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martedì 26 Novembre 2024
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SCA Italy fa il bilancio di questi ultimi due anni: un chapter che si chiude positivamente

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Da sinistra: Stefania Zecchi, community coordinator, Davide Cobelli, national coordinator, Alessandra Di Dio, marketing & communication coordinator e Alessandro Coda, events coordinator (immagine concessa)

I membri di SCA Italy chiudono i due anni del loro contributo all’associazione ricordando i successi e i traguardi raggiunti. Davide Cobelli, national coordinator, Alessandra Di Dio, marketing & communication coordinator, Stefania Zecchi, community coordinator, Fabio Sipione, judge coordinator e Alessandro Coda, events coordinator ripercorrono il biennio trascorso con SCA Italy. Leggiamo di seguito le loro dichiarazioni.

Inizia Davide Cobelli, national coordinator

MILANO – Davide Cobelli, national coordinator: “Questi due anni si chiudono con un bilancio decisamente positivo, in tutti i sensi. Dal punto di vista dei Soci, abbiamo notato di nuovo un forte incremento dell’interesse a sostenere l’associazione, questo probabilmente dato dal fatto che abbiamo fin da subito costruito molto sia i rapporti con tutti, che la Comunicazione nel settore, ma soprattutto uscendo dalla nicchia, di cosa sia SCA e lo Specialty Coffee.

Gli eventi sono correlati tra loro molto spesso e sono riferiti alle competizioni SCA, ma con Coffee Boom siamo riusciti a supportare e prendere parte d alcune manifestazioni chiave per la divulgazione. Le competizioni, comunque, hanno visto una sana e seria partecipazione, sia di competitors che di sponsor.

La squadra giudici si è rafforzata e consolidata grazie ad un forte impegno del Chapter e del coordinatore, abbiamo visto crescere la rosa di giudici nazionali e internazionali. Essere giudice delle competizioni è una missione, un piacere.

Questo gruppo di persone che ha lavorato in sintonia e armonia ha portato il messaggio di coesione dal punto di vista economico: la sinergia tra noi ha impattato molto perché le aziende hanno ricominciato da subito ad investire in SCA Italia. Servono progetti, servono idee. Abbiamo sbagliato, abbiamo imparato, siamo migliorati, siamo cresciuti”.

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Il logo Sca Italy

Alessandra Di Dio, marketing & communication coordinator

“Due anni di volontariato in cui ce la devi mettere tutta, nonostante la tua vita professionale e personale non possa essere messa in pausa, e anzi a volte prenda strade inattese.

Poi ci sono i risultati: copertura, engagement, e qualità dei contenuti social come punta di diamante del mio mandato, con una crescita del 2000%, una nuova struttura per il sito internet per spiegare che cos’è e come funziona SCA a chi non ne ha idea, newsletter puntuali (e numerose!), un ufficio stampa professionale e gestito con attenzione per ottenere davvero il massimo dall’investimento e soprattutto una visione trasversale, una apertura a nuove collaborazioni per coinvolgere anche chi non è all’interno della nicchia.

In questi due anni ho capito quanto questo ruolo sia cruciale in SCA e non possa meritare niente di meno di unǝ professionistǝ che prenda sul serio ogni aspetto di comunicazione e marketing. Ringrazio i coordinatori, i volontari e tutta la colorata community di SCA per il calore e la positività con cui sono stata accolta”.

Stefania Zecchi, community coordinator:

“Al termine del mio mandato, vorrei abbracciare uno per uno tutti i soci, i colleghi e i volontari che hanno camminato al mio fianco. Grazie alla vostra collaborazione, sono riuscita a contribuire alla diffusione della cultura dello Specialty Coffee sul territorio e a incrementare il valore e la rispettabilità della nostra Community.

Sono estremamente orgogliosa della rete di volontari che siamo riusciti a creare, della fruttuosa collaborazione con le scuole alberghiere e dei rapporti di fiducia sviluppati con le aziende socie, i baristi e gli AST.

Queste esperienze mi hanno fatto crescere e capire le potenzialità della nostra Community, che vorrei sempre più grande e unita. Continuerò a credere fermamente negli ideali che l’associazione promuove e sarò disponibile ad aiutare chiunque abbia bisogno della mia esperienza accumulata in questi anni”.

Fabio Sipione, judge coordinator

“Come detto nell’ultima riunione nazionale il team giudici oggi risulta un gruppo coeso ed equilibrato. Ogni membro del team si mette a disposizioni soprattutto dei nuovi , per trasmettere segreti ed esperienza.

Sei giudici nazionali italiani , oggi  sono certificati per i campionati del mondo ed è motivo di orgoglio vedere nelle ultime competizioni mondiali.

A inizio del mio mandato avevo dichiarato come obiettivo quello di portare in ogni competizione mondiale almeno un giudice italiano, ad oggi rimane scoperto solo ibrik, contiamo di certificare qualcuno a livello mondiale a breve .

Come coordinatore volontario non posso che ringraziare tutto il team per il loro tempo, la loro dedizione e i complimenti ricevuti in tutto il mondo, sono la migliore ricompensa per il mio tempo dedicato a loro”.

Alessandro Coda, events coordinator:

“Iniziamo da due anni fa, quando si è dovuti ripartire post pandemia. La macchina SCA Italy (come mi piace definirla), con l’aiuto ed il supporto di diverse aziende è ripartita alla grande con le gare di selezione su tutto lo stivale.

Complessivamente nei due anni abbiamo organizzato 5 tappe di selezione per le 4 categorie (latte art, brewers, barista e CIGS), 6 tappe di selezione per la categoria roasting, 4 tappe di selezione per la categoria cup tasters e 2 finali Nazionali che hanno poi decretato i 13 campioni italiani che ci hanno rappresentato ai mondiali nei 2 anni.

Le selezioni in Italia sono di estrema importanza, per i competitors e per la SCA Italy, dunque, partendo da una buona base abbiamo deciso di apportare diversi cambiamenti nel sistema di selezione per le finali italiane, dalla metodologia di iscrizione da parte dei competitors, alla riscrittura dei bandi per le sponsorizzazioni da parte delle aziende partner, fino alla modifica delle giornate di gara.

Dall’anno passato, infatti, per potersi iscrivere alle gare di selezione, i competitors devono (oltre a compilare un modulo on lineadottare un albero di caffè in Kenya nella foresta di SCA Italy, questo passaggio obbligatorio assieme al sistema di ammonizioni ed espulsioni, ha nettamente sensibilizzato i competitors, evitando così il bloccaggio di posti gara inutilmente.

Di estrema importanza è il valore sostenibile di questa iniziativa che ha registrato nei primi mesi ben 136 alberi piantati che assorbiranno 8,96 ton di CO, ed aiuteranno diverse famiglie locali.

I soldi che la piattaforma riceve per queste adozioni non entrano in nessun modo nelle casse di SCA Italy.

Oltre all’ammonizione e all’espulsione per i competitor che non si presentano alla tappa, senza avvisare, o senza un valido motivo, abbiamo aggiunto il sistema di qualificazione alle finali Italiane di Rimini tramite punteggio Ranking.

Tutto questo ha sicuramente portato le aziende a voler supportare con maggior interesse i futuri campioni italiani. I nuovi bandi che li vedono più coinvolti nell’organizzazione, con possibilità di creare cordate tra aziende per l’organizzazione delle selezioni, hanno altresì giocato un ruolo fondamentale.

In sintesi: in due anni abbiamo avuto più di 260 iscrizioni alle selezioni, 20 differenti location che hanno ospitato gare ed eventi, oltre 20 richieste di sponsorizzazione di cui 8 nuove aziende del settore.

In ultimo, ma non per importanza, sono stati riscritti i contratti per l’organizzazione e la sponsorizzazione delle finali Italiane che, come ben sappiamo, sono gare con un’organizzazione di livello mondiale.

Reputo il biennio di questo chapter una vittoria. Ci tengo a ringraziare gli altri coordinatori, con loro ho passato 2 anni bellissimi di condivisione e passione, con alcuni di loro sono anche nate delle belle amicizie.

A Davide va dato il merito di aver coordinato la SCA Italy egregiamente, dandoci piena libertà sui progetti e le iniziative, ciò ha dato un valore aggiunto alle attività SCA Italy e valorizzato ognuno di noi.

Un grazie speciale va anche a Luca, una roccia di cui la SCA Italy non può fare a meno, a tutti i giudici che con professionalità si sono dedicati alle gare SCA Italy, a Francesca ed Antonella che operativamente hanno contribuito al miglioramento, ad a Cimbali Group che mi ha sostenuto e concesso il tempo necessario da dedicare alla SCA, e a tutti coloro che credono nella commUNITY”.

Fipe: i valori economici e sociali della tavola al centro della Giornata della ristorazione

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Il presidente di Fipe-Confcommercio, Lino Enrico Stoppani (immagine concessa)

ROMA – Economia e ospitalità. Sono questi i temi al centro della seconda edizione della Giornata della ristorazione per la cultura della ospitalità italiana, l’appuntamento promosso da Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana pubblici esercizi, con il patrocinio del Ministero degli affari esteri e della Cooperazione Internazionale, del Ministero delle Imprese e del made in Italy, del Ministero dell’agricoltura, della Sovranità alimentare e delle foreste, del Ministero della cultura e del Ministero del turismo.

La Giornata della ristorazione per la cultura della ospitalità italiana di Fipe

Dopo il successo dello scorso anno, sono oltre 10.000 le attività, tra ristoranti, trattorie, osterie e pizzerie che hanno manifestato la loro adesioneinsieme a 85 associazioni e quasi 1.000 ristoranti italiani all’estero.

Sono livelli di adesione all’iniziativa che rispecchiano la diffusa necessità tra gli operatori del nostro Paese di un confronto aperto e costruttivo sui valori economici, sociali e culturali rappresentati dal settore.

La giornata, infatti, ha l’obiettivo di ricordare che la ristorazione italiana, con 54 miliardi di valore aggiunto 1,4 milioni di occupati, è strategica per le catene del valore, ma è anche uno snodo fondamentale di storia, tradizioni e identità territoriale con una ricchissima offerta che resiste, nonostante l’esplosione del pluralismo alimentare, per la sua forte capacità di coniugare il cibo con un identificativo stile di vita italiano.

Lo stesso DDL N.1672 sull’istituzione della Giornata della Ristorazione presentato alla Camera sottolinea non a caso la finalità di “valorizzare e rafforzare il ruolo della ristorazione italiana nelle sue diverse forme e tipologie, perseguendo i valori della relazione, della condivisione, del convivio e della comunità”.

Oltre al Presidente di Fipe-Confcommercio, Lino Enrico Stoppani, hanno partecipato all’iniziativa, tra gli altri, Lorenzo Fontana, presidente della Camera dei Deputati, Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, e Alexandros Vassilikos, presidente di Hotrec, l’associazione europea che riunisce i Pubblici Esercizi.

Il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, e il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, sono intervenuti con un messaggio.

La Giornata della ristorazione è dedicata tanto alla tradizione alimentare del nostro Paese, quanto alle sfide che attendono il settore della Ristorazione, ampiamente sottolineate proprio dal Rapporto Ristorazione Fipe 2024, con i necessaricambiamenti dei modelli di business che ridefiniscono la sostenibilità economica delle imprese alle nuove esigenze dei consumatori, sempre più sensibili alle innovazioni digitali, ambientali e all’inclusione sociale.

“Per la Giornata della ristorazione 2024 abbiamo voluto porre l’attenzione sul modello di economia che la ristorazione italiana propone e che vede il cibo come elemento di socialità, ospitalità, appartenenza e, allo stesso tempo, anche differenziazione dell’offerta, alimentando una filiera con trend in costante crescita sotto il profilo del numero di imprese, dell’indotto e dell’occupazione”, ha commentato Lino Enrico Stoppani, Presidente di FIPE-Confcommercio“La ristorazione italiana interpreta (e costantemente reinterpreta) il ‘mito’ della cucina, della convivialità e dello stile di vita proprio del nostro Paese, con un ruolo indiscutibile nello sviluppo, nella promozione e nella capacità di crescere dei territori e dell’Italia in generale”.

La ristorazione italiana rappresenta un unicum anche a livello europeo e internazionale per il suo valore e per le sue peculiarità, è sinonimo di qualità e prestigio.

Lo ha dimostrato la partecipazione del Presidente di Hotrec Alexandros Vasillikos, che ha voluto sottolineare l’importanza del settore per l’Europa: “Celebrando la Giornata della Ristorazione in Italia, riconosciamo l’importanza strategica della cooperazione tra il livello nazionale ed europeo. Nel turismo dobbiamo essere riconosciuti come un centro economico e sociale che crea milioni di posti di lavoro. Saremo insieme anche per sostenere le nostre imprese per una transizione digitale di successo. Le nostre recenti azioni a Bruxelles ci hanno mostrato il potere della collaborazione e il ruolo vitale che i ristoranti svolgono nella promozione della crescita economica e nella creazione di posti di lavoro”, ha dichiarato Vasillikos.

Inoltre, grazie al supporto di Intesa Sanpaolo, Fipe promuove un’importante iniziativa di beneficenza per sostenere e avviare mense di comunità della Caritas Italiana su tutto il territorio nazionale, offrendo così occasioni di ristoro e socialità a chi vive in condizione di fragilità.

Caritas Italiana è in prima linea nell’ascolto dei bisogni dei territori attraverso la rete delle sue Caritas Diocesane e nell’attivazione di interventi capillari a contrasto della povertà alimentare attraverso molteplici iniziative come le mense per i poveri e per persone in condizioni di fragilità: la charity sottolinea l’importanza dei valori di inclusione, condivisione e relazione, che sono alla base della cultura dell’ospitalità.

Per contribuire al progetto di charity in favore della Caritas Italiana sarà possibile donare attraverso la piattaforma di crowdfunding di Intesa Sanpaolo “Forfunding”, sia qui sia inquadrando i QR Code disponibili sui centritavola posizionati nei 10.000 ristoranti aderenti in tutta Italia. Inoltre, chiunque potrà sostenere il progetto con una donazione attraverso gli ATM del Gruppo Intesa Sanpaolo nei giorni che precedono e seguono la Giornata della Ristorazione.

L’iniziativa è stata realizzata con il supporto di Mulino Caputo, Cirio, Consorzio Tutela Vino Custoza DOC, Consorzio Tutela Grana Padano, Intesa Sanpaolo, Lavazza, Gruppo Sanpellegrino e Zucchetti Hospitality e con la direzione creativa di Rampello & Partners.

Nespresso e Gaia danno il via alla raccolta delle capsule di caffè in 12 isole ecologiche nel Piemonte

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Logo Nespresso
Grazie all’accordo tra Nespresso e la società ambientale Gaia nella provincia di Asti è stata avviata la raccolta delle capsule di caffè in altre 12 isole ecologiche nel Piemonte. L’iniziativa dedicata alla sostenibilità fa parte del progetto di economia circolare Da chicco a chicco di Nespresso avviato nel 2011. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata sul portale dell’Ansa.
L’accordo tra Nespresso e Gaia per le raccolta delle capsule di caffè

ASTI – Accordo tra Nespresso e Gaia, la società per la gestione ambientale che opera in provincia di Asti per la raccolta delle capsule di caffè in 12 nuove isole ecologiche nella zona.

In questo modo in tutto il Piemonte i punti di raccolta diventano 18: le altre sono in provincia di Torino e nella Boutique nel centro di Torino.

L’iniziativa fa parte del progetto di economia circolare Da chicco a chicco di Nespresso, avviato nel 2011: in 13 anni sono state recuperate quasi 800 tonnellate di capsule di cui oltre 130 tonnellate nel solo 2023, permettendo di ottenere oltre 45 tonnellate di alluminio e quasi 500 di caffè esausto.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Torna la coltivazione di caffè all’Orto botanico di Palermo con la torrefazione Morettino

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Il team Morettino con l'Orto botanico di Palermo (immagine concessa)

PALERMO – A più di un secolo di distanza dal primo esperimento di coltivazione del caffè in Sicilia, l’Orto botanico afferente al Sistema Museale dell’Università di Palermo, insieme alla storica torrefazione Morettino, presentano il progetto del nuovo campo sperimentale di caffè.

In occasione della Zagara di Primavera,  da venerdì 17 a domenica 19 all’Orto botanico di Palermo, è stato possibile effettuare una visita guidata al campo sperimentale, accompagnati dal direttore dell’Orto botanico Rosario Schicchi e da Andrea Morettino, quarta generazione della famiglia di torrefattori palermitani.

Il nuovo campo sperimentale di caffè a Palermo

Il Campo sperimentale si sviluppa in un’area di circa 290 metri quadrati, ubicata tra l’antica serra Carolina e la serra tropicale e ospita 25 piante di Coffea arabica di differenti età e varietà (Heirloom, Caturra, Pacamara, Catuai, Bourbon rossa, Bourbon gialla), rappresentative dei paesi della cosiddetta Coffee Belt, l’area del mondo racchiusa tra i due tropici in cui nasce e cresce il caffè.

Le piante sono coltivate in piena terra e all’aria aperta, protette dall’ombra dei grandi alberi di falso kapok (Ceiba speciosa) e circondati da alcuni filari di agrumi (limone, bergamotto, pompelmo, arancio amaro, arancio dolce e mandarino) in un piccolo agrosistema mediterraneo.

Un altro centinaio di piante, invece, si trova nella nursery della Serra Carolina, in attesa di crescere e trovare dimora all’aria aperta.

Era la fine dell’Ottocento quando all’Orto Botanico di Palermo giunsero da Etiopia e Somalia alcune piante di caffè, che furono custodite all’interno della Serra Carolina. Alcuni anni dopo, nei primi anni del Novecento, si decise di intraprendere l’esperimento di coltivare il caffè in Sicilia in piena terra, con lo scopo di affrancare l’Italia dalla dipendenza dei flussi commerciali con l’estero e aprire la strada ad una nuova “Via del caffè” tutta italiana, come quelle precedenti degli agrumi e del cotone.

“Un primo tentativo di coltivare il caffè in piena aria si deve al direttore dell’Orto botanico palermitano Antonino Borzì e al capo giardiniere Vincenzo Riccobono che nel 1905 misero a dimora 25 piante di caffè – spiega Rosario Schicchi, direttore dell’Orto botanico di Palermo – “Malgrado le piante fossero state posizionate a ridosso di un muro con esposizione a mezzogiorno e riparate da una tettoia costruita di fogliame, le piante non riuscirono a superare le temperature invernali che si ebbero per alcuni anni e che raggiunsero valori inferiori ai -3°”.

Ci riprovarono nuovamente nel 1911, ma anche allora un’ondata di gelo distrusse le piante di caffè. Negli anni Quaranta furono piantate all’interno della maestosa Serra Carolina alcuni esemplari di Coffea arabica della varietà Amami e altre varietà selvatiche del Corno d’Africa, che riuscirono ad adattarsi perfettamente, raggiungendo nel tempo un’altezza di circa 3 metri. Queste piante si possono ammirare tutt’ora all’interno della serra.

Oggi, a quasi 120 anni dal primo esperimento in piena terra, l’Orto Botanico e Morettino ci riprovano, grazie ai significativi cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo e alla volontà di un portare avanti un ambizioso percorso sperimentale.

La coltivazione all’Orto botanico è in continuità con il progetto di coltivazione di caffè nativo siciliano portata avanti da Morettino, in collaborazione con l’Orto Botanico-SiMuA e il Dipartimento SAAF dell’Università di Palermo.

Un esperimento nato dalla visione di Arturo Morettino oltre trent’anni fa, che piantò a Palermo alcuni semi donati proprio dall’Orto Botanico. Quei semi negli anni hanno dato vita alle piante che oggi fanno parte della Piantagione sperimentale Morettino nel quartiere di San Lorenzo ai Colli e di altri campi sperimentali in aree particolarmente vocate dell’Isola, dai quali viene prodotto il primo caffè 100% siciliano.

“Siamo davvero orgogliosi di portare avanti questo percorso di sperimentazione e di divulgazione di una coltura a noi cara come il caffè, proprio nel cuore dell’Orto Botanico di Palermo che ha ospitato le prime piante di caffè già agli inizi del 900 – commenta Andrea Morettino – Oggi, a distanza di oltre un secolo, siamo riusciti a coltivare il nostro piccolo sogno del caffè siciliano en plein air e a realizzarlo proprio nel cuore dei giardini botanici. È davvero un’emozione unica, che custodisco e condivido quasi quotidianamente con i curatori dell’Orto, i loro appassionati giardinieri ed il team del Dipartimento SAAF, con cui stiamo portando avanti con dedizione il progetto della piantagione sperimentale e che ringrazio di cuore”.

“Si tratta di un progetto ambizioso, in linea con le finalità dell’Orto Botanico di Palermo, che in passato ha favorito l’introduzione, l’acclimatazione e la diffusione in coltura di diverse specie che oggi caratterizzano alcuni ambiti del paesaggio agricolo come il mandarino e il nespolo del Giappone”, conclude il direttore Schicchi.

Filtro per espresso: ecco tutto quello che avreste voluto sapere sul tema e non avete mai chiesto con Alessandro Giammatteo e Davide Spinelli

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Dentro il corso sul filtro
Dentro il corso sul filtro

MILANO – Quando si usa la parola espresso, una delle prime immagini che vengono in mente da associarvi è la macchina del bar: il modello che si usa per preparare una tazzina è ritenuto fondamentale per qualsiasi barista esperto. E se invece esistesse qualcosa di più oltre questo strumento per ottenere un risultato finale eccellente? Il filtro, un dettaglio che però fa la differenza.

Così poco tenuto da conto quanto cruciale quando si tratta di estrazione e non soltanto per i super caffè specialty, ma anche per quelli più commerciali: il filtro è quel tool che ogni operatore dovrebbe imparare a gestire nella propria routine.

Nello stabilimento di IMS

Per capire quanto questo possa incidere sull’espresso, Davide Spinelli e Alessandro Giammatteo hanno dedicato una lunga giornata formativa nella sede di Pavia di IMS, azienda produttrice di filtri, doccette e accessori dal 1946, giunta alla quarta generazione e ora capitanata da Giulia ed Emanuele Monti.

Tra gli 8 e i 10 milioni di pezzi finiti realizzati in un anno, 400mila pensati per le competizioni, in uno stabilimento che impiega 29 dipendenti, più due ingegneri esterni e 6 del consiglio d’amministrazione, con la tecnologia brevettata IMS per tutti i macchinari in azione e una centrale idraulica che pensa a rifornire l’olio necessario a tutte le attrezzature.

Altra caratteristica IMS: tracciabilità massima dell’acciaio inossidabile che arriva da fornitori in Corea e Europa, che si occupano anche del recupero degli scarti che tornano all’origine per essere rifusi.

Ancora numeri di IMS: sebbene l’80% del fatturato derivi dal mercato italiano, la maggior parte dei prodotti finiti poi vengono venduti dai clienti IMS più all’estero che in Italia.

E dopo questa breve panoramica, si scende nel vivo del corso.

Il filtro è dove si verificano infusione ed estrazione: qui acqua e caffè si incontrano

Per questo il filtro deve innanzitutto essere una barriera in grado di non cedere alla pressione dell’acqua e che allo stesso tempo filtri l’estrazione, con costanza.

Detto questo, la prima domanda da porsi è: ma un filtro vale l’altro? La risposta sembra scontata: dipende da tanti fattori che però è bene conoscere per impostare correttamente l’estrazione.

Da considerare la quantità e la tipologia di caffè selezionato, il modello della macchina su cui verrà applicato il filtro e poi particolari indispensabili come quali sapori si vogliono riscoprire in tazza – e le preferenze del cliente specifico -.

Di fronte ai corsisti due provette, uno contenente un Etiopia lavato e uno naturale, sempre 17 grammi per entrambi, medesima tostatura (si nota già che i volumi occupati siano diversi). Aiuteranno a comprendere nella pratica come a parità di caratteristiche, il risultato cambierà a seconda del filtro impiegato.

Entrando nel filtro, si possono già notare delle differenze nei fori

Esistono quelli cilindrici che tendono ad otturarsi con del pulviscolo incastrato, a prisma – con angoli in cui è possibile si accumuli dello sporco – a tronco-conico con un diametro alla base di circa 0,40mm e la sommità da 0,25mm – che ha il vantaggio di un facile passaggio del pulviscolo. La foratura tronco-conica è stata brevettata da IMS nel 1998 -.

Tipologie di foratura

La foratura si può trovare in più varianti che ovviamente influenzano ciascuno a modo proprio l’estrazione e si differenziano per interasse tra i fori e la loro disposizione.

Per esempio su un’area filtrante che possiede meno fori e più distanti tra loro, si verificherà un aumento della pressione sul macinato incorrendo nel rischio di avere sentori di amaro, una crema non omogenea e una maggior “masticabilità”. Questa geometria può funzionare bene con i blend perché ne valorizzano il corpo e il mouthfeel.

Viceversa, con un’area filtrante a M caratterizzata da un interasse più stretto e un numero di fori variabile, si potrà distribuire meglio la pressione per una maggiore pulizia in tazza: certo questo darà meno corpo(ancora una volta inteso come masticabilità), ma dall’altra saranno esaltate sia il mouthfeel (qualità del corpo) che le differenti caratteristiche di sapore.

Infine la foratura E esagonale ha un’area filtrante più ampia che consente ancora di più di distribuire la pressione e un’estrazione più omogenea. Risultato: più mouthfeel, ulteriore distinzione dei sapori e una tazza pulita.

Ma non è ancora finita, perché poi esiste quello a maglia 170 micron che dà meno corpo, mette a nudo i difetti ma esalta anche le buone miscele e i caffè pregiati, con un’accentuazione di acidità fruttata.

Su tutti i filtri viene fatta la rilaminatura che elimina le bave e incrudisce il materiale, rendendo il filtro più resistente. È un processo che sottopone il metallo a pressioni da 200Ton. Su tutti i filtri competizione viene poi applicata l’elettrolucidatura, processo elettrochimico con il quale si eliminano tutte le imperfezioni, si ottiene un effetto di brillantezza, meno porosità e maggior vita dei filtri -.

Ulteriore step è il filtro rivestito in nanoquartz, che è più semplice da ripulire dal caffè ed è antiaderente. Infine il superfine, che porta il livello di filtraggio normalmente compreso tra 250 micron e 400 micron ad uno di 150 (per fare un paragone, il filtro tipico di carta è dai 20 agli 80 micron) e un minor corpo, maggiore acidità ed è quindi ottimo per le monorigini.

Filtro e macinatura: un altra variabile da considerare

Per una corretta estrazione il caffè non deve disperdersi a contatto con l’acqua, al fine di sviluppare le proprie componenti. Allo stesso tempo non si può esagerare creando una resistenza estrema, altrimenti l’acqua non riuscirà a passare.

Ed ecco che qua si gioca con il filtro, che non è altro che un contenitore fisso in base al quale il caffè deve occupare il giusto volume: così l’acqua potrà cadere sul macinato senza eccessivi traumi per lo stesso, prima di riempire lo spazio tra caffè e doccetta per poi arrivare in pressione e partire con l’estrazione vera e propria.

Quindi è essenziale che tra filtro e macinato ci sia la corretta proporzione, la giusta granulometria in modo che l’acqua incontri una resistenza equilibrata – occhio per questo anche alla pressata del caffè nel filtro, da applicare dall’alto verso il basso per ridurre la formazione di eventuali bolle d’aria -.

Come scegliere la profondità del filtro?

Primo step, pensare al volume necessario per accogliere la giusta quantità di caffè: bisogna che non ci sia troppo spazio per l’acqua e questo perché lasciarne poco darebbe un sapore acidulo e amaro, viceversa, troppo creerebbe una poltiglia e sentori amari come esausto.

Ma non è finita qui, perché per scegliere adeguatamente il proprio filtro, si deve anche tenere conto della tostatura: quella più spinta richiede un maggiore spazio, mentre quella più chiara da filtro in genere si adatterà ad un filtro meno profondo (o altrimenti si dovrà usare una maggiore grammatura).

Un esempio come riferimento: con un filtro cilindrico profondo 22mm per un buon espresso si dovranno considerare un minimo di 14 grammi di miscela 80% Arabica e 20% Robusta tostato scuro, 25,5 grammi di 100%Arabica a tostatura media e un massimo di 18grammi per un 100%Arabica ma tostato chiaro.

Gli assaggi

Una prova pratica si è vista con il filtro per espresso standard bombato elettrolucidato, usando 17 grammi di un brasiliano per ricavare un espresso più standard, con un filtro più basso, e poi una tazza più pulita e acida che ha richiesto un filtro più alto e un’infusione più lunga. Il primo con un TDS (totale solidi disciolti) di 9.55, il secondo di 10.45.

La differenza al palato è stata netta, questo senza dubbio: si diverge soltanto sulle preferenze di chi ha assaggiato il primo e poi il secondo. Alcuni si sono mostrati più inclini alla tradizioni – come nel primo caso -, e qualcuno invece si è lasciato conquistare da un’acidità più spiccata.

Filtro: non solo fori, ma sagome

La forma del filtro è importante in quanto veicola il flusso dell’acqua e della pressione sul pannello del macinato. In virtù di questo, a seconda della sagoma alcune zone del filtro verranno più coinvolte durante l’estrazione.

La più diffusa è quella tronco-conica che se da una parte non esalta le caratteristiche peculiari di ciascuna monorigine, dall’altra offre sentori legati alla caramellizzazione, aiutando a restituire una buona crema in più casi, aiuta il barista, ma non il caffè.

Segue il bombato, con perforazione a M perpendicolare, con più fori, bilancia le acidità e iniziano a emergere note di frutta secca e frutta matura (caffè permettendo). Il cilindrico con base convessa, dove è necessario inserire più caffè, fa emergere le note fruttate. infine il cilindrico a base piatta, che dovrà essere riempita da una maggiore grammatura.

E dopo questa parte dedicata alla teoria, i corsisti sono stati invitati alle macchine

La Slayer

Un gruppo si è confrontato con un modello Sanremo, l’altro con una Slayer.

E La Sanremo

In realtà già professionisti del settore, alcuni baristi, un torrefattore e un addetto al controllo di qualità: nessuno si è tirato indietro ma anzi, tutti si sono divertiti molto a riscontrare come una piccola variazione potesse cambiare il risultato finale.

Oltre naturalmente alla macinatura e alle dosi corrette per riempire il filtro (un gruppo si è allenato con un Kenya, l’altro con un Guatemala), gli esperimenti sono passati dal filtro tronco-conico a quello bombato variando anche l’altezza (da un 24 a un 26 e mezzo).

Le prove sono state tante – totale di caffè usato, approssimativamente 2 chili – con diversi filtri messi alla prova – ben 11 in totale – assaggi continui e annotazioni che hanno mostrato come a ogni estrazione ci fossero delle variabili da calibrare per un’estrazione ottimale.

Che, rivela soltanto alla fine il docente Alessandro Giammatteo: “Sul filtro bombato, 17,5 grammi e 38 out con il Kenya, mentre con quello cilindrico, 18 grammi e 36 out per il Guatemala”.

Dopo aver trovato la quadra – due ore circa di allenamento dietro al bancone – la chiusura del corso con un ottimo Geisha Village di CoffeeProject newyork, ovviamente, estratto alla perfezione con un filtro rivestito nanotech.

Eudr: tutti i costi, visibili e invisibili, delle norme europee sul Green Deal

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La bandiera dell'Unione Europea

MILANO – Non solo Eudr: il Green Deal europeo sta producendo un numero enorme di norme, adempimenti e obblighi: un ginepraio di direttive, regolamenti e sigle oscure, con cui i vari settori economici stanno imparando a convivere, a tutti i livelli.

Norme come la Csrd (Corporate Sustainability Reporting Directive), che andrà recepita nel nostro ordinamento entro i primi di luglio, e che richiede a un elevato numero di imprese (o gruppi d’imprese) di redigere annualmente una rendicontazione di sostenibilità utilizzando i nuovi standard europei (Esrs – European Sustainability Reporting Standards).

O la Csddd (Corporate Sustainability Due Diligence Directive o, anche, CS3D), che riguarda le imprese europee che superano certi parametri dimensionali, con un’adozione progressiva, a seconda della dimensione dell’impresa.

L’entrata in vigore è prevista per il 2027 e richiederà alle imprese di effettuare una due diligence ambientale e sui diritti umani in tutte le operations, e lungo la catena del valore, individuando i rischi ambientali e sociali e predisponendo contromisure.

La mole di adempimenti che si prospetta a carico delle aziende è imponente e “senza precedenti”

osserva Richard Sterneberg – responsabile per le relazioni globali con i governi per Dla Piper, un importante studio legale internazionale – in un’intervista al Financial Times.

Oltretutto – aggiunge Sterneberg – essi piombano addosso ai soggetti interessati, tutti più o meno allo stesso tempo: “i costi per conformarsi si preannunciano elevati e le grandi aziende saranno chiaramente avvantaggiate”.

Tanto che – osserva il FT – ci sono aziende che hanno deciso di troncare i rapporti con i paesi nei quali è materialmente impossibile raccogliere tutti i dati necessari ai fini della Csddd.

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Venditalia 2024: la full immersion nel presente e nel futuro della distribuzione automatica

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venditalia
Venditalia 2024 (immagine concessa)

MILANO – Venditalia è partita con tutte le aspettative sul futuro prossimo della distribuzione automatica, ospitando espositori e visitatori all’interno del complesso di Rho Fiera Milano con la prospettiva di accogliere oltre 20mila visitatori. Un numero che non sembra essere così lontano una volta fatto il proprio ingresso in fiera.

Spazi ampi, corridoi ben definiti, conducono sulla strade del vending sostenibile, digitale e smart.

Il caffè è presentissimo in tutte le sue forme, partendo dalla presenza di torrefattori tra gli stand (compresi i grandi player come Lavazza, Caffè Borbone, che trainano l’intero settore su una direzione precisa di qualità in tazza).

Venditalia si distribuisce su una superficie di 32mila metri quadri

Due padiglioni che sono contenitori del futuro: si abbandona subito l’immagine del distributore automatico come una volta, che prende soltanto monete e magari non dà neppure il resto.

I bicchierini di plastica monouso sono soltanto un ricordo di cui quasi nessuno parla quando si assaggiano caffè macinati direttamente in grani in quelle che sono a tutti gli effetti delle macchine da corsa nel vending.

Che mostrano video racconto (molto utili nel caso di messaggi importanti da veicolare nel breve tempo di erogazione, come è il caso di Altromercato e le sue filiere equo solidali), che parlano, riproducono anche l’audio se impostate.

Ci sono macchine che si attivano da sole e fanno il purge in automatico mentre ci passi vicino, riempendo l’aria di vapore, probabilmente già programmate a distanza dal proprietario.

Molti gli stand dedicati ai nuovi sistemi di pagamento, con l’obiettivo di semplificare le procedure, velocizzarle, ridurre l’uso di contanti. Benvenute le app, i Qrcode, il contactless: la lezione della pandemia ha dato una spinta anche in Italia verso questi metodi.

Qualcuno ancora tra i gestori deve convincersi che questa sia la strada da percorrere insieme come comparto, per via dei costi aggiuntivi di cui dovrebbe farsi carico, ma come spesso si sente dire a Venditalia: questa è una scelta che man mano diventerà obbligata e non solo, porterà a guadagni puri.

Una differenza esiste tutt’oggi tra pubblico e privato: mentre nel primo ambiente le vending machine sono già dotate di pagamenti digitali e sono aperte all’innovazione, nel secondo c’è ancora qualche difficoltà dovuta principalmente ai volumi registrati e all’abitudine di usare le chiavette.

Ma la linea da seguire è già stata tracciata e a Venditalia si tocca con mano.

Una superautomatica a Venditalia

Un’altra tendenza già presente all’estero e che sta trovando uno spazio anche in Italia, è costituito dalle superautomatiche: delle macchine che sono esteticamente accattivanti, con degli schermi piuttosto ampi, dove il touch fa da padrone e sembra quasi di interagire con iPad che preparano qualsiasi ricetta si desideri.

Grandi pro di questa altra possibile espressione del vending: minor costo per l’attrezzatura (adatta quindi ai luoghi privati come gli uffici di grandi aziende) rispetto ad un distributore automatico più standard, maggiore possibilità di ricreare attorno al coffee corner un momento di convivialità tra colleghi per una pausa caffè più simile a quella che di solito si vive al bancone del bar.

A colpo d’occhio poi ci sono vending machine che ci si aspetta, ma non troppo, con un’offerta talmente variegata da sembrare più dei mini supermercati che dei distributori automatici: dalla vetrina si può ordinare dalla pasta integrale agli assorbenti, dal latte ai pennarelli. Ogni bisogno sembra essere contenuto all’interno dello stesso contenitore.

E poi c’è l’Acquabox: un distributore automatico che spicca nello stand BWT Water&More con il suo colore rosa. Una vera e propria stazione per riempire le borracce con dell’acqua purificata, potabile gestibile da smartphone sia dai consumatori sia dai gestori che hanno l’occasione di monitorare il consumo di acqua.

Per non parlare degli enormi vantaggi rispetto al risparmio di plastica.

Quindi ancora una volta la digitalizzazione, la telemetria, la sostenibilità, tornano protagonisti del settore in Fiera. L’Italia c’è, almeno a Venditalia, dove si racconta forse una distribuzione automatica già avanti rispetto a quello che resta più diffuso nel Bel Paese, ma che comunque rispecchia un presente che già si muove tra i consumatori.

Marco Pedron e il caffè Lavazza a Venditalia nel maritozzo al tiramisù: “Volevamo portare in Fiera un prodotto semplice”

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Marco Pedron a Venditalia con il maritozzo al tiramisù
Marco Pedron a Venditalia con il maritozzo al tiramisù

MILANO – All’appuntamento di Venditalia, dal 15 al 18 maggio a RhoFiera Milano, il caffè assume tante forme e non è soltanto quello erogato dai distributori e macchine superautomatiche: nello stand Lavazza, iTierra! diventa un ingrediente importante nel dolce che porta la firma di Marco Pedron. Ancora una volta la collaborazione tra l’alta pasticceria e il caffè di qualità trova una sua nuova espressione.

Pedron rivisita il maritozzo al tiramisù

“Troviamo un impasto molto soffice con lievito madre biologico, farina biologica macinata a pietra, con una crema pasticcera, il marsala, il caffè iTierra! in espresso, posizionata al centro del maritozzo.

Il ragionamento che ho portato avanti per questa ricetta vuole andare oltre quello classico di pasticceria e si avvicina al mondo del gelato, in cui si comprime tutto in unico gusto. Non si stratifica più: il tiramisù che si trova all’interno è caratterizzato da un sapore che poi è quello riconosciuto in tutto il mondo, che richiama la memoria.

Il maritozzo con la crema al tiramisù

La panna sopra è stata realizzata tostando i chicchi del caffè in forno, poi messi nella panna fredda per una notte intera.

Il caffè si percepisce, ma soprattutto si avverte l’idea dietro: è un prodotto che funziona perché adesso abbiamo che siamo meno allenati a livello di palato, non è più tempo di sofisticazione. Oggi le persone vogliono pochi concetti e chiari.

Per questo motivo in questo maritozzo troviamo sofficità oltre ogni misura e coerenza sul gusto.”

L’idea di tostare i chicchi com’è nata?

“E’ una tecnica che viene già usata in gelateria per realizzare il caffè bianco: si mettono i chicchi tostati in forno e poi nel latte o nella panna per conferire il sapore del caffè. Io ho voluto trasportare la visione del gelato nella pasticceria perché si semplificano i processi, il prodotto, il prezzo e l’impatto con il cliente. Less is more.”

Pedron, ma lei ha unito due dolci tradizionali: vince il maritozzo o il tiramisù?

“Vincono entrambi perché anche solo osservandolo sezionato si vede già la presenza di molta pasta e questo permette di raggiungere un perfetto equilibrio tra le parti. Poi a quel punto gioca la sensibilità di ciascuno. Volevamo portare in Fiera un prodotto semplice e con ingredienti bio che ho dovuto ricercare molto tempo prima.”

Si abbina all’espresso quindi?

“Certamente, così come al cappuccino, però freddo perché si riescono ad avvertire meglio tutte le note aromatiche. C’è una parte di consumatori che apprezzano le soluzioni fredde anche a colazione: contemplare questo primo pasto con una ricetta non calda è stimolante e per questo motivo sto già lavorando a diverse idee che vedremo in futuro.”

Venditalia ancora aperta sino a sabato pomeriggio in Fiera Milano di Rho

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MILANO – Prosegue sino a sabato pomeriggio l’edizione 2024 di Venditalia, la più importante manifestazione internazionale della distribuzione automatica, organizzata da Venditalia Servizi e promossa da Confida, Associazione italiana della distribuzione automatica e che quest’anno è si svolge nell’innovativo quartiere Fieramilano a Rho.

Il settore è in crescita: nel 2023 il giro d’affari è stato di 2 miliardi di euro con 5 miliardi di consumazioni.

Con 300 espositori per il 34% esteri provenienti da 32 Paesi (tra i più rappresentati Cina, Germania, Spagna, Regno Unito e Turchia), Venditalia si prepara ad accogliere operatori da tutto il mondo, in un momento particolarmente favorevole per il settore – osserva Ernesto Piloni, Presidente di Venditalia Servizi – Si tratta di una manifestazione altamente innovativa nei contenuti e nel layout, realizzato all’interno di un quartiere fieristico all’avanguardia come quello di Fieramilano a Rho. In mostra ci saranno soluzioni e macchine ad alto tasso di digitalizzazione e prodotti che guardano con accresciuta attenzione al valore della sostenibilità. Un tema quest’ultimo, che vede Venditalia in prima linea, visto che la nostra manifestazione punta a ridurre la sua impronta carbonica attraverso iniziative mirate”.

Uno sguardo sul settore: Italia leader

Nel campo della distribuzione automatica, o vending, l’Italia è leader a livello internazionale. Il nostro Paese, infatti, ha la più ampia rete distributiva alimentare automatica d’Europa con oltre 830 mila vending machine installate, seguito da Francia (630 mila), Germania (613 mila) e Inghilterra (405 mila).

In Italia sono quasi 4mila (3.742) le attività del settore (+1,5% rispetto al 2022): è quanto emerge da un’elaborazione del Registro delle Imprese per Confida, Associazione italiana distribuzione automatica, sui dati del quarto trimestre 2023 con un indotto occupazionale di oltre 30 mila persone. A questi numeri si devono aggiungere le imprese coinvolte in tutta la filiera, come quella dei produttori alimentari e dei fabbricanti di accessori e di tecnologie per le vending machine.

Mentre il giro d’affari del settore, nel 2023, è stato di 2 miliardi di euro con 5 miliardi di consumazioni erogate tra vending e OCS (Office Coffee Service) ossia il caffè in capsule e cialde (fonte: Studio di Settore sulla distribuzione automatica realizzato da Ipsos per Confida – Associazione Italiana Distribuzione Automatica).

Il fatturato del vending è in crescita. Nel 2023 era di 1.620.665.458 euro (+2,61% rispetto al 22), mentre le Consumazioni vending si attestano sui 3.974.040.247 (+0,74% rispetto al 2022).

Numeri positivi anche per il mercato dell’Office Coffee Service, che ha visto l’anno scorso un fatturato di 397.299.901 euro (+1,26% rispetto al 22) per un totale di 1.103.610.836 Consumazioni (+0,40% rispetto al 2022).

Venditalia: innovazione e sostenibilità

Venditalia sarà una vetrina sulle principali novità del settore, sempre più avanzato grazie alle tecnologie del vending che stanno vivendo una vera e propria “Rivoluzione digitale”. Oggi con la connettività si può gestire una vending machine da remoto e connetterla al software gestionale dell’azienda: verificando in tempo reale, direttamente via web, lo stato del distributore, modificandone impostazioni e parametri e analizzandone i big data.

Nelle ultime generazioni di distributori automatici schermi touch sono installati al posto delle tradizionali pulsantiere consentendo una maggiore interazione col consumatore e, nelle macchine del caldo, anche di personalizzare le ricette dei prodotti. Infine, i sistemi di pagamento digitali cashless, in particolare le APP di pagamento, si stanno diffondendo con rapidità nel settore.

In questo scenario, la manifestazione offrirà una visione a 360 gradi sull’innovazione, con soluzioni per il pagamento senza contatto, nuove vending machine intelligenti in grado di essere monitorate da remoto, prodotti food personalizzabili adatti a ogni genere di consumatore.

A Venditalia non sarà dato spazio soltanto all’innovazione, ma anche alla sostenibilità. Mentre infatti i produttori stanno avviando con convinzione una transizione verso soluzioni più green e sostenibili, è la stessa manifestazione a farsi portavoce di un messaggio di attenzione a questo valore ormai imprescindibile anche per il mondo delle fiere.

Proprio per essere all’altezza degli standard del suo settore, Venditalia, primo evento ospitato nei quartieri di Fiera Milano Rho a dare il via a questo tipo di procedura, ha avviato il calcolo dell’impronta carbonica della manifestazione e, con la collaborazione della società fieristica, ha quantificato le emissioni dell’ultima edizione.

Partendo da questa prima misurazione, l’obiettivo sarà avviare un circolo virtuoso di monitoraggio delle emissioni generate edizione dopo edizione e intraprendere iniziative di efficientamento circoscritte a specifiche fonti emissive. Venditalia e Confida hanno, per questo, già avviato una serie di attività per sensibilizzare espositori e allestitori a realizzare concretamente comportamenti utili alla diminuzione dell’impronta carbonica.

L’appuntamento con Venditalia 2024 è dal 15 al 18 maggio 2024 nei padiglioni 8-12 di Fieramilano Rho.

Gaetano Quarta su Forbes Italia: “Necessario per l’azienda alimentare lo storytelling con elementi innovativi”

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Gaetano Quarta (immagine concessa)

Un nuovo e-shop, il lancio di una capsula 100% vegetale e una maggiore attenzione
alla sostenibilità energetica. Sorta negli anni Cinquanta da un piccolo bar di Lecce, oggi Quarta Caffè sta cambiando nel segno della tradizione. Il dottor Gaetano Quarta, manager dell’azienda, sta ampliando gli obiettivi del brand con un’agenda ricca di impegni.

In particolare, Quarta sta rivolgendo l’attenzione su un progetto di blockchain alimentare a titolo di garanzia per tutti i consumatori in termini di trasparenza della filiera e dell’intero ciclo di vita del prodotto. Leggiamo di seguito l’intervista a Gaetano Quarta pubblicata su Forbes Italia.

Gaetano Quarta: tra tradizione e innovazione

LECCE – Quarta Caffè è un’azienda nata negli anni Cinquanta da un piccolo bar nel cuore di Lecce, dove si tostava il caffè. “Era il Bar Avio, il cui nome è un omaggio agli aviatori che ne avevano fatto il loro punto di ritrovo”, ricorda il manager dell’azienda, Gaetano Quarta. “Per noi la qualità parte dalla gestione e dalla valorizzazione del capitale umano, dal clima aziendale, dal concetto di cultura del lavoro, dalla rete di persone su cui poggia concretamente la nostra società”.

Che impatto hanno la ricerca della qualità delle migliori materie prime, l’innovazione nei processi produttivi e le miscele che realizzate?

Siamo tra le prime aziende in Italia ad aver portato avanti il progetto di autosufficienza energetica con fonti di energia rinnovabile. Il nostro vantaggio competitivo è il product turnover, che ci avvicina al mondo del fresco.

Il reparto ricerca e sviluppo è costantemente impegnato nel controllo qualità della materia prima proveniente dai paesi produttori e nella ricerca di nuove miscele”.

In questa direzione, un ruolo fondamentale lo sta giocando il passaggio generazionale. Ed è qui che entra in gioco la sua figura. Quali sono i principali cambiamenti apportati negli ultimi anni?

Gli ultimi due anni hanno visto il lancio del nostro nuovo e-shop, che ci consente di far arrivare il nostro prodotto sempre fresco in 24 ore ovunque nel mondo e il lancio della nostra capsula, 100% vegetale.

In termini di vision, la mia generazione ha già apportato innovazioni concrete dal punto organizzativo con l’introduzione di un sistema premiante tramite algoritmi legato alle performance aziendali”.

Come vi approcciate al concetto di sostenibilità guardando a partner, collaboratori e dipendenti?

“Grazie al welfare aziendale, la nostra società oltre a essere rinomata dal punto di vista delle performance economico-finanziarie, gode di una fortissima brand reputation legata al trattamento di tutti i collaboratori che ne fanno parte a tutti i livelli”.

E in termini di business, invece, quali sono i principali risultati ottenuti negli ultimi anni?

“Abbiamo assistito a un efficientamento a 360 gradi di costi legati alla gestione aziendale che ci ha consentito di godere di importanti savings, grazie ai quali è stato possibile acquisire nuove competenze, arricchire il team di brillanti giovani con oggettive competenze e peculiarità”.

Un altro tema fondamentale è la presenza nei social. Che ruolo giocano per voi e quanto impattano in ottica di vision e di business?

Oggi è fondamentale seguire attivamente il social media management aziendale,
alimentare lo storytelling con elementi sempre nuovi e di valore. Io stesso seguo tutti i progetti legati alla comunicazione aziendale”.

Chiudendo, quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati per il 2024 e quali sono i consigli che si sente di dare ai giovani che vogliono avvicinarsi al mondo dell’imprenditoria?

Stiamo valutando nuove acquisizioni sia in Puglia che nelle regioni limitrofe per
aumentare gradualmente la quota di fatturato senza danneggiare la redditività dell’azienda e le sue peculiarità intrinseche.

Stiamo, inoltre, rivolgendo la nostra attenzione su un progetto di blockchain alimentare a titolo di garanzia per tutti i nostri consumatori in termini di trasparenza di tutta la filiera e dell’intero ciclo di vita del prodotto. Il nostro patto di fiducia con i consumatori è il faro che ci guida quando tracciamo nuovi obiettivi”.