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martedì 26 Novembre 2024
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Arriva dall’India il primo caffè “Eudr-ready”

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La bandiera dell'Unione Europea

MILANO – Arriva dall’India il primo caffè “Eudr-ready”, la cui conformità al nuovo Regolamento europeo contro la deforestazione è stata verificata da Rainforest Alliance. La consegna a destino, sul territorio dell’Unione Europea, avverrà nel corso di questo mese.

Il caffè proviene da High Range Coffee Curing, azienda operante nelle aree di Periyapatna e Kushalnagar nel distretto di Kodagu, nel Karnataka, lo stato dove si concentra oltre il 70% della produzione indiana.

Fondata nel 1995, la farm, che si estende su una superficie totale di 142 ettari in un rigoglioso habitat forestale, produce sia arabica che robusta e vanta clienti del calibro di Nestlé, Unilever, E-Com Commodities, Olam, Continental Coffee, Louis Dreyfus Company, Vidya Coffee e Allanasons.

I caffè indiani sono tipicamente coltivati sotto alberi di copertura di varie essenze autoctone

Ciò contribuisce al mantenimento della biodiversità e di un ecosistema equilibrato.

La conformità alle norme Eudr è di fondamentale importanza per i produttori di questo paese, poiché buona parte del caffè indiano prende la via dell’Europa e, in particolare, dell’Italia, che ne è il principale mercato di destinazione.

Quasi il 20% del caffè coltivato in India è certificato Rainforest Alliance.

Grande soddisfazione è espressa da Zaidan M Saly, direttore di High Range Coffee Curing: “L’implementazione dell’Eudr ha posto delle sfide significative per il nostro team, ma sotto la preziosa guida dei referenti di Rainforest Alliance della nostra regione, le abbiamo superate prendendo sempre più fiducia.

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Il porto di Trieste aumenta del 140% le tasse portuali per tutte le merci

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Trieste sacher
Trieste (immagine: Pixabay)

Sono state rese note le nuove aliquote delle tasse portuali e erariali. Per il porto di Trieste si nota un aumento del 140% per tutte le merci con l’eccezione degli olii minerali a cui verrà applicato solo un aumento del 20% dell’aliquota vigente. Tuttavia malgrado “l’incremento, nella misura massima, della tassa erariale e della tassa portuale”, l’Adsp, Autorità di sistema portuale, tiene a sottolineare che, come riportato da Shipping Italy, per quel che riguarda i punti franchi di Trieste, il regime che li contraddistingue consentirà “di conservare in ogni caso una tariffa agevolata rispetto agli importi percepiti presso gli altri porti”. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato su Shipping Italy.

L’aumento delle tasse portuali e erariali al porto di Trieste

TRIESTE – Sono entrate in vigore in queste ore le nuove aliquote delle tasse portuali e delle tasse erariali applicate dall’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico Orientale presieduta dal dimissionario Zeno D’Agostino.

Per quel che riguarda i punti franchi di Trieste si tratta di un aumento del 140% per tutte le merceologie, sia delle tasse portuali che di quelle erariali, con l’eccezione degli olii minerali, cui, essendo già stato applicato il raddoppio nel 2022, verrà applicato solo un aumento del 20% dell’aliquota vigente. Sempre del 20% rispetto alle tariffe vigenti sarà l’aumento applicato a tutte le merceologie nei porti doganali di Trieste e Monfalcone.

Nel decreto di adozione delle nuove aliquote, l’Adsp ha spiegato “che la situazione economico-finanziaria dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale ha evidenziato, negli ultimi esercizi, a causa degli sviluppi dell’attualità, una contrazione delle entrate di parte corrente a fronte di un incremento delle uscite di parte corrente, correlate anche alle notorie dinamiche inflattive che hanno inciso sul costo dei servizi da rendere all’utenza portuale e delle manutenzioni delle aree comuni nei porti di competenza”.

E che “le aliquote attualmente previste per il porto franco di Trieste relativamente alle restanti categorie merceologiche risultano essere inferiori a quelle praticate sul resto del territorio nazionale, con conseguente limitazione della capacità di spesa dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale”.

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Osservatorio Sigep sui consumi estivi di gelato in Italia: previsioni al +6%, +12% nelle città d’arte

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Il gelato protagonista in una delle passate edizioni del Sigep (immagine concessa)

RIMINI – Alle porte dell’estate, l’Osservatorio Sigep (46° Salone internazionale del dolciario artigianale, organizzato da IEG – Italian Exhibition Group, alla Fiera di Rimini dal 18 al 22 gennaio 2025), fotografa dati e tendenze nel settore gelateria. Nei 5 maggiori Paesi europei (Italia, Spagna, Francia, Germania, UK) si contano 2,2 miliardi di gelati venduti nel 2023, anno nel quale, secondo i dati CREST-Circana, i consumi di gelato in Europa sono cresciuti del 4,7%.

I dati: lo scenario in Europa e Italia: le previsioni per l’estate 2024

Il nostro Paese si conferma il mercato principale con il 28% delle porzioni di gelato servite sul totale europeo. Per Circana nel 2024 è previsto un aumento grazie a un consumatore che trova nel gelato un irrinunciabile e accessibile piacere, in un contesto economico ancora incerto.

Secondo Claudio Pica, presidente Fiepet Confesercenti e segretario generale dell’Associazione italiana gelatieri (Aig) “Le performance positive delle vendite registrate in questa primavera consentono di stimare in Italia un aumento dei consumi che dal 6% può raggiungere il 12% nelle città d’arte con alta presenza turistica. Una crescita da ricercarsi nelle strategie di internazionalizzazione del gelato all’estero messe in atto da colossi fieristici come Sigep e dal mondo associativo di tutta la filiera”.

Le tendenze dell’estate italiana del gelato

Giancarlo Timballo, presidente della Coppa del mondo di gelateria e maestro gelatiere di Udine spiega che per l’estate 2024 creerà nuovi gusti attingendo dalle tradizioni locali e lavorando sui prodotti dei territori per i quali la richiesta dei consumatori, sempre più attenti e aggiornati, è alta. Tra le sue proposte, il gelato con lampone e rosmarino.

Eugenio Morrone, maestro gelatiere con due celebri gelaterie romane ricorda che i clienti prestano attenzione alla moderazione degli zuccheri e dei grassi: grande quindi la richiesta per gelati privi di latte, come i gusti classici preparati con massa di cacao o pistacchio. In tema salutistico, Morrone presenta il gelato carota, mandarino e limone che vuole essere anche un omaggio al grande Jannik Sinner.

La “sorpresa” è invece il ritorno del gusto al tiramisù, sempre più richiesto soprattutto dai turisti stranieri. Per Domenico Belmonte, noto maestro gelatiere di Santa Maria di Castellabate, in Cilento con i primi caldi sono tornati i gusti classici come le creme. Ma c’è anche un autentico boom della frutta esotica, tra cui mango e frutto della passione.

Gelati: stagionalità e low sugar in Spagna e Germania

Marco Miquel Sirvent, presidente Asociación Nacional Heladeros Artesanos de España, sottolinea l’aspetto salutista. In Spagna negli ultimi due anni la tendenza è stata l’acquisto di gelato a basso contenuto di zucchero, tuttavia i gusti classici come torrone, vaniglia e cioccolato resistono. Le prospettive per l’estate 2024 sono ottimistiche, con un aumento dei consumi previsto tra il 3% e il 5%.

I consumatori tedeschi restano invece affezionati ai grandi classici ma senza rinunciare alla stagionalità e alla curiosità per le novità. Dario Fontanella, fondatore di una nota gelateria a Mannheim in Germania spiega che Nonostante i gusti di massima restino quelli classici, il cliente tedesco è incuriosito dalle commistioni particolari e ricerca la stagionalità. La sua proposta è un gelato al cioccolato bianco con gli asparagi, tipici della regione del Baden-Württemberg. Tra i nuovi gusti, quello al bergamotto con curry e wasabi.

CSC, Caffè speciali certificati: Paolo Milani e Paolo Scimone sono gli assaggiatori ufficiali

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Da sinistra: Paolo Milani e Paolo Scimone (immagine concessa)

MILANO – Un’origine con una definizione fino al terroir, una conoscenza approfondita del caffè e un rapporto diretto, professionale e umano con il produttore, sono le basi di una produzione di alto livello, che da oltre 25 anni accompagnano i caffè certificati CSC – Caffè speciali certificati.

L’assaggio, soprattutto, ha un ruolo essenziale e ha quali figure centrali i produttori nelle terre d’origine e, nel nostro Paese, due professionisti di grande esperienza: Paolo Milani, dal 1996 (anno di fondazione del Consorzio) assaggiatore ufficiale per l’espresso e, da qualche mese, Paolo Scimone, assaggiatore ufficiale per il metodo in infusione.

“I nostri caffè vengono sottoposti ad una selezione e un controllo molto attenti e severi – spiega Graziano Carrara, presidente della commissione tecnica Caffè speciali certificati -; abbiamo definito uno standard che vogliamo ritrovare nel caffè in origine come nei campioni di sbarco. I livelli sono ovviamente diversi per provenienza: non posso pretendere di ottenere da un Brasile naturale gli stessi aromi di un caffè del Guatemala o da quest’ultimo il corpo del primo. Dunque, verifichiamo che il campione di un determinato Paese corrisponda al profilo organolettico desiderato attraverso assaggi incrociati, fatti con metodi differenti”.

Tradizionalmente trader e torrefattori effettuano assaggi con un solo tipo di estrazione, per lo più in infusione: un buon voto con questo metodo assicura una base di qualità, ma lo stesso caffè può non risultare altrettanto buono quando viene estratto in modalità espresso: in quei 25-30 millilitri ottenuti ad alta pressione è possibile non trovare gli aromi e il gusto che il primo assaggio sembrava promettere e viceversa. Sul risultato finale influisce anche la diversa tostatura necessaria. Per questo, in più casi, si è provveduto a insegnare ai produttori ad assaggiare i loro caffè anche in espresso.

“È stata una necessità – afferma Paolo Milani -: quando abbiamo iniziato a lavorare con i farmer, abbiamo verificato che non capivano bene cosa volessimo da loro. Spesso ci davano dei caffè molto acidi, una caratteristica che nell’espresso si traduceva in astringenza; abbiamo fatto conoscere questa estrazione e da allora è stato più semplice ricevere caffè rispettosi delle nostre aspettative”.

Per l’assaggio in infusione, ha da poco preso il posto di Fries, che ne è stato a lungo il responsabile, Paolo Scimone, Q-Grader Arabica e Robusta, giudice internazionale Cup of Excellence e giudice sensoriale per le gare internazionali di SCA.

“Sono molto contento di essere entrato nella squadra di Caffè Speciali Certificati, che apprezzo per la serietà, l’alta qualità dei caffè che seleziona e mette a disposizione delle torrefazioni affiliate, e la professionalità dei suoi soci – dice Scimone -. Con Paolo Milani mi sono subito inteso: ognuno ha il suo stile, ma ci siamo trovati molto bene. Da parte mia sia all’imbarco sia allo sbarco valuto l’umidità, la densità, la water activity (l’’acqua libera) dei chicchi: questi dati indicano se durante il trasporto ci sono state delle alterazioni; ha poi un ruolo centrale il profilo di assaggio che eseguo in infusione su 5 tazze. Se riscontro discordanze con il prodotto all’origine o con il profilo desiderato lo segnalo: la commissione tecnica deciderà come procedere”.

L’assaggio in espresso ha tempi diversi dal primo in quanto, spiega Paolo Milani, “a differenza di quello in infusione, non si può assaggiare subito dopo la tostatura, ma si devono aspettare 24-36 ore. Eseguo 6 assaggi di espressi realizzati con la stessa modalità: 15 grammi di macinato e 30-32 grammi di prodotto in tazza e per ognuna compilo una scheda, facendo infine una media dei risultati ottenuti. Il mio giudizio è molto importante, in quanto per lo più i torrefattori di CSC eseguono tostature per estrazioni in espresso. È interessante verificare come vi sia una continuità tra l’assaggio in infusione e in espresso: ad esempio note agrumate o fiorite si percepiscono in entrambe le estrazioni, ovviamente con diverse intensità”.

Grazie al rapporto diretto con i produttori nelle terre d’origine che prosegue da anni, la qualità dei caffè è eccellente e costante. “Penso che una selezione attenta come la nostra la ricevano solo i microlotti dei caffè specialty, che in Italia rappresentano una percentuale molto piccola del mercato – riprende Graziano Carrara -. A ciò si aggiunge la certificazione ISO 22005, che dà un valore aggiunto al prodotto finito e a chi lo produce, offrendo la garanzia di origini certe e della tracciabilità lungo tutta la filiera, dal chicco al confezionamento”.

Un motivo in più per unirsi al Consorzio o per scegliere i prodotti di CSC, che dal 1996 promuove la qualità e la cultura del caffè di pregio.

La scheda sintetica di Caffè speciali certificati

Le torrefazioni che aderiscono a CSC sono Barbera 1870 – Messina; Blaser Café – Berna (CH); Caffè Agust Brescia; Caffè Moreno – Casoria (NA); DiniCaffè – Firenze; Goppion Caffè – Preganziol (TV); Le Piantagioni del Caffè – Livorno; Mondicaffè C.T.&M. – Roma.

I torrefattori che vogliono avere la certezza di approvvigionarsi di un prodotto di qualità superiore, possono associarsi a CSC, che non acquista direttamente, ma organizza ed effettua i controlli necessari per garantire i migliori caffè, mettendoli a disposizione degli associati.

Quando ne viene acquistata una partita, i suoi assaggiatori la confrontano con il campione testato in precedenza: se le sue caratteristiche sono in linea con il prodotto di riferimento, può ricevere la certificazione di caffè speciale certificato, dunque il bollino. È la garanzia che in quelle confezioni ci sono prodotti con una storia: un importante strumento di vendita per il barista e un piacere in più per il cliente.

Luigi Odello spiega lo stile dell’espresso in Lombardia

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Luigi Odello del Centro studi assaggiatori caffè carbonio artificiale espresso
Il professor Luigi Odello presidente Iiac

Luigi Odello, professore di analisi sensoriale in università italiane e straniere e presidente del Centro Studi Assaggiatori e dell’Istituto internazionale assaggiatori caffè, spiega nel libro Espresso Italiano Specialist lo stile dell’espresso nella Lombardia caratterizzato da velocità e leggerezza. Leggiamo di seguito l’approfondimento sul tema pubblicato sul sito Coffee Taster.

Lo stile dell’espresso in Lombardia

di Luigi Odello

MILANO – Odello: “Il caffè della Lombardia è figlio della quotidianità produttiva e la caffeina è il carburante per avviare il motore della regione, che si mette in marcia di prima mattina con l’uscita dalle case di milioni di lavoratori diretti negli uffici e nelle fabbriche. Immaginate la scena a vol d’uccello, negli anni Cinquanta del grande sviluppo economico, questi milioni di persone che all’unisono si riversano sulle strade e confluiscono in fiumi ordinati verso i luoghi del lavoro.

Quello che non si vede è il retroscena: dieci minuti prima, la tazzina fumante portata dalla padrona di casa e bevuta d’un sol sorso sulla soglia di casa con la borsa in mano. Un comune denominatore a questi milioni di deglutizioni che si svolgono in contemporanea: la velocità. Anzi la fretta. E l’assenza di qualsiasi indulgenza al piacere.

Tutto questo lascia l’impronta nello stile del caffè bevuto. Al Sud proprio negli anni Cinquanta dilagavano le napoletane, portate dalle numerose famiglie emigrate al prosperoso Nord. Ma quello strumento di estrazione così delicato, usato a Napoli e in Sicilia a fuoco lento, si trasforma al Nord nella moka, proprio per fare più in fretta.

E ci guadagna anche in corposità e in intensità di aromi, perché per quanto bassa la pressione di esercizio di una moka è comunque superiore alla forza di gravità che distingue la napoletana.

La filosofia della velocità rimane anche quando dal caffè moka si passa all’espresso. A partire dalla metà degli anni Sessanta si inizia a sentire il benessere: è il miracolo economico.

È da qui che inizia il vero boom del bar: fare colazione a casa non è più di moda, chi vuole fare il brillante va a prendersi la sua tazzina per la via, andando al lavoro. E poi è più veloce: l’estrazione lombarda non è mica come quella del meridione, goccia a goccia. Al contrario, dalla macchina espresso esce un bel filo di caffè continuo, fluido, che assicura al cliente in piedi al bancone la sua rapida tazzina, giusto in tempo per prendere il tram e arrivare puntuale in ufficio.

A questa velocità il gusto lombardo del caffè è molto congeniale. La Lombardia non è terra dai sapori forti: la sua gastronomia predilige aromi più raffinati, delicati, e privilegia nettamente l’equilibrio gustativo e tattile, valorizzando con la sapienza della preparazione gli ingredienti spesso poveri dell’area continentale in cui è immersa. Il caffè ne è specchio: l’estrazione più veloce, la tostatura mai scura, le miscele più delicate danno proprio quell’espresso delicatamente profumato e leggero di corpo che è nella tradizione della regione.

Sarà forse vero, come è stato scritto, che l’espresso è il frutto della povertà e della fantasia italiane, perché ottiene una tazza di caffè migliore con sette grammi di macinato in luogo di dodici. Ma c’è da dire che, nella selezione dei caffè, i torrefattori lombardi non si fanno certo condizionare né da fattori economici, né da fattori geografici: d’altronde non sono forse al centro dei traffici, dei commerci e dei porti del Nord Italia?”

Luigi Odello

Specialty coffee: il locale progetto di Marco Tassone e Ilaria Giovannini da Londra a Murazzano

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Chicchi di caffè tostato (credits: Alexa from Pixabay)

Marco Tassone e Ilaria Giovannini si sono trasferiti a Londra nel 2008 e sono approdati per caso nel caffè specialty: un mondo che ha portato i due ragazzi ad aprire una loro attività, The Hive, uno specialty coffee nella zona est di Londra. Dopo 15 anni, il Covid di mezzo insieme a problemi di salute, i due decidono di tornare in Italia e replicare il successo a base di specialty coffee in un locale oltre la Manica a Murazzano (Cuneo), in Alta Langa. Leggiamo di seguito parte dell’articolo di Nicoletta Moncalero per La Repubblica.

Il progetto di Marco Tassone e Ilaria Giovannini: da Londra a Murazzano

MILANO – Quando nel 2008 Marco ed Ilaria andarono a Londra, non potevano immaginare che si sarebbero fermati 15 anni e che avrebbero aperto lì una attività tutta loro. Lui, Marco Tassone, era partito con un’esperienza da producer musicale da Chiusa Pesio (Cuneo), per migliorare l’inglese e guadagnare qualcosa si era trovato un lavoro in un coffee shop.

Uno di quelli in cui piano piano si stava sperimentando l’esperienza degli specialty coffee, caffè che crescono in zone particolarmente vocate e che hanno un aroma decisamente unico. L’argomento suonava bene con gli interessi di lei, Ilaria Giovannini, con una passione, all’epoca fuori dal comune, per la cucina vegetale, vegana per l’esattezza.

In Italia, in Piemonte era ancora difficile fare una cucina di questo tipo, soprattutto più di quindici anni fa.

Anche il mondo degli specialty coffee in Italia ancora non era arrivato, ma a Londra si stava muovendo benissimo. Un’onda lunga arrivata dall’Australia. Marco cominciò ad occuparsene: “Il primo assaggio lo ricordo ancora – racconta – perché mi ha cambiato la vita. Come si dice: mi ha aperto un mondo”.

Un mondo che ha portato i due ragazzi, allora fidanzati e oggi marito e moglie, ad aprire una loro attività, il The Hive, uno specialty coffee nella zona est di Londra, a Bethnal Green per l’esattezza.

Tassone comincia a sperimentare, a provare questo nuovo modo di interpretare il caffè e ci costruisce attorno il suo racconto che per molti versi ricorda quello dei vini.

Poco più avanti trovano il posto ideale. E in un attimo passano 15 anni. C’è anche il periodo del Covid in mezzo. Ed è un momento difficile anche per la coppia. Poi nel 2022, un problema di salute e la difficoltà a rinnovare il contratto d’affitto semplificano la decisione su cui Marco ed Ilaria stavano ragionando: si torna in Italia. A Murazzano (Cuneo), in Alta Langa, a vivere in mezzo alla natura e accanto a un vigneto.

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Carrube: la possibile soluzione per far fronte al caro prezzi del cacao

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Carrube (immagine: Pixabay)

Le carrube stanno vivendo un nuovo periodo di splendore. Grazie alla polpa di questo particolare legume si ricava una farina che funge da surrogato del cacao. Considerando l’improvviso aumento delle quotazioni del cacao in questo momento, non desta stupore il rinnovato interesse verso le carrube. Anche in Italia se ne producono circa 35mila tonnellate di media annua.

Ma il carrube è richiesto anche nel mondo gluten free e nei prodotti a valore aggiunto, filone in cui sono inseriti diversi produttori, soprattutto in Puglia, come l’Amaro d’Itria o Freecao (qui la nostra intervista), il cioccolato (ma per legge non lo si può definire così, ndr) ottenuto riducendo del 90% il consumo di acqua e dell’80% le emissioni di CO2 rispetto alla produzione di cacao. Leggiamo di seguito parte dell’articolo di Manuela Soressi per Il Sole 24 Ore.

Il ritorno delle carrube

MILANO – Le carrube sono tornate d’attualità. Prima la ricerca di superfood e prodotti più naturali, poi l’esplosione delle quotazioni del cacao (da inizio anno + 170% a Londra e +169% a New York secondo Areté) hanno riacceso i riflettori su questo legume “ancestrale”, citato già nel Vangelo, dalla cui polpa si ricava una farina che è considerato un ottimo surrogato del cacao e dai semi un addensante molto usato nell’industria alimentare (indicato sulle etichette come E410).

E così nell’ultimo triennio la domanda è letteralmente esplosa ma si è presto trovata a fare i conti con un’accentuata e generalizzata scarsità di prodotto. Il che ne ha rialzato le quotazioni, facendole quintuplicare fino a oltre 30 euro al kg.

Anche in Italia, Paese che, con le sue 35mila tonnellate di media annua (fonte Ismea), si gioca con il Portogallo il secondo posto nel ranking dei produttori mondiali, dietro il leader Marocco. Gli effetti sono stati disastrosi: le quotazioni andate alle stelle hanno innescato nel 2023 la riduzione della richiesta da parte delle aziende del food, che hanno ripiegato verso sostitutivi del cacao e addensanti più economici (come il guar). Risultato: domanda ferma, crollo dei prezzi e grandi difficoltà per i trasformatori di carrube, concentrati in Sicilia, dalle cui province di Ragusa e Siracusa arriva il 95% della produzione italiana.

“Il 2023 è stato un anno di crisi, come non si vedeva dai tempi della lira –spiega a Il Sole 24 Ore Lorenzo Antoci, proprietario di Sicilian Carob Flour, che lavora 4mila tonnellate annue di bacelli, perlopiù destinate alla produzione di mangimi e petfood, e che ha chiuso il 2023 con circa 4 milioni di euro di fatturato – ma ora stiamo assistendo a una ripartenza della domanda, soprattutto nel food, settore in cui siamo entrati da pochi mesi, dopo aver ottenuto le necessarie autorizzazioni”. Che l’alimentazione umana sia lo sbocco più promettente lo pensano in molti, anche per la crescente richiesta di prodotti clean label e adatti ai celiaci. Ma il made in Italy non riesce a cavalcarla.

Quello dei prodotti a valore aggiunto è un filone in cui sono inseriti diversi produttori, soprattutto in Puglia, come l’Amaro d’Itria o Freecao, il “cioccolato” (ma per legge non lo si può definire così, ndr) ottenuto riducendo del 90% il consumo di acqua e dell’80% le emissioni di CO2 rispetto alla produzione di cacao.

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La Costa d’Avorio riceve 2,1 mln per la produzione di cacao sostenibile dalla Banca europea per gli investimenti

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costa avorio cacao abidjan
La bandiera della Costa d'Avorio

La Costa d’Avorio, il più grande fornitore di cacao dell’Unione Europea, ha ricevuto un sostegno tecnico e finanziario dalla Bei, Banca europea per gli investimenti, di 2,1 milioni di euro. Il protocollo prevede che 22 cooperative nel settore del cacao avranno accesso ad un sostegno finanziario per lo sviluppo di un prodotto all’insegna della sostenibilità. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione PMI Reboot.

Il sostegno finanziario per la filiera del cacao nella Costa d’Avorio

SAN PÉDRO – In occasione di una visita di lavoro in Costa d’Avorio, il vicepresidente della Banca europea per gli investimenti (Bei) ha confermato il rafforzamento del sostegno della sua istituzione alla catena del valore del cacao firmando un memorandum d’intesa di 2,1 milioni di euro (1,4 miliardi di FCFA) con la COFINA Costa d’Avorio il 2 maggio 2024 a San Pédro, alla presenza del direttore regionale del Consiglio del Café Cacao.

Il protocollo prevede che 24 cooperative agricole, di cui 22 nel settore del cacao, riceveranno un sostegno finanziario per lo sviluppo di cacao sostenibile in linea con le nuove norme dell’UE.

Queste cooperative si distinguono per le attività sociali e comunitarie, in particolare la costruzione di aule per i figli dei piantatori.

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Bialetti presenta la nuova collezione limited edition estiva Dolce Vita e la miscela Perfetto Moka alla mandorla

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La limited edition Dolce Vita (immagine concessa)

COCCAGLIO (Brescia) – Bialetti, azienda italiana icona del caffè nel mondo, presenta la nuova collezione Dolce vita, una limited edition che celebra l’allegria dell’estate evocando quella spensieratezza e quell’effervescenza tipiche del periodo storico che ha caratterizzato l’Italia tra gli anni Cinquanta e Sessanta.

La Dolce Vita di Bialetti

I prodotti della collezione Dolce Vita si distinguono per uno stile ultra-colorato e giocoso in cui l’estetica della pop art incontra l’immaginario della tipica estate italiana: pattern geometrici e abbinamenti di tonalità dal carattere forte danno vita a una mise en place originale e mai scontata, perfetta per le calde atmosfere estive. I prodotti sono, inoltre, caratterizzati dalla presenza di alcune celebri espressioni diventate simbolo dell’italianità nel mondo, tra cui le iconiche “Ciao Amore” e “Mamma Mia”.

La Dolce Vita (immagine concessa)

Protagonista indiscussa della collezione è Moka Express, da una e tre tazzine, presentata in tre nuovi esuberanti colori: ceruleo, arancio e fucsia. Completano l’offerta di caffettiere due inedite versioni di Mini Express. La macchina espresso Gioia è, invece, proposta nelle colorazioni ceruleo, fucsia e verde menta.

Ad accompagnare la Moka Express, da giugno, la nuova miscela di Perfetto Moka – il caffè macinato Bialetti pensato appositamente per la Moka – con un’aromatizzazione alla mandorla. Perfetto Moka alla mandorla, oltre ad essere ottimo da gustare caldo, è un caffè ideale per essere bevuto freddo, magari con l’aggiunta di zucchero e cubetti di ghiaccio, per una pausa golosa e dissetante che combina il piacere di un buon caffè con la freschezza di un drink estivo.

Il Perfetto Moka alla mandorla (immagine concessa)

Numerosi, inoltre, gli accessori: oltre ai set di tazzine multicolor, alle mug e ai bicchierini, la collezione prevede anche una zuccheriera, un set da quattro cucchiaini, un set da duetovagliette e tre piatti da dessert. Infine, per le calde giornate estive passate fuori casa, perfette le bottiglie termiche, disponibili in due diversi formati, da 500 e 350 ml.

Frutto della creatività che da sempre contraddistingue Bialetti, la collezione Dolce Vita e il Perfetto Moka alla mandorla si confermano un inno alla convivialità tipicamente italiana, alla dolcezza e al piacere che il rito quotidiano del caffè porta con sé.

La nuova collezione Bialetti (immagine concessa)

A completare l’offerta del brand anche una seconda collezione denominata Romantic Wild – caratterizzata da motivi ispirati alla natura e alle foreste tropicali – e dedicata esclusivamente agli outlet monomarca e alla grande distribuzione.

La scheda sintetica di Bialetti

Bialetti nasce nel 1919 a Crusinallo, in Piemonte, per volontà di Alfonso Bialetti. Nel 1933 viene realizzata la prima Moka Express, geniale intuizione che ha rivoluzionato il modo di preparare il caffè a casa.

Considerata icona di design nel mondo, fa parte delle collezioni permanenti del MoMa di New York e del Triennale Design Museum di Milano.

Il 1999 è l’anno in cui si forma il gruppo Bialetti Industrie, nato dalla fusione tra Alfonso Bialetti & C. e Rondine, realtà leader nella produzione di pentole antiaderenti; la sede viene trasferita a Coccaglio in provincia di Brescia.

Nel 2004 Bialetti fa il suo ingresso nel mondo delle macchine espresso e nel 2010 in quello del caffè con le capsule l Caffè d’Italia. Nei tre anni successivi l’azienda internalizza tutte le fasi della lavorazione del caffè inaugurando una propria torrefazione e mettendo a punto un metodo specifico per creare miscele dal perfetto equilibrio, dall’aroma intenso e dal gusto equilibrato. Dalla conoscenza della Moka e dall’esperienza nel mondo del caffè nel 2021 nasce Perfetto Moka, il caffè Bialetti per chi ama la Moka.

Giuseppe Lavazza, presidente Comitato Italiano del caffè: “Settore travolto da tempesta: costi raddoppiati per aziende”

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Giuseppe Lavazza comitato
Giuseppe Lavazza (foto concessa)

Giuseppe Lavazza è il presidente dell’omonimo gruppo di famiglia, il maggior player italiano del caffè con 3,1 miliardi di fatturato. Nell’intervista di Daniela Polizzi, pubblicata sul Corriere della Sera, Lavazza parla nelle vesti di presidente del Comitato italiano del caffè, l’associazione delle imprese di categoria che fa parte dell’Unione italiana food, e analizza il mercato del caffè che è gravato dall’impatto climatico e il calo di produzione di Robusta da Vietnam e Brasile, i maggiori esportatori mondiali.

Lavazza, nella sua riflessione, si spinge oltre e scava affondo nell’universo che ruota attorno la tazzina, senza dimenticare l’inflazione, la diminuzione delle scorte sulle Borse mondiali, gli acquisti speculativi e il nuovo divieto di importazione nell’Ue di prodotti nati dalla deforestazione dopo dicembre 2020, regolamentazione che verrà messa in atto nel 2025. Leggiamo di seguito la prima parte dell’intervista del Corriere della Sera.

La tempesta perfetta

Si pensava che il 2024 avrebbe portato stabilità, invece il settore resta travolto da una tempesta perfetta“, dice Lavazza che rappresenta un comparto di aziende che dal 2022 ha visto i costi raddoppiare.

In tutto valgono 4,5 miliardi di fatturato, dei quali 2,3 dall’export. “Dimostrano però di essere efficienti — dice l’imprenditore — perché sviluppano una redditività dell’11,5%, superiore di uno-due punti a quella dei concorrenti Ue. Ma sono aziende dipendenti dalle importazioni, con 5 milioni di sacchi l’anno acquistati sui mercati. Un buon 30% è del Sud. Hanno un alto valore sociale, realizzano un prodotto imitato che diffonde la cultura italiana”.

L’effetto dollaro sulle quotazioni

“È una situazione mai vista prima, con la quotazione dell’Arabica salita dal 2021 del 75%, con un +60% solo nel 2023. Poi l’impennata del Robusta i cui prezzi sono cresciuti del 200% dal valore medio storico, spinti anche dall’impennata della domanda di consumatori nuovi come i cinesi”, spiega Lavazza —. Se a questo si aggiunge l’effetto dollaro, incrementato del 10%, si vede come sulla categoria si sia scaricata una massa impressionante di costi”.

Le nuove regole Ue

Ma non è solo questione di mercato. A inizio 2025 entrerà in vigore il regolamento che prevede il divieto di importazione nell’Ue di prodotti che abbiano causato la deforestazione dopo dicembre 2020.

Questa norma “impone il tracciamento di tutta la filiera — fa presente Lavazza — e solo il 20% dei produttori mondiali di caffè sarà in grado di conformarsi subito. Su 12,5 milioni di coltivatori otto avranno difficoltà a vendere nell’Ue che da sola vale il 30% degli acquisti globali. Ecco perché molte associazioni di categoria rivolgono appelli urgenti alla Commissione affinché si renda conto che questo regolamento non può essere applicato in blocco”. Quali gli effetti? “Creerebbe una straordinaria discriminazione perché gli Usa — si pensi a giganti come Starbucks — e la Cina non sarebbero toccati”. Avete aperto un dialogo con l’Ue? “Certo ma fin qui non abbiamo registrato un interesse adeguato”.

Per leggere l’intervista completa basta cliccare qui