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Jack Daniel’s & Coca-Cola: in Italia la versione ready to drink ispirata al cocktail

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Jack Daniel’s & Coca-Cola
In Italia è disponibile la Jack Daniel’s & Coca-Cola (immagine concessa)

MILANO – Coca-Cola e Jack Daniel’s annunciano il lancio sul mercato italiano della versione ready to drink di Jack Daniel’s & Coca-Cola. Nata dal mix perfetto tra due icone come Jack Daniel’s Tennessee Whiskey e Coca-Cola, la bevanda trae ispirazione dal celebre cocktail da bar, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.

Jack Daniel’s & Coca-Cola in Italia

Una novità che arriva in Italia dopo l’ingresso sul mercato in Messico e America Latina, USA, Asia, Africa e in altri Paesi europei.

Grazie alla collaborazione globale tra i due marchi, i consumatori avranno la possibilità di gustare uno dei cocktail da bar più popolari nella versione in lattina, presente in alcuni Ipermercati, Supermercati e minimarket, bar, take-away, chioschi e punti ristoro di stazioni di servizio quali Autogrill.

“Dopo il successo del lancio di Jack Daniel’s & Coca-Cola nel 2023 in diversi mercati a livello globale, questo prodotto tanto amato arriva anche in Italia. Siamo certi che gli estimatori apprezzeranno il gusto unico di questa bevanda, resa speciale dal mix perfetto di due prodotti iconici, in questa versione pronta da bere. Entrambi i marchi si distinguono per la costante capacità di innovare e rispondere al meglio alle esigenze dei consumatori e questo prodotto ne è un esempio”, ha dichiarato Oleg Mamaev, direttore marketing di Coca-Cola Italia.

“Siamo davvero entusiasti di portare sul mercato italiano, da sempre attento alle novità, un prodotto che unisce due brand iconici come Jack Daniel’s & Coca-Cola. Questo prodotto consente, a tutti coloro che già lo apprezzano come classico da bar, di ritrovarne il gusto anche nella versione ready to drink, e a chi ancora non lo conosce, di apprezzare l’amato Old No.7 in una veste diversa dal solito. Un’unione di gusto davvero imperdibile, per una proposta innovativa e al passo con i tempi”, ha aggiunto Cristina Dotti, Marketing Manager Italy & Alps Brown-Forman.

“Il lancio anche in Italia di Jack Daniel’s & Coca-Cola arricchisce ulteriormente il nostro portafoglio Spirits, confermando il successo della strategia 24/7 di Coca-Cola HBC Italia: offrire ai nostri clienti i prodotti giusti per tutti i momenti della giornata, dalla colazione al dopocena” ha dichiarato Maria Antonella Desiderio, Premium Spirits director di Coca-Cola HBC Italia. “E come sanno bene tutti i nostri partner, che ci seguono dal 2018, la nostra gamma di Spirits è in continua evoluzione”.

Maria Antonella Desiderio aggiunge: “Questo prodotto in particolare, già miscelato e pronto da gustare, è rivolto ad un consumatore che ama la qualità e apprezza la praticità del ready to drink. I primi riscontri sono estremamente positivi, di molto superiori alle nostre aspettative e confermano il trend positivo della categoria ARTD. Quando due brand iconici, come Jack Daniel’s e Coca-Cola, si uniscono, non possono che generare incredibili risultati!”

Un’unione, quella tra Jack Daniel’s e Coca-Cola, che si riflette anche negli elementi grafici che contraddistinguono la lattina, dove spiccano le caratteristiche distintive di entrambi i marchi: il logo rosso di Coca-Cola nel suo classico stile Spencerian, abbinato al design elegante e al colore nero di Jack Daniel’s Old No. 7. Una scelta che sottolinea l’essenza di questa bevanda “born ready”, per gustare il mix dei suoi ingredienti unici.

Per rendere più semplice distinguerla, la lattina della variante con Coca-Cola Zero Sugar, disponibile in Autogrill in questi primi mesi di lancio in Italia, presenta una fascia sulla parte superiore.

La bevanda è destinata ad un pubblico maggiorenne e da consumare sempre responsabilmente.

Futures  del  caffè  robusta   in caduta libera, ma la situazione rimane  critica  in Vietnam e le quotazioni potrebbero risalire

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mercati del caffè robusta futures Eudr arabica esportazioni
Il logo dell'Ice

MILANO – Precipitano i prezzi dei futures del caffè robusta, pur mantenendosi su livelli sempre elevatissimi. Dopo un avvio in lieve rialzo, la settimana a cavallo tra aprile e maggio ha visto sin qui tre sedute consecutive in territorio negativo. La borsa londinese ha perso progressivamente quota finendo in picchiata libera nella seduta di ieri, giovedì 2 maggio.

Il contratto principale (luglio) era risalito lunedì a quota 4.164 dollari, con un parziale rimbalzo dopo le forti perdite del 26 aprile.

Ma a partire da martedì, il trend si è fatto ribassista: in tre sedute, il benchmark ha lasciato sul terreno $484 (-11,6%), di cui $298 (-7,5%) nella sola giornata di ieri chiudendo a 3.680 dollari, minimo degli ultimi 20 giorni.

Segna il passo anche New York. Il contratto per scadenza luglio dell’Ice Arabica è arretrato, nello spazio di tre giorni, di 2.140 punti (-9,4%), chiudendo, sempre ieri, a 206,10 centesimi, in ribasso di 990 punti (-4,6%) rispetto a mercoledì.

La forte correzione va imputata in primo luogo a fattori tecnici, oltre che alla forza del dollaro, poiché sul fronte dei fondamentali non si ravvisano novità di rilievo

Le prese di beneficio, sia a Londra che a New York, sono state accelerate, come sempre, dalle vendite automatiche, che sono scattate con la violazione al ribasso di alcuni importanti supporti.

Un elemento di novità è rappresentato dal parziale reintegro delle scorte certificate in entrambi i mercati.

Gli stock newyorchesi, depositati per la quasi totalità (99,7%) nei magazzini europei, sono risaliti a 667.376 sacchi, il livello massimo da quasi un anno a questa parte.

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Matteo Borea: “Sostenibilità nel caffè? Per i giganti sono solo parole per vendere di più”

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nestlé borea
I coltivatori danno fuoco ai sacchi di caffè nella protesta contro Nestlé (immagine: Damian Sanchez / Public Eye)

Matteo Borea, Barista Coach e terza generazione della torrefazione La Genovese di Albenga (Savona), ha voluto esprimere la sua opinione riguardo il futuro dell’industria del caffè che, secondo l’esperto, appare grigio per gli agricoltori che lavorano per le grandi aziende e “vedono la loro terra e la loro vita svalutate da un mercato che premia il profitto al di sopra di ogni altra cosa“.

Borea ha portato come esempio l’atto di ribellione di alcuni coltivatori in Messico, i quali hanno dato fuoco ai sacchi di caffè, simbolo della loro vita e del loro lavoro, per protestare  contro un sistema che soffoca le loro voci, denunciando il comportamento di Nestlé. Leggiamo di seguito la suo opinione.

L’etica? Una mera decorazione per le etichette

di Matteo Borea

Nel cuore pulsante dell’industria del caffè, si nasconde una verità amara che nessun aroma può mascherare. La narrazione dell’etica e della sostenibilità, propagandata dai colossi, si scontra brutalmente con la realtà dei fatti, lasciandoci un retrogusto di ipocrisia difficile da ingoiare.

La facciata luccicante di responsabilità sociale si sgretola, rivelando un panorama di sfruttamento e di profitto costruito sulle spalle curve degli agricoltori messicani, ridotti, per dirla senza giri di parole, in condizioni di moderna schiavitù.

Si parla tanto di etica, di sostenibilità ambientale, di responsabilità. Ma quando queste parole vengono strumentalizzate per vendere più caffè, perdono ogni loro significato.

Le inchieste, come quella condotta da Public Eye in Messico, squarciano il velo di questa farsa corporativa, dimostrando come i giganti dell’industria considerino la sostenibilità un mero orpello, buono per arricchire brochure e campagne pubblicitarie, ma assente nelle piantagioni dove la vita degli agricoltori si consuma tra povertà e disperazione.

Nel tessuto di questo racconto, la situazione in Messico emerge come un inchiostro indelebile, testimoniando l’estremo a cui gli agricoltori sono stati spinti per farsi sentire. Dare fuoco ai sacchi di caffè, simbolo della loro vita e del loro lavoro, non è un gesto di disperazione, ma un urlo potente contro un sistema che soffoca le loro voci.

Quest’atto di ribellione illumina la profondità della loro lotta, trasformando ogni granello di caffè bruciato in un messaggio impossibile da ignorare. È un promemoria crudo che, mentre il mondo si delizia del comfort di una tazzina di caffè, esiste una realtà parallela di lotta e sacrificio, dove il fuoco non distrugge, ma parla

Matteo Borea: il futuro del caffè tra etica e sopravvivenza

Ogni tazzina di caffè nasconde storie non dette, storie di agricoltori che vedono la loro terra e la loro vita svalutate da un mercato che premia il profitto al di sopra di ogni altra cosa. Sono storie di promesse infrante e di terre impoverite, dove il costo reale del caffè non si misura in denaro, ma in vite umane. La narrazione popolare ci vuole far credere che stiamo bevendo un prodotto etico, ma la realtà è che ogni sorso è intriso di ingiustizia.

Il futuro dell’industria del caffè si prospetta fosco. Con il continuo deterioramento delle condizioni etiche e organolettiche dei prodotti industriali, il caffè di qualità sta diventando un lusso che pochi possono permettersi. Il divario tra il caffè “commerciale” e quello di “eccellenza” si allarga, prefigurando un futuro in cui godersi un buon caffè sarà privilegio di una ristretta élite.

Per i piccoli e medi players, il bivio è netto: o si sceglie la strada dell’etica e della qualità, o si affronta un declino inesorabile.

Di fronte a questa realtà, l’indifferenza non è più un’opzione. È giunto il momento di alzare la voce, di rifiutare il velo di falsa eticità che l’industria cerca di gettare sui nostri occhi. È tempo di esigere trasparenza, di sostenere quei produttori che, nonostante le difficoltà, scelgono la strada della responsabilità sociale e ambientale.

Perché il caffè che scegliamo di bere non dovrebbe solo soddisfare il nostro palato, ma anche rispecchiare i valori di giustizia e dignità per chi lo produce.

In questo scenario, il vero cambiamento nasce dalla consapevolezza e dalle scelte di ciascuno di noi. Sostenere i piccoli produttori etici, informarsi sulla provenienza del caffè che consumiamo, rifiutare i prodotti di aziende che ignorano i diritti umani per gonfiare i propri profitti, sono passi concreti verso un’industria del caffè che sia sostenibile non solo sull’etichetta, ma nella realtà delle piantagioni.

Di fronte alla crescente commercializzazione dell’etica, è nostro dovere scavare più a fondo, andare oltre le apparenze, per riscoprire il vero valore del caffè: un valore che risiede non solo nella sua qualità, ma anche e soprattutto nella giustizia e nel rispetto per chi, ogni giorno, lavora perché quella tazzina arrivi sulle nostre tavole.

È il momento di scegliere da che parte stare e dobbiamo farlo ogni singola volta che entriamo in un bar o acquistiamo un pacchetto di caffè”.

Kimbo celebra il 1° maggio con un pranzo dedicato ai meno fortunati preparato dal presidente Mario Rubino e dai manager

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kimbo mario rubino
Il presidente Mario Rubino in un momento di pausa cucina con una parte del managemement Kimbo e con la chef Enza Trocino (immagine concessa)

NAPOLI – Mercoledì 1° maggio 2024, tutta la prima linea Kimbo, a partire dal presidente Mario Rubino, è stata impegnata nella preparazione di un pranzo speciale dedicato agli anziani lasciati soli, ai senza fissa dimora e ai diversamente abili di tutta l’area periferica della città metropolitana di Napoli raccolti dai volontari dalla Comunità di Sant’Egidio nella Chiesa Regina Mundi dei Padri Missionari “Divina Redenzione” a Scampia.

Kimbo all’insegna della solidarietà sociale

Antipasti, ragù napoletano, polpette, contorni, frutta fresca, torte fatte in casa e, per chi poteva gradire, il caffè di Napoli: questo il menu che, dalle prime ore del mattino, è stato “cucinato” dalla famiglia Rubino e dai manager di Kimbo nelle cucine della parrocchia e che ha portato un tocco di allegria e di socialità nelle vite di cento persone e più che, per ragioni di salute o di emarginazione, hanno ben poche occasioni di attenzione e di “festa”.

“Il valore del lavoro è un concetto di primaria importanza per la nostra famiglia e per la nostra azienda” – conferma Mario Rubino, presidente dell’azienda – “valore che ci è stato trasmesso dai nostri genitori, i fratelli Elio, Francesco e Gerardo Rubino, i fondatori della nostra impresa. Da un anno stiamo portando avanti iniziative per il nostro territorio, che per primo ci ha premiati e al quale proviamo a restituire anziché “prendere””.

Un momento dello spettacolo con i volontari della Comunità di Sant’Egidio (immagine concessa)

Rubino continua: “E poiché siamo ormai in dialogo continuo con la Comunità di Sant’Egidio per alcuni progetti che presto coinvolgeranno anche il Carcere di Secondigliano, ho pensato che non potesse esserci occasione più bella per noi lavoratori e imprenditori “fortunati” di Kimbo che dedicare un giorno di festa alle persone meno visibili della nostra società”.

La famiglia Rubino, nipoti e pronipoti di quel nonno Michele che, negli anni Quaranta del Novecento, avviò il piccolo bar nel Rione Sanità da cui, nel 1963, sarebbe nata l’azienda, ed il management Kimbo, in arrivo da ogni parte d’Italia, si sono ritrovati così nelle cucine della parrocchia guidata da padre Antonio Simonelli sin dalle prime ore del mattino per cucinare (con il supporto della chef Enza Trocino) e servire il pranzo ai 100 ospiti speciali: così mentre il presidente Mario friggeva, con tanto di grembiule, decine e decine di polpette, il management (Paolo Ambrosino, Massimo Centanni, Sergio Di Sabato, Federica Drago, Massimo Iasi, Giovanni Romano, Massimiliano Scala, Maria Cristina Tricarico, Gianfranco Veltre e Fabio Vuolo con Roberto Della Monica e Andrea Petricciuolo) si industriava negli allestimenti e nel servizio piatti e bevande ai tavoli.

E mentre Luca Amabile e Geraldo Evangelista, quarta generazione della famiglia Rubino, accompagnati dalle consorti Marcella Mastropaolo e Ilaria Buonfanti, preparavano le bag Kimbo con i doni da consegnare agli ospiti nel momento dei saluti, Paola Rubino, memoria storica dell’azienda, sorvegliava con sapiente esperienza la “cottura” del caffè e Paola Gravina, moglie di Mario Rubino, serviva in fette le sei torte con crema pasticciera e fragole preparate con amore il giorno prima in casa.

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La squadra Kimbo a Host 2023 (immagine concessa)

Prima del pranzo, gli ospiti speciali della giornata, provenienti dall’Istituto “Signoriello” di Secondigliano, dalla RSA “Alda Merini” di Scampia e dal Madrinato San Placido di Casoria, oltre che da piccole case famiglia e dalle proprie abitazioni, si sono divertiti con uno spettacolo di musica e giochi a cura degli operatori della Comunità di Sant’Egidio coordinati dalla volontaria Gabriella Pugliese sotto lo sguardo amorevole di Mons. Giuseppe Mazzafaro, vescovo di Cerreto Sannita, Telese e Sant’Agata de’ Goti, e di Don Gervais Nsama della Comunità di Sant’Egidio.

“Con questo Primo Maggio dedicato agli altri abbiamo dato concretezza a quella solidarietà sociale di cui tanto si parla e che spesso è solo una forma” – ha affermato al termine della “festa” Massimiliano Scala, direttore marketing dell‘azienda che, dal 1963 ad oggi, esprime la qualità di una tradizione ultra centenaria, quella del caffè di Napoli – “Oggi siamo presenti in 100 paesi del mondo con i nostri prodotti ma manteniamo a Napoli, nell’area di Scampia, la nostra produzione, il nostro quartier generale, il nostro cuore operaio”.

Ditta Artigianale apre il pop-up store a Seul dal 4 al 6 maggio

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Francesco Sanapo (immagine concessa)

FIRENZE – Ditta Artigianale sbarca a Seul. Dal 4 al 6 maggio la linea di caffetterie fondata da Francesco Sanapo e da Patrick Hoffer allestirà un pop-up store all’interno del “Bean Brothers”, uno dei bar più amati e frequentati in città, dove porterà tutta l’esperienza dell’ospitalità tipicamente italiana abbinata ai migliori specialty coffee.

Ditta Artigianale a Seul

Un luogo d’incontro per turisti e residenti della capitale, dove potersi rilassare sorseggiando un buon espresso italiano moderno o godersi uno dei numerosi signature drink a base di caffè.

Nel corso dei tre giorni infatti, dalle 13 alle 16 e dalle 19 alle 21, il campione italiano di caffè 2017 e coffee expert di Ditta Artigianale, Francesco Masciullo presenterà una selezione di esclusivi caffè specialty, creando anche una serie di abbinamenti e miscelati.

Tra i caffè selezionati ci saranno il Mamma Mia, una miscela composta da caffè provenienti da Peru, Costa Rica Etiopia e Honduras, caratterizzata da note di cioccolato e frutta secca e pensata per coloro che non amano l’acidità; “El Diamante”, monorigine proveniente dal Costa Rica, contraddistinto da note avvolgenti di cannella, cioccolato fondente e un leggero tocco di pan di zenzero; ed infine due caffè appartenenti alla Reserve Collection di Ditta Artigianale, varietà dalle qualità eccezionali ed un gusto talmente unico e complesso da essere considerati gli “champagne” del caffè.

La presenza a Seul, oltre a rappresentare un’occasione per far conoscere gli specialty coffe di Ditta Artigianale in Corea del Sud, certifica al contempo la crescita dell’azienda sul mercato estero: oggi i caffè di Ditta Artigianale si trovano infatti in 16 diversi paesi del mondo, tra i quali Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Giappone e Abu Dhabi.

La scheda sintetica di Ditta Artigianale

La mission di Ditta Artigianale, fondata nel 2013 da Francesco Sanapo, pluripremiato campione barista e assaggiatore e da Patrick Hoffer, è quella di portare in Italia caffè di estrema qualità e di raccontarli in maniera completamente diversa, mettendo in campo la totale trasparenza e l’impegno alla sostenibilità in tutti e per tutti gli step produttivi. È anche microtorrefazione e i caffè, tostati e serviti freschi, sono disponibili per l’acquisto qui.

Enea parte del team che ha decodificato il genoma dell’Arabica

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Chicchi di caffè tostato (credits: Alexa from Pixabay)

Enea, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, ha partecipato al team internazionale che ha mappato ad alta risoluzione il genoma della Coffea Arabica, la specie più pregiata e diffusa di caffè, con il 60% della produzione mondiale, ma anche la più sensibile alle malattie e ai cambiamenti climatici. Leggiamo di seguito parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione askanews.

La partecipazione di Enea alla mappatura del genoma del caffè Arabica

ROMA – I risultati della ricerca, pubblicati sulla rivista “Nature Genetics”, consentiranno di selezionare le piante più resistenti e più adattabili agli stress ambientali.

Spiega il responsabile Enea del progetto Giovanni Giuliano, ricercatore della Divisione Biotecnologie e agroindustria: “Nel 2014 abbiamo pubblicato su Science la mappatura del genoma della specie Robusta del caffè (Coffea canephora), ma ora con questo secondo lavoro, al quale hanno contributo ben 40 istituzioni da 19 paesi, siamo arrivati a decodificare il patrimonio genetico, ben più complesso, dell’Arabica e delle sue specie progenitrici, con il quale abbiamo ricostruito l’affascinante storia della ‘nascita’ di questa specie e della sua espansione a livello mondiale”.

“E i dati di mappatura del genoma faciliteranno le attività di miglioramento genetico e di conservazione del germoplasma di Arabica, che sono necessarie per la protezione di questa specie da future malattie, siccità e dai cambiamenti climatici” Giuliano aggiunge.

L’Arabica è nata tramite una ibridazione fra due specie diverse, Robusta e Coffea eugenioides, rispettivamente il padre e la madre, avvenuta fra i 300 e i 600 mila anni fa.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Didiesse a Venditalia con la linea completa di macchine a cialde

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didiesse

MILANO – Il caffè è più di una semplice bevanda a Napoli: è un rito, una forma d’arte, un culto che risale a secoli di storia e tradizione. Per gli abitanti di questa città, il caffè non è solo un modo per iniziare la giornata o concludere un pasto, ma un elemento centrale della vita quotidiana, da condividere con la famiglia, amici o gustare in solitudine. Ma come è nata questa venerata tradizione?

Il caffè a Napoli: una bevanda ricca di storia

L’etimologia della parola “caffè” ci porta indietro nel tempo, fino all’arabo “qahwa”, che significa “eccitante”, successivamente adattato in “kahve” in Turchia. Fu proprio da qui che questa bevanda arrivò in Europa, prima a Vienna nel XVII secolo, dove divenne protagonista dei rinomati Kaffeehaus viennesi.

Ma fu grazie a Maria Carolina D’Asburgo, regina di Napoli, che il caffè ottenne il suo status iconico nella città partenopea. Portato da mercanti veneziani e servito per la prima volta nel 1771 nella Reggia di Caserta, il caffè conquistò Napoli grazie alla sua tostatura unica e al suo gusto ricco.

Successivamente, con l’introduzione della coccumella nel 1819 e delle prime macchine per espresso nel 1900, il caffè diventò un elemento imprescindibile della cultura napoletana, presente non solo nei caffè raffinati lungo via Toledo, ma anche nei vicoli della città, dove i caffettieri ambulanti offrivano colazioni veloci ai passanti affrettati.

Didiesse: l’innovazione nel rispetto delle tradizioni

Sebbene le tradizioni cambino nel corso del tempo, c’è una costante che rimane immutata: il desiderio di un buon caffè. In questo contesto, Didiesse, l’azienda partenopea che ha rivoluzionato il mondo del caffè monodose, si distingue per il suo impegno nel garantire una bevanda di qualità, rispettando al contempo le radici e le tradizioni del caffè napoletano.

Con le sue macchine a cialde, ha reso possibile godere del gusto autentico del caffè, come al bar, direttamente a casa propria. La sua partecipazione al Venditalia 2024, in programma dal 15 al 18 maggio, sarà l’occasione per presentare la sua linea completa di macchine e le incredibili novità che continuano a ridefinire il modo in cui gustiamo il caffè monodose. L’azienda sarà presente presso il padiglione 12P allo stand K20 L19.

Caffè Moak tra i protagonisti di Venditalia con la soluzione in capsule For You, 15-18/05

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Caffè Moak a Venditalia (immagine concessa)

MODICA (Ragusa) – Caffè Moak, azienda italiana che da oltre 50 anni rende il quotidiano rituale del caffè un momento unico, sarà presente alla prossima edizione di Venditalia, la più importante manifestazione internazionale della distribuzione automatica, organizzata da Venditalia Servizi e promossa da Confida, associazione italiana della distribuzione automatica, che si terrà dal 15 al 18 maggio nei padiglioni 8-12 di Fieramilano Rho.

Caffè Moak a Venditalia

Caffè Moak, fondata da Giovanni Spadola nel 1967 a Modica in un piccolo laboratorio siciliano a conduzione familiare, è oggi un marchio globale riconosciuto a livello internazionale nel settore della torrefazione e distribuzione del caffè.

A contraddistinguere i prodotti offerti è l’eccellente qualità: risultato della costante dedizione ad ogni processo, dalla scelta delle migliori monorigini, alla tostatura, fino al controllo dell’intero ciclo produttivo effettuato dal laboratorio chimico interno, dotato di strumentazioni altamente sofisticate per monitorare la conformità agli standard qualitativi Moak.

In occasione di Venditalia, Caffè Moak presenta la gamma di prodotti dedicati in esclusiva al mondo dell’OCS e del Vending, un’offerta pensata per rispondere alle esigenze di ecosostenibilità ed economicità del settore.

Tra i focus principali, il sistema For You, l’innovativa soluzione pensata da Caffè Moak per gli operatori OCS e non solo: due formati di capsule, singola e doppia, che possono essere erogati nella stessa macchina grazie al brevetto Moak.

Si tratta di un sistema innovativo ed ecologico che include macchine di design, come la nuova Coffee Jockey disegnata dal designer Odo Fioravanti, adatte alle richieste di ogni potenziale mercato: uffici, famiglia e ristorazione. Il sistema è attento all’ambiente, infatti, oltre a disporre di capsule compostabili, le macchine For You sono munite di un sistema di risparmio energetico quando non sono in uso. Grazie ad una semplice app è possibile controllare eventuali malfunzionamenti della macchina e verificarne i consumi.

Da un punto di vista tecnico, la capsula singola consente di erogare caffè e tisane, diversamente con la capsula doppia si possono ottenere due caffè in contemporanea. Il marchio offre una soluzione multibeverage completa con oltre 10 referenze.

Il recipiente dell’acqua può essere lavato in lavastoviglie e la griglia d’appoggio, con un sistema a scatto, può assumere differenti posizioni inaltezza, in modo da potervi posizionare sia una tazzina che una tazza grande.

Oltre a questo, l’offerta di Caffè Moak include il caffè in grani e altri prodotti per la distribuzione automatica, le macchine Beans to Cup pensati per l’ambito contract, le capsule compatibili con i sistemi EP, FAP, IES, MPS e le relative macchine espresso, a completamento della gamma le cialde in carta compostabile e le capsule in alluminio compatibili Nespresso.

La partecipazione a Venditalia si inserisce nel processo di affermazione e crescita dell’azienda e della sua produzione di qualità che ha permesso a Moak di essere oggi un marchio riconosciuto a livello globale.

Fipe: l’inflazione nei servizi decelera, bar a +3,2% nel mese di marzo

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Prezzi al consumo per l'intera collettività (dati: Centro Studi Fipe)

ROMA – L’inflazione nei servizi di ristorazione scende al +3,4% dal +3,5% di febbraio. Anche i prezzi della ristorazione commerciale rallentano dal +3,7% al +3,4%. La dinamica dell’inflazione generale sale al +1,2%, la lieve accelerazione riflette l’attenuarsi della flessione su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici e l’accelerazione dei prezzi dei servizi relativi al trasporto. Leggiamo di seguito i dati pubblicati dal Centro Studi Fipe.

Bar

Il profilo inflazionistico del bar decelera a +3,2%. Gli incrementi sopra la media del comparto riguardano solamente i prodotti di pasticceria e gelateria (+4,2%).

I prezzi nei bar (dati: Centro Studi Fipe)

Ristoranti

I prezzi nei ristoranti tradizionali si rallentano al +3,8% e le pizzerie al +3,3% rispetto a quanto rilevato il mese scorso. I prezzi della gastronomia restano costanti a +3,8%, mentre il delivery decelera a +2,0% rispetto a marzo 2023.

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I prezzi nei ristoranti (dati: Centro Studi Fipe)

Mense

 I prezzi delle mense registrano una variazione del 2,9%.

I prezzi nelle mense (dati: Cento Studi Fipe)

Fipe: gli over 50 sono il 38,7% del totale della forza lavoro, nel 2004 erano il 20,8%, +96%

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Andamento della popolazione residente in Italia, 2004-2023 (v.a., var. ass., var. %) (Fonte: elaborazione C.S. Fipe su dati Istat)

ROMA – Negli ultimi venti anni, il nostro Paese ha perso oltre 800 mila giovani fino a 14 anni (-9,9%) e oltre 2,6 milioni di 15-34enni (-17,9%). Anche nella fascia 35-49 anni si registra una perdita di quasi 1,4 milioni di residenti (-10,4%), mentre c’è stato un incremento di circa 3 milioni di 50-64enni (+28,6%) e di 3,1 milioni di over 65 (+28,2%).
Sono i numeri di una crisi demografica che, anno dopo anno, sta svuotando il Paese di giovani: nelle ultime due decadi la popolazione è aumentata di quasi 1,4 milioni di unità, ma ciò si deve esclusivamente al contributo dei cittadini con più di 50 anni. Leggiamo nel dettaglio l’analisi nella ristorazione dalla nota pubblicato dal Centro Studi Fipe.

La spinta positiva degli stranieri si sta infiacchendo

Senza stranieri: nel 2023 sono oltre 5 milioni, l’8,7% del totale della popolazione – i numeri dell’inverno demografico italiano sarebbero ancora più pesanti: negli ultimi venti anni la popolazione straniera è aumentata di oltre 3 milioni di unità (più degli abitanti di Roma) e ha compensato la perdita di 1,8 milioni di cittadini italiani (il doppio degli abitanti di Napoli).

Tuttavia, la loro spinta propulsiva si sta infiacchendo: dal 2015 il saldo migratorio con l’estero (la differenza tra iscrizioni e cancellazioni all’anagrafe) non compensa più il dato negativo del saldo naturale (la differenza tra nascite e decessi).

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(Fonte: elaborazione C.S. Fipe su dati Istat)

L’offerta di giovani sul mercato del lavoro si sta restringendo

Gli effetti della crisi demografica iniziano a diventare evidenti sul mercato del lavoro. Negli ultimi venti anni la forza lavoro nel nostro Paese è aumentata complessivamente di oltre un milione di unità (con una variazione positiva del 5,2%), tuttavia la sua composizione interna è profondamente cambiata, perché:

–      i 15-34enni sono il 24,3% del totale della forza lavoro, nel 2004 erano il 36,4% (con una variazione negativa del 29,8%);

–      i 35-49enni sono il 37%, nel 2004 erano il 42,8% (-9,1%);

–      gli over 50 sono il 38,7%, nel 2004 erano il 20,8% (+96%).

L’invecchiamento della forza lavoro ha significativamente ristretto l’offerta di giovani, aumentando di conseguenza la competizione tra le imprese, specialmente in quei settori dove è più alto il loro fabbisogno. La difficoltà di reperire profili professionali tra le fasce più giovani della popolazione in età attiva non dipende solo dalle scelte personali del singolo lavoratore (che pure esistono), ma anche dal fattore demografico.

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Forza lavoro in Italia, per fasce di età, 2004-2023 (v.a. in mgl., val. %, diff. %, var. %) (Fonte: elaborazione C.S. Fipe su dati Istat)

Nella ristorazione, i giovani non mancano (almeno finora)

Negli ultimi 15 anni in nessun settore l’occupazione è cresciuta come nella ristorazione: infatti, gli occupati sono aumentati del 36,5%, con i pubblici esercizi che hanno rappresentato un importante bacino occupazionale per i lavoratori nel nostro Paese, inclusi quelli più giovani.

L’occupazione nella ristorazione, 2008-2023* (var. %) (Fonte: elaborazione C.S. Fipe su dati Istat)

La creazione di lavoro ha permesso di parare i colpi della crisi demografica, come rivela l’analisi condotta sull’occupazione dipendente nei pubblici esercizi. Infatti, nel periodo 2009-2023 si contano quasi 452 mila lavoratori dipendenti in più, con una variazione positiva del 73%.

Guardando ai dati in base all’età, dal 2009 i lavoratori under 30 sono aumentati di circa 163 mila unità (+61,9%) e rappresentano circa il 40% dei lavoratori dipendenti (era circa il 42% nel 2009).

Di fatto, la ristorazione non ha perso la componente giovane della sua popolazione lavorativa. Ciò non è dipeso dalla sostituzione dei lavoratori italiani con quelli stranieri: infatti, i primi sono aumentati di 134.289 unità (+70%), i secondi di 28.746 (+40,2%).

E la componente italiana dei lavoratori under 30 è pari al 76,5% (era il 72,8% nel 2009), quella straniera al 23,5% (ed era il 27,2%).

In sostanza, all’invecchiamento della popolazione dipendente dei pubblici esercizi (gli over 50 sono aumentati del 242,2% rispetto al 2009 e rappresentano il 19,3% del totale degli occupati dipendenti), non ha fatto da contraltare una emorragia di giovani: è la riprova della capacità, mostrata dal settore in questi anni, di continuare ad attrarre anche i più giovani.

Pensando al futuro del lavoro, appare evidente che la questione demografica non può più essere sottovalutata, considerando che non si intravede all’orizzonte una decisa inversione di rotta. La restrizione strutturale dei giovani renderà ancora più serrata la competizione tra imprese per attrarre e trattenere personale.

Bisogna poi considerare che dopo la pandemia è in atto una profonda trasformazione del rapporto delle persone con il proprio lavoro, per cui le scelte professionali vengono prese in funzione della ricerca di una più alta qualità della vita e un migliore bilanciamento tra sfera privata e professionale.

Il lavoro dipendente nella ristorazione, 2009-2023 (v.a., val. %, dif. Ass. var. %) (Fonte: elaborazione C.S. Fipe su dati Istat)