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Caffè Trucillo al Fuorisalone con l’edizione limitata di monorigine nel Barattolo Estatico

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Il barattolo Estatico di Caffè Trucillo al Fuorisalone (foto concessa)
Il barattolo Estatico di Caffè Trucillo al Fuorisalone (foto concessa)

SALERNO – Caffè Trucillo, torrefazione di Salerno che firma il caffè scelto dai più prestigiosi locali in oltre 50 Paesi in tutto il mondo, porta a Milano in occasione del Fuorisalone la sua coloratissima novità in edizione limitata: la gamma di caffè monorigine nel nuovo Barattolo Estatico.

L’oggetto di food design, che lo scorso febbraio ha conquistato il pubblico gourmet del Taste Firenze durante la presentazione in anteprima del barattolo alla Fortezza da Basso, piacerà anche al pubblico locale e internazionale appassionato di design, oltre che di eccellenze alimentari, che ogni anno accorre a Milano in occasione del Fuorisalone e che potrà scoprirlo da Eataly Smeraldo dal 17 al 21 aprile.

Qui, nel foyer al piano terra, per tutta la durata della manifestazione saranno presenti a raccontarlo e farlo degustare le stesse persone che se ne prendono cura, dai viaggi in piantagione per selezionare le materie prime alla produzione nel moderno stabilimento alle porte di Salerno.

Estatico (foto concessa)

Tre singole origini selezionate, ognuna delle quali parla di una terra, trasmette una storia, racconta una cultura, atmosfere lontane. Il caffè è conoscenza, artigianalità, ritualità ed esperienza. Ed è proprio questa conoscenza che Caffè Trucillo vuole trasmettere con tre caffè tostati in grani.

Tre origini, Brasile, Guatemala e Honduras, che sono frutto di un viaggio umano, dell’incontro con il produttore, di uno studio diretto in piantagione, dell’amore per il caffè, della capacità di selezionarlo e di lavorarlo per trasformarlo poi nei preziosi grani da macinare a casa, per veri appassionati.

“Ogni chicco tocca molte mani e vive le tante storie di chi lo lavora. – spiega Antonia Trucillo, responsabile Coffee Sourcing della torrefazione campana di famiglia – Il caffè è materia viva, in costante evoluzione. Ogni grano racchiude un ecosistema affascinante, crocevia di culture e terre diverse.

Dentro ogni sorso c’è l’energia di mani e persone, ci sono storie di quotidiana dedizione. Spero che chi degusterà questi caffè possa ritrovare in tazza lo stesso amore che ho provato io visitando i farmer di queste tre origini.”

Il Barattolo Estatico di Caffè Trucillo nasce per condividere questo lungo percorso

Che parte dai lontani Paesi d’origine per raggiungere i veri amanti e curiosi del caffè, con una materia prima eccezionale, scelta e lavorata con la competenza di chi serve i più prestigiosi locali dell’ospitalità internazionale.

Ancora Estatico (foto concessa)

L’involucro esterno dei barattoli è realizzato in un tessuto che richiama i caldi colori dei Paesi di provenienza ed è frutto del lavoro di un’altra eccellenza artigianale della città di Salerno da tre generazioni: Michele Cozzolino Tessuti.

“Per realizzare il rivestimento esterno del barattolo Estatico by Trucillo abbiamo selezionato materiali di altissima qualità, come il cotone a trama twill, che valorizza i colori vivaci della grafica e garantisce resistenza e durata. – spiega Vincenzo Cozzolino – Il tessuto che avvolge i barattoli è stato stampato utilizzando tecniche moderne che garantiscono una resa visiva superiore, con dettagli nitidi e colori vibranti.

La massima cura che caratterizza cuciture, bordi e rifiniture conferisce un aspetto impeccabile, all’altezza della qualità eccelsa che caratterizza lo stile made in Italy in tutto il mondo.”

Estatico by Caffè Trucillo è un prodotto che unisce cultura del caffè e cultura estetica.
Per scoprirlo al Fuorisalone: appuntamento da Eataly Smeraldo, piano terra, dal 17 al 21 aprile.

Anche Oatly presidia Milano nella Design Week: bevande gratuite nel quartiere Isola

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Il logo Oatly (foto dall'account facebook Oatly)
Il logo Oatly (foto dall'account facebook Oatly)

MILANO – Durante la Design Week milanese, Oatly pensa ai coffeelovers che amano anche la bevanda vegetale d’avena, offrendo le ricette gratuitamente a tutti coloro che passeranno al Pop Up Oatly – Designed For Humans: l’appuntamento è al quartiere Isola, in via Confalonieri 11.

Oatly attende i partecipanti dal 16 al 21 aprile

L’azienda svedese che ha inventato la bevanda d’avena ed è conosciuta in tutto il mondo per i suoi prodotti a base di avena si lancia con un’installazione di design e un caffè con la bevanda vegetale gratis.

Durante il pop-up Oatly collaborerà con un marchio di specialty coffee al giorno per tutta la settimana. Saranno presenti i seguenti marchi: Orsonero, Nowhere, Clandestino, Nudo, Cafezal, Bugan e Pasticceria Clea.

Informazioni su Oatly

L’azienda di bevande di avena più grande al mondo. Per oltre 30 anni si è concentrata esclusivamente sullo sviluppo di expertise sull’avena: una coltura con proprietà
intrinseche adatte alla sostenibilità e alla salute umana.

L’impegno nei confronti dell’avena ha portato a progressi tecnici fondamentali che hanno permesso di ampliare il portfolio di prodotti lattiero-caseari, tra cui alternative
al latte, gelati, yogurt, creme da cucina, creme spalmabili e bevande on-the-go. Con sede a Malmö, in Svezia, il marchio Oatly è disponibile in più di 20 paesi in tutto il mondo.

Caffè Toraldo presenta Rock, macchina espresso a cialde con 7,2 grammi di macinato

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Rock, la nuova macchina a cialde di Caffè Toraldo (foto concessa)
Rock, la nuova macchina a cialde di Caffè Toraldo (foto concessa)

CARINARO (Caserta) – Caffè Toraldo continua ad affermarsi nel mercato domestico con il caffè monoporzionato, registrando ottime performance ed espandendosi anche nei negozi
specializzati e nel canale online. In questo contesto, dopo il recente lancio della
miscela “Origini”, premiata per la seconda volta nella categoria monoporzionato con
l’Award Prodotto dalla guida “Camaleonte“, l’azienda lancia “Rock“, la nuova macchina espresso a cialde con l’obiettivo di consolidare il canale home e in particolare, potenziare l’indotto dei negozi specializzati, offrendo ai consumatori un’esperienza più completa.

La nuova macchina espresso, dal design contemporaneo e minimalista frutto della
collaborazione con Union Group, è progettata in Italia da maestri artigiani. Il design
è curato sia all’interno che all’esterno garantisce la massima efficienza e funzionalità.

Realizzata con finiture eleganti e materiali robusti, è un prodotto durevole che si
contraddistingue per la sua solidità nel tempo, grazie anche alla copertura in lamiera
resistente alle ossidazioni e corrosioni.

La miscela Origini nelle cialde per Rock (foto concessa)

Anche l’efficace servizio di assistenza tecnica e customer care dedicato, prima e dopo la vendita, assicura una soddisfazione a lungo termine per i clienti. Leggera e dalle piccole dimensioni, e con sette diverse colorazioni: nero, bianco, beige, rosso, grigio, verde, e blu, la Macchina Rock si adatta ad ogni ambiente, che sia la casa o l’ufficio, mentre la sua progettazione mira a garantire un funzionamento silenzioso.

La macchina espresso, con la sua impeccabile estrazione ed erogazione, offre un espresso dal corpo pieno e dall’aroma intenso.

Una delle caratteristiche distintive è la crema spessa e compatta, che insieme ad
altre peculiarità, replica l’esperienza dell’autentico caffè da bar.

Ancora Rock, vista frontale (foto concessa)

“L’azienda è storicamente legata al settore bar con oltre 50 anni di esperienza” – commenta Marco Simonetti, amministratore delegato di Caffè Toraldo.

“Adattiamo le nostre miscele ai diversi sistemi, riproponendo sempre la stessa qualità.

Anche la nuova macchina espresso è stata progettata per erogare un caffè sempre più simile a quello del bar. Il sistema a cialde è quello che meglio riesce a replicare questa esperienza, infatti, durante l’estrazione, il caffè passa attraverso soltanto due strati di filtro carta, consentendo un’estrazione diretta.

Questo processo intensifica la classica crema ed esalta il corpo grazie alla maggiore quantità di macinato, rispetto agli altri sistemi, pari a 7,2 grammi”.

Dal lato ambientale, oltre a supportare il sistema a cialde, un prodotto sempre più
apprezzato per le sue caratteristiche naturali ed ecocompatibili è progettata con un
basso utilizzo di materie plastiche ed è prodotta utilizzando solo energia proveniente
da fonti non inquinanti. Inoltre, offre alte performance con un basso consumo energetico.

Certificata CEE, attesta la conformità agli standard europei per la sicurezza e la compatibilità elettromagnetica, offrendo una tranquillità aggiuntiva agli acquirenti.

La macchina espresso Rock è disponibile nei negozi specializzati, online e nella GDE
(grande distribuzione elettronica).

Fabio Verona parla del Sun-dried Gin, distillato con la cascara del caffè

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sun-dried gin
Sun-dried gin (immagine presa dal sito Arabica100per100)

L’esperienze dell’esperto di caffè Fabio Verona unite alla storica conoscenza delle Nuove Distillerie Vincenzi, azienda fondata nel 1930 a Moncalieri (To), si sono unite per creare un prodotto premium unico nel suo genere, il Sun-dried Gin. Il nome del prodotto si ispira al metodo utilizzato in piantagione per l’essicazione delle ciliegie di caffè, effettuata per il calore del sole tropicale.

La sua particolarità risiede non solo nell’aggiunta della cascara come botanica, ma da tutta una serie di fattori conseguenti. Leggiamo di seguito l’articolo pubblicato sul portale 100per100Arabica.

Il Sun-dried Gin

di Fabio Verona

MILANO – “La cascara, ovvero la parte della polpa e della buccia della ciliegia del caffè è, nei Paesi d’origine, comunemente un prodotto di scarto.

Qualche produttore virtuoso, avendo piantagioni biologiche, ha iniziato a produrre marmellate e liquori con il frutto appena raccolto, ma il problema della cascara è che dopo pochi giorni inizia a marcire e di conseguenza non è utilizzabile al di fuori della zona di coltivazione, salvo non venga debitamente essiccata, conservando così intatte le sue proprietà e concentrandone le caratteristiche.

L’esperienze vissute dell’esperto torinese del caffè Fabio Verona unite alla storica conoscenza delle Nuove Distillerie Vincenzi, azienda fondata nel 1930 a Moncalieri (To), si sono unite per creare un prodotto premium unico nel suo genere, il Sun-dried Gin.

Il nome prende il nome dal metodo utilizzato in piantagione per l’essicazione delle ciliegie di caffè, effettuata per l’appunto al calore del sole tropicale, caratteristica evidenziata dalla grafica in etichetta, e la sua particolarità risiede non solo nell’aggiunta della cascara come botanica, ma da tutta una serie di fattori conseguenti.

Il primo è dato dalla base del gin, neutra e di grande qualità, ottenuto con metodo classico con l’utilizzo di sole bacche di ginepro toscane di coltivazione biologica. Questo metodo, prevede l’infusione delle bacche di ginepro in alcool di cereali successivamente distillato. Un processo delicato e costoso che garantisce di poter ottenere il massimo dagli ingredienti, conservandone la purezza.

Successivamente, il gin ottenuto viene preso come base per la preparazione di un gin compound, dove la cascara biologica essiccata passa a differenti fasi di infusione e di filtrazione meccanica e temporale, un metodo depositato di Nuove Distillerie Vincenzi, per ottenere un prodotto limpido e stabile.

Il risultato finale è un gin premium dai profumi intriganti, con un insolito color ambra totalmente naturale, e con note rotonde, morbide, avvolgenti. Un gin da meditazione, ottimo da gustare da solo, dove vi sorprenderanno i suoi aromi di frutta secca, dattero, fichi secchi ed uva passa uniti alla più classica ciliegia sotto spirito che vi riporterà alla memoria il classico “Boero”.

Se miscelato con una tonica morbida vi ritroverete nel bicchiere un gin tonic inebriante, sorprendentemente dolce ed amaro allo stesso tempo, capace di sedurvi con il suo colore paglierino e i profumi esotici.

Per i bartender più esperti, sarà un modo nuovo di poter intendere il gin, che aprirà le porte alla realizzazione di nuovi drink in grado di essere apprezzati anche dai “classici” non amanti del gin”.

Manuela Fensore docente per un giorno all’Altascuola Coffee Training di Caffè Milani: “Formarsi e studiare, imprescindibile”

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manuela fensore
Manuela Fensore, vincitrice del titolo World Latte Art Champion 2019 (immagine concessa)

LIPOMO (Milano) – Per Caffè Milani la formazione è uno degli elementi fondamentali su cui poggia la filosofia aziendale, da sempre. In linea con questo impegno, l’azienda di Lipomo investe nell’Altascuola Coffee Training, un’accademia Iiac (Istituto internazionale assaggiatori caffè) dedicata proprio alla formazione professionale delle figure del mondo dei bar.

Manuela Fensore all’Altascuola Cofffee Training di Caffè Milani

Quest’anno una delle docenti di Altascuola Coffee Training è Manuela Fensore, vincitrice del titolo World Latte Art Champion 2019, origini piemontesi, classe 1990, che racconta cosa significa per lei fare Latte art: “Oggi per me fare Latte art significa voler far provare emozioni, regalare un sorriso e dare una particolare attenzione al cliente, in un gesto semplice ma personale, una premura che fa la differenza nell’esperienza di chi la riceve.”

Formarsi, aggiornarsi, imparare nuove tecniche e metodologie tra cui proprio la Latte art, per rimanere sempre in linea con le richieste che arrivano dai clienti nazionali e internazionali.

Come racconta Manuela, ci sono, in particolare, tre caratteristiche che sono da sempre degli indicatori di qualità – estetica, eccellenza di sapore e profumo. Sono le peculiarità ricercate dagli esperti di caffè all’interno della tazzina nel momento della degustazione così come in un locale, da sempre, per poter dare un giudizio di eccellenza.

“Quel che è certo è che oggi, per merito di diversi fattori, fra cui i social e la possibilità di informarsi velocemente in modo più approfondito, il cliente si è trasformato in una figura più attiva, molto più esigente e attenta. Questo fa sì che si accorga in modo molto più frequente della qualità del prodotto ma anche della professionalità del barista. Quella che sembra un’arma a doppio taglio è in realtà da vivere come un’opportunità.”

Inoltre, per Manuela Fensore le qualità che deve avere un barista “Sono senza dubbio tre: passione, pazienza e il sapersi prefissare degli obiettivi di crescita professionale con costanza e determinazione.”

Infatti, grazie all’apertura di molte caffetterie di specialty-coffee anche in Italia si è diffusa finalmente una visione diversa del barista, più moderna e di tendenza, che strizza l’occhio al lifestyle e più versatile.

Su questo sono stati fondamentali i social, che hanno aiutato a far capire ai clienti che il mondo del bar oggi è cambiato, è un mondo a 360°, che unisce ristorazione, caffetteria, arte, management, mixology, marketing.

Fensore aggiunge: “Per questo, ai giovani che si affacciano al mondo della caffetteria voglio dire che è assolutamente necessario e imprescindibile formarsi e studiare, mantenersi aggiornati, tenersi sempre attivi e al passo con quello che succede nel resto del mondo e quello che richiedono i clienti al di là del bancone. La concorrenza è cresciuta in modo importante, nascono sempre nuovi bar, nuove proposte, nuovi locali: per riuscire a mantenersi in equilibrio bisogna riuscire a distinguersi”.

Fensore continua: “Durante i corsi in cui insegno, viene fatto sempre un esempio di marketing: immaginiamo che, in una via di città, ci siano dieci bar, posti l’uno accanto all’altro. Tutti questi locali hanno lo stesso caffè, la stessa tipologia di latte, dunque la stessa proposta in termini di prodotto. Qual è l’elemento discriminante per cui io posso emergere rispetto agli altri nove bar? Il modo in cui propongo il mio prodotto, in modo sempre professionale, esaustivo e moderno. Questo si può fare solo tenendosi aggiornati costantemente e quindi facendo dei corsi.”

La Latte art è la tecnica con cui si realizzano decorazioni e disegni più o meno articolati sulla crema di latte del cappuccino. Nasce intorno agli anni ’80-’90, e si suppone abbia un’origine italiana, forse anche complice il forte legame del nostro Paese con il caffè espresso, in particolare per via del barista veronese Pierangelo Merlo.

Si sviluppa però in America, per merito di David Schomer, e in poco tempo diventa una tendenza internazionale: in molti paesi all’estero la Latte art è ormai una disciplina comune e sdoganata, una forma di accoglienza verso il cliente usuale. Questo avviene soprattutto nei paesi anglosassoni, continentali e nordici, se guardiamo all’Europa, dove il culto del caffè è diverso rispetto al nostro espresso italiano, ed il cappuccino è molto in voga, ad ogni ora del giorno.

In Italia invece stiamo iniziando negli ultimi anni a implementare la Latte art nei bar: anche nel nostro paese, notoriamente più tradizionalista e conservatore sul cibo, ci si sta rendendo sempre più conto dell’importanza dei dettagli nell’esperienza del consumatore.

La scheda sintetica di Caffè Milani

1937, Como: Celestino Milani diviene Mastro tostatore e decide di acquistare una piccola torrefazione locale, lasciandosi alle spalle la vita da barista senza mai dimenticarla. Nasce così Caffè Milani, che da tre generazioni vede la famiglia, ora nelle persone di Pierluigi, il figlio di Celestino, e dei suoi due figli Elisabetta e Mattia, tostare il caffè e soprattutto dare vita a progetti, iniziative e prodotti che si esprimono nella passione di una vita.

Nel frattempo, negli anni ’70 Caffè Milani si è spostato da Como a Lipomo, e nel 2017, in occasione degli 80 anni, ha inaugurato all’interno dell’headquarter del brand Esposizione Caffè Milani e Altascuola Coffee Training, uno spazio poli funzionale in cui vivere il caffè a 360° gradi. Qui al profumo di caffè si unisce una location pensata per la formazione, alle visite in azienda, con un percorso dedicato alla storia aziendale, e uno spazio museale in cui si può visitare una micro-piantagione di caffè e ritrovare pezzi unici di design che aiutano a spiegare l’evoluzione del rito dell’espresso nel corso del tempo.

 Una tazzina di caffè non è mai solo una tazzina di caffè: dietro i chicchi che sono stati macinati per produrla c’è un mondo intero, fatto di geografia, di luoghi, di storie di persone che si intrecciano, mani che compiono gesti sapienti, di porti, di ricerca, di design, di studio.

Tokyo: inaugurata la caffetteria delle principesse Disney in versione manga

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disney manga
Le principesse Disney in versione manga (immagine presa da Twitter)

Il Sol Levante conquista i fan della Disney riproponendo le iconiche principesse, da Ariel a Biancaneve, disegnate in chiave shojo (manga per ragazze) in una caffetteria a loro dedicata. Il punto vendita sarà visitabile dal 26 aprile al 9 giugno 2024 nel quartiere di Shibuya a Tokyo. Leggiamo di seguito parte dell’articolo di Francesca Musolino per il portale Cultura Pop.

La caffetteria delle principesse Disney a Tokyo

TOKYO – Il mondo di Disney si fonde con quello dei manga per un imperdibile evento crossover in arrivo nella patria nipponica. Le iconiche principesse Ariel, Cenerentola, Belle, Tiana e Biancaneve si potranno ammirare in versione shojo presso un’esclusiva caffetteria a tema.

Grazie alla collaborazione tra Disney e la catena giapponese di locali Oh My Café, nel quartiere di Shibuya di Tokyo sarà inaugurato un nuovo punto vendita a tempo limitato, dedicato alle Principesse Disney in veste manga e aperto al pubblico dal 26 aprile al 9 giugno 2024.

Il nuovo locale dal nome Manga Princess dedicato ad Ariel, Cenerentola, Belle, Tiana e Biancaneve offre un menù con diverse pietanze tra cui scegliere, oltre a uno spazio per il merchandising a tema e una location che richiama ai colori tipici delle cinque Principesse Disney.

Nel menù proposto da Oh My Café sono presenti anche diverse bibite calde e fredde sempre suddivise con i colori delle Principesse Disney, che includono bevande di frutta allo yogurt oppure con latte, oltre a tè e caffè.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Nasce Ecosistema a Milano: cucina olistica e caffè estratto con Dalla Corte: “L’obiettivo è dare benessere alle persone”

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ecosistema
I due fratelli Cassago, a sinistra lo chef Luigi e a destra Luca, l'architetto

MILANO – La Milano Design Week anima le strade della città, accogliendo molti visitatori italiani e internazionali: le attrazioni non mancano e all’appuntamento non si è dato per assente il caffè. Bevanda trasversale, si ritrova ad essere il protagonista di diversi eventi, come quello organizzato all’interno del suggestivo Ecosistema, con un partner d’eccezione: Dalla Corte.

Una collaborazione nata per l’interesse e l’impegno comune tra questi due brand rispetto alla sostenibilità. In più, quando viene chiesto allo chef, perché avesse scelto Dalla Corte – una Zero Barista è sul bancone di Ecosistema – la risposta arriva forte e chiara: “Me ne sono innamorato subito. Approvata al 100%”.

La Zero Barista Dalla Corte a Ecosistema

Il nuovo spazio multifunzionale dotato di soppalco ancora in via di costruzione sorge in via Gaetano Giardino 5, proprio dietro il Duomo e nella stessa strada in cui prima era già stato avviato il bistrot Ecooking che tutt’oggi è in piena attività.

Ecosistema è invece l’ultimo progetto di due fratelli, uno chef e un architetto, Luigi e Luca Cassago

Il primo che si era già cimentato nel caffè di qualità tostato Lot of Zero – che trionfa anche durante la serata di lancio e al momento sarà servito e offerto come servizio aggiuntivo alle numerose attività, in espresso e in French Press -, ora torna con una nuova storia da raccontare nell’unione della sua esperienza culinaria e delle competenze in design di suo fratello.

I luoghi dedicati all’ospitalità, all’alimentazione, vengono riscritti nel design per dar vita ad un punto di incontro per mente e corpo a tavola.

Da Ecosistema si trova un orticello che fa la sua apparizione nella parete di fronte alla cucina – rigorosamente a vista -, come un mobile certificato 100% sostenibile, derivato da materiale di recupero (e non di scarto) dell’azienda Himade.

Il mobile certificato 100% sostenibile

Insomma, un ambiente dedicato alla cucina con l’Ecooking Academy aperta al pubblico e all’Arch Academy dove si insegneranno proprio architettura e design e una zona versatile che verrà sfruttata per diversi tipi di attività.

Lo chef Luigi Cassago e l’architetto Luca Cassago:

“Crediamo fermamente che l’esigenza di cambiamento nasca dallo sperimentare qualcosa di diverso e unico per il proprio benessere. Vogliamo connettere realtà con cui impegnarci nella progettazione di un percorso dedicato all’uomo, al suo benessere psicofisico dove alimentare il proprio corpo, la propria mente, allenare il proprio fisico e accrescere il proprio “star bene”.

Una grande sfida di cui ci siamo innamorati! Per questo abbiamo rivoluzionato il concetto di showroom nella sua accezione di spazio, creando un’armoniosa combinazione di proposte di aziende che lavorano sul benessere della persona. Vogliamo dare vita a una fucina di progetti in cui Ecosistema e i partner si impegnano in un percorso di scelte e attività importanti votate anche alla diminuzione dell’impatto ambientale”.

L’apertura è prevista ogni giorno dalle 9 alle 18, in tutte le sue sfaccettature, da spazio di co-working a caffetteria, e dalle 18-24 da locale notturno in cui organizzare eventi.

Per mantenere in piedi questo organismo, un gruppo ben nutrito: soltanto per la serata di lancio sono stati impiegati 50 ragazzi all’opera.

Ma lo chef anticipa: “Contiamo di arrivare ad un centinaio per il personale. Abbiamo avuto difficoltà a reperirlo, ma ci siamo riusciti. Togliendo gli spezzati, aumentando i salari, riducendo gli orari. Amo il contatto, il dipendente non è un numero, è una persona”.

E da Ecosistema sarà possibile dunque allestire mostre d’arte, svolgere workshop, ma anche partecipare a diverse attività come yoga, mindfulness, meditazione, corsi di cucina.

Questa creatura che attraverso il buon cibo si fa strada tra cultura e benessere, ha visto la sua nascita grazie al sostegno di 13 partner: il primo già citato è proprio Dalla Corte, Bora, Luxitalia, Holibreak, Quooker, Evocem, Phoebiud, Antares, MIDJ, Novafarm, Ferrari Marmu,Operabluehouse e Maila’s.

Un nuovo modo di concepire la ristorazione, portandolo ad un livello più ampio e completo, includendo anche il concetto tanto sentito della sostenibilità: Ecosistema infatti punta a ridurre il proprio impatto sull’ambiente.

Gianluigi Goi sulla mostra d’arte “I Macchiaioli” a Brescia con protagonista il quadro “Il Caffè Michelangiolo di Firenze”

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Il Caffè Michelangiolo di Firenze, acquarello su carta di Adriano Cecioni (da Pinterest)

Gianluigi Goi è un lettore nonché giornalista specialista di agricoltura affezionato a queste pagine che con la sua lunghissima esperienza e il suo punto di vista ha contribuito diverse volte proponendo contenuti sempre interessanti. Questa volta Goi racconta della sua visita alla mostra “I Macchiaioli” in corso a Brescia (fino al 9 giugno) a Palazzo Martinengo.

In particolare, Goi si sofferma sul quadro “Il Caffè Michelangiolo di Firenze” (1861 circa) del livornese Adriano Cecioni che costituisce il vero e proprio atto di nascita del movimento dei Macchiaioli.

Il quadro si rivela una perfetta unione tra caffè e arte, binomio che ha da sempre occupato uno spazio di rilievo nella nostra cultura. Leggiamo di seguito l’approfondimento di Goi.

La mostra d’arte “I Macchiaioli” e “Il Caffè Michelangiolo di Firenze”

di GIANLUIGI GOI

BRESCIA – Solitario per posizione e un poco scontroso per così dire di nascita, scuro di suo anche nella cornice,  doverosamente occupa il primo posto nella successione dei quadri.

L’oscurità della saletta non aiuta occhi banalmente anziani a vedere i contorni caricaturali di un acquerello di 53,5 cm di altezza x 82 di larghezza, inusualmente esposto al pubblico – è parte di una collezione privata milanese – del quadro “Il Caffè Michelangiolo di Firenze” (1861 ca) del livornese Adriano Cecioni in occasione della mostra “I Macchiaioli” in corso a Brescia (fino al 9 giugno) a Palazzo Martinengo.

goi macchiaioli
La mostra “I Macchiaioli” (immagine concessa)

Un quadro tanto scontroso quanto importante: costituisce infatti il vero e proprio atto di nascita del movimento  dei Macchiaioli, ancorchè senza gli svolazzi della firma del notaio autenticante e/o la ridondante pallosità del latinorum giuridico, a cui la critica unanime riconosce importanza assoluta nella storia dell’arte italiana.

Per tornare alla mostra, curata da Francesca Dini e Davide Dotti, vive della presenza  e della filologica attenzione di oltre 100 opere molte delle quali provenienti da collezioni private (e come tali di non facile accessibilità) e da istituzioni culturali quali gli Uffizi di Firenze, il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, i Musei Civici di Udine, l’Istituto Matteucci di Viareggio e la Fondazione CR Firenze. Suggestioni culturali e rimandi ad ampio raggio sul significato e il valore della mostra le dobbiamo alle considerazioni della storica dell’arte Barbara D’Attoma.

Il nostro Adriano Cecioni (1836-1886), pittore tradizionale ma anche caricaturista (il suo satirico “Caffè Michelangiolo” graffia non poco) e scultore. Una schedina illustrativa del quadro spiega che “l’interno del locale è caratterizzato da colori caldi, marroni e ocra.

I clienti si distinguono per abiti molto scuri. Una tappezzeria di colore verde decora le pareti mentre il pavimento giallastro è fortemente illuminato dalla luce artificiale”. Alle pareti sono raffigurati molti quadri a testimoniare la nutrita presenza di pittori fra gli avventori del caffè. Di agiata famiglia proprietaria di una locanda, Cecioni frequentò l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Collaborò con artisti del calibro di Telemaco Signorini, Vincenzo Cabianca e Cristiano Banti.

Il Michelangiolo si affacciava, per sfidarla e forse irriderla, nell’allora via Larga, nei pressi dell’Accademia delle Belle Arti e di piazza Duomo.

Ebbe vita fino al 1861. Una targa apposta dagli intellettuali della storica trattoria “Giubbe Rosse” (culla del concorso letterario “Antico Fattore” oggi meritoriamente in capo all’Accademia dei Georgofili che l’ha salvato dall’estinzione) solitaria ne ricorda i brevi fasti.

Aperto nel 1848 in pieno fervore risorgimentale il “Michelangiolo” fu “il ritrovo dei capi ameni, degli eccentrici, dei matti insomma dove le burla di tutti i generi sono all’ordine del giorno insieme agli stornelli popolari della campagne Toscane cantati con mirabile armonia”. Con il  tempo al periodo bohémien e goliardico degli inizi subentrò il metodo, “altrettanto informale”, del cenacolo. Sempre importanti e vivide le identità patriottiche e risorgimentali.

Da “etno-caffeinomane” convintamente recidivo – per dirla con Flaiano si tratta di una malattia, la “etno-caffeomania”, forse poco diffusa, probabilmente grave, ma non seria – mi permetto di evidenziare a quanti con il caffè inteso come luogo di incontro e di lavoro lo vivono nella quotidianità, di prestare grande attenzione al ruolo sociale che assolvono e sono chiamati ad assolvere.

All’epopea del Caffè Michelangiolo – oggi i suoi vecchi spazi ospitano il Museo Leonardo da Vinci Firenze, particolarmente ricco di installazioni multimediali –  che fu l’autentico brodo di coltura dei Macchiaioli, artisti innovatori e progressisti che basavano  “il loro stile sull’uso di macchie di colore e una tecnica rapida”, sono dedicati due libri molto appropriati e particolari: l’iconico “Caricaturisti e caricaturati al Caffè Michelangiolo (1846-1866) – Ricordi di Telemaco Signorini “ e “Caffè Michelangiolo” (1944, Firenze, Vallecchi editore) di Pietro Bargellini, storico sindaco fiorentino e inesauribile cantore delle meraviglie della Città del Giglio.

“Caricaturisti e caricaturati al Caffè Michelangiolo (1846-1866) – Ricordi di Telemaco Signorini” (immagine concessa)

Solo un cenno, infine, alla Rivista Caffè Michelangelo che trattò i temi storici, politici ed artistici cari ai suoi frequentatori.

A prescindere dalle giravolte caffeicole dello scrivente, la mostra è una vera e propria goduria: capolavori quali, ma molti altri quadri meriterebbero una citazione approfondita e competente:

“La scaccia delle anitre” di Angelo Tommasi, per me semplicemente indimenticabile; “Le cucitrici di camicie rosse” di Odoardo Borrani; “Raccolta del fieno in Maremma” di Giovanni Fattori; “I fidanzati” di Silvestro Lega; “Pascoli a Castiglioncello” di Telemaco Signorini hanno vivificato e impreziosito gli occhi più del dovuto collirio quotidiano”.

                                                                                                                Gianluigi Goi

La Marzocco Store a Milano inaugurato per la Design Week: aperto fino al 21 aprile

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La vetrina di La Marzocco Store (immagine concessa)

MILANO – In occasione della Milano Design Week, La Marzoccoleader nella realizzazione artigianale di macchine e attrezzature per caffè di alta qualità dal design iconico – ha inaugurato il temporary La Marzocco Store il 15 aprile. Il centro sarà aperto fino al 21 aprile in via Palermo 21, nel cuore del quartiere di Brera, dove l’azienda fiorentina dà vita a un luogo di incontro e condivisione dove partner, designer e appassionati possono partecipare a diverse masterclass esclusive curate dagli esperti di Accademia del caffè espresso, il centro culturale polifunzionale de La Marzocco.

La Marzocco Store per la Milan Design Week

Il ricco palinsesto di eventi in programma comprende diversi workshop per imparare a fare un espresso con l’estrazione ideale o per apprendere a riconoscere i vari aromi presenti nel caffè.

Ad arricchire il calendario nella settimana più dinamica dell’anno, una serie di appuntamenti legati al benessere e alla creatività culinaria: il giovedì mattina è infatti possibile partecipare a una rigenerante sessione di face yoga guidata da Anna Kostina, mentre il sabato è previsto un brunch firmato da Onest e due sessioni per imparare a realizzare il tiramisù perfetto.

La collezione La Marzocco nello store (immagine concessa)

La Marzocco Store è anche un luogo dove poter gustare un buon caffè e, soprattutto, scoprire le ultime novità del brand con un focus particolare sulle macchine della linea Home, vere e proprie icone di design e artigianalità ideate da La Marzocco per l’ambiente domestico e non solo: la Linea Mini e la Linea Micra.

Proprio la Linea Mini – una macchina per caffè espresso compatta di livello professionale che si distingue per le prestazioni tecniche e il design distintivo – è protagonista di una special edition completamente personalizzata per Rimowa, iconica Maison tedesca di valigeria con sede a Colonia, e presentata durante la Milano Design Week 2024.

La Marzocco Rimowa all’interno dello store (immagine concessa)

Gli abili artigiani de La Marzocco hanno reinterpretato l’alluminio scanalato, elemento distintivo di Rimowa, e l’hanno tradotto in una macchina dal design ricercato.

Prodotta nello stabilimento di Firenze, ogni componente della limited edition richiede 40 ore di lavorazione artigianale dedicata.

La macchina presenta all’esterno gli iconici pannelli scanalati in alluminio provenienti dallo stabilimento Rimowa di Colonia, assemblati e installati interamente a mano.
L’alto livello di artigianalità si estende anche alle finiture, dal telaio alla base, che presenta i due loghi dei marchi per celebrarne l’unione.

Il design integra inoltre un rubinetto dell’acqua calda su misura e manopole realizzate in alluminio, decorate con gli iconici monogrammi Rimowa e La Marzocco. Infine, il portafiltro personalizzato è realizzato in alluminio anodizzato, così come i piedini.

L’interno di La Marzocco Store (immagine concessa)

Ingegno, artigianalità, design, ricerca continua, eccellenza, meticolosa attenzione ai dettagli: sono solo alcuni dei valori che accomunano le due aziende e che hanno portato alla nascita di questa evocativa collaborazione.

“Rimowa è sinonimo di viaggio” – dichiara Andrea Cobianchi, brand manager La Marzocco – “e La Marzocco Home è un invito alla scoperta della bellezza e della convivialità legate alla preparazione del caffè; quando questi aspetti si uniscono, si ottiene un’esperienza del caffè autentica, di classe ed eccezionale.”

A partire dal 15 aprile è possibile scoprire la limited edition realizzata in collaborazione con Rimowa presso il pop-up store firmato La Marzocco, insieme alle altre iconiche macchine della linea Home, tutte caratterizzate da un design ricercato e funzionale, e completamente customizzabili dagli esperti artigiani dello stabilimento di Firenze.

La speciale macchina creata in collaborazione sarà anche visibile presso il Rimowa Café presso lo Spazio Maiocchi, dallo stesso giorno.

Inoltre, a chi visita il pop-up store, viene regalato un gettone “caffè sospeso”, offerto da La Marzocco, fino ad esaurimento, da utilizzare presso alcuni dei suoi clienti finali, tra cui locali, bar e coffee shop in giro per la città.

Ecco come il nuovo genoma degli arabica potrà aiutarci ad aumentare la resilienza al cambiamento climatico

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(credits: University at Buffalo)

MILANO – La chiave per creare nuove varietà di arabica resilienti al cambiamento climatico e alle avversità potrebbe trovarsi nella storia di questa specie. Che è molto più antica di quanto non si sia creduto sino a oggi. La nuova mappatura del genoma di riferimento della Coffea arabica – di cui abbiamo parlato nel numero di ieri, martedì 16 aprile, di Comunicaffè – rivela nuovi dettagli sin qui poco chiari sulla nascita e sull’evoluzione della varietà più nota e apprezzata del genere Coffea.

Il tutto è contenuto in uno nuovo studio a più mani pubblicato da Nature Genetics, realizzato con il contributo fondamentale di Nestlé Research.

I risultati confermano che la C. arabica è nata per ibridazione spontanea nelle foreste dell’Etiopia: un dato già acquisito da tempo.

A differenza però di altri studi recenti, lo studio riporta indietro nel tempo questo singolo episodio, che avrebbe dato origine alla specie, ad almeno 600 mila anni fa.

Da allora, la C. arabica si sarebbe diffusa – tra alti e bassi scanditi anche dai periodi climatici – nell’arco dei secoli e dei millenni, sino all’avvento della sua coltivazione nel XV secolo.

“Abbiamo utilizzato le informazioni genomiche delle piante di oggi per risalire nel tempo, tracciando un quadro il più possibile accurato della lunga storia della C. arabica, per stabilire come le varietà moderne sono tra loro imparentate” ha dichiarato Victor Albert, coautore dello studio e docente presso il dipartimento di scienze biologiche dell’Università di Buffalo, nello stato di New York.

“La comprensione dettagliata delle origini e della storia riproduttiva delle varietà contemporanee sono cruciali per lo sviluppo di nuove cultivar di arabica meglio adattate al cambiamento climatico” sottolinea Albert.

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