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mercoledì 27 Novembre 2024
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Martino Zanetti, Hausbrandt, lancia l’art collection della bottiglia di vino di Col Sandango

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martino zanetti
La Martino Zanetti art collection di Col Sandago (immagine concessa)

VERONA – I giorni della kermesse di Vinitaly 2024 hanno segnato il debutto della Martino Zanetti art collection di Col Sandago. Dal design della bottiglia, che già si preannuncia come nuova icona di stile, all’esclusività del nuovo vino, tutto in questa Limited parla di lusso e arte.

La Martino Zanetti art collection di Col Sandango

Ad accogliere l’assoluta novità Col Sandago sul palcoscenico veronese è stato uno stand dalla duplice personalità: il bianco minimalista affiancato a pennellate colorate e all’illustrazione della verde collina con le “case bianche” simbolo di Col Sandago si sono rivelati un binomio capace di svelare carattere e peculiarità del nuovo vino dell’Azienda.

Il fil rouge tra arte e vino è l’espressione artistica di Martino Zanetti: giocosa eleganza che si esprime sulla bottiglia Art Collection, come su un foglio bianco in un tutt’uno armonico, con unicità, autenticità e colorata leggerezza.

L’edizione per la primavera – estate porta il nome di Easy Art: freschezza e dinamicità trainano la scelta cromatica e la naturalità dei tratti colorati, che sembrano casuali ma in realtà creano armoniose palette, con l’alternanza di spazi pieni e vuoti, linee che idealmente collegano realtà e sentimenti.

Ispirazione per Col Sandago sono le colline di Susegana la cui espressione territoriale viene per lo più dedicata alla produzione di vini a base Glera ma che, in questo vino, è rappresentata anche da altri vitigni.

Proprio per questo Martino Zanetti art collection racchiude sapienza e ricerca in uno Spumante risultato di una selezione delle migliori uve di Col Sandago, di splendida beva e dallo stile inimitabile. Brillante con emissione di spuma fine e persistente, dal profumo gradevole e tipicamente fruttato, si accompagna ad un gusto morbido e armonico che lo rende ottimo come aperitivo e tutto pasto.

Il progetto Martino Zanetti art collection prevede una seconda limited edition dedicata al periodo autunno – inverno.

Martino Zanetti art collection di Col Sandago: vino e arte, opere la cui duplice anima sprigiona esperienze sensoriali d’eccezione, che si esprimono con freschezza, dinamicità e stile.

Cuppy Clean: il sistema per lavare e sanificare le tazzine in ceramica con il vapore

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cuppy clean
Il sistema Cuppy Clean (immagine concessa)

TREVISO – Il piacere di uno tra i riti più amati dagli italiani si unisce al gusto di fare del bene all’ambiente. Il tutto grazie a un apparecchio innovativo ed ecosostenibile, progettato per evitare l’impatto dei materiali monouso utilizzati per il consumo di caffè, stimato in circa 30mila tonnellate di rifiuti.

“Un giorno i miei occhi si sono posati su un bidone tracimante di bicchierini di plastica usati: da quel momento ho iniziato a interrogarmi su come trovare una soluzione al problema.”, ricorda Oscar Da Re, trevigiano, ceo dell’azienda Lamec Cablaggi con oltre 40 anni di esperienza nel settore della subfornitura elettromeccanica, che quattro anni fa ha coraggiosamente scelto di portare avanti un’intuizione rivoluzionaria.

Cuppy Clean: la prima pausa caffè zero waste

Da quell’idea è nato Cuppy Clean: un sistema unico, zero waster, per lavare, sanificare, asciugare e preriscaldare tazzine di caffè in ceramica.

Ci sono voluti anni di ricerca e sviluppo e oltre 1,5 milioni di euro di investimento per dare vita al primo sistema automatico istantaneo che sfrutta il potere igienizzante del vapore.

Per promuovere Cuppy Clean, nel 2023 è stata fondata la NewCo Nowastec (No Waste Technology), società benefit appartenente al gruppo, con la mission di contribuire alla sostenibilità con un ruolo attivo.

In un mondo in cui cresce l’attenzione per le pratiche sostenibili, è importante consolidare le abitudini in funzione del loro impatto sull’ambiente e Cuppy Clean offre l’opportunità di essere parte attiva del cambiamento, trasformando uno dei momenti più attesi della giornata in un rituale green da condividere in azienda, negli uffici, negli studi professionali e nelle attività commerciali dove sia presente una macchinetta o un distributore automatico di caffè.

Lo specifico set di tazzine di ceramica, firmata Tognana e personalizzabile, viene fornito insieme all’apparecchio. Inoltre, grazie alla sua funzione di preriscaldo, permette di gustare l’amata bevanda come al bar, in tazza calda.

Cuppy Clean non richiede allacciamenti idrici né scarichi, si collega alla corrente elettrica. È una macchinetta carrellata con un serbatoio d’acqua di 5 litri, che consentono di eseguire circa 200 lavaggi.

Il sistema automatico innovativo permette di lavare e sterilizzare le tazzine in ceramica in soli 20 secondi con un getto di vapore a 135 gradi centigradi, eliminando il disagio del lavaggio in luoghi non idonei e consentendo il suo riutilizzo immediato.

Test condotti da laboratori terzi e indipendenti certificano che la sua tecnologia elimina fino al 99,997% dei microrganismi (virus, germi, batteri, funghi, spore e lieviti).

Inoltre, il consumo di acqua e di elettricità sono davvero minimi: solo 15 ml/tazza e 5 watt di consumo elettrico massimo per lavaggio. Cuppy Clean può essere programmata per attivarsi negli orari di ufficio oltre i quali il sistema entra automaticamente in standby, weekend compresi, garantendo un ulteriore risparmio energetico. La produzione è già avviata con assistenza garantita attraverso i partner vendor.

La ristorazione nei centri commerciali: 2023, giro d’affari di 5,6 mld

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ristorazione centri commerciali
Roberto Zoia, presidente del Cncc (immagine concessa)

MILANO – Si è tenuto il Webinar dal titolo “Ristorazione, people e consumi”, l’appuntamento organizzato da Aigrim, l’associazione nata in seno a Fipe–Confcommercio, durante il quale sono stati presentanti i dati aggiornati dell’Osservatorio sulla ristorazione nei centri commerciali, realizzato da Deloitte, nato da un’iniziativa con Aigrim e Cncc.

L’Osservatorio ha l’obiettivo di analizzare, su base continuativa, una serie di indicatori sull’impatto e l’andamento della ristorazione nei centri commerciali e fornire elementi utili a definire direttive strategiche e azioni di miglioramento delle performance del comparto.

All’interno del complesso contesto macroeconomico, nel quale, però, ci sono buoni segnali di ripresa della domanda e del potere d’acquisto delle famiglie, il mercato della ristorazione a livello globale è cresciuto nel 2023, attestandosi a 2.795 miliardi di euro. Le prospettive dei prossimi anni sono positive, con un tasso di crescita annuo CAGR 23-28 del +3,8% e un valore che si aggira intorno ai 3.367 miliardi di euro nel 2028.

In questo scenario, l’Italia, per il 2023, raggiunge un valore di 82 miliardi di euro, confermando il proprio peso del 3% sul mercato della ristorazione globale, e prevede una crescita del +2,1% CAGR 23-28, trainata principalmente dai Quick Service Restaurant, per i quali si figura un CAGR 23-28 del +2,5%, versus +1,9% CAGR 23-28 per i Full Service Restaurant.

Il settore della ristorazione, quindi, conferma la sua rilevanza per il Paese e questo è tanto più evidente se si analizzano – come evidenziato da Deloitte – i dati relativi ai centri commerciali: dal 2022 al 2023, il comparto ha guadagnato un punto percentuale sul fatturato dei centri commerciali, raggiungendo un volume di affari pari a 5,6 miliardi di euro. La crescita è guidata anche dalle afluenze nei centri commerciali, che corrisponde a +7% nel 2023 rispetto al 2022.

Nello specifico, del 2022 al 2023, l’incidenza dei ricavi della ristorazione sul totale fatturato dei centri commerciali è passata da 9,7% all’11,2% a livello nazionale, sul panel analizzato dall’Osservatorio. Tuttavia, il numero di consumazioni di ristorazione per ingresso nei centri commerciali è rimasto stabile rispetto al 2022.

Analizzando il sentiment dei centri commerciali intervistati, la ristorazione è prevista crescere anche nel 2024, particolarmente trainata dai Grandi Centri del Nord Ovest e dal Sud e Isole. Mentre, dal punto di vista degli operatori di Ristorazione, la crescita del Foodservice nei centri commerciali sarà costante ma contenuta, guidata in particolare dai fast food, i quali sono previsti avere aumenti a doppia cifra tra il 2023 e il 2024.

“L’appuntamento di oggi e i dati dell’Osservatorio realizzato da Deloitte e nato dall’iniziativa di AIGRIM e CNCC sono un’ulteriore conferma di quanto il nostro comparto sia di rilevanza strategica per il nostro Paese. Nonostante lo scenario geopolitico sembri riportare un clima di sfiducia sui consumi, l’outlook per i prossimi 5 anni di un +3,8% è un segnale positivo”, ha commentato Cristian Biasoni, presidente di Aigrim. “E il tema della tutela e della salvaguardia del benessere delle nostre persone diventa imprescindibile. Non si può parlare di crescita, se non associata a un nuovo paradigma lavorativo applicato anche a chi, nel settore, ci lavora.

Possiamo fare molto in termini di welfare, di formazione e di benefit ed è giunto il momento di lavorare di concerto a un modello, attrattivo per le nuove persone e attento per chi già ci lavora”.

Roberto Zoia, presidente del CNCC: “I risultati dell’Osservatorio affidato da Aigrim e Cncc a Deloitte presentati oggi confermano l’importanza della ristorazione nel business dei centri commerciali: l’offerta food&beverage è, infatti, diventata un’ancora trainante per l’andamento positivo che stiamo riscontrando da oltre un anno nella nostra Industria, grazie ad un’offerta che ha saputo evolversi ed intercettare le richieste di clienti sempre più esigenti, anche dal punto di vista della qualità e della comodità del servizio. Obiettivo di questo Osservatorio è anche prevedere i trend futuri, che si possono identificare da un’analisi puntuale del settore, così da anticipare eventuali cambiamenti e inevitabili assestamenti dopo un periodo di grande sviluppo come quello attuale”.

“Per i prossimi anni si prevede una crescita moderata del volume d’affari dei centri commerciali, ma la ristorazione si conferma essere il principale driver di sviluppo tra le diverse categorie merceologiche, con il fast-food che rileva un’attesa di crescita a doppia cifra superiore rispetto agli altri formati di Food Service”, afferma Tommaso Nastasi, senior partner di Deloitte Italia.

Fipe e Aic insieme per la sensibilizzazione sulla celiachia

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fipe e aic
Fipe insieme all'Associazione italiana celiachia (immagine concessa)

ROMA – Fipe-Confcommercio e Aic – Associazione italiana celiachia hanno firmato a Roma un Protocollo d’intesa per lo sviluppo e la promozione di iniziative volte a diffondere una maggiore conoscenza della celiachia all’interno dei pubblici esercizi in Italia e garantire la massima attenzione e qualità nel servizio per i clienti con questa patologia.

Fipe insieme ad Aicper una maggiore consapevolezza sulla celiachia

L’accordo è stato presentato e sottoscritto da Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio, e Rossella Valmarana, presidente Aic, nel corso di un evento al quale hanno preso parte Elena Murelli, senatrice e presidente dell’Intergruppo parlamentare su celiachia, allergie alimentari e AFMS, Roberto Calugi, direttore Generale di Fipe-Confcommercio, Sergio Paolantoni, presidente di Fipe – Roma, Caterina Pilo, direttore generale di Aic Susanna Neuhold, responsabile nazionale qualità & sicurezza alimentare Aic.

Fipe e Aic, in particolare, si impegneranno per sensibilizzare le imprese associate alla Federazione ai temi legati alla celiachia e alla dieta senza glutine e per promuovere la conoscenza del programma Afc di Aic, quale utile strumento informativo di accoglienza in sicurezza per la salute della clientela celiaca e supporto per le imprese associate al sistema Fipe-Confcommercio nella strutturazione di un’offerta sicura e di qualità, che sappia valorizzare appieno la ricca varietà delle ricette gluten free. Un’iniziativa volta, inoltre, a mettere gli imprenditori a conoscenza delle azioni pratiche da intraprendere per garantire la massima sicurezza per la clientela celiaca riducendo e massimizzando gli investimenti dedicati.

Il protocollo nasce dall’esigenza di fare in modo che chi soffre di questa malattia possa sentirsi a suo agio e al sicuro nel maggior numero di esercizi del Paese. L’indagine 2023 su Ristorazione e celiachia, commissionata da Aic e realizzata da un’azienda specializzata in studi e ricerche di mercato, ha fatto emergere una serie di differenze sostanziali nell’approccio al servizio senza glutine tra i locali aderenti al programma Alimentazione Fuori Casa senza glutine (AFC) dell’Associazione Italiana Celiachia, rispetto a quelli non aderenti.

Come riporta l’indagine, infatti, il 63% dei gestori di locali non facenti parte di AFC dichiara di avere una conoscenza superficiale della materia; il 68% di queste attività, inoltre, non utilizza l’apposita dicitura, anche se prepara piatti senza glutine.

“Siamo onorati di annunciare oggi la firma del Protocollo d’Intesa con AIC”, ha commentato Lino Enrico Stoppani, Presidente di Fipe-Confcommercio. “Con questo accordo, infatti, ci impegniamo a sensibilizzare ancor di più i ristoratori sul tema della celiachia, una malattia che ancora oggi è sottostimata e oggetto di molta disinformazione. Non si tratta solamente di ampliare e adattare l’offerta nel menù, ma anche di agire con azioni di formazione per il personale riguardo la preparazione, la conservazione e la somministrazione degli alimenti gluten free. Da sempre Fipe e i pubblici esercizi rappresentano simboli di ospitalità e inclusione: vogliamo che lo siano sempre di più per tutti”.

“I dati del Ministero della Salute (2022) ci confermano che la celiachia colpisce circa l’1% della popolazione e si stima quindi che le persone celiache in Italia siano circa 600mila: per queste persone la dieta senza glutine è l’unica terapia possibile, un vero e proprio salvavita. AIC lavora quotidianamente per sensibilizzare la classe medica, le istituzioni, l’opinione pubblica e gli esercizi commerciali su questa patologia affinché le persone celiache possano aderire ai prevalenti stili di vita ed essere inseriti pienamente nella società, che la legge quadro sulla celiachia ben evidenzia tra le sue finalità’.” ha aggiunto Rossella Valmarana, presidente di Aic – Associazione Italiana Celiachia.

Valmarana aggiunge: “Siamo particolarmente felici di siglare questo protocollo di intesa con Fipe che ci permetterà di fare crescere i locali aderenti al programma Alimentazione Fuori Casa e garantire a tutti la possibilità di viaggiare e mangiare al ristorante con la certezza di essere accolti da professionisti informati sulla celiachia e sulla dieta senza glutine”.

Mariano Comense: rubati 600 euro dai distributori automatici, arrestato un uomo di 30 anni

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Una vending machine (immagine: Pixabay)

Un uomo senza fissa dimora e con problemi di tossicodipendenza ha rubato gli incassi di alcuni distributori automatici di una struttura sanitaria riuscendo a portare via 600 euro. I carabinieri di Mariano Comense, in provincia di Como, lo hanno arrestato per due furti aggravati. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Michela Vitale pubblicato sul portale Tv News.

Il furto ai distributori automatici di Mariano Comense

MARIANO COMENSE (Como) – Alcuni fori per rubare gli incassi dei distributori automatici di bevande di una struttura sanitaria.

Così – stando alle ricostruzioni – avrebbe agito un 30enne di origini albanesi, senza fissa dimora e con problemi di tossicodipendenza. I carabinieri di Mariano Comense lo hanno arrestato per due furti aggravati.

Stando a quanto emerso, per due volte l’uomo, già noto alle forze dell’ordine, sarebbe entrato in una struttura sanitaria, avrebbe raggiunto i distributori automatici di bevande.

Poi l’uomo avrebbe forato le macchinette riuscendo a portar via un bottino di circa 600 euro.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Finlandia: Kaffa Roastery lancia la miscela creata dall’intelligenza artificiale

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L'intelligenza artificiale (immagine Pixabay)

La torrefazione artigianale Kaffa Roastery, con sede a Helsinki, ha lanciato una miscela di caffè sviluppata dall’intelligenza artificiale in un esperimento in cui si spera che la tecnologia possa, con il tempo, alleggerire il carico di lavoro in un settore che tradizionalmente è sempre stato caratterizzato dalla manualità. Leggiamo di seguito parte dell’articolo tradotto dalla lingua inglese del portale Euronews.

La miscela di caffè prodotta dall’intelligenza artificiale

HELSINKI – Non desta troppe sorprese che la miscela “AI-conic” della Kaffa Roastery di Helsinki sia stata lanciato in Finlandia, una nazione di 5,6 milioni di abitanti che consuma più caffè al mondo con 12 chili pro capite all’anno, secondo l’International Coffee Organization.

La miscela, scelta dall’intelligenza artificiale con quattro tipi di chicchi dominati dal vellutato Fazenda Pinhal del Brasile, è il risultato finale di un progetto congiunto di Kaffa, la terza più grande torrefazione di caffè in Finlandia, e la consulenza locale sull’IA, Elev.

“Sfruttando modelli simili a ChatGPT e Copilot, l’intelligenza artificiale è stata incaricata di creare una miscela che si adattasse idealmente ai gusti degli appassionati di caffè, spingendo i limiti delle combinazioni di sapori convenzionali,” ha dichiarato Elev.

Svante Hampf, direttore generale e fondatore della Kaffa Roastery, ha svelato all’Associated Press che i due partner volevano sperimentare come l’IA e i suoi diversi strumenti potessero essere utili nella torrefazione del caffè, una professione artigianale tradizionale molto apprezzata in Finlandia.

“Fondamentalmente abbiamo fornito descrizioni di tutti i nostri tipi di caffè e dei loro sapori all’IA e le abbiamo dato istruzioni per creare una nuova miscela,” ha detto Hampf, mentre presentava “AI-conic” al Festival del Caffè di Helsinki che ogni anno riunisce torrefazioni e coffee lover.

Per leggere la notizia completa in lingua inglese basta cliccare qui.

Amarey con illycaffè sfrutta la pianta del caffè: olio d’Arabica nel sapone e nella crema mani

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A sinistra Jaqueline Illy, Co-founder di Amarey insieme alla sorella Andrea Dominique Illy

MILANO – Il flagshipstore illycaffè in via Montenapoleone 19 per la Giornata della Terra diventa la rampa di lancio dell’ultimo prodotto targato Amarey: la creatura di Andrea Dominique Illy, Co-Founder & CEO, e di Jaqueline Illy, Co-founder di Amarey e figlie di Andrea Illy, ancora una volta nasce dal legame tra caffè e cosmetica. Così, dopo il burro di caffè, ora è il turno dell’olio di Arabica.

Amarey continua la sua evoluzione in occasione della Giornata della Terra

La start up produttrice di prodotti e ingredienti funzionali ricavati dalla pianta di caffè, si distingue con quest’ultima soluzione frutto del lavoro congiunto tra Amarey e illycaffè.

Il flagship cambia veste per celebrare la Coffeea arabica, dimostrandosi lo spazio perfetto per valorizzare questo nuovo ingrediente e vederne la sua applicazione in chiave beauty in due prodotti finiti, il sapone e la crema mani.

I prodotti Amarey (immagine concessa)

Prodotto in Italia con metodi 100% circolari, l’olio di Arabica Amarey è un ingrediente funzionale ad elevata concentrazione di acidi grassi essenziali, diterpeni e steroli, che gli conferiscono proprietà antiossidanti, capaci di proteggere dalla degradazione del DNA.

In grado di ripristinare i lipidi della pelle, l’olio di Arabica migliora l’epidermide e aumenta l’idratazione della pelle, oltre a promuovere il rinnovamento cellulare; proprio per queste sue caratteristiche, Amarey ha già scelto di impiegarlo in questi due prodotti finiti, studiati per assicurare idratazione e nutrimento.

Il packaging 100% compostabile home

Anche il packaging dei due prodotti rappresenta un’innovazione improntata alla circolarità: i flaconi sono realizzati con un biopolimero 100% compostabile a casa, resistente all’acqua, al tatto e alla vista del tutto simile alla plastica – ma realizzato a più basse temperature e quindi con un minor impiego di energia -.

Una volta che il packaging viene a contatto con il suolo, i microrganismi di cui è composto iniziano a mangiarne la superficie e il contenitore impiega al massimo in 6 mesi a diventare compost.

L’olio di Arabica (immagine concessa)

Infatti, il materiale è prodotto naturalmente da batteri tramite la fermentazione di zuccheri o oli vegetali, creando una soluzione biocompatibile con una composizione chimica che ne mantiene la performance.

La ricerca Amarey

Se al mondo vengono consumate più di 2 miliardi di tazzine di caffè al giorno, è pur vero che solo una parte della ciliegia del caffè viene utilizzata per produrre la bevanda. Amarey lavora sulla restante, collaborando con l’Università del Caffè – il centro di eccellenza creato da illycaffè per promuovere e divulgare la cultura del caffè in tutto il mondo – per analizzare le fasi di produzione del caffè lungo tutta la filiera e identificare eventuali trasformazioni alternative sostenibili di questo ingrediente.

Applicando i principi dell’economia circolare, Amarey studia come convertire elementi che attualmente vengono scartati dal processo di produzione – come ad esempio la polvere di caffè verde, i chicchi tostati rotti, la silverskin o l’olio di caffè – in nuovi sottoprodotti, perché tutti ancora molto ricchi di molecole che possono essere riutilizzate.

Il separatore dei grassi

Viene per questo impiegato il separatore per enfatizzare la parte lipidica del caffè che non rappresenta tutta la matrice contenuta in forma di grassi nel chicco: quelli che interessano la trasformazione negli ingredienti, vanno dal 2% nella silverskin al 13-18% a seconda dei diversi caffè. Il concetto di bioraffineria valorizza ogni singolo componente utilizzando varie tecnologie per estrarre lipidi e tutte le molecole che hanno funzione antinfiammatoria e che sono liposolubili.

Poi una volta terminata l’estrazione, si ripete il procedimento per estrarre tutto ciò che è idrosolubile e poi creare soluzioni per il settore nutraceutico e cosmetico, terminando il ciclo con il caffè in formula.

L’obiettivo non è solo perseguire un modello rigenerativo in grado di ridefinire cosa chiamiamo caffè, ma anche dare una testimonianza di collaborazione, circolarità, e innovazione.

La mission è quindi riuscire a sfruttare tutto ciò che è riutilizzabile della pianta del caffè: concentrandosi a studiare estrazioni alternative su cui c’è molta ricerca ancora da sviluppare.

“Vogliamo aprire nuove frontiere nel mondo del caffè e dimostrare il potere trasformativo che questa pianta straordinaria può avere,” commenta Andrea Dominique Illy, Co-founder e CEO di Amarey.

“Siamo entusiasti di condividere il nostro impegno per la sostenibilità e l’innovazione attraverso prodotti funzionali e soluzioni che ridefiniscono il concetto di sostenibilità e salute”.

Un passaggio quello dal caffè alla cosmetica, che lei stessa ha raccontato essere nato naturalmente: “Abbiamo avuto la fortuna di crescere conoscendo la pianta e l’ossessione verso la qualità che vi sta dietro, insieme alle basi scientifiche che servono per ottenere la bevanda. Quindi è stato immediato pensare a quello che andava oltre di essa.

E’ nato tutto quando in barca a vela usavamo già il sottoprodotto, lo scarto della moka, per prepararci lo scrub (è il trattamento dermocosmetico finalizzato all’esfoliazione dello strato più superficiale della pelle; n.d.c.) e avevamo soltanto 13 e 14 anni. Siamo 4 donne in famiglia con determinate esigenze e abbiamo sempre viaggiato a lungo e non mancava mai il caffè: così abbiamo preso da questa abitudini da consumatrici, abbiamo collaborato con l’Università del caffè per trarre benefici dal caffè. La cultura della continua ricerca scientifica, fa parte della nostra famiglia.”

“La collaborazione con Amarey si inserisce come un ulteriore tassello nel nostro impegno per l’applicazione di principi responsabili e sostenibili,” aggiunge Cristina Scocchia, Amministratore Delegato di illycaffè. “Siamo orgogliosi di poter dare, insieme, una seconda vita alle nostre materie prime, liberando tutto il potenziale inespresso di un ingrediente prezioso come il caffè”.

Il pane di Davide Longoni con il caffè

L’esperienza è pensata per coinvolgere gli ospiti a 360 gradi, grazie anche alla partecipazione del Panificio Davide Longoni che per l’occasione ha realizzato delle ricette con la polvere di caffè – dopo l’estrazione lipidica, l’idrosolubile e la parte dei volatili, rimane una cellulosa ancora ricca di fibre – usata come la farina per i prodotti dolci e salati. Un assaggio di quello che, ha svelato già Andrea Dominique Illy, un percorso di lunga durata che vedrà magari l’inserimento di alcuni di queste creazioni anche nel Panificio Davide Longoni.

Sapone e crema mani all’olio di Arabica Amarey sono disponibili nel formato da 500ml presso i punti vendita Illy selezionati e su amarey.it, rispettivamente al prezzo di 37 e 86 euro.

Le avventure di Francesco Caracciolo, l’ammiraglio che portò il caffè a Napoli nel libro di Carnimeo

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La copertina (foto concessa)

MILANO – Il caffè come bevanda mistica, un segreto da custodire a qualunque costo, anche tradimenti, omicidi e conflitti tra Paesi distanti. Napoli è un po’ come Algeri, almeno così la racconta Nicolò Carnimeo nel suo “La nave di fuoco” edito da Ugo Mursia Editore, ripercorrendo le avventure di Francesco Caracciolo, uno tra i più grandi uomini di mare italiani.

In oltre 200 pagine – le ultime delle quali, come afferma lo stesso autore in una nota finale, sono state scritte tra gli affreschi del Caffè Gambrinus – le vicende che hanno portato il caffè da un continente all’altro, seguendo le vicissitudini politiche e spirituali di due popoli che hanno tante differenze, quanto altrettanti tratti in comune.

Ma soprattutto la genesi del mito ancora oggi molto vivo, del vero caffè napoletano. Che, proprio come vuole la tradizione, è fatto di passione, di uomini, di emozioni. E, ovviamente, di mare.

Caracciolo, l’ammiraglio che è riuscito a portare il caffè a Napoli

Risveglio, questa è una parola che ritorna spesso all’interno delle pagine di Carnimeo, collegata alla bevanda caffeinica. Un risveglio dei sensi, un’apertura della mente, un movimento ascetico dell’anima, tutto, dentro una tazza.

Nel viaggio esplorativo di Caracciolo da un mondo all’altro, compare il famoso segreto della miscela, che spesso in Italia oggi è sinonimo di chicchi difettosi da nascondere, e che invece nelle parole del libro torna a rivestire un mistero virtuoso, da proteggere per preservare una nuova qualità che cambierà il mondo della tazzina: «Questi chicchi valgono come oro e nascondono un segreto. Ed è un segreto di Stato, duca Caracciolo. E già. Perché chi custodisce la miscela di questo caffè speciale è padrone delle rotte del Mediterraneo. Sto caffè va a ruba!».

I personaggi, dagli aiutanti del protagonista agli stessi antagonisti, sono guidati dalla stessa missione: conquistare questa bevanda esotica per poterla esportare nel proprio Paese.

La lotta di queste diverse fazioni per appropriarsi ciascuna dell’origine dell’oro nero, diventa il momento di condivisione e di scambio di mentalità e tradizioni lontane, ma con dei punti di contatto.

Questa è la magia del rito del caffè, da secoli a questa parte, trasversale e democratico.

Forte il parallelismo tra la chimica per la creazione di pietre preziose e la produzione del chicco:

«Il caffè… è n’alchimia, Francesco Bello» apostrofa il prete Basilio, compagno di avventura di Caracciolo, per spiegare l’importante processo trasformativo dietro il grano verde di Arabica.

Un concetto confermato dal momento epifanico dello stesso eroe quando, costretto in una segreta, si appella al ragionamento ed ecco che torna il paragone: «È un atto alchemico quotidiano che spesso realizziamo senza saperlo.»

Un modo per conquistare l’occidente, più che con le armi: questo è il valore del caffè

Una materia prima, una pianta, una bevanda, che ad Algeri cuoce sull’ibrik ed è un dono divino per consentire agli uomini di superare se stessi.

Fin tanto che in questo turbinio di colpi di scena, dove la morte sembra sempre dietro l’angolo, compare un altro strumento rivoluzionario: dall’unione del genio napoletano e algerino, ecco il prototipo della cuccuma.

Che subito diventa il mezzo attraverso cui attuare una svolta concreta sulla diffusione e il modo di bere il caffè anche in Italia.

Trentatré capitoli di azione sostenuta dalla caffeina sotto i Borboni, che si chiudono con le confessioni finali di Francesco Caracciolo, illuminanti, a voler spiegare le sue ragioni per aver appoggiato i francesi contro il regime borbonico: “Ora potete esprimere un giudizio, conoscete la mia storia.

Perché se c’è stato il risveglio, l’epoca dei Lumi, se l’Europa è percorsa da idee nuove lo si deve anche a me, e… a una polvere nera che ha l’aroma della libertà. Si il caffè… già il caffè.”

La nave di fuoco è acquistabile sul sito dell’editore a 18 euro.

Andrea Illy a Bloomberg: “Perplessità sull’Eudr, quasi tutto il caffè è già esente da deforestazione”

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Andrea Illy, il presidente di illycaffè

MILANO – Eudr, agricoltura rigenerativa. trend di consumo e progetti di quotazione al centro di un’intervista ad Andrea Illy, presidente di illycaffè, che è stato ospite di The Pulse, una trasmissione di Bloomberg, condotta dalla giornalista Francine Lacqua. Riportiamo alcuni dei passaggi salienti. L’Eudr è una norma a forte impatto – ha esordito Illy – poiché introduce delle regole, anziché degli incentivi.

Regole alle quali i paesi produttori hanno difficoltà a uniformarsi, poiché non sempre essi sono dotati delle tecnologie necessarie per realizzare la georeferenziazione e raggiungere la piena tracciabilità, come richiesto dall’UE, oltretutto in tempi molto brevi.

Ma penso che con tanto lavoro e con il sostegno degli investimenti privati la maggior parte dei paesi ce la farà.

E ciò è un fatto positivo, perché sarà possibile certificare che tutto il caffè importato nell’UE non è coltivato in aree deforestate, anche se la mia personale opinione è che sia già così. Non condivido la stima dell’UE secondo la quale il 7% del caffè sarebbe coltivato in aree deforestate. Nei miei calcoli siamo invece prossimi allo zero.

Come Andrea Illy giustifica questa diversa valutazione?

È difficile fare dei calcoli precisi, perché molte delle aree di produzione dell’Africa non sono tracciate. I dati rilevati dai satelliti non sono sempre pienamente attendibili e vanno dunque integrati con rilievi sul campo, cosa che si sta ora facendo.

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Tonino Lamborghini insieme a Rancilio Group e Fiorenzato per la personalizzazione di una macchina per l’espresso e un macinacaffè

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Il logo di Tonino Lamborghini

BOLOGNA – Tonino Lamborghini comunica l’avvio di due nuove partnership con due prestigiose aziende di settore: Rancilio Group e Fiorenzato. Rancilio Group è uno dei più importanti leader a livello mondiale nell’industria delle macchine da caffè espresso. Opera dal design, alla produzione fino alla distribuzione di macchine da caffè professionali in oltre 115 Paesi nel mondo.

Tonino Lamborghini insieme a Rancilio Group e Fiorenzato

A rappresentare il cuore della filosofia Rancilio, è l’innovazione tecnologica e la vera cultura del caffè italiano.

rancilio
Il logo di Rancilio Group

Fiorenzato da oltre 80 anni rappresenta l’avanguardia tecnologica nel mondo dei macinacaffè.

Design accattivante e materiali durevoli nel tempo. La tecnologia del macinacaffè Fiorenzato è concepita per l’uso quotidiano ed un corretto dosaggio di caffè.

Fiorenzato nuovo logo
Fiorenzato nuovo logo

Le due partnership si tradurranno rispettivamente nella customizzazione di una macchina da caffè brandizzata Tonino Lamborghini e in un macinacaffè personalizzato con logo Tonino Lamborghini digitale.