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martedì 26 Novembre 2024
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A Il Pescatorio di Roma, l’evento a base di pesce e specialty con Gianni Olimpo: come partecipare

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Il Pescatorio
Emanuele Smimmo e Simona Bontà (foto concessa)

MILANO – Siamo a Il Pescatorio & Friends, ristorante romano pensato da Emanuele Smimmo e Simona Bontà attorno ad una proposta di mare di livello, con la possibilità di fare take away e delivery e una parte dedicata allo street food.

Dieci anni compiuti quest’anno, un vero e proprio traguardo quando si pensano ai locali di questo settore, festeggiati con una serie di incontri che vogliono proporre un’offerta originale. All’interno di questa cornice, si inserisce lo specialty coffee sotto la guida esperta di Gianni Olimpo e la proposta di materia prima che non ha bisogno di presentazioni: His Majesty sarà protagonista di ogni ricetta.

Gianni Olimpo all’opera, @coffeeandlucas @myMediastudio

Marco Radicioni di Otaleg è il punto di contatto tra questi due mondi: tra amici si è deciso di organizzare una serata di specialty e pesce. Per amicizia, per gioco e per curiosità, è nato tutto.

Dopo uno studio di tre mesi tra chef Sergio Spoletini, chef Simona Bontà e Gianni Olimpo (mentre per il gelato ovviamente la ricerca è stata portata avanti con Marco Radicioni), il menù che sposa la cucina di mare con il caffè è pronto per essere gustato. L’appuntamento per questa esperienza è il 23 maggio, con un menù che si chiude con un primo e il gelato come entrée.

Gianni Olimpo racconta: “Provare a fare le diverse infusioni, con tanti tentativi, è stato stimolante. Questa è stata la prima volta che mi sono cimentato con un pairing su un menù di pesce. Terminando poi con un infuso di fiori caldo, lascia la sorpresa finale. Questo è stato possibile grazie al sostegno di Paolo Scimone, che mi ha fornito una materia prima di prima qualità. Anche trovare la quadra nei piatti e assaggiarli.”

Il Pescatorio & Friends: festeggiare con champagne e cascara

Mica male no? Gianni Olimpo ha pensato a tutto, dall’antipasto al dolce, dai piatti alle bevande: niente lasciato al caso quando si tratta di inserire lo specialty nel mondo della ristorazione.

Ad accompagnare lungo tutto il pasto infatti la buccia essiccata della drupa del caffè di un Panama Geisha naturale raccolto dalla Finca Hartmann a 1830 metri di altitudine viene estratto a freddo con un’infusione di 24 ore, unito poi allo champagne.

Una degustazione di pairing che parte con uno stecco di baccalà (un gelato in apertura) abbinato da kombucha al Panama Geisha naturale prodotto da Finca Hartmann a 1250 metri di altitudine, realizzato grazie alla collaborazione del titolare di Legend Kombucha, Stefano Zamboni, attraverso l’infusione di caffè ad una temperatura bassa per circa 30 ore.

Anche l’olio usato sulla focaccia è stato aromatizzato al caffè, lasciandolo in infusione per un mese, lo stesso usato anche sull’alletterato: un Colombia Red Bourbon semi-lavato e anaerobico della Finca El Diviso a 1850 metri di altitudine.

Cozza con crumble salato allo specialty coffee (foto concessa)

Si procede poi con una cozza al gelato con crumble allo specialty coffee: usato un Kenya GakunduAA lavato della finca Gakundu farmers, a 1600/1800 metri di altitudine, varietà sl28-2l34. La sua florealità profuma la cozza e il palato resta sgrassato dall’acidità e un retrogusto come di pangrattato.

Poi è il turno del rombo specialty con purea di patate alle erbe, fondo di pil e la polvere di specialty (con Ethiopia, il produttore è Bensa Damo raccolto a 1860-2160 di altitudine, la varietà della pianta è Heriloom) cialda di patata croccante e gocce di olio extra vergine di oliva allo specialty coffee.

Ancora servita la fregola specialty ai lati un cerchio di panna allo specialty coffee.

La fregola specialty (foto concessa)

Fregola mantecata con biscque di scampi e carpaccio di scampo crudo, porro bruciato e olio alle erbe e Mizuna corallo. Il caffè che ho utilizzato per la panna è un Colombia Magnum Sidra della farm El Vergel Estate raccolto a 1.450 metri di altitudine, la varietà della pianta è Bourbon Sidra (Una delle varietà di caffè piu interessanti disponibili negli ultimi anni) il processo di lavorazione delle drupe è Mosto Anaerobic.

Entra in scena la pastarella con crema specialty (con una miscela base Modoetia, Brasile, India e Etiopia) e la chiusura in bellezza con qualcosa di inaspettato: l’infuso di fiori di caffè Catuai dalla Thailandia, a Chiang Rai, prodotta da Phahee coffee farm a 1200 metri di altitudine.

Non resta che sedersi a tavola e godersi il servizio in Via Virginia Agnelli 91/93 (Colli Portuensi): costo 70 euro a persona bevande specialty incluse. Per prenotarsi è sufficiente chiamare i numeri 06 64494787 3921307873.

IVS Group: fatturato a 183,2 mln, Ebitda Adjusted a 29,1 mln, +3,6%

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Ivs Group coffeecapp
Il logo Ivs group

MILANO – Il consiglio di amministrazione di IVS Group S.A. (Milano: IVS.MI) si è riunito il 14 maggio 2024, sotto la presidenza di Paolo Covre, per esaminare ed approvare il resoconto intermedio di gestione del gruppo IVS al 31 marzo 2024, di seguito sintetizzato. In sintesi: il fatturato consolidato è pari a euro 183,2 milioni, quasi invariato rispetto a euro 183,6 milioni al 31 marzo 2023; Ebitda pari a euro 28,9 milioni, Ebitda Adjusted pari a euro 29,1 milioni, +3,6%; Ebit Adjusted pari a euro 9,5 milioni (+9,2%); Utile netto consolidato pari a euro 2,7 milioni; utile netto adjusted consolidato pari a euro 3,4 milioni; indebitamento finanziario netto pari a euro 422,8 milioni (inclusi euro 59,1 milioni da effetti IFRS16i) da euro 421,1 milioni a fine 2023. Realizzate nel primo trimestre 2024 tre acquisizioni, in Italia e Polonia, per un valore di 1,7 milioni di euro.

Andamento della gestione

Il fatturato consolidato del 1° trimestre 2024 ammonta a euro 183,1 milioni, -0,2% rispetto ai euro 183,6 milioni del 1° trimestre 2023. I settori operativi del gruppo hanno riportato il seguente andamenti dei ricavi (prima delle elisioni intra gruppo).

1) attività di gestione vending (che include i settori operativi vending di Italia, Francia, Spagna e Altri paesi minori): euro 144,1 milioni,
+2,7% rispetto a euro 140,5 milioni al 31 marzo 2023, a loro volta suddivise per mercati geografici: (i) Italia (euro 118,7 milioni, +0,6%),
(ii) Francia (euro 13,9 milioni, +13,1%), (iii) Spagna (euro 9,8 milioni, +8,4%) e (iv) altri mercati Europa (euro 3,8 milioni, +27,9%).

2) attività di rivendita: euro 27,5 milioni, -22,5% da Euro 35,5 milioni del primo trimestre 2023, che aveva registrato alcune rilevanti vendite straordinarie all’estero (Est Europa).

3) attività nel settore horeca: euro 6,0 milioni (+26,7% sul primo trimestre 2023).

4) attività della divisione Coin: euro 10,0 milioni (+19,4% sul primo trimestre 2023).
Le tre acquisizioni realizzate in Italia e Polonia, per un valore di Euro 1.7 milioni, hanno generato vendite nel primo trimestre 2024, dalla
data dell’acquisto, pari a euro 0,1 milioni.

Nel vending, il numero totale di erogazioni del gruppo al 31 marzo 2024 è stato pari a 254,1 milioni (-2,8% rispetto a 261,3 milioni a marzo 2023).

Il prezzo medio delle erogazioni (al netto dell’IVA) è stato pari a euro 53,05 centesimi, +4,0% rispetto a euro 51,03 centesimi dell’analogo periodo 2023. Sul prezzo medio esistono significative differenze tra le aziende del gruppo, diversi segmenti di mercato e aree geografiche.

L’Ebitda reported, pari a euro 28,9 milioni, da circa euro 27,1 milioni di marzo 2023, è in aumento del 7,0%. L’Ebitda Adjusted consolidato è pari a euro 29,1 milioni, in aumento del 3,6% rispetto a euro 28,1 milioni di marzo 2023.

L’ebit Adjusted consolidato sale a euro 9,5 milioni da euro 8,7 milioni al 31 marzo 2023 (+9,2%).

L’utile netto consolidato a marzo 2024 è pari a euro 2,7 milioni (prima di euro -0,1 milioni di risultato attribuibili alle minoranze), da euro 3,0 milioni del 2023.

L’utile netto adjusted al netto delle voci considerate non ricorrenti, è pari a euro 3,4 milioni, rispetto a euro 3,9 milioni di marzo 2023, influenzato da differenze cambio negative nel periodo per circa euro 0,3 milioni.

La posizione finanziaria netta (“PFN”) è negativa per Euro 422,8 milioni (inclusi circa Euro 59,1 milioni derivanti da contratti di affitto e leasing in base alle previsioni del principio IFRS 16), rispetto a Euro 421,1 milioni a fine 2023 (di cui Euro 62,4 milioni per IFRS16). Nel corso del 1°trimestre 2024 il gruppo IVS ha generato un flusso di cassa operativo pari a Euro 20,2 milioni (Euro 26,7 milioni nel 1° trim.2023); i pagamenti per investimenti fissi netti sono stati pari a Euro 17,1 milioni (Euro 12,0 nel 1° trim. 2023) e Euro 1,5 milioni per acquisizioni. Sono inclusi nella PFN gli interessi (circa Euro 4,3 milioni) maturati dalla data di pagamento dell’ultima cedola (metà ottobre 2023) sulle obbligazioni con scadenza ottobre 2026. I crediti IVA (non inclusi nella PFN) sono pari a Euro 15,5 milioni.

Altri fatti di rilievo ed operazioni poste in essere dopo il 31 marzo 2024 e previsioni per l’esercizio

Il 22 aprile 2024, IVS Partecipazioni S.p.A. (IVSP, azionista di maggioranza di IVS Group) e E-Coffee Solutions S.r.l. (ECS, controllata del gruppo Lavazza, il leader italiano nel settore del caffè) hanno annunciato il lancio di un’offerta volontaria totalitaria sulle azioni di IVS Group, attraverso una società di nuova costituzione, Grey S.a.r.l., finalizzata al delisting di IVS Group.

Nell’ipotesi di un risultato positivo dell’offerta e in funzione della percentuale di adesione, IVSP dovrebbe detenere non meno del 51% del capitale sociale di Grey e ECS una quota tra il 39% e il 49% del capitale di Grey.

Un accordo reciproco tra IVSP e ECS prevede opzioni di acquisto (call option) per ECS e opzioni di vendita (put option) per IVSP sulle azioni di Grey. Le call e put option saranno esercitabili dopo l’approvazione del bilancio consolidato di IVS Group al 31 dicembre 2026 (e dunque dal 2027 e fino al 2034).

Il Consiglio di amministrazione di IVS Group ha preso atto dell’operazione annunciata ed ha avviato le procedure previste dalla normativa in materia di offerte pubbliche, in particolare, da parte del comitato degli amministratori indipendenti, la selezione e nomina dell’advisor incaricato di predisporre una “fairness opinion” sull’offerta.

Con riguardo allo scenario di mercato, perdurano le note tensioni internazionali e il conseguente impatto negativo sui consumi in generale e, pertanto, anche sui volumi – a parità di perimetro – nelle attività del vending. Si attende che l’azienda sia ancor più focalizzata su azioni in grado di ottimizzare i profili di efficienza, insieme allo sviluppo di nuove opportunità commerciali, anche fuori dall’Italia, nel settore del vending e in segmenti di mercato attigui, al fine di sostenere la redditività del gruppo.

Antonio Tartaro e Massimo Paravisi, Co-CEO di IVS Group, commentano i risultati del primo trimestre 2024 nei seguenti termini: “In uno scenario economico che resta complesso, IVS Group conferma le solide basi della sua attività. Le operazioni straordinarie realizzate negli anni passati hanno consentito di raggiungere una buona diversificazione su diverse aree di busines nelle quali, con un continuo e intenso lavoro, possiamo coniugare efficienza, redditività e qualità del servizio. Considerata la posizione di leader raggiunta in Italia, abbiamo iniziato ad ottimizzarne la redditività”.

C’è di più: “Così, ad esempio, vanno lette le variazioni nel Vending in Italia tra il 1° trimestre 2023 e il 1° trimestre 2024: numero erogazioni: -4%, ricavi: +1%, positioning Fees: -13%, Ebidtda adjusted: +12%. A comprova che, se si ha il coraggio di rinunciare a contratti e clienti non profittevoli, la marginalità aumenta significativamente. Così anche nella attività di rivendita, dove si è ritenuto salvaguardare il rapporto con la clientela, limitando il ribaltamento a valle dell’impennata degli aumenti subiti negli ultimi sei mesi, essendo questi frutto soprattutto di speculazioni sul mercato delle commodities, che ora stanno rientrando”.

In conclusione: “E’ altresì chiaro che, stante la predetta posizione strategica sul mercato italiano i futuri piani di crescita guarderanno sempre più anche ad altre nazioni europee e a nuovi mercati potenzialmente complementari al core business del vending. Questa ulteriore fase strategica per il gruppo IVS richiederà certamente un grande impegno, nuove competenze e investimenti rilevanti, su scala continentale”.

Il bilancio IVS Group nel dettaglio:

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(dati concessi)
(dati concessi)
(dati concessi)
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(dati concessi)

Caffè Kremoso annuncia la serata di apertura di Mondadori MA Bookstore & Mondadori Caffè Kremoso alla Galleria Umberto I di Napoli, 17/05

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La postazione bar di Mondadori Caffè Kremoso (immagine concessa)

NAPOLI – Caffè Kremoso presenta la serata di apertura di Mondadori MA Bookstore & Mondadori Caffè Kremoso, venerdì 17 maggio 2024 a partire dalle ore 16:00, alla Galleria Umberto I di Napoli. La più grande libreria d’Italia, ecofriendly, smart, young: 1000 mq di cultura, 148.000 titoli nel cuore della cultura di Napoli.

Caffè Kremoso assicura indimenticabili momenti tra letture, approfondimenti, cocktail, caffè e tanto altro.

La serata di presentazione di Mondadori MA Bookstore & Mondadori Caffè Kremoso

Il tutto sarà in perfetto mood con l’innovativo bookstore che guarda al futuro senza tralasciare nulla del passato. Basterà pensare ai famosi caffè letterari ma in chiave più moderna.

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La macchina da caffè Sanremo Leva di Napoli (immagine concessa)

La protagonista della serata sarà la macchina da caffè Sanremo Leva di Napoli accompagnata da tre macinacaffè: il Macaf conico per espresso napoletano composto dalle seguenti origini: Brasile, Guatemala, Costa Rica, Colombia, San Salvador, India e Honduras; il macinacaffè on demand Eureka per espresso 100% Arabica composto da Brasile, Guatemala, Costa Rica, Colombia, San Salvador, India e Honduras; il macinacaffè on demand Eureka per deca in grani.

Sarà possibile gustare il nuovo espresso martini con Caffè Kremoso, la nuova bevanda che verrà lanciata come prodotto con il nome Espressosky e i dolci tipici della cultura napoletana. Degna di nota è la partnership con Masseria Frattasi per poter degustare dei vini di qualità con la lettura di un buon libro al centro della Galleria Umberto I.

L’espresso al banco costerà 1,30 euro mentre al tavolo il prezzo sarà di 2,50 euro. 

Allianz Trade: “8 aziende su 10 si dicono fiduciose rispetto alle esportazioni”

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I risultati del global survey di Allianz Trade (immagine: Pixabay)

MILANO – Dalla pandemia all’invasione dell’Ucraina, fino alle riaccese tensioni in Medio Oriente, il susseguirsi di crisi ha creato un ambiente complicato e incerto per gli esportatori. Il 2024 potrebbe portare un po’ di luce e consentire di vedere la fine del tunnel alle aziende?

Per scoprirlo, Allianz Trade ha intervistato oltre 3.000 esportatori in Cina, Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti1 per la terza edizione del Global Survey.

Ottimismo déjà vu: le imprese stanno nuovamente sottovalutando i rischi futuri?

Nell’edizione 2023 del Global Survey, il 70% delle imprese ha dichiarato di aspettarsi un aumento del fatturato generato dalle esportazioni. Tuttavia, l’anno si è concluso con una recessione commerciale e un rallentamento della domanda superiori alle aspettative. Nel 2024 è prevista la fine della recessione ma l’atteggiamento delle aziende è nuovamente troppo ottimistico?

Nell’attuale edizione del sondaggio Allianz Trade, l’82% di esse ha dichiarato di aspettarsi un aumento del fatturato generato dalle esportazioni nel corso dell’anno, soprattutto nei settori legati ai consumi come la vendita al dettaglio, gli elettrodomestici, i computer e le telecomunicazioni. Infatti, quasi il 40% delle imprese prevede nel 2024 un aumento significativo di oltre il +5% (+18 punti percentuali rispetto al 2023).

Françoise Huang, senior economist for APAC and Global Trade di Allianz Trade:   “Dopo oltre un anno di recessione, gli esportatori si aspettano ora una ripresa, nella seconda metà del 2024, dal momento che la ricostituzione delle scorte di prodotti finiti sta accelerando, così come la domanda globale”.

Huang di Allianz Trade: “Questo determinerà anche un aumento dei prezzi e un incremento della reflazione: a livello globale, 8 aziende su 10 prevedono un aumento dei prezzi per l’esportazione nel 2024, che supporterà, quindi, il fatturato di quest’ultime. Le nostre previsioni sono più prudenti: stimiamo un aumento del commercio globale intorno al +2,8% nel 2024 in termini di valore, dopo una contrazione del -2,9% nel 2023. Si tratta di un dato significativamente inferiore alla media nel lungo periodo del +5%, che riflette il rischio di interruzioni del trasporto marittimo globale, come la crisi del Mar Rosso e l’aumento del protezionismo”.

Per sostenere le esportazioni, le aziende definiscono priorità diverse. Gli esportatori francesi e statunitensi sono particolarmente propensi allo sviluppo di nuovi prodotti, mentre quelli tedeschi, spagnoli e cinesi vogliono puntare su nuovi mercati. Gli esportatori britannici, invece, nel corso del 2024, preferiscono privilegiare gli investimenti domestici.

Il rischio di mancato pagamento resta ancora la principale preoccupazione per gli esportatori

Pur essendo ottimisti, gli esportatori sono consapevoli dei rischi che gravano sul loro sviluppo internazionale. A livello globale, le imprese sono preoccupate soprattutto a causa dei rischi geopolitici, della carenza di fattori produttivi/manodopera e delle questioni concernenti il finanziamento ma il rischio per un mancato pagamento resta la principale preoccupazione.

Aylin Somersan Coqui, ceo di Allianz Trade: “Abbiamo riscontrato che, a livello globale, quasi il 70% delle aziende viene pagato tra i 30 e i 70 giorni, con un numero leggermente più elevato nel Regno Unito, Francia e Stati Uniti rispetto agli altri Paesi. In un contesto di minore crescita, perturbazioni degli scambi commerciali e incertezza geopolitica, il 42% delle imprese prevede che i termini di pagamento delle esportazioni siano più lunghi nei prossimi sei-dodici mesi, il che significa una maggiore pressione sui flussi di cassa. La situazione potrebbe addirittura peggiorare”.

C’è di più: “Inoltre, il 40% degli intervistati prevede, nel 2024, un aumento del rischio di mancato pagamento. Ciò è in linea con la nostra previsione di un incremento delle insolvenze aziendali a livello globale del +9% per quest’anno”.

Il 53% delle aziende sta valutando la possibilità di trasferire le catene di approvvigionamento a causa delle crescenti preoccupazioni geopolitiche… ma saranno disposte a farlo sul serio?

Alla domanda su quali siano i tre principali rischi che minacciano maggiormente i loro siti di produzione e le loro catene di approvvigionamento all’estero, le aziende citano più spesso questioni legate al modo in cui sono strutturate le catene di approvvigionamento, come la complessità, la concentrazione o la concorrenza. I rischi legati alla geopolitica, alla politica e al protezionismo vengono menzionati solo successivamente, seguiti, a loro volta, dai rischi ESG.

“Il panorama politico, con cittadini chiamati al voto in economie che rappresentano quasi il 60% del PIL mondiale, contribuisce all’aumento dei rischi geopolitici e delle incertezze. In questo contesto, le aziende restano in attesa, concentrate soprattutto sulle prossime elezioni nazionali. Detto questo, il livello di esposizione della catena di approvvigionamento può cambiare la percezione del rischio: in generale, le imprese con lunghe catene di approvvigionamento e più della metà della produzione all’estero sono preoccupate soprattutto di un’intensificazione della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina”, afferma Ano Kuhanathan, Head of Corporate Research di Allianz Trade.

In questo contesto, per mitigare le interruzioni delle catene di approvvigionamento, le società stanno migliorando principalmente la gestione dei rischi associati a esse, aumentando la due diligence ESG sui fornitori e acquistando assicurazioni sulla catena di approvvigionamento.

Tuttavia, mentre il 53% degli intervistati dichiara di prendere in considerazione la possibilità di trasferire parti della propria catena di approvvigionamento a causa dei crescenti rischi geopolitici, quelli che stanno effettivamente compiendo passi concreti in questa direzione risultano essere meno numerosi: il trasferimento dei siti produttivi non figura tra le prime tre azioni su dieci proposte per mitigare le interruzioni della catena di approvvigionamento (ad eccezione del caso degli esportatori spagnoli e tedeschi).

“La diversificazione è diventata la strategia principale per avere catene di approvvigionamento resilienti ma essa comporta dei rischi, aumentando la complessità e le potenziali strozzature e non rappresenta una soluzione perfetta. Ad esempio, il 48% degli esportatori statunitensi con siti di produzione o fornitori in Cina prenderebbe in considerazione paesi dell’Asia-Pacifico o dell’America Latina per diversificare le proprie catene di approvvigionamento. Tuttavia, essi sarebbero comunque esposti alla Cina indirettamente, dato il suo ruolo fondamentale di fornitore globale nel settore manifatturiero”, afferma Ana Boata, Global Head of Economic Research di Allianz Trade.

 Non è in atto un decoupling completo dalla Cina. Più di un terzo delle aziende prevede di aumentare la propria presenza nel paese, mentre solo l’11% ha dichiarato di volerla ridurre. Tra coloro che hanno indicato di voler trovare alternative alla Cina, la percentuale più alta di intervistati ha citato come regione preferita l’Asia-Pacifico (37%), seguita dall’Europa occidentale (17%). Nella zona Asia-Pacifico, l’ASEAN raccoglie più di un terzo delle scelte, mentre, la restante quota è ripartita in parti uguali tra Giappone, India, Taiwan, Corea del Sud e Australia.

La sostenibilità guadagna terreno, ma la corsa non è ancora finita

Le catene di approvvigionamento sono al centro della sostenibilità e le aziende ne sono sempre più consapevoli. Il 72% degli intervistati, con responsabilità legate alla catena di approvvigionamento, ha anche responsabilità in materia di ESG. Tuttavia, i progressi rispetto agli obiettivi climatici restano lenti. Solo il 27% degli intervistati è fermamente convinto che la propria azienda abbia attuato misure ESG che abbiano conseguenze significative sull’attività, dal passaggio verso modalità più sostenibili, per quanto riguarda le scelte logistiche (26%) e dallo sviluppo di prodotti più sostenibili (25%) al miglioramento della resilienza climatica delle catene di approvvigionamento (23%).

“Il 76% degli intervistati dichiara che la propria azienda dispone di un piano chiaro per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili, indipendentemente dalla fluttuazione dei prezzi”. Si tratta di un grande passo avanti: le imprese si concentrano ora su iniziative strutturali piuttosto che su azioni a breve termine. Ma la strada da percorrere è ancora lunga: quasi 2 aziende su 3 prevedono di ridurre le emissioni solo dell’1-5% nei prossimi dodici mesi, una percentuale ben lontana dall’impegno necessario per raggiungere l’obiettivo di emissioni nette pari a zero entro il 2050″, conclude Aylin Somersan Coqui.

1 Il sondaggio è stato condotto online per un periodo di tre settimane nell’aprile 2024.

AssoTè Infusi celebra 20 anni di attività nel settore

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I professionisti del tè (immagine concessa)

MILANO – Da piccoli passi pionieristici a un’icona del settore, l’Associazione Italiana Tè & Infusi, nota come AssoTè Infusi, ha segnato un traguardo epocale, celebrando i suoi primi 20 anni di attività.  Fondata con l’obiettivo di promuovere la cultura del tè nel Paese, l’associazione ha tracciato una straordinaria traiettoria di crescita e successo nell’ambito del tè e degli infusi in Italia, diventando la prima e più autorevole organizzazione del settore.

I 20 anni di attività di AssoTè Infusi

Quando nel 2004 un gruppo di appassionati del tè si riunì per creare un’organizzazione dedicata al suo amore comune per questa bevanda millenaria, nessuno avrebbe potuto prevedere il notevole impatto che avrebbe avuto sul panorama del tè italiano.

Nel corso degli anni, AssoTè Infusi è diventata una pietra miliare nel settore, fungendo da punto di riferimento per appassionati, professionisti e aziende del comparto.

Attraverso iniziative educative, eventi culturali e la promozione di pratiche sostenibili, AssoTè Infusi ha contribuito in modo significativo alla diffusione della conoscenza sul tè e gli infusi e al miglioramento della qualità dei prodotti offerti sul mercato italiano.

Inoltre, il suo ruolo di unica associazione professionale di settore ai sensi della Legge 4/2013 ha conferito ad AssoTè Infusi una rilevanza e una responsabilità ancora maggiori nell’ambito della regolamentazione e della promozione del settore.

Oggi, mentre viene celebrato il ventesimo anniversario di AssoTè Infusi, l’associazione riflette sulle molte conquiste e sulle sfide superate nel corso degli anni. Dal lancio di programmi di formazione e certificazione all’organizzazione di conferenze internazionali, l’associazione ha dimostrato un impegno costante per l’eccellenza e l’innovazione nel mondo del tè e degli infusi

Guardando al futuro, AssoTè Infusi si impegna a continuare la sua missione di promuovere la cultura del tè, sostenere i suoi membri e diffondere la consapevolezza sui molteplici benefici di questa bevanda millenaria.

Con vent’anni di esperienza alle spalle e uno sguardo rivolto all’innovazione, l’associazione è pronta ad affrontare le sfide e a cogliere le opportunità che il futuro riserva al mondo del tè e degli infusi in Italia e oltre.

Auguri ad AssoTè Infusi per due decenni straordinari e tanti altri ancora nel futuro del tè italiano!

Maggiori informazioni sulle attività e i prossimi eventi di AssoTè Infusi sono disponibili qui.

Vending in Italia: giro d’affari di 2 mld, 2,3 mld di caffè bevuti, +0,27%, David Draghi, Borbone: “Qualità e relazione con il consumatore ripagano”

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Da sinistra: David Draghi, direttore commerciale canale professional Borbone, Cosimo Laserra, sales director di Mars Italia, Vincenzo Tundo, direttore commerciale e marketing Gruppo Acqua Minerale San Benedetto

MILANO – Venditalia, punto di riferimento internazionale per il settore del vending, organizzata da Venditalia Servizi e promossa da Confida, Associazione italiana della distribuzione automatica, ha avuto ufficialmente inizio il 15 maggio nella cornice del complesso di Fiera Milano.

La prima giornata della manifestazione ha visto la presentazione dei dati dello studio Ipsos per Confida, grazie ai quali è stato possibile analizzare i trend e la crescita del settore del vending nel Bel Paese che si conferma leader internazionale: con i suoi 830 mila distributori l’Italia può vantare la più ampia catena distributiva alimentare automatica in Europa.

C’è di più: le stesse vending machine sono una tecnologia made in Italy: il 70% delle macchine fabbricate nello Stivale viene esportato in tutto il mondo.

Il talk di presentazione dal titolo “Il vending e i nuovi trend di consumo: presentazione dati studio settore Confida” ha visto la partecipazione di: Andrea Alemanno, head of corporate reputation and public affairs Ipsos, David Draghi, direttore commerciale canale professional Borbone, Cosimo Laserra, sales director di Mars Italia, Vincenzo Tundo, direttore commerciale e marketing Gruppo Acqua Minerale San Benedetto, Ernesto Piloni, presidente di Venditalia.

Il vending e i nuovi trend di consumo: presentazione dati studio settore Confida

Secondo lo studio Ipsos, il settore della distribuzione automatica nel 2023 ha registrato un fatturato di oltre 1,6 miliardi di euro (+2,6% vs 2022) a cui si aggiungono gli oltre 397 milioni di euro del comparto Ocs (Office coffee service) per un totale di più di 2 miliardi di euro.

Le oltre 830mila vending machine installate nel Bel Paese nel 2023 sono state erogate quasi 4 miliardi di consumazioni (3.974.040.247) a cui si sommano 1,1 miliardi in capsule e cialde per un totale di oltre 5 miliardi di consumazioni nell’anno appena concluso.

Andrea Alemanno, Ipsos, nota: “Il 2023 registra una crescita, seppur di poco, rispetto all’anno precedente ma non in maniera omogenea. Ad esempio, il caffè mostra un aumento molto contenuto ma costante. La consumazione delle altre bevande calde aumentano del 5,51%”.

Il caffè si conferma perciò il protagonista delle consumazioni italiane ai distributori automatici: nel 2023 sono state quasi 2,3 miliardi (+0,27%) le tazzine consumate davanti a una vending machine, ben il 57% delle consumazioni totali.

In aumento anche tè (+5,7%) e ginseng (+5,2%). Seguono gli snack, che rappresentano il 16% delle consumazioni totali (626.251.484): i preferiti rimangono quelli dolci (+4%) tra cui spiccano le barrette (+12%), i biscotti (+9%) e le merendine (+3%); ma nel 2023 si è riscontrato un aumento significativo anche di quelli salati (+7%) e del confectionery (+26%), complice anche la parziale riapertura delle scuole nei primi mesi del 2023. Tra gli snack salati crescono maggiormente i cracker (+9%) e le patatine (+7%).

Venditalia 2024 (immagine concessa)

A causa di un’estate fresca con frequenti precipitazioni, nel 2023 le bevande fredde registrano un calo del -2,56% in particolare le bevande gasate (-4,09%); mentre la decrescita dell’acqua risulta più contenuta (-1,98%).

Per quanto riguarda quest’ultima, come riscontrato negli anni precedenti, l’acqua naturale ha un peso più consistente rispetto alla frizzante (70% rispetto al 30%). La sempre più forte attenzione dei consumatori a stili di vita più salutari si rispecchia anche nelle scelte al distributore automatico: nonostante un leggero decremento delle bevande alla frutta (-5%) si riscontra la chiara richiesta da parte degli italiani di prodotti con un maggior quantitativo di frutta.

Nella categoria i prodotti che segnano un significativo aumento sono state le bevande con più del 20% di frutta (+19%) e i succhi 100% (+6%).

Il caffè domina anche nel comparto dell’Ocs (Office coffee service) che sembra dare lievi segnali di ripresa rispetto all’anno precedente (+0,40% consumazioni). Tra le altre bevande in capsule e cialde, il ginseng ha conquistato i consumatori registrando un positivo +6,63%.

David Draghi, direttore commerciale canale professional Borbone, prende la parola, spiegando il legame che da sempre lega l’azienda con il vending: “Caffè Borbone è un’azienda focalizzata sulle famiglie e sul consumo domestico. La nostra storia è saldamente connessa a quella del vending: più di 25 anni fa il nostro fondatore e attuale presidente, Massimo Renda, ebbe l’intuizione di anticipare le potenzialità dei settori automatici del caffè, in particolare per quanto riguarda il monoporzionato. Da quell’idea Renda ha costruito Caffè Borbone. Dopo 25 anni, nel 2023, abbiamo raggiunto e superato i 300 milioni di fatturato con una crescita del 14%”.

Draghi continua: “La qualità e la relazione con il consumatore pagano sempre. La nostra strategia nel canale del vending e sul mercato in generale è quella di offrire ogni volta un prodotto di elevata qualità al giusto prezzo e valore. Abbiamo quattro miscele in grani dedicati al vending, fonti di grande soddisfazione. Ma un prodotto di qualità non è abbastanza: è importante anche avere i giusti partner, fornitori e operatori di mercato che ci aiutino a valorizzare al meglio il prodotto. Il mercato del vending equivale sia alla qualità del prodotto che del servizio. Le nuove macchine vending, ad esempio, offrono potenzialità enormi che, tuttavia, devono essere gestite”.

C’è di più: “Le macchine sono interconnesse e si può intervenire su di loro direttamente anche da remoto. Ad esempio, c’è la possibilità di prevedere materiali che vanno in esaurimento. Le potenzialità ci sono ma bisogna trovare partner che sono in grado di gestirle al massimo. Inoltre, è necessario trovare soci disponibili a lavorare insieme e dare la disponibilità a condividere dati e permetterci di costruire un rapporto diretto con il consumatore”.

Draghi aggiunge: “Grazie a queste strategie il 2024 sta andando sempre meglio nonostante il tema dell’aumento dei costi della materia prima, tema particolarmente sentito per il caffè. I costi sono aumentati più del 100% negli ultimi 16 mesi e dobbiamo monitorare la situazione”.

Cosimo Laserra, sales director di Mars Italia, prende la parola: “Mars ha iniziato con il vending all’inizio degli anni 90’. Mars Italia ha cavalcato questa scia portandoci ad un grande vantaggio nel corso degli anni. Già nel 2022 avevamo recuperato ciò che era stato perso nel 2019 e nel periodo Covid e abbiamo chiuso il 2023 a doppia cifra. Ogni anno Mars ci ricorda che il vending è un canale prioritario poiché si mette in diretta connessione il produttore con il consumatore finale attraverso una macchina”.

Vincenzo Tundo, direttore commerciale e marketing Gruppo Acqua Minerale San Benedetto: “La nostra azienda ha chiuso il suo fatturato con 1 miliardi e 80 milioni. Il 40% di questa cifra viene dal fuori casa, di cui il 50% proviene, a sua volta, dalla distribuzione automatica, un canale in cui l’azienda ha investito molto”.

Ernesto Piloni, presidente di Venditalia, conclude il talk: “Venditalia ha registrato oggi 3500 ingressi. Siamo al 10% in più rispetto all’esordio della Fiera dell’edizione di due anni fa. Venditalia si riconferma perciò leader mondiale: non c’è nessun’altra Fiera in Europa con queste dimensioni. 300 espositori con il 34% proveniente dall’estero significa che suscitiamo un grande interesse. Ancora una volta siamo un orgoglio italiano. Ricordiamo che il 70% dei distributori automatici nel mondo è prodotto in Italia e la Lombardia potrebbe essere chiamata la vending valley del Bel Paese con Venditalia come sua capitale”.

Altromercato a RhoFiera: “Caffè equo solidale non deve costare di più in una filiera sostenibile: ecco come ci riusciamo”

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Luca Sarnacchiaro Sales Manager Normal Trade Altromercato
Luca Sarnacchiaro Sales Manager Normal Trade Altromercato

MILANO – Venditalia, la fiera internazionale che sta animando i due padiglioni di RhoFiera Milano dal 15 al 18 maggio, rappresenta una vetrina in cui la distribuzione automatica può mostrare tutto il suo potenziale e non soltanto in termini di innovazione tecnica, ma anche inserendo modi di consumo più eco sostenibili: ne è la prova l’ingresso in questo canale per la prima volta di Altromercato.

Per raccontare questo passo importante, la parola direttamente a Luca Sarnacchiaro Sales Manager Normal Trade, che mostra il funzionamento della vending machine, propone un espresso 100% Robusta servito in bicchieri per il momento di carta e che verranno sostituiti con il PLA.

Altromercato entra nel vending: perché proprio ora? Il mercato è pronto alla distribuzione automatica etica?

“Noi scommettiamo di sì. Siamo fiduciosi e crediamo che ci sia un’attenzione molto più alta rispetto al passato sui temi che a noi stanno a cuore da sempre, ovvero la sostenibilità sociale e ambientale. Sono tante le aziende più ricettive e i consumatori che ci seguono da 35 anni confermano ciò che abbiamo visto, cioè una sempre più maggiore sensibilità su questi temi.

È chiaro che parliamo di un utente che cerca oltre a un buon prodotto, qualcosa che abbia una storia alle spalle fatta di valori, di trasparenza, di rispetto dell’ambiente e di chi l’ha creato.

I clienti già fidelizzati ai prodotti Altromercato attendevano sicuramente di poter contare sulla stessa offerta anche nelle vending machine dei propri uffici e nei negozi. Il mondo della distribuzione automatica fino ad oggi ha puntato molto sulla presenza sul mercato, legato spesso a dinamiche di prezzo e nell’offerta di un prodotto caratterizzato dall’economicità: è ora di proporre un’opzione diversa.

Molte aziende stanno andando sulla stessa nostra direzione”.

Quindi parlando di prezzo, quanto costa l’espresso di Altromercato che deve sostenere una filiera economicamente sostenibile?

Nello stand Altromercato

“Il nostro espresso alla fonte costa molto di più, proprio perché rispettiamo i farmer e le cooperative che realizzano il prodotto. La sfida che stiamo affrontando è di partire con un prezzo paragonabile al caffè tradizionale, contenendo al massimo i margini intermedi che sono lungo la filiera.

Così anche il caffè del vending Altromercato costa 50 centesimi: ci siamo riusciti garantendo ai fornitori un prezzo equo e riconosciuto nel tempo che non risente delle oscillazioni di mercato o delle speculazioni della Borsa. Lavoriamo con i nostri produttori, in particolare per il vending, dall’India per offrire due miscele: la prima 100% Robusta e l’altra 90% Robusta e 10% Arabica. Il nostro partner indiano ci garantisce l’approvvigionamento di una materia prima di qualità.

Lavoriamo con dei margini che non sono da realtà profit, ma sono giusti così come da sempre si caratterizza il lavoro di Altromercato che tiene conto delle esigenze di consumatore e produttore. Siamo convinti che il caffè equo solidale non debba costare per forza di più, ma che sia sufficiente saper riequilibrare all’interno del prezzo quelli che sono i vari soggetti in gioco.

Ora le macchine vending hanno sempre di più la possibilità di avere la doppia campana così siamo in grado di macinare sul momento entrambe le miscele. Per i gestori è più semplice avere un caffè di primo prezzo di un certo tipo e poi affiancare il caffè equo solidale.”

Non avete avuto problemi con l’approvvigionamento della Robusta?

“Abbiamo affrontato i problemi che tutti i player del caffè stanno vivendo nei trasporti. Abbiamo la fortuna di avere contatti stabili e duraturi nel tempo e così come noi garantiamo condizioni favorevoli ai produttori, così loro ci danno una certa sicurezza sulla fornitura.

È chiaro che sono tempi complicati e se queste condizioni perdureranno anche per noi il costo della materia prima diventerà un tema da affrontare diversamente. Per ora riusciamo a garantire un listino stabile. Molto più complesso il discorso attorno al cacao.”

A proposito: tè e cacao Altromercato, che ci racconta?

“Sul tè non abbiamo grosse variazioni di mercato e di prezzo. Per il vending abbiamo soltanto un preparato a base di tè equo solidale e di zucchero macinato nelle macchine, sempre di Altromercato.

Per quanto riguarda il cacao, il discorso si complica: stiamo assistendo a delle valutazioni di prezzo alla base che sono impegnative e che incidono sui nostri snack, ma è vero anche che la grammatura di cacao al loro interno è abbastanza ridotta e questo ci permette di controbilanciare la criticità.

Anche in questo caso abbiamo portato avanti un grosso lavoro di studio sul mondo del vending: prima i nostri snack erano pensati soprattutto per il retail e le botteghe bio. Entrando in questo canale abbiamo avuto bisogno di trovare formati e prezzi più in linea con il mercato. Per ora abbiamo soltanto una linea di snack dolci e poi creeremo un’alternativa salata.”

Com’è la rete di distribuzione, quanti distributori e dislocati dove?

“Ci appoggiamo su diverse collaborazioni con società che si occupano del servizio. Abbiamo micro partnership con i maggiori player del vending, ma siamo ancora ad uno stadio embrionale. Per Altromercato ora il vending rappresenta appena lo 0,5% del fatturato.

È un processo che stiamo avviando da poco. I nostri prodotti nel vending sono più presenti nel Nord Italia.

Attualmente stiamo dando il via ad un altro progetto con la cooperativa Raggio Verde nel biellese: sono soci di Altromercato e si occupano anche dell’installazione, della messa in servizio, del refill delle macchine.

Questa sarà la prossima fase: Altromercato vuole costruire una filiera che arrivi al consumatore finale. è una scommessa piano piano da vincere, collaborando con aziende produttrici di macchine e poi con chi sul territorio si occupa del servizio finale. Possiamo posizionarci non soltanto come fornitori ma anche come partner di acquisto delle macchine e per la loro messa in attività. Chiaramente chi lavora in questo mondo ha l’esigenza di capitalizzazione delle macchine che sono apparecchiature che hanno un costo parecchio elevato.

Siamo ancora ad una prima sperimentazione. Il mondo del vending sta ora passando dall’analogico al digitale. Per chi come noi ha tanto da raccontare siamo convinti che questo aspetto sia utile: che si tratti di un video che parte mentre si eroga il caffè, ai pagamenti digitali tra app e contactless, si può rimandare al racconto del lavoro che facciamo come Altromercato.”

Avete puntato degli spazi in particolare?

“Sicuramente il target a quale Altromercato sta puntando è giovane e su questo stiamo cercando di svecchiare l’immagine del nostro brand che è molto legato alle botteghe. Crediamo che ci sia un racconto che può interessare le nuove generazioni anche dal punto di vista dell’attenzione verso l’ambiente che ora è sempre più forte.

Un po’ più difficile far passare il messaggio sulle filiere sfruttate nel sud del mondo, ma la fascia tra i 35-45 anni è di nostro interesse: per cui puntiamo le scuole, le palestre, i luoghi di aggregazione frequentate da questi utenti.”

Volcafe: 60 milioni da Banca Mondiale e Absa per potenziare la filiera del caffè in Africa orientale

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Volcafe Hartree Partners
Il logo Volcafe

MILANO – Sessanta milioni di dollari (55,5 milioni di euro) per migliorare la filiera del caffè in Africa orientale facilitando l’accesso al mercato di decine di migliaia di piccoli produttori: Ifc ( International Finance Corporation) – un’agenzia del gruppo della banca mondiale – e la banca sud africana Absa Group Limited contribuiranno – ciascuna in egual misura – a uno strumento di finanziamento a favore della svizzera Volcafe, uno dei massimi commercianti crudisti al mondo.

Esso fornirà i capitali necessari all’acquisto del caffè in ciliegia dai produttori e dai commercianti locali. E, successivamente, alla lavorazione, allo stoccaggio e al trasporto sino ai porti di imbarco.

Terra di origine della coffea arabica, l’Africa orientale fornisce oltre l’80% del caffè africano e il 10% della produzione mondiale. Secondo le stime, il caffè è la fonte di sostentamento di almeno 5 milioni di piccoli produttori e dello loro famiglie.

Spesso, tuttavia, i coltivatori mancano di accesso al credito e al supporto finanziario. La loro condizione è resa ancora più precaria dall’imprevedibilità degli effetti del cambiamento climatico.

Il finanziamento consentirà a Volcafe di fornire l’accesso al mercato a oltre 75.000 produttori

Servirà inoltre – attraverso il programma Volcafe Way – per sostenere attività di formazione sulle tecniche di produzione sostenibile e sulle buone pratiche agricole, atte a migliorare la resilienza e la produttività delle colture.

Lo strumento finanziario avrà la durata di un anno. Ifc e Absa vi contribuiranno in misura pari a fino a 30 milioni di dollari ciascuna.

“Volcafe è entusiasta di questa opportunità di collaborare con partner quali Ifc e Absa, mentre continua a sviluppare lo straordinario potenziale del settore del caffè in Africa orientale” ha dichiarato Melvin Wenger Weber, cfo di Volcafe.

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Scarti del caffè: arriva la piattaforma per l’economia circolare con il Politecnico di Torino

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fondi di caffè circo scarti
Il problema degli scarti del caffè

È stata lanciata dal Center for circular economy in coffee la prima piattaforma globale per coinvolgere il settore del caffè nell’adozione di pratiche di economia circolare, trasformando gli scarti industriali in prodotti di riuso. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo dell’ansa e pubblicata sul portale Tiscali News.

La prima piattaforma che promuove le pratiche di economia circolare

TORINO – Il Center for circular economy in coffee, di cui è partner anche il Politecnico di Torino, lancia la prima piattaforma globale per coinvolgere il settore del caffè nell’adozione di pratiche di economia circolare, trasformando gli scarti industriali in prodotti di riuso, tra cui cosmetici, alimenti, materiali da costruzione e imballaggi. Un rapporto dell’International trade centre, dell’International coffee organization (Ico) e del Center for circular economy in coffee (C4cec) svela infatti che l’industria del caffè genera annualmente circa 40 milioni di tonnellate di scarti all’anno.

Il C4cec annuncia la prima call for membership globale, con scadenza 31 maggio, per coinvolgere gli attori del settore del caffè nell’utilizzo di approcci di economia circolare al fine di creare nuove opportunità di reddito e lavoro.

L’obiettivo è coinvolgere comunità locali di produttori, piccole imprese, esportatori, commercianti, tostatori e aziende rivolte ai consumatori, soprattutto nei paesi produttori di caffè, per cogliere opportunità economiche affrontando al contempo le critiche questioni ambientali contemporanee.

La piattaforma è inoltre aperta a partner di ricerca, membri della società civile, impact investor e organizzazioni internazionali.

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Il caffè abbassa la pressione: le conclusioni del nuovo studio

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BOLOGNA – I ricercatori dell’Università di Bologna e dell’Irccs Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna – Policlinico di Sant’Orsola hanno rilevato come il consumo regolare di caffè abbassi la pressione. Un risultato opposto rispetto alle indicazioni note. Lo studio è stato condotto su 720 uomini e 783 donne. Si sono confrontati i livelli di pressione sanguigna e le abitudini di consumo del caffè più altri dati clinici. Leggiamo di seguito parte dell’articolo di Valentina Trogu per il portale Cellulari.it.

Il caffè valido aiuto per aiutare la pressione

La pressione arteriosa è risultata più bassa nelle persone che bevono fino a tre tazze di caffè al giorno rispetto a chi non consuma caffè.

L’Efsa stabilisce che 400 mg di caffeina al giorno è la dose corretta per quasi tutti gli individui perché le tre tazze di caffè suggerite dallo studio non comportano problemi di salute ai consumatori. Al contrario, il caffè apporta benefici abbassando la pressione aortica centrale e periferica.

I valori più bassi sono stati rilevati sia nella pressione sistolica che di pulsazione (differenza tra pressione massima e minima) nonché a livello di circolazione periferica e vicino al cuore. Gli amanti del caffè possono, dunque, tirare un sospiro di sollievo.

La bevanda ha effetti positivi sulla mitigazione del rischio di malattie cardiovascolari dato che abbassa la pressione arteriosa. Ciò non significa, però, esagerare con il consumo.

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