Luca Sofri, direttore de Il Post, ha pubblicato sui social di preferire il caffè bruciato e acido rispetto a quello considerato gourmet e di qualità più elevata. Ciò è stata materia di discussione durante il Festival di Gastronomika con Gianni Tratzi, fondatore di Mezzatazza Consulting, consulente, ideatore del progetto Mezzatazza Consulting ed esperto del mondo della caffetteria. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato su Gastronomika.
La polemica sul caffè di qualità degli antigourmet
MILANO – Entrare in un bar, chiedere un espresso, versarci dentro una bustina di zucchero, girare tutto con il cucchiaino e berlo. Un gesto che abbiamo ripetuto migliaia di volte. Quel gesto così italiano, motivo di malinconia di tanti connazionali all’estero, non è più scontato. Neanche al bar sotto casa. Perché l’onda del gourmet si è fatta spazio anche nella tazzina di caffè. Abbiamo scoperto che il caffè italiano, in fondo, non è poi così buono. Anzi, molto spesso è bruciacchiato. Bisogna cambiare, serve più acidità.
Apriti cielo! Luca Sofri, direttore de Il Post, qualche mese fa a un certo punto ha twittato: “I bar che hanno deciso di dedicarsi al caffè acido che ha preso piede nel resto del mondo dovrebbero mettere un avviso, chiamarlo in un altro modo (anche nobilitante, se vogliono: “caffè vero”) così noi consumatori possiamo sapere cosa andiamo a bere, senza sofferenze inutili. Oppure decidiamo che quello che abbiamo sempre bevuto lo chiamiamo solo espresso e caffè lo lasciamo ai neopuristi. Ma insomma veniamoci incontro”.
Il punto è che ci siamo abituati al bruciacchiato. Quel bruciacchiato è quello che ci piace e che ci aspettiamo al bar. Magari anche con l’acidità di stomaco che ci viene poco dopo.
Luca Sofri è esponente del team “bruciacchiato”. È l’Antigourmet. E in quanto esponente della tifoseria “caffè bruciato”, ha dialogato durante il Festival di Gastronomika con Gianni Tratzi, esperto di caffè e fondatore di Mezzatazza Consulting. Uno di quelli che Sofri definirebbe “fanatici del caffè”. Quelli del team del caffè acido, del caffè “vero”.
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TRIESTE – Si inaugura a Trieste il periodo residenziale del master interateneo di I livello in economia e scienza del caffè – Ernesto Illy, progetto didattico unico nel suo genere che coinvolge l’Università degli Studi di Trieste, l’Università degli Studi di Udine, la SISSA (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste), l’Area Science Park di Trieste e l’azienda illycaffè. La collaborazione interateneo e multi-stakeholder che supporta l’organizzazione del Master rappresenta l’elemento chiave alla base di una offerta didattica così ricca, variegata e insieme approfondita, che garantisce agli studenti una formazione completa, “from field to cup”, nel mondo del caffè.
Il master interateneo di I livello in economia e scienza del caffè – Ernesto Illy
Da lunedì 20 maggio, 24 studenti provenienti da 18 Paesi (Etiopia, Honduras, Congo, Brasile, Panama, Colombia, Ruanda, Togo, Tanzania, Mozambico, Costa Rica, Messico, Vietnam, Guatemala, India, Indonesia, Usa e Italia) parteciperanno in presenza alle lezioni del master che da 13 edizioni anima la vita culturale e scientifica della città del caffè.
In occasione del nuovo ciclo di lezioni, la Fondazione Ernesto Illy e illycaffè hanno invitato rappresentanti istituzionali, esperti del mondo del caffè e gli stessi studenti a confrontarsi sul presente e futuro del mondo del caffè.
Partendo proprio dalla multidisciplinarietà che caratterizza il Master – con il suo piano didattico diviso tra ambito economico, manageriale e scientifico, e una visione ampia e articolata del mondo del caffè – la tavola rotonda “Drivers of Change: how to manage complexity through education” ha messo a confronto diversi rappresentanti del mondo imprenditoriale, didattico e scientifico.
Dopo il benvenuto di Andrea Illy, presidente illycaffè e di Anna Illy, Presidente della Fondazione Ernesto Illy, si sono succeduti i saluti istituzionali dei partner dell’iniziativa: Donata Vianelli, Direttrice del Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali, Matematiche e Statistiche dell’Università di Studi di Trieste; Marco Zancani, Direttore del Master e Delegato per l’Università degli Studi di Udine; Andrea Romanino, Direttore della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati, e Caterina Petrillo, Presidente Area Science Park.
Dalla tavola rotonda è emersa la complessità della filiera, che va compresa e gestita per garantire un futuro al caffè. La volatilità del prezzo della materia prima, la speculazione, il cambio climatico con i suoi effetti diretti e indiretti, gli aspetti sociali che influenzano la vita delle comunità del caffè sono solo alcune delle variabili che vanno conosciute e approcciate con una visione sistemica in quanto ognuna di queste può causare problemi imprevisti che impattano, con un effetto domino, sull’intero sistema caffè.
Sintesi degli interventi
Giorgio Valentinuz, professore aggregato di Finanza aziendale dell’Università degli Studi di Trieste, ha affrontato il tema della volatilità dei prezzi del caffè e della conseguente necessità, per i produttori, di dotarsi di strumenti di copertura dei rischi come assicurazioni e derivati. Una volatilità cresciuta negli ultimi anni a causa degli eventi climatici sempre più destabilizzanti, di pratiche di coltivazione che riducono la produttività dei terreni, e della speculazione, tutti fattori che contribuiscono a mettere in difficoltà molti produttori dal punto di vista economico.
Marco Zancani, professore associato di Fisiologia Vegetale presso l’Università degli Studi di Udine, ha invece affrontato il tema della difficoltà di gestire la complessità attraverso l’educazione: studiare il caffè implica, infatti, prendere in considerazione aspetti biologici, ambientali e agronomici per poter progettare una gestione orientata alla sostenibilità delle coltivazioni. Inoltre, la selezione di nuove varietà adatte alle condizioni ambientali in costante cambiamento può offrire ai coltivatori nuove opportunità per coltivare piante resistenti alla siccità e agli agenti patogeni, preservando la qualità e la quantità della produzione.
Rebeca Fuzinatto, co-fondatrice e responsabile tecnico-scientifico di Simbiotica Srl, si è focalizzata sul tema dell’agricoltura sostenibile e degli approcci innovativi oggi in via di sperimentazione. Tra questi, l’intervento dei microrganismi del suolo che contribuiscono alla salute delle piante. Tuttavia, nonostante ci siano già evidenze scientifiche in merito – tra queste, i risultati del progetto di ricerca dedicato ai benefici potenziali derivanti da un’azione batterica simile ai probiotici sulle piante, frutto della collaborazione tra la Fondazione Ernesto Illy, Simbiotica Srl e l’ICGEB (International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology) – sono ancora numerose le difficoltà tecniche, normative e commerciali relative all’introduzione di soluzioni microbiche sul mercato.
Luca Turello, agronomo di illycaffè, ha sottolineato come la mutevolezza delle dinamiche nella produzione del caffè – dall’evoluzione della produzione alla gestione del rischio, dall’impatto sul lavoro ai requisiti di sostenibilità, fino ai cambiamenti ambientali – porti necessariamente con sé l’esigenza di un approccio multidisciplinare, in grado di gestire la complessità ma anche di formare una nuova generazione di agricoltori che possano adattarsi al cambiamento e a cogliere le opportunità nel settore del caffè.
Con la consapevolezza della necessità di un approccio sistemico per affrontare la complessità delle sfide all’interno del mondo del caffè e dell’agribusiness emerse negli ultimi anni, il dialogo tra i partecipanti è stato un momento di confronto su tematiche di natura scientifica e strettamente legate al mondo del caffè, affiancate dalle testimonianze dirette di due studentesse, Lina Maria GranadosUribe e Philoté Mukiza, rispettivamente provenienti da Colombia e Rwanda. Al centro, la Fondazione Ernesto Illy, un hub per lo scambio e la generazione di conoscenza, in uno spirito di collaborazione ereditato proprio dal suo eponimo Ernesto Illy.
La scheda sintetica del master in economia e scienza del caffè Ernesto Illy
Il master in economia e scienza del caffè Ernesto Illy è un percorso didattico unico nel suo genere: dedicato a laureati interessati a lavorare nel mondo del caffè, spazia della genetica alla coltivazione, dai processi industriali di trasformazione ai modelli di distribuzione e consumo, aprendo importanti scenari di riflessione sui temi legati al climate change, alla gestione del rischio e alla sostenibilità, in una filiera complessa come quella del caffè. Dalla prima edizione, il master in economia e scienza del caffè Ernesto Illy ha coinvolto più di 200 alunni provenienti da oltre 30 paesi del mondo, contribuendo alla creazione di figure professionali specializzate nel caffè e interessate ad applicare l’approccio etico e sostenibile che contraddistingue il modello illycaffè e tutelando, promuovendo e supportando lo sviluppo di un prodotto eccellente e sostenibile. Il programma didattico prevede oltre 400 ore di lezione, divise in 9 moduli per un totale di 60 crediti formativi ed è tenuto interamente in lingua inglese in modalità blended.
La scheda sintetica della Fondazione Ernesto Illy
La Fondazione Ernesto Illy nasce il 30 ottobre 2008 dopo la scomparsa del suo eponimo; è una corporate foundation espressione della famiglia imprenditoriale nata per tutelare, valorizzare e diffondere il pensiero e la figura di Ernesto Illy, imprenditore illuminato – seconda generazione di illycaffè – che ha focalizzato la sua attività nel coltivare e sviluppare conoscenza, etica, sostenibilità e ricerca. Svolge attività filantropica in sintonia con il modello di business sostenibile dell’azienda fondatrice illycaffè, organizzata secondo i principi della società benefit e della stakeholder company con certificazione B Corp. È presieduta da Anna Illy, figlia di Ernesto Illy e per anni sua stretta collaboratrice nei viaggi alla ricerca delle migliori qualità di caffè Arabica da destinare alla torrefazione.
Presidente onorario è Anna Rossi Illy, moglie di Ernesto; compongono il consiglio di amministrazione anche il co-fondatore Andrea Illy, presidente di illycaffè, Nicol Belci e Andrea Dominique Illy, nipoti di Ernesto Illy. La proposta di valore della Fondazione Ernesto Illy si fonda sul modello etico e la cultura di impresa che Ernesto Illy ha trasferito a illycaffè, modello ancora oggi perseguito dall’azienda. La presenza dei membri della famiglia nella governance e l’heritage di Ernesto fungono da garante valoriale per le attività che la famiglia porta avanti; in linea con il pensiero di Ernesto Illy, il valore fondante è l’etica, intesa come principio guida che regola tutte le attività umane e come senso di responsabilità nei confronti della Natura e dei propri simili.
Con l’obiettivo di contribuire al miglioramento delle condizioni di vita di tutti gli esseri viventi assicurando felicità e benessere, è necessario generare e diffondere conoscenza per favorire la rigenerazione e il progresso scientifico-tecnologico della società. La Fondazione tutela e diffonde il pensiero di Ernesto Illy attraverso la ricerca scientifica e l’innovazione, l’educazione e la divulgazione, la realizzazione di progetti di sostenibilità̀ e filantropia. Ponendo al primo posto la generazione di valore condiviso, promuove un modello di impresa responsabile basato sull’approccio scientifico e sull’etica, che parte dall’agricoltura come una delle leve per lo sviluppo sostenibile. Le attività si concentrano principalmente nell’ambito della scienza e della cultura del caffè, rivolgendosi a produttori e agricoltori a migliorare le loro condizioni di vita, oltreché all’accrescimento della conoscenza scientifica nell’ambito della produzione e della trasformazione del caffè. La Fondazione, tra le altre attività, ha come principali obiettivi: migliorare la qualità di vita delle comunità caffeicole eliminando il lavoro minorile e offrendo educazione, salute e giusto salario, aumentare la conoscenza scientifica sul caffè attraverso ricerca, formazione e divulgazione, contribuire alla transizione ecologica e alla conservazione della natura.
La scheda sintetica di Ernesto Illy
Figlio di Francesco, fondatore di illycaffè, Ernesto Illy diviene comproprietario e amministratore dell’azienda nel 1957, presidente dal 1963 al 2005 e presidente onorario fino alla sua scomparsa nel 2008. Chimico di formazione, con la sua figura di imprenditore-scienziato ha rivoluzionato la caffeicoltura del Brasile e del mondo incentivando la produzione di un caffè di qualità eccellente abbinato al costante investimento in ricerca e innovazione.
Presidente di Centromarca dal 1996 al 2008, ha sviluppato un concetto di marca etica e responsabile, attenta al rispetto della promessa fatta al consumatore e alla tutela di una dimensione etica relativa non solo agli affari, ma anche alla vita quotidiana delle imprese stesse.
Con il suo approccio imprenditoriale basato sulla qualità assoluta e senza compromessi, ha contribuito sensibilmente alla trasformazione del caffè da commodity a prodotto di qualità in grado di incarnare l’eccellenza del saper fare e del gusto italiano oggi universalmente riconosciuti al marchio illycaffè.
PARIGI – Lavazza, tra i leader mondiali della torrefazione e caffè ufficiale del Roland-Garros dal 2015, sceglie per il decimo anno consecutivo il prestigioso torneo francese per condividere il proprio stile di vita e di caffè italiano. Con oltre 3 milioni di tazze di caffè servite sul posto dalla prima edizione, il Roland Garros vanta sicuramente una posizione importante nella classifica dei tornei di tennis che vedono Lavazza come partner.
La partnership tra Lavazza e Roland-Garros
Quando nel 2015 è stato siglato l’accordo di partnership, sia Lavazza che la Federazione Francese del Tennis hanno espresso il desiderio di un impegno a lungo termine. Grazie alla condivisione e alla promozione di valori come la ricerca dell’eccellenza, l’innovazione, il divertimento e, ovviamente, la passione, hanno creato un legame duraturo tra Lavazza e il grande tennis.
Investire nel mondo del tennis ha un significato strategico per Lavazza, il profilo cliente target dell’azienda infatti rispecchia perfettamente quello degli appassionati di tennis e, oltre a ciò, costituisce una piattaforma importante da cui comunicare la tradizione, i valori e i prodotti della società.
Basti pensare che ogni anno – grazie alla piattaforma tennistica – Lavazza entra in contatto con oltre 3 milioni di persone e, nel corso degli anni, ha offerto agli appassionati di tennis una straordinaria esperienza di gusto servendo oltre 11 milioni di caffè.
Con il Roland-Garros l’azienda poi condivide non solo i valori legati al mondo dello sport, ma anche alla sostenibilità economica, sociale e ambientale. La partecipazione di Lavazza a questo torneo è assolutamente in sintonia con la strategia di internazionalizzazione del brand e va a consolidare la presenza del Gruppo nel suo mercato più importante, offrendo un’esperienza di caffè autenticamente italiana, in tutte le sue forme.
Oltre che a Parigi il Gruppo oggi è presente anche ai tornei di Wimbledon e US Open e dal 2020 è Platinum Partner delle Nitto ATP Finals 2021-2025, con sede a Torino. Questa importante collaborazione rispecchia il forte legame che unisce l’azienda alla sua città natale e che risale alla fondazione di Lavazza nel 1895, con la nascita del primo caffè espresso italiano della storia.
Dal 2023 la collaborazione si è poi estesa alla Shanghai Rolex Cup in Cina, l’unico torneo ATP Masters 1000 in Asia, e da quest’anno al Mutua Madrid Open. Ma non solo: per rafforzare il proprio coinvolgimento nel mondo del tennis, nel corso degli anni, numerosi campioni ed esperti hanno collaborato con Lavazza in qualità di Ambasciatori, avvicinando sempre più il mondo dello sport a quello del caffè d’eccellenza.
Da Andre Agassi a Jannik Sinner, Ambasciatore Lavazza dal 2019 e oggi al secondo posto nella classifica mondiale, Lavazza ha infatti creduto nel talento di questo giovanissimo campione fin dalle Next Gen ATP Finals 2019 e da allora la partnership, che meglio rappresenta il “match perfetto” tra i valori del tennis e la passione per l’eccellenza, prosegue con successo, grazie anche al tifo spontaneo e avvincente dei Carota Boys, suoi accaniti fan che lo seguono a tutti i match, grazie al supporto di Lavazza.
Che preferiscano un espresso, un cappuccino firmato, un aperitivo o un coffetail, ma anche un’esperienza di coffee pairing, dal 20 maggio 2024 i visitatori troveranno in ogni area Lavazza, personale esperto con cui scambiare idee e scoprire caffè di alta qualità che li sorprenderanno.
Al bar principale inoltre sarà possibile degustare la prima miscela interamente tracciabile della gamma ¡Tierra!, la Reserva De ¡Tierra! Cuba, una originale esperienza di caffè sostenibile. Con molteplici attivazioni e iniziative appositamente studiate, il torneo si trasformerà ancora una volta nella sala caffè temporanea più grande al mondo, riservata a tutti gli appassionati della pallina gialla.
La scheda sintetica di Gruppo Lavazza
Lavazza, fondata a Torino nel 1895, è un’azienda italiana produttrice di caffè di proprietà dell’omonima famiglia da quattro generazioni. Il Gruppo è oggi tra i principali protagonisti nello scenario globale del caffè, con un fatturato di oltre 3 miliardi di euro e un portfolio di marchi leader nei mercati di riferimento come Lavazza, Carte Noire, Merrild e Kicking Horse.
È attivo in tutti i segmenti di business, presente in 140 mercati, con 8 stabilimenti produttivi in 5 Paesi. La presenza globale è frutto di un percorso di crescita che dura da oltre 125 anni e gli oltre 30 miliardi di tazzine di caffè Lavazza prodotti all’anno sono oggi la testimonianza di una grande storia di successo, per continuare a offrire il miglior caffè possibile in qualsiasi forma, curando ogni aspetto della filiera, dalla selezione della materia prima al prodotto in tazza.
Il Gruppo Lavazza ha rivoluzionato la cultura del caffè grazie ai continui investimenti in ricerca e sviluppo: dall’intuizione che ha segnato il primo successo dell’impresa – la miscela di caffè – allo sviluppo di soluzioni innovative per i packaging; dal primo espresso bevuto nello Spazio alle decine di brevetti industriali sviluppati.
Un’attitudine a precorrere i tempi che si riflette anche nell’attenzione rivolta al tema della sostenibilità – economica, sociale e ambientale – considerata da sempre un riferimento per indirizzare la strategia aziendale. “Awakening a better world every morning” è il purpose del Gruppo Lavazza, che ha l’obiettivo di creare valore sostenibile per gli azionisti, i collaboratori, i consumatori e le comunità in cui opera, unendo la competitività alla responsabilità sociale e ambientale.
MILANO – Un altro importante riconoscimento è stato attribuito a Massimo Renda, presidente e fondatore di Caffè Borbone, già presente tra i 25 Cavalieri del Lavoro nominati dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e ora insignito del Premio Scientifico Capo d’Orlando 2024 per la categoria “Scienza e Industria”: la conferma di aver saputo valorizzare una strategia industriale nel rispetto dell’ambiente, con la ricerca di soluzioni d’imballaggio innovative.
Massimo Renda rientra inoltre nella sestina dei riconoscimenti assegnati, tra gli altri, al Premio Nobel per la Chimica 2017 Richard Henderson e all’astronauta Paolo Nespoli.
Massimo Renda si è saputo da subito distinguersi nel settore dell’industria alimentare per aver fondato e portato al successo Caffè Borbone
L’azienda di torrefazione e vendita di caffè, oggi secondo marchio di caffè per quote di mercato e prima azienda per contribuzione alla crescita della categoria del caffè monoporzionato in Italia.
Tutto parte nel 1993 quando Massimo Rena intuisce le potenzialità del mercato dei distributori automatici di caffè e apre una piccola attività autonoma di distributori automatici che in pochi mesi diventa la Renda Distributori di Massimo Renda.
Dopo cinque anni, l’azienda conta 200 clienti distribuiti su tutto il territorio campano. Forte del successo della Renda Distributori, nel 1998 nasce L’Aromatika S.r.l, azienda con cui Massimo dà il via all’attività di produzione in-house di macchine da caffè a cialda, di torrefazione e confezionamento di caffè monoporzionato, un business all’epoca ancora poco conosciuto ma che ha sancito il successo odierno di Caffè Borbone.
Poi è il turno del brand Caffè Borbone
Il marchio Caffè Borbone nasce ufficialmente nel 2001, partendo da una sede produttiva di appena 200 mq, fino ad arrivare all’attuale, nel distretto industriale di Caivano, con una superfice produttiva da oltre 22.000 mq coperti e oltre 98 tonnellate di caffè prodotto. Caffè Borbone in poco tempo viene annoverato tra le migliori torrefazioni campane e diventa sinonimo di caffè di qualità riconosciuta da migliaia di clienti.
Nel 2002 Massimo entra nella compagine sociale della Didiesse Srl specializzata nella produzione di macchine da caffè. Dopo aver ricoperto il ruolo di Amministratore Delegato e responsabile della Ricerca&Sviluppo per L’Aromatika e Didiesse, Massimo cede il 60% del capitale di L’Aromatika a Italmobiliare Spa dell’Ing. Carlo Pesenti, anch’egli titolato oggi Cavaliere del Lavoro e oggi membro del CDA di Caffè Borbone. L’azienda viene poi rinominata Caffè Borbone S.r.l, in cui Massimo Renda ricopre tuttora il ruolo di Presidente del CDA.
CASALECCHIO DI RENO (Bologna) – Starbucks ha aperto il suo primo chiosco in Emilia-Romagna, a Casalecchio di Reno, Bologna. Il 37° store dell’azienda in Italia si trova nel Centro Commerciale Gran Reno, aperto in collaborazione con Percassi, licenziatario esclusivo del marchio in Italia.
Starbucks a Casalecchio di Reno, Bologna
Una decina i partner (dipendenti) assunti nella comunità locale, che delizieranno i palati dei fan di Starbucks, preparando le bevande iconiche più conosciute del marchio, come il Frappuccino, i caffè classici e le rinfrescanti bevande estive.
Questo è il 7° chiosco Starbucks aperto in Italia, dopo quelli in Lombardia, Piemonte, Toscana e Lazio. È un format che si adatta perfettamente alle esigenze dei consumatori che hanno poco tempo a disposizione, ma vogliono comunque gustare una deliziosa bevanda o del cibo to go.
Indirizzo: Via Marilyn Monroe, 2 Casalecchio di Reno (BO) Orari di apertura: lunedì-domenica dalle 9.00 alle 21.00.
La scheda sintetica di Starbucks Coffee Company
Dal 1971, Starbucks Coffee Company è impegnata nell’approvvigionamento etico e nella torrefazione di caffè Arabica di alta qualità. Con negozi in tutto il mondo, oggi l’azienda è il primo torrefattore e rivenditore di specialità caffearie al mondo. Grazie all’impegno costante per l’eccellenza e i suoi valori, il brand porta l’unicità della Starbucks Experience nella vita di tutti i suoi clienti attraverso ogni singolo caffè. Per condividere l’esperienza visita i siti internet qui e qui.
La scheda sintetica di Percassi
Percassi è una società le cui attività comprendono lo sviluppo e la gestione di reti commerciali in franchising di importanti marchi (come Gucci, Armani Exchange, Saint Laurent, Nike, Jordan, Victoria’s Secret, Bath&Body Works, LEGO, Garmin in ambito fashion-beauty e consumer, e Starbucks nel food).
Percassi è anche attivo nella gestione di brand propri (KIKO Milano, Womo e Bullfrog nel settore della cosmetica, Atalanta in ambito sportivo, Da30Polenta nel food). Percassi opera anche in ambito real estate per la realizzazione di importanti progetti immobiliari nel settore commerciale e direzionale. Per ulteriori informazioni basta cliccare qui.
TRIESTE – Bazzara, azienda con una tradizione di oltre mezzo secolo nel mondo del caffè, ha elevato la sostenibilità a principio cardine, impegnandosi nel rispetto dell’ambiente e delle persone in linea con gli obiettivi dell’agenda 2030 dell’Onu. La torrefazione triestina ha avviato un percorso di responsabilità sociale, ambientale ed economica, dettagliato nel suo secondo report di sostenibilità in riferimento all’anno 2023 e consultabile online.
In qualità di società benefit, il progetto evidenzia la trasparenza della Bazzara Caffè e i suoi obiettivi futuri verso un business rigenerativo.
L’argomento sostenibilità rappresenta infatti il focus dei reparti ricerca e sviluppo delle aziende lungimiranti che vogliono fare innovazione, non solo per ottenere un vantaggio competitivo in termini commerciali, ma anche per essere in grado di generare benessere per tutto l’ecosistema nel quale operano, garantendo così le basi per guardare al futuro con positività.
L’importanza di un report di sostenibilità annuale per un’azienda come Bazzara risiede nella capacità di dimostrare concretamente il proprio impegno verso un business rigenerativo. Per realizzare questa visione, Bazzara mira a bilanciare crescita economica, inclusione sociale e protezione ambientale.
Per questo motivo, il documento in questione non solo riflette la visione dell’azienda ma serve anche come bussola e strumento di comunicazione trasparente verso clienti e stakeholder.
Nell’ambito del miglioramento continuo, nel 2023 Bazzara ha riconfermato le aree di intervento ispirate all’Agenda 2030 dell’Onu e, coerentemente con le sue capacità, ha integrato la sostenibilità in ogni aspetto del suo modello di business.
Si riconfermano quindi fra le molte iniziative l’utilizzo di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili, il percorso con obiettivo plastic free, le iniziative di welfare aziendale rivolte ai dipendenti e quelle solidali e sociali a supporto della comunità locale, anche attraverso lo sport e la cultura. In aggiunta, nel 2023 Bazzara ha implementato diverse attività virtuose consolidando partnership significative, come quella con Treedom, per sostenere la piantumazione di alberi e la salvaguardia ambientale.
Inoltre, con l’organizzazione del Trieste Coffee Expert (TCE), summit biennale della torrefazione che riunisce i maggiori esponenti del comparto caffeicolo, l’azienda ha reso la sostenibilità la protagonista della settima edizione dell’evento intitolato “Future Coffee: Sustainability and Innovation”. Il summit, incentrato su come le aziende del settore caffeicolo affrontano il tema della sostenibilità e innovazione, ha portato ad un coinvolgimento del pubblico e degli stakeholder in un dialogo costruttivo sul futuro del caffè. Si ricordano, a titolo d’esempio, gli interventi della seconda giornata incentrata sulla sostenibilità come quelli di Slow Food, Fairtrade Italia e l’International Women’s Coffee Alliance Italia.
Inoltre, Bazzara ha voluto confermare il proprio impegno rendendo l’evento uno dei primi nel settore del caffè ad essere certificato Neutral event secondo lo standard primario a livello internazionale (Verified Carbon Standard) grazie alla partnership con Up2You. Le emissioni di CO2 legate alla realizzazione del summit, inclusi gli spostamenti dei 26 relatori, sono state compensate con progetti incentrati sulla protezione delle biodiversità.
Altro importante passo sono stati i nuovi prodotti lanciati sul mercato dalla torrefazione nel 2023, tra i quali spiccano la Bioarabica Blend, la prima miscela biologica di Bazzara, e i caffè biologici certificati Fairtrade e Rainforest: Colombia Fairtrade, Peru Fairtrade, Mexico Fairtrade e Honduras a doppia certificazione Rainforest e Fairtrade.
Questi prodotti testimoniano l’attenzione di Bazzara allo sviluppo sostenibile, sia per quanto riguarda un’agricoltura biologica, sia per quanto riguarda la responsabilità etica e sociale legata a tutti gli anelli della catena di produzione, inclusi i diritti dei lavoratori.
Il report di sostenibilità dell’azienda serve anche a mantenere un dialogo aperto e costruttivo sulle proprie iniziative sostenibili coinvolgendo clienti e stakeholder.
Per massimizzare il proprio impatto positivo sulla società e l’ambiente, infatti, Bazzara ha coinvolto nel suo percorso diversi interlocutori. I clienti e stakeholder sono stati coinvolti tramite una comunicazione informativa e trasparente relativa ai prodotti – riguardante anche come gli stessi devono essere smaltiti – e attraverso dei contenuti di approfondimento sul tema della sostenibilità condivisi sui canali social aziendali, tramite le collane video e l’evento Trieste Coffee Experts. Infine, Bazzara ha coinvolto anche le istituzioni rafforzando la sua partecipazione a livello regionale contribuendo all’Osservatorio sulle aziende virtuose del Friuli Venezia Giulia e condividendo le proprie pratiche con altre società benefit per favorire il confronto e la rispettiva crescita sul territorio.
Mauro Bazzara, ceo di Bazzara, conclude: “Auspichiamo che questa Relazione possa contribuire a stimolare un cambiamento di paradigma, spingendo verso un nuovo modello di business che sia consapevole e attento alle esigenze del pianeta e delle persone. Guardando al futuro, ci impegniamo a implementare performance ambientali per promuovere soluzioni eco-sostenibili. L’attenzione all’ambiente e il sostegno alle comunità restano al centro delle nostre priorità, insieme alla ricerca costante di pratiche innovative e sinergie con gli stakeholder”.
Il 21 maggio si festeggia la Giornata internazionale del tè. L’evento di quest’anno vedrà come protagoniste le donne nel settore di una delle bevande più consumate al mondo, evidenziando i loro diversi contributi nella catena. La Faocelebra l’evento presso la sua sede di Roma. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato su askanews.
La Giornata internazionale del tè
ROMA – Torna il 21 maggio la Giornata internazionale dedicata ad una delle bevande più amate. Celebrato con il tema “Onorare le donne di tutto il mondo, dal raccolto alla tazza”, l’evento di quest’anno punta i riflettori sulle donne nel settore del tè, evidenziando i loro diversi contributi lungo tutta la catena di approvvigionamento e affrontando le sfide che devono affrontare.
La produzione e il commercio del tè svolgono un ruolo fondamentale nell’occupazione, nella generazione di reddito, nei proventi delle esportazioni e nella sicurezza alimentare in molti paesi in via di sviluppo, comprese alcune delle aree rurali più povere del mondo.
In questo contesto, martedì 21 maggio l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) ospiterà una celebrazione globale per la Giornata internazionale del tè 2024 presso la sua sede di Roma.
L’evento sarà inaugurato dal direttore generale della Fao QU Dongyu e sarà seguito da un dialogo con la partecipazione di donne provenienti dai settori del tè e del caffè.
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TERMOLI (Campobasso) – Appena concluso con grande successo, a Termoli, il concorso nazionale di pasticceria Vietato calpestare i sogni dedicato agli studenti con disabilità degli istituti alberghieri. Ideato e organizzato dalla Federazione italiana pasticceria gelateria cioccolateria (Fipgc) in collaborazione con il Ministero dell’istruzione e del Merito (MIM) e l’Istituto Professionale di Stato Federico di Svevia di Termoli, il concorso ha rappresentato un importante momento di inclusione, formazione e celebrazione del talento di giovani pasticcieri.
Il concorso nazionale di pasticceria Vietato calpestare i sogni
L’evento ha visto la partecipazione di ben 40 studenti che hanno avuto l’opportunità di esprimere la loro creatività e passione per la pasticceria, presentando creazioni originali di altissimo livello.
A vincere la medaglia d’oro Giuseppe Cordella e Sofia Risi dell’Istituto Professionale “Nicola Moccia” di Lecce, seguiti dalla medaglia d’argento Mirabella Novacovici e Catalina Silvestri dell’Istituto Santa Marta di Pesaro e dal bronzo Michela Lapomarda e MariaGiulia De Noia dell’IPSEOA Enrico Mattei di Vieste (Foggia).
Il Vice-Presidente e responsabile comparto scuole Fipgc, Maurizio Santilli, ha dichiarato: “Siamo estremamente orgogliosi del successo di questa iniziativa. Il concorso ‘Vietato Calpestare i Sogni’ è nato con l’obiettivo di promuovere l’inclusione e di dare visibilità ai talenti degli studenti con disabilità, dimostrando che la passione e la dedizione possono superare qualsiasi barriera. I ragazzi hanno dimostrato quanto sia importante credere nei propri sogni e lavorare con impegno per realizzarli. Questo evento ha arricchito non solo i partecipanti, ma tutti noi e l’intera comunità scolastica”.
La giuria, composta tre maestri pasticcieri d’eccellenza: Cesare Sciambarruto, Ruggiero Carli e Michele Pirro, ha valutato con grande attenzione ogni dolce, apprezzando il gusto, l’estetica, la tecnica utilizzata, l’originalità e l’esposizione.
Con il successo di questa edizione, la Federazione italiana pasticceria gelateria cioccolateria e il Ministero dell’Istruzione e del Merito confermano il loro impegno a supportare iniziative che promuovano l’inclusione e valorizzino i talenti dei giovani, mirando a rendere il concorso Vietato calpestare i sogni un appuntamento fisso nel panorama formativo italiano.
La scheda sintetica della Federazione internazionale pasticceria, gelateria e cioccolateria
La Federazione internazionale pasticceria, gelateria e cioccolateria (Fipgc) è l’ente che promuove la pasticceria italiana in tutto il mondo. Vanta una presenza radicata e capillare sul territorio italiano, con delegati per ogni regione e dei sotto-delegati per ogni provincia. Ha lo scopo di unire tutte le realtà esistenti sul territorio (scuole, grossisti, associazioni, imprese del settore pasticceria, gelateria, cioccolateria, panificazione), per rafforzarne la collaborazione ed ottenere la crescita di tutto il settore e dei prodotti Made in Italy.
Fipgc organizza in tutta Italia eventi, fiere, corsi di formazione di alto livello, preparazione One-to-One o di squadra per gareggiare nei concorsi a livello nazionale e internazionale. Dal 2015 organizza i Campionati italiani e i Campionati mondiali di pasticceria e cake design.
Nel 2017 nascono anche i Campionati Nazionali di Pasticceria Alberghieri d’Italia: promossi insieme al MIUR, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, è il primo campionato Juniores di pasticceria dedicato agli istituti alberghieri, che dà modo ai giovani che vogliono intraprendere la professione di confrontarsi con i grandi maestri d’Italia. Fipgc è un soggetto che ha acquisito in questi ultimi anni una grande importanza a livello istituzionale.
Un ruolo suggellato dai protocolli d’intesa con il Ministero degli Esteri, con lo scopo di sostenere il made in Italy e delle eccellenze italiane nel mondo e con il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) per rafforzare il rapporto tra scuola e mondo del lavoro.
TRIESTE – Maestri dell’Espresso Junior alla 32ª edizione: 10 finalisti, quest’anno accolti a Trieste nelle sale super attrezzate dell’Università del Caffè illy, una giornata intera fatta di pura competizione e anche solidarietà tra i partecipanti. Giovani, giovanissimi, con tutta la strada davanti e soprattutto la voglia di esplorare, imparare, mettersi in gioco nonostante la tensione a volte abbia la meglio su di loro di fronte ai giudici.
Mattina di giuria tecnica, pomeriggio di giuria giornalisti: nessuna prova è data per scontata quando ci si gioca tutto l’impegno di mesi in una manciata di minuti.
Non sono solo espresso e cappuccini, sono un passaggio di crescita personale e professionale: tutto questo è Maestri dell’Espresso Junior
E non solo per i ragazzi, ma anche per tutte le forze messe in gioco, a partire dagli stessi organizzatori che si evolvono di edizione in edizione, continuando per i docenti e gli istituti coinvolti nel processo di formazione.
Maestri dell’espresso junior: un percorso partito con 49 Istituti in tutta Italia, 979 studenti
Una prima fase dedicata alla didattica, obbligatoria per tutti i partecipanti, sulla supply chain, la storia del caffè, le attrezzature, le tecniche sull’emulsione delle bevande vegetali; una seconda di test a risposte multiple, con l’introduzione quest’anno di una modalità inclusiva volta a sostenere gli alunni con certificazione di DSA ai quali è stato sottoposto un questionario con le stesse domande ma il doppio del tempo per compilarlo.
Da qui, la prima grande scrematura: 30 istituti selezionati, che hanno dovuto realizzare un video di 4 minuti mostrando una simulazione di prova tecnica.
Soltanto dieci sono arrivati in finale e questo è già un traguardo importante da portare a casa, che entro l’8 maggio hanno dovuto consegnare una loro proposta di cocktail con una sola regola: usare le bevande vegetali con una base espresso.
Tutto il resto, creatività, esposizione, attrezzature portate da casa.
Il giorno della sfida finale però si presentano soltanto 9 competitor, eccezionalmente: uno di loro purtroppo si è infortunato proprio poco tempo prima e non ha potuto concludere l’esperienza. Ma ci sarà il prossimo anno per rifarsi.
Maestri dell’Espresso Junior apre le danze il mattino
Macinacaffè on demand, macchine La Cimbali a disposizione dei ragazzi che hanno dovuto innanzitutto calibrare bene i parametri per ottenere il miglior risultato in tazza possibile.
Alcuni hanno imparato velocemente come muoversi di fronte a mostri di innovazione come quelli presenti nel laboratorio di illy, perché negli Istituti spesso esiste ancora questo gap tecnico tra quello che è a disposizione di alunni e formatori e ciò che invece propone oggi il parco macchine.
Ma anche questo fa parte del gioco.
Lo stress della competizione per alcuni diventa importante, con overtime collezionati, lacrime, mani tremanti e lance a vapore che danno filo da torcere: i ragazzi si alternano con espresso e cappuccini continuando a performare anche quando sono andati oltre i 5 minuti dalla soglia concessa.
Qualcuno si mette alla prova con le bevande vegetali, che sono sempre da studiare rispetto al classico latte vaccino, ma che infine si dimostrano all’altezza di un’ottima crema (ci sono alcuni che riescono anche a disegnare un cuore).
Il team di Mumac Academy osserva tutte le prove, con imparzialità ma anche empatia, com’è consuetudine ad ogni edizione di Maestri dell’espresso junior: sono giovani, giovanissimi, spesso alla loro prima competizione di fronte a professionisti di questo calibro, con le mani su macchine che non conoscono e la pressione di altri studenti che come loro si giocano il tutto per tutto, lontani da casa.
Il pomeriggio si abbandona un po’ la tecnica e si parla
O almeno quello è l’obiettivo mentre si presentano i cocktail alla giuria formata dalla stampa specializzata. Anche in questo caso dover trovare un equilibrio tra speech e gestualità è una sfida per alcuni più ardua che per altri: molte le ricette in cui la bevanda vegetale è stata usata come topping finale (alcune montate a freddo, o con il syphon).
Un elemento che ha conferito freschezza ad alcuni cocktail è stato l’aggiunta di oli essenziali o componenti aromatiche, persino nebulizzate sui bicchieri, in modo da coinvolgere tutti i sensi al momento dell’assaggio.
In questa edizione di Maestri dell’Espresso Junior ha prevalso una proposta alcolica, soprattutto concentrata per il consumo serale, post cena, come chiusura dolce (tranne un intraprendente concorrente che ha pensato ad una soluzione alternativa per la colazione estiva).
Comparso come ingrediente anche il kombucha, un trend che sta trovando il suo spazio nell’offerta dei locali.
A parte chi ha avuto purtroppo qualche intoppo durante la preparazione vera e propria, che ha impedito di servire la ricetta in maniera perfetta, tutti hanno dato la loro versione di cocktail a base espresso e bevanda vegetale.
E così, il tempo è volato sino al momento delle premiazioni.
Dopo l’incrocio di punteggi e motivazioni, i tre nomi sono stati selezionati. Tutto pronto per essere comunicato.
Interviene Moreno Faina, direttore dell’Università del Caffè illy:
“Di Maestri dell’Espresso Junior posso raccontare che si tratta di una competizione, come le tante altre che troverete nella vita. La gara non è però tutto: focalizzatevi su quello che il mercato vi chiederà. Avrà bisogno da voi di disponibilità, flessibilità, professionalità. Questi sono i tre elementi su cui dovrete impegnarvi, dovrete fare la differenza. Queste sono le nuove regole del gioco.
Il mercato sta cambiando, state vivendo e stiamo vivendo queste nuove realtà. Dovete essere pronti ad affrontarle con basi nuove. Tenete sotto controllo tanti aspetti, ma mantenete fermi la disponibilità, la flessibilità, la professionalità. E la cultura sarà sempre un fattore determinate che farà la differenza. Questo è il nostro messaggio.”
E dopo questo discorso di bilancio, ecco assegnati i premi:
Primo posto con 142 punti per il Premio tecnico va a Thomas Santo Fontana, della Scuola Galdus di Milano formato dal professore Sergio Canetti, seconda classificata con 135 Rebecca Gorlato, dell’IIS Giolitti Bellisario Paire di Barge (Cuneo) seguita dall’insegnante Aldo Petrasso. Mentre per la parte affidata alla stampa, il vincitore è stato Kevin Maccarinelli, accompagnato dal docente Artur Vaso, dell’IPSEOA Caterina De Medici a Gardone Riviera (Brescia).
“Oggi la conoscenza e di conseguenza la formazione, rappresenta un fattore cruciale per competere. Ai giovani studenti che abbiamo seguito in questi mesi, il mercato del lavoro chiederà disponibilità e professionalità arricchita da dedizione e curiosità; questo concorso negli anni ha avuto ed ha l’ambizione di contribuire ad arricchire questo movimento didattico e qualitativo – afferma Moreno Faina, direttore dell’Università del Caffè – Un’interessante novità nell’edizione di quest’anno, è stata la possibilità di aver svolto una versione del test a risposta multipla, adeguato a coloro che sono in possesso di una certificazione DSA di dislessia per dare un concreto contributo inclusivo”.
“La formazione ricopre un ruolo sempre più centrale nel percorso professionale dei ragazzi e MUMAC Academy è molto orgogliosa di poter contribuire attivamente a creare i giovani talenti di domani – dichiara Silvia Vercellati, MUMAC Academy Manager di Cimbali Group – Partecipare alla competizione Maestri dell’Espresso Junior è un’opportunità davvero importante che qualifica ancora di più il lavoro che stanno portando avanti gli studenti di oggi per entrare poi a far parte del mondo del lavoro.”
“Come Alpro siamo felici di essere promotori della trentaduesima edizione di Maestri dell’Espresso Junior e sostenere così il talento emergente dei giovani baristi, tra i primi ambasciatori delle bevande vegetali. Oggi è sempre più forte la richiesta di proposte vegetali al Bar, con quasi un italiano su due che le ricerca. Alpro Barista for Professional permette di creare un’offerta dedicata, differenziante e di valore che parla anche ai consumatori più giovani – dichiara Lucia Chevallard, Direttrice Marketing di Danone Italia e Grecia – con Alpro siamo pionieri da oltre quarant’anni nell’alimentazione a base vegetale e nella nostra visione di un futuro dell’alimentazione più sano, buono e sostenibile è chiave contribuire a formare i professionisti di domani.”
NAPOLI – Nelle giornate del 7 e 8 maggio 2024 è stato organizzato a Napoli, nella splendida struttura del Maschio Angioino, il primo evento dedicato alle giornate cittadine del caffè napoletano, manifestazione aperta al pubblico voluta dal Comune di Napoli, in particolare da Teresa Armato, dell’assessorato al turismo e alle attività produttive, e da Flavia Sorrentino, vicepresidenza Consiglio Comunale.
Andrej Godina, dottore di ricerca in scienza, tecnologia ed economia nell’industria del caffè, ha moderato il convegno “Coffee Value chain: disciplina e prospettive di una filiera complessa” con la partecipazione di Alberto Polojac di Imperator Srl, Pino Coletti di Authentico, l’esperto del caffè Mauro Illiano e Jovin Semakula che ha da poco avviato la start up la MDL Srl società benefit. Leggiamo di seguito il resoconto del convegno di Andrej Godina.
Coffee Value chain: disciplina e prospettive di una filiera complessa
di Andrej Godina
“All’interno del ricco programma della manifestazione, l’8 maggio, ho avuto il piacere di moderare il convegno dal titolo “Coffee Value chain: disciplina e prospettive di una filiera complessa” con la partecipazione di 4 illustri relatori con l’ambizioso intento di affrontare assieme a loro alcuni dei temi di attualità inerenti la filiera di produzione del caffè che, come si sa, è particolarmente lunga e complessa.
Il caffè è la bevanda più consumata al mondo e nonostante questo primato, perlomeno in Italia, è una delle filiere meno conosciute dal consumatore e che cela dietro le sue quinte una serie complessa di sfide, problematiche serie inerenti alla sostenibilità e al contempo nuove e interessanti opportunità.
La mia moderazione ha richiesto ai relatori uno sforzo notevole di sintesi per riuscire, nel poco tempo a disposizione, a tracciare le tematiche più attuali sugli argomenti della sostenibilità di prodotto nei confronti dei contadini, sulla tracciabilità e la blockchain inserita nel contesto del nuovo regolamento dell’UE sui prodotti che provengono da zone a deforestation-free, sulla nuova modalità di certificazione dello specialty coffee e sulla formazione del consumatore.
Procedendo, in ordine cronologico di intervento, la prima relatrice è stata Jovin Semakula, ugandese di origine che ha da poco avviato la start up la MDL Srl società benefit con un progetto ambizioso di importazione ed esportazione di caffè prodotto nel suo paese, caffè prodotto con standard elevati di responsabilità sociale.
Jovin ha raccontato in premessa il ruolo della coltivazione del caffè in Uganda dove ogni famiglia ha una piccola produzione che deriva dal possesso di un terreno all’interno del quale c’è uno spazio riservato per la sepoltura dei propri cari.
Questo terreno è considerato sacro e viene curato con un profondo senso di misticità, all’interno del quale ci sono diverse piante tra cui è comune ritrovare alberi di caffè. I fabbisogni alimentari delle famiglie provengono dalle colture presenti nei loro terreni che garantiscono la produzione di cereali, legumi e frutta.
In questo contesto di biodiversità le piante di caffè presenti producono un caffè di alta qualità e il ricavato della vendita rappresenta per le famiglie una componente marginale. Da questo terroir di coltivazione nasce l’origine della rinomata qualità del caffè ugandese.
Alcuni numeri sull’Uganda possono aiutare a capire il contesto di produzione: la popolazione è composta da 46 milioni di persone, secondo il censimento del 2022, l’economia del paese si basa per il 24% sul settore agricolo, che coinvolge oltre il 70% della popolazione e oltre 5 milioni di persone sono impegnate nella coltivazione di caffè.
Il caffè in Uganda rappresenta il 16% del valore delle esportazioni e si posiziona al secondo posto dopo l’oro.
L’Italia è il principale paese di destinazione delle esportazioni del caffè ugandese, con oltre 2 milioni di sacchi esportati. Il caffè viene coltivato in tutto il paese, soprattutto nelle zone circostanti i laghi, tra cui il distretto di Mbale, dove si trova anche la Sub-Regione di Bugisu, che si estende oltre i 1500 metri sul livello del mare e coltiva diverse varietà della specie Arabica.
Il caffè viene coltivato in 44 distretti (51% del territorio nazionale), di cui 28 (32%) producono esclusivamente Arabica, mentre gli altri 15 distretti (17%) coltivano sia Arabica che Canephora varietà Robusta.
La produzione attuale di caffè in Uganda si attesta a circa più di 4 milioni di sacchi, di cui l’80% è Robusta e il 20% è Arabica, con una produttività media di 0,3 kg di caffè esportabile per albero all’anno.
La Coffea Canephora è il principale tipo di caffè coltivato, che ha come suo habitat nativo la Mezzaluna del Lago Vittoria, mentre la Robusta selvatica cresce ancora in foreste intorno al bacino del Lago Vittoria e nelle riserve forestali di Kibaale e Zooka-Adjumani.
Dal canto della sostenibilità della filiera Jovin ha sottolineato che in Uganda la produzione del caffè è strettamente legata al lavoro delle donne. La società ugandese prevede che le donne arrivano al matrimonio con una dote nuziale che è rappresentata da porzioni di terreno della famiglia. Le donne si occupano della raccolta e del processamento del caffè e hanno un accesso limitato ai profitti derivanti dalle vendite. È per questo motivo che la nuova start up ha lo scopo di sostenere progetti che valorizzino le donne e le famiglie coinvolte nella produzione del caffè.
Il secondo relatore, Pino Coletti, di Authenico, si è agganciato all’argomento dei paesi di produzione del caffè con il nuovo regolamento dell’Unione Europea sulla deforestazione, chiamato EUDR, grazie al quale Importatori e, in alcuni casi, i torrefattori, a partire da fine anno, dovranno garantire che i loro prodotti siano stati coltivati in aree a deforestazione zero.
Questa normativa avrà un forte impatto per il settore, ma sarà anche l’occasione per le imprese di testimoniare il loro impegno verso la sostenibilità ambientale. In questo nuovo scenario, la certificazione della tracciabilità del caffè con la tecnologia blockchain si inserisce perfettamente per supportare le aziende a dimostrare l’origine della materia prima e a digitalizzare i certificati anti-deforestazione in modo che siano visibili lungo l’intera filiera, dall’azienda agricola nei paesi di produzione fino al consumatore finale.
Per la certificazione in blockchain sono mappati i luoghi di produzione di ogni singola piccola piantagione, sono dichiarate le varietà botaniche e i processi di lavorazione. Ognuno degli attori della filiera si collega alla piattaforma on line e inserisce i dati e i documenti per ogni lotto di raccolto. La torrefazione sarà l’ultimo anello della filiera che ultimerà l’ingresso dei dati del prodotto e in questo modo chiuderà la catena.
I documenti tracciati e i dati saranno visibili lungo tutta la filiera, anche dalla dogana che dovrà verificare che trattasi di prodotti che provengono da zone non deforestate. Il costo dell’implementazione della piattaforma blockchain dipende dalla numerosità degli attori coinvolti e dal numero di lotti prodotti annualmente, e Pino ha affermato che questo tipo di progetti applicati alla filiera del caffè possono costare dai 5.000 € ai 15.000 €, il primo anno.
La tracciabilità della filiera del caffè rappresenta l’opportunità per i torrefattori per posizionare i loro prodotti di qualità ed esaltarne le caratteristiche distintive rispetto alla concorrenza, in piena trasparenza.
Seguendo l’esempio di alcuni marchi leader, la certificazione della filiera in blockchain è una leva commerciale strategica per i prodotti di alta qualità che apre l’accesso a nuovi mercati. Pino ha quindi citato alcuni esempi di progetti portati a termine con suoi clienti come per esempio un’azienda che vende frutta secca che, grazie alla tracciabilità, è riuscita ad entrare in Esselunga. Un’azienda conserviera ha supportato, con la tracciabilità, il posizionamento dei proprio prodotti nella fascia premium (+20% sui competitor). Un pastificio, grazie alla tracciabilità, è riuscito ad assicurarsi una commessa come co-packer per ALDI.
Nel campo della GDO c’è stato recentemente il rilascio di un comunicato stampa di Carrefour in cui dichiara che tutti i suoi prodotti tracciati in blockchain vendono di più rispetto agli altri. Le prime iniziative che Pino ha seguito nel settore nel caffè hanno avuto come driver la trasparenza verso i consumatori, l’evidenza della sostenibilità, il voler rimarcare la differenza con i competitor e il posizionamento di prodotti premium mono-origine.
A testimonianza di quanto sarà richiesto dalle dogane italiane per l’importazione del caffè corrispondente al nuovo regolamento anti deforestazione, Pino ha mostrato uno dei primi certificati Deforestation-free coffee.
Il terzo intervento è stato di Alberto Polojac, di Imperator Srl, azienda che da tre generazioni importa e vende caffè verde per il mercato italiano. Alberto da qualche tempo ha avviato all’interno dell’azienda un nuovo ramo di attività che si occupa di caffe specialty e di tostatura, nonché di formazione e di certificazione dello specialty coffee.
Alberto ha innanzitutto chiarito la definizione di caffè Specialty che, oltre a essere pulito e senza difetti, è un caffè che possiede ha una carta d’identità ben precisa in cui si conosce il produttore, la geolocalizzazione della piantagione, la varietà, il metodo di lavorazione e molto altro.
Partendo da questa premessa è stato importante chiarire che questo tipo di classificazione, prevedendo caffè che sono al minimo “puliti”, senza difetti, ricomprende una quantità di caffè grandissima e che non è solamente riservata ai caffè Specialty che prendono punteggi di valutazione alti. L’azienda di famiglia è divenuta da poco un centro di certificazione dello Specialty Arabica e possiede l’autorizzazione del Coffee Quality Institute di emettere i relativi certificati di classificazione.
Questo riconoscimento proviene dal coinvolgimento di Alberto come certificatore e dal fatto che in azienda c’è un panel di tre assaggiatori certificati Q grader. A breve l’azienda sarà anche in grado di certificare i lotti di caffè secondo le linee guida del protocollo di classificazione dei “fine Robusta”. Per certificare un lotto di caffè è sufficiente inviare un campione rappresentativo che sarà tostato ed assaggiato.
All’esito delle prove di controllo qualità sarà emesso il certificato di classificazione Specialty che riporta il punteggio ottenuto dal caffè nella fase di assaggio in cupping. In questo modo il torrefattore che tosterà il caffè potrà esibire il bollino della certificazione sul packaging. Il bollino rappresenta una garanzia di certificazione del prodotto verde che il consumatore potrà riconoscere nella fase di scelta e acquisto dei prodotti.
In conclusione Alberto ha sottolineato come i caffè Specialty offrono la possibilità di poter comunicare in maniera diversa con i suoi clienti, siano essi torrefattori, baristi o clienti finali. Un caffè Specialty è un caffè che restituisce una corretta dignità al prodotto, un giusto prezzo al coltivatore, una qualità di tazza garantita e una nuova opportunità per chi lo vende e lo eroga in bevanda.
Infine, Mauro Illiano, curatore della Guida dei caffè e delle torrefazioni d’Italia, ha trattato alcuni dei temi che riguardano l’ultimo anello della filiera, quello della preparazione della bevanda, del suo consumo e della consapevolezza del consumatore su ciò che acquista.
Mauro ha rimarcato l’importanza di parlare in maniera semplice al consumatore per creare affinità, curiosità e desiderio di voler esplorare un mondo ricco di diversità di flavori. Le degustazioni sono uno strumento imprescindibile di condivisione della cultura di prodotto e aiutano il consumatore a uscire dallo schema abitudinario di consumo. Il consumatore deve avere l’opportunità di incontrare gli interpreti della filiera per rendere l’esperienza di degustazione più umana e dare un nome e un volto al caffè.
La filiera italiana del caffè deve organizzarsi in modo da offrire sempre di più corsi al consumatore che devono essere vissuti come opportunità di alfabetizzazione per gli appassionati. Il caffè è una bevanda estremamente complessa da un punto di vista chimico e aromatico, i flavori del caffè sono un elemento di distinzione della qualità della bevanda.
La Guida del Camaleonte offre ai lettori e ai consumatori neofiti la possibilità di selezionare i caffè per flavore, mentre la divisione dei caffè per sistemi di estrazione aiuta a trasmettere il concetto della vastità versioni differenti che il consumatore ha a disposizione, soprattutto se questa è intesa come rito di consumo. L’espresso permette di vivere una ritualità di preparazione e di consumo velocissima mentre per la moka è richiesto un tempo più lungo e questo si allunga ancora di più con le bevande preparate con i metodi a filtro. Ogni caffè ha un suo “disciplinare” fatto di ingredienti della miscela, di paesi di origini, di processi di lavorazione, di differenti curve di tostatura e diversi colori, ecc.
La Guida del Camaleonte si è presa carico di un ruolo importante, ovvero quello di creare cultura di prodotto e in questo contesto l’assegnazione dei premi prodotto e degli award torrefazione hanno lo scopo di innescare una sana competizione tra i produttori e di aiutare le aziende nella comunicazione al consumatore. La Guida del Camaleonte è la prima guida dei caffè in Europa e ciò conferma quanto sia importante e forte il valore del caffè in Italia.
Terminati gli interventi, a conclusione del convegno, ho sottolineato quanto i temi trattati siano importanti per un nuovo approccio che l’industria del caffè deve utilizzare verso il mercato: non è più accettabile che nei bar ci sia un’unica offerta di caffè preparato con un unico metodo di estrazione, non è più sostenibile per le attività commerciali vendere indistintamente il caffè ad un unico prezzo, i paesi di produzione di caffè devono offrire il caffè ad un prezzo che esce dalle logiche della speculazione sulle borse merci e che invece garantisce un giusto guadagno ai contadini, sugli scaffali della GDO e nei bar le etichette devono raccontare una storia di filiera e una caratterizzazione di flavore”.
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