturali del network di MuseoCity: Accademia dei Filodrammatici – Fondo Franca Valeri; Casa Museo Spazio Tadini; Centro Artistico Alik Cavaliere; Fondazione AEM; Kartell Museo; Leonardo3 Museum; MUMAC – Museo della Macchina per Caffè di Cimbali Group; Museo Diffuso Università Statale – Bicocca; Museo Fratelli Cozzi; Wow Spazio Fumetto.

L’evento, in ottica di diffusione della cultura materiale e immateriale del made in Italy, è interamente gratuito e aperto al pubblico, fino a esaurimento posti.

Programma:

  • ore 16.00/17.30: apertura MUMAC con caffè di benvenuto e visite libere
  • ore 16.30: visita guidata con il collezionista Enrico Maltoni (25 posti disponibili, prenotando su MUMAC – Prenota la tua visita | MUMAC indicando “Visita speciale 21/4”)
  • ore 17.45: talk con ingresso libero fino a esaurimento posti (150): il talk verrà registrato
    e reso disponibile, successivamente all’evento, sul canale YouTube del museo
  • ore 19.00: proiezione film
  • ore 19.30: aperitivo e chiusura evento

L’evento è gratuito fino ad esaurimento posti.

Per saperne di più basta cliccare qui

La scheda sintetica di MUMAC – Museo della macchina per caffè di Cimbali Group

Nato nel 2012 in occasione del centenario della fondazione dell’impresa da parte di Giuseppe Cimbali a Milano, il museo, grazie alle collezioni Cimbali e Maltoni, è la più grande esposizione permanente dedicata alla storia, al mondo e alla cultura delle macchine professionali per il caffè espresso; con oltre 100 pezzi esposti all’interno dell’headquarter di Cimbali Group situato a Binasco (Milano) racconta più di 120 anni di storia e dell’evoluzione di un intero settore del Made in Italy, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche del design e dello stile dei prodotti e dei costumi legati al consumo della bevanda.

Oltre alle macchine esposte, MUMAC è dotato di altri 250 pezzi a disposizione per rotazioni all’interno del museo o prestiti worldwide, di un fondo librario con circa 1.300 volumi tematici e di un archivio con decine di migliaia di documenti tra foto, brevetti, lettere, cataloghi, utili a ricostruire la storia della macchina per caffè espresso.

MUMAC produce contenuti culturali originali quali mostre, tavole rotonde e volumi divulgativi (tra cui il libro SENSO ESPRESSO. Coffee. Style. Emotions), organizza iniziative educational dedicate a scuole, università e famiglie e, attraverso MUMAC Academy, propone corsi rivolti ai professionisti del settore e ai coffee lovers.

Essse Caffè presente nel flagship store Fabbri 1905 con la macchina S20

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fabbri macchina espresso essse caffè
La macchina per espresso S20 (immagine concessa)

BOLOGNA – Una collaborazione tra eccellenze 100% italiane, ma soprattutto 100% bolognesi: parliamo di Essse Caffè e Fabbri 1905, accomunate non solo dal territorio ma anche dalla continua ricerca del meglio in ogni dettaglio. E proprio in questa mission si inserisce la recente apertura del flagship store firmato Fabbri 1905 nel cuore di Bologna, sotto le due torri, al cui interno è possibile trovare anche l’innovativa S20, macchina per espresso Essse Caffè, con le sue pregiate miscele in capsula: estrazione perfetta grazie al beccuccio brevettato, per un caffè eccellente e cremoso, ideale da abbinare alle dolci creazioni Fabbri 1905.

Essse Caffè insieme a Fabbri 1905 con la macchina per espresso S20

Due simboli del miglior saper fare italiano si trovano così vicini in una nuova sinergia, capace di creare valore aggiunto per i propri clienti e per la città di Bologna nel suo complesso.

Lo store Fabbri 1905 sorge in pieno centro storico, precisamente in via Rizzoli 40 C: uno spazio espositivo inaugurato lo scorso 23 marzo dove, oltre ai prodotti dell’azienda, si trovano i 12 dipinti vincitori del Premio Fabbri per l’Arte. Immancabile, l’iconico vaso in ceramica di Amarena Fabbri, qui in una scenografica versione “gigante”.

Alte performance, linea elegante, per offrire ovunque un eccellente e cremoso espresso grazie alla perfetta estrazione: S20 è un vero fiore all’occhiello per Essse Caffè. Tra le sue funzioni più evolute, il riconoscimento del primo caffè della giornata, per il quale la macchina adatta automaticamente le impostazioni di temperatura ed erogazione, il processo di decalcificazione segnalato e guidato per evitare qualsiasi problema di funzionamento, e la funzione “risparmio energetico”. Elegante, studiata dai tecnici nei minimi dettagli e con un design esclusivo, S20 rappresenta una macchina professionale ad “uso domestico” che porta l’alta qualità del caffè dal bar al privato.

La scheda sintetica di Essse Caffè

Scienza, sapienza e specializzazione: tre “S” che riassumono perfettamente i valori e la filosofia di Essse Caffè, storica torrefazione bolognese fondata nel 1979 da Francesco Segafredo assieme alle sorelle Chiara e Cristina.

Oggi Essse Caffè è un marchio di successo in tutta Italia e all’estero, sinonimo di autenticità ed eccellenza, contraddistinto dall’inconfondibile “family feeling” delle sue miscele. L’obiettivo? Garantire un prodotto di massima qualità, tutti i giorni, tutto l’anno, realizzando con cura l’intero processo, a partire dall’accurata selezione della materia prima.

Grazie alle collaborazioni universitarie – Facoltà di Agraria delle Università di Bologna, Cesena e Foggia – l’azienda ha acquisito elevato spessore scientifico nel proprio settore, con conoscenze su ogni tipologia di caffè, dalla torrefazione al confezionamento, fino al caffè in tazzina.

Ai fondatori, oggi si affianca la quarta generazione della famiglia: Pietro Buscaroli, Agata Segafredo, Riccardo e Ruggero Auteri che condividono la missione imprenditoriale con uno sguardo imprescindibile verso il futuro.

Andrea Illy: “Ci concentriamo su tre elementi: agricoltura rigenerativa, Stati Uniti e Cina; investimento di un miliardo l’anno per il caffè green”

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Andrea Illy carbon free partner sachs illycaffè rigenerazione del capitale naturale Rhône Capital
Andrea Illy, presidente di illycaffè S.p.A.

Andrea Illy, presidente di illycaffè, in un’intervista pubblicata su La Stampa condotta da Fabrizio Goria, ha delineato gli obiettivi dell’azienda nei prossimi mesi. Il patron del brand ha previsto che si vedrà una crescita graduale nei consumi che andrà a superare i livelli pre pandemia. L’azienda, in particolare, si concentrerà su tre aspetti fondamentali: agricoltura rigenerativa, Stati Uniti e Cina.

Con un fondo ad hoc per la resilienza della caffè-coltura, illycaffè, scendendo nei particolari, stima circa un miliardo di dollari l’anno a regime per migliorare e rinnovare le piantagioni (ne abbiamo parlato qui). Leggiamo di seguito l’intervista di Fabrizio Goria per La Stampa.

Gli obiettivi di illycaffè

MILANO – “La crescita riprenderà vigore, ma occhio alla situazione globale. Sebbene la crisi del Mar Rosso sia gestibile, l’incertezza geopolitica rimane elevata e fare programmazione industriale resta difficile”. Andrea Illy, numero uno di illycaffè, delinea i prossimi mesi dell’economia, con un occhio al Paese e uno al resto del mondo. E sottolinea quanto sarebbe necessario puntare a investimenti sostenibili non solo “di facciata”. “Serve più parternariato pubblico-privato per il “green”. È per questo che punto a creare un fondo da un miliardo di dollari l’anno per le colture del caffè”, spiega.

L’inflazione resta a livello ancora elevato, in alcune nazioni sale addirittura. Cosa aspettarci per i consumi?

“Vediamo una crescita graduale dei consumi, che andrà poi a superare i livelli pre Covid. In generale non mi aspetto una contrazione del ciclo, anzi. In alcuni casi stiamo già vedendo un piccolo rimbalzo economico. Quello che è certo è che siamo in un periodo incerto e instabile. Quindi bisogna essere proattivi per adattarsi alle sfide globali.
Noi guardiamo a tre elementi: agricoltura rigenerativa, Stati Uniti e Cina”.

E per il caffè nello specifico?

“La nostra domanda è abbastanza anelastica. Ma c’è un aspetto positivo. Non si parla più del caffè come una commodity, come un bene utile solo a fornire caffeina per lavorare o migliorare la soglia di attenzione. Si pensa già più all’esperienza di bere un buon caffè, che non per forza deve essere meglio se “espresso”… Da prodotto funzionale il caffè è passato all’essere un prodotto esperienziale”.

La crisi del Mar Rosso quanto sta pesando sull’economia?

“Il rischio sistemico è la testimonianza di tutti i danni che possono accadere nel mondo in modo contemporaneo. La situazione nel Canale di Suez è tutto sommato gestibile. Per noi è un problema per l’esportazione di caffè tostato verso l’Asia, ma non vediamo troppi problemi sotto questo fronte. Di contro, per la materia prima c’è già qualche problema con gli approvvigionamenti dall’Etiopia. Ma è in generale, quando parliamo di commodity agricole, l’impatto della crisi climatica che preoccupa di più. In fondamentali, in molti casi, sono assai tirati. E bisogna adattarsi”.

Come?

“Adattamento dell’irrigazione, delle piantagioni, delle colture. Ma questo processo di adattamento non è gratis.

I costi di produzione aumentano mentre la produttività tende a non incrementare.
Questo si riflette sull’aspettativa futura del prezzo di quel bene”.

Come mitigare il trasferimento ai consumatori?

“Nel nostro caso con l’agricoltura rigenerativa. Meno suolo sprecato, meno emissioni, meno chimica, più qualità complessiva dei prodotti, che anche organoletticamente sono migliori”.

E meno fertilizzanti.

“Certo, fattore che ci ha permesso di produrre chicchi anche senza gli approvvigionamenti dall’Ucraina dopo la brutale invasione russa. Adesso tutti ne parlano, ma mi permetta di dire che siamo stati tra i pionieri nell’agricoltura rigenerativa”.

È Il futuro delle colture?

“Beh, consumiamo meno suolo, utilizziamo meno acqua, usiamo meno fertilizzanti, aumentiamo la biodiversità, riduciamo le emissioni, aumentiamo la cattura di anidride carbonica: mi pare che l’equazione sia chiara sembra troppo bella per essere vera, no?”.

Anche per il consumatore?

“Certo, è un modello di business che spero permetterà di avere una migliore formazione dei prezzi”.

Come investire di più?

“Utilizzando l’equity ma direttamente nei Paesi che finora sono stati lasciati indietro.
Le faccio un esempio”.

Prego.

“Con un fondo ad hoc per la resilienza della caffè-coltura, che sia un mix fra pubblico e privato che possa investire quanto necessario – stimiamo circa un miliardo di dollari l’anno a regime – per migliorare e rinnovare le piantagioni.

Uno sforzo gigantesco, ma necessario. L’obiettivo è investire denaro occidentale nei Paesi produttori per creare un circolo virtuoso vizioso di sostenibilità”.

L’Italia che ruolo può avere?

“Di primo piano. Il Piano Mattei si rivolge all’Africa, che è il continente più flagellato dal punto di vista climatico, nonché il più bisognoso di risorse. Il caffè ha già dimostrato di essere in grado di impattare positivamente sulla popolazione. Basti pensare al caso dell’Etiopia, dove c’è un decennio di esperienza in sostenibilità. Per l’Italia può essere un’opportunità importante”.

Daniele Bottoni, fondatore della Bottoni Impianti, si è spento: eccolo nel ricordo di sua figlia Irene

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Daniele Bottoni
Daniele Bottoni davanti ad una macchina tostatrice (foto concessa)

MILANO – L’imprenditore Daniele Bottoni è venuto a mancare lunedì primo aprile, dopo aver dedicato la sua carriera al lavoro, iniziando prima come collaboratore alle Officine Vittoria di Bologna e poi creando la propria società produttrice di macchine tostatrici di Ferrara, la Bottoni Impianti.

La sua attività non era conosciuta solo in Italia, ma aveva superato i confini nazionali raggiungendo l’estero in Spagna, Sud America, Australia, Nord – Africa, Europa orientale.

Il suo lavoro era la sua passione. Seguiva i progetti dal principio sino alla fine e ogni modello era unico. “La Bottoni impianti è frutto delle sue sole forze” racconta sua figlia Irene.

Lei, insieme al nipote Luca, vuole ringraziare tutte le persone con cui hanno lavorato sino ad ora, dai fornitori, ai collaboratori, dai clienti agli agenti e ai rappresentanti, che hanno speso tutti delle parole e dei pensieri sinceri, di stima nei confronti di Daniele Bottoni.

Daniele Bottoni, il saluto della figlia Irene

Daniele Bottoni in fiera (foto concessa)

“La sua passione era quella di costruire e progettare impianti tostatrici, sempre pensando innanzitutto alle necessità dei suoi clienti.

E’ stato un uomo di grande professionalità: conosceva ogni impianto nei minimi dettagli ed era in grado di sostenere i clienti per risolvere problemi tecnici anche solo attraverso una telefonata.

Circa da 10 anni aveva coinvolto nell’attività in qualità di stretti collaboratori me e suo nipote Luca. A noi ha trasmesso molte delle sue competenze tecniche, insieme ai suoi valori umani.

Adesso proseguiremo nel suo operato, cosicché in tutti questi anni di collaborazione, il suo insegnamento non vada perduto.”

Viaggiando e lavorando insieme, sono tante le lezioni di vita che sua figlia e suo nipote hanno raccolto.

Il ricordo resterà indelebile della sua professionalità e della sua disponibilità verso tutti: Bottoni è sempre stato pronto ad aiutare e a mantenere le sue promesse come la persona di principio che si è dimostrata essere fino alla fine.

Per tutti coloro che lo hanno conosciuto, il funerale è nella Chiesa di San Giuseppe Lavoratore in via Domenico Panetti 3 a Ferrara alle ore 16.