MILANO – Migliorano le prospettive produttive del Brasile, ma il raccolto di robusta potrebbe rivelarsi inferiore alle aspettative iniziali: Conab ha presentato, ieri mattina (23 maggio), i risultati della seconda stima ufficiale del raccolto brasiliano 2024/25, che è iniziato a marzo e si concluderà a settembre.
La produzione è ora stimata in 58,81 milioni di sacchi: circa 800 mila in più rispetto a quanto indicato nella prima stima diffusa a gennaio.
Più ottimistiche le previsioni per gli arabica, elevate di quasi 1,4 milioni di sacchi; più pessimistiche quelle sui robusta, tagliate di 600 mila sacchi circa.
Ma andiamo con ordine: come già detto, la produzione è stimata in 58,81 milioni di sacchi: il 6,8% in più rispetto al 2023 e il 15,5% in più rispetto alla precedente annata positiva del 2022, che fu però condizionata negativamente dagli eventi climatici degli anni precedenti.
Nella tabella sottostante, il riepilogo generale della stima Conab (cliccare sulle tabelle per ingrandirle)
La produzione di arabica è stimata in 42,1 milioni di sacchi: l’8,2% in più rispetto a un anno fa. La produttività raggiungerà i 27,7 sacchi/ha, in crescita a sua volta del 5,9%.
L’area produttiva è di 1,52 milioni di ettari, in parziale espansione (+2,2%) sull’annata precedente. Di seguito, la tabella con la stima relativa agli arabica.
La produzione di robusta sale a 16,71 milioni di sacchi: un incremento del 3,3%. La produttività raggiunge i 43,6 sacchi/ha (+4,5%). L’areaproduttiva segna una lieve contrazione (-1,1%), a 383.600 ettari. Ecco la stima per i robusta.
Stato per stato
La produzione del Minas Gerais cresce del 4,1%, a 30,2 milioni di sacchi, per effetto di un incremento dell’1,4% della produttività, che raggiungerà i 27,2 sacchi/ha e di un’espansione dell’areaproduttiva del 2,6%, a 1,11 milioni di ettari.
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Matteo Borea, Barista Coach e terza generazione della torrefazione La Genovese di Albenga (Savona), spiega in un’approfondita e interessante analisi come far crescere il proprio business grazie ai consigli di Jay Abraham, consulente internazionale di marketing e business strategy. Borea, in particolare, si focalizza su tre punti evidenziati da Abraham: aumentare il numero dei clienti, incrementare il valore medio di vendita e, infine, accrescere la frequenza di acquisto dei clienti. Leggiamo di seguito la sua analisi.
Come far crescere la caffetteria
di Matteo Borea
ALBENGA (Savona) – “Scommetto che la tua prima reazione quando pensi a come aumentare i guadagni del tuo coffee shop è qualcosa tipo: “Devo trovare più clienti. Subito.” È naturale, è l’istinto. È come quando ti trovi davanti ad un orso bruno incazzato e la tua prima reazione è correre veloce come il vento urlando aiuto.
È ora di scuotere questo vecchio modo di pensare e agire come il Barista che decide di sostituire il caffè scadente con una miscela premium.
Jay Abraham, una sorta di Yoda del marketing, ci illumina con una saggezza tanto semplice quanto illuminante ma troppo spesso ignorata: esistono solo tre modi per far crescere un business. E sono questi:
1) Aumentare il numero dei clienti
2) Aumentare il valore medio di vendita
3) Aumentare la frequenza di acquisto dei clienti
Ti sembra ovvio? Eppure sono certo che se continui a leggere ti sentirai un’idiota per non averci pensato prima (come è successo a me). Quello che sto per dirti deve diventare la tua nuova bibbia, solo che, a differenza dei buoni vecchi precetti biblici, questa non ti puoi permettere di ignorarla senza subire le conseguenze.
La maggior parte dei gestori di coffee shop (ma anche di altri business) si impantana nella caccia al cliente nuovo, ignorando le pepite d’oro che già hanno sotto il naso.
E questo, lascia che te lo dica, è un tragico, gigantesco, colossale errore.
Ti farebbe schifo incassare il 135% in più in soli 3 mesi?
Allora leggi qui di seguito perché non solo ti spiegherò come utilizzare le 3 strategie di J. Abraham ma ti dimostrerò, numeri alla mano, esattamente come ottenere il 135% in più di incasso in 3 mesi sfruttando al massimo le risorse che hai già e senza spendere una fortuna.
Strategia 1 – Come aumentare il numero di clienti
Prima di saltare a piedi uniti su questa strategia come un bambino su una pozzanghera, calma e gesso. Aumentare il numero dei clienti è l’obiettivo ovvio, la tentazione irresistibile per ogni proprietario di coffee shop che si rispetti.
Vuoi che il mondo intero passi dalla tua porta, ordini un doppio Espresso, e si innamori del tuo arredo in stile industrial chic. Capisco, davvero. Ma ecco la verità nuda e cruda come un chicco di caffè verde: questa strategia può rivelarsi un’arma a doppio taglio.
Prima di tutto, non svendere l’anima per qualche like in più sui social o per far sedere qualche culo in più sulle tue sedie. Le tue promozioni e eventi devono gridare “Noi siamo noi” e non “Siamo disperati, per favore venite”. Collabora con business che fanno cose fighe come te, crea eventi che fanno dire ai tuoi clienti, “Wow, dovevo esserci!”, e mostra sui social cosa rende unico il tuo caffè.
E attento a non trasformare il tuo team in un branco di zombie sopravvissuti a una maratona di lavoro. Aumentare i clienti senza avere le risorse per gestirli è come invitare cento persone a cena e poi scoprire che hai solo due bistecche nel frigo. Risultato? Un disastro annunciato.
Attirare nuovi clienti è spesso una battaglia costosa. Pubblicità, promozioni, eventi speciali e chi più ne ha più ne metta, tutti questi costano non poco denaro e risorse. Basti pensare ai costi del personale. Investire in una forza lavoro in più senza una strategia solida di rientro può portarti in un territorio finanziario pericoloso, dove la crescita delle vendite non tiene il passo con l’aumento delle spese.
Questo non vuol dire che non dovresti cercare nuovi clienti. Ma ti sfido a pensarci come parte di un piano più ampio, più equilibrato, che tenga conto anche del mantenimento e della crescita del valore di quelli che hai già.
È un po’ come preparare un espresso perfetto: la dose, macinatura, la temperatura, tutto deve essere bilanciato al punto giusto.
In breve: vuoi più clienti? Fai in modo che ogni nuovo arrivo non solo venga nel tuo locale, ma che si innamori di quello che fai. Altrimenti, è solo un numero in più oggi e un cliente in meno domani.
Strategia 2 – Aumentare il valore medio di vendita
Parliamoci chiaro: aumentare i prezzi è la prima cosa che salta in mente quando pensi a come far spendere di più ai tuoi clienti, vero? Alzi il prezzo di un cappuccino di qualche centesimo e voilà, marginalità maggiore. Questa è una di quelle decisioni che possono sembrare geniali ma in realtà è come giocare alla roulette russa: prima o poi, la pallottola parte e per qualcuno si mette male.
Invece di precipitarsi a giocare con i prezzi, cosa che può facilmente alienare la tua clientela fedele, pensa in termini di valore.
“Come puoi aumentare il valore di ciò che vendi, in modo che i clienti siano felici di spendere di più?”
Scriviti questa domanda dove puoi leggerla ogni giorno. E fallo.
Attenzione a non cadere anche nel trabocchetto del taglio costi alla talebana e di fare economia sulla qualità. Sono strade che possono sembrare allettanti ma che portano ad un vicolo cieco.
Invece di semplicemente alzare i prezzi, utilizza le tecniche di cross-selling e up-selling. No, non sono le solite americanate e se lo stai pensando ti consiglio vivamente di cambiare subito approccio.
Queste tecniche consentono di aumentare il valore dello scontrino medio offrendo ai clienti opzioni complementari o superiori di ciò che già stanno acquistando. E il bello è che non ti costano nulla se non la paura di “proporre”.
Basta con il solito caffè accompagnato da un biscottino triste (gratis). Se vuoi davvero fare up-selling e cross-selling che si rispetti, devi uscire dai tuoi schemi mentali e non si tratta di fare piroette o inventare supercazzole. Si tratta di “chiedere” e offrire qualcosa che aumenti il valore dell’esperienza.
Togliti dalla testa l’idea che offrire un’alternativa, proporre un prodotto in accompagnamento o qualcosa di nuovo equivalga a rubare. Si, perché questa è la verità. Se abbiamo paura a “vendere” è perché pensiamo che vendere sia sbagliato, sia fregare il cliente, sia manipolarlo.
Prima ti allontani da questo condizionamento limitante, meglio è.
Per esempio, se un cliente ordina un caffè, perché non suggerire un dolcetto fatto in casa con cui si abbina perfettamente? O perché non proporre di sperimentare una tazza di qualità superiore o un’estrazione alternativa per un piccolo extra? Non lo fai mai, ma se lo facessi il tuo incasso cambierebbe di molto alla fine dell’anno.
“Valorizza l’esperienza, non solamente il prodotto”.
Un altro modo per aumentare il valore medio di vendita è elevare l’esperienza complessiva del cliente. Questo potrebbe significare anche investire nell’ambiente del tuo locale, migliorando l’atmosfera o anche la qualità del servizio. Senza dover per forza spendere un patrimonio. Investi in qualità e innovazione e vedrai che non appena i tuoi clienti percepiranno il valore aggiunto, non avranno problemi a spendere qualcosa in più.
I problemi sono solo nella tua testa.
Strategia 3 – Aumentare la frequenza di acquisto
Questa è la strategia più sottovalutata, lasciata in un angolo mentre tutti corrono dietro ai nuovi clienti. Dimentica l’idea che i clienti entrino nel tuo coffee shop per caso.
“No, il tuo locale non è una fermata del bus, è una destinazione.”
Aumentare la frequenza con cui i tuoi clienti abituali tornano è come trovare una miniera d’oro nello sgabuzzino. Parliamo di far tornare le persone più spesso, senza dover spendere un patrimonio in pubblicità.
Inizia con il conoscere davvero i tuoi clienti. Non in modo superficiale, ma capire cosa amano del tuo locale, cosa odiano, e cosa li farebbe tornare più spesso. Hai mai pensato di chiedere direttamente a loro? Magari con un questionario anonimo che possano compilare mentre sorseggiano il loro caffè preferito.
Potresti scoprire che desiderano dettagli che non avevi considerato, o servizi che pensavi inutili ma che in realtà attirerebbero come magneti. Una volta che hai queste informazioni, agisci. Se i tuoi clienti amano i dolci, daglieli. Se scopri che amano passare da te per una pausa veloce, organizzati.
E non dimenticare i programmi di fidelizzazione. Sono un classico per una ragione: funzionano. Rendi il passaggio al tuo coffee shop una parte irrinunciabile della loro giornata. Offri piccoli incentivi per una visita nel pomeriggio, un dolce gratuito con l’acquisto di un caffè dopo le 15:00, o una promozione per chi porta un amico.
Offri promozioni imperdibili, prodotti gratis dopo un certo numero di acquisti, o accesso a eventi esclusivi. Fai sentire i tuoi clienti parte di qualcosa di speciale, e loro non solo torneranno, ma porteranno anche i loro amici e colleghi.
Ora, aumentare la frequenza di acquisto non è solo una questione di offrire qualcosa in più, ma di creare una vera e propria esperienza che i tuoi clienti non vedono l’ora di ripetere. È qui che il gioco si fa interessante, perché non stai più solo vendendo caffè; stai costruendo una comunità.
La svolta
Se pensi che il tuo business debba ricevere una bella scossa, allora osserva attentamente questa tabella e lascia che siano i numeri a parlare, perché, come ben sai, i numeri non mentono mai.
Guardiamo a tre scenari differenti, estratti direttamente dalla tua attività quotidiana, che dimostrano l’efficacia di questo approccio:
Nell’ipotesi 1 incrementi solo il numero dei clienti del 10% ogni mese (se ce la fai). Dopo tre mesi, l’incasso aumenta 33%.
Nell’ipotesi 2 aumenti del 5% al mese sia il numero dei clienti sia lo scontrino medio e la frequenza di acquisto. Il risultato? L’incasso salta a +55.%. Già meglio, vero?
Osserva ora l’ipotesi 3. Sei audace e aumenti tutte e tre le variabili del 10% al mese. L’effetto è esplosivo: l’incasso aumenta del 135%. Ti fanno schifo €23.500 in più? Io non credo…
Ora, se il tuo obiettivo è dare una vera e propria svolta al tuo coffee shop (e al cassetto), non c’è dubbio su quale strada percorrere. Lavorando su tutti gli aspetti del tuo business, l’interesse composto trasforma la crescita in modo esponenziale. Non stiamo parlando di piccoli cambiamenti; stiamo guardando a una trasformazione radicale.
Non è questione di credere a me; guarda i numeri, fai i tuoi calcoli e vedrai che questa è la strada da seguire se vuoi che il cassetto della tua cassa inizi a cantare.
“Ricorda, i più grandi successi non vengono dalla capacità di seguire la corrente, ma dall’ardire di nuotare contro”.
Se sei arrivato fino a questo punto è perché sai di poter migliorare e probabilmente vuoi spingerti oltre. Se vuoi scoprire strategie specifiche, approfondire come personalizzare ulteriormente la tua offerta e sei pronto a fare una revisione completa del tuo approccio al business ti consiglio di valutare una consulenza di bar management con me”.
BINASCO (Milano) – Venerdì 7 giugno, dalle 18:30 alle 23:00, MUMAC, Museo della Macchina per caffè di Cimbali Group, aprirà le sue porte in concomitanza con la nona edizione de la Notte degli archivi, realizzata dall’associazione culturale Archivissima, il cui tema di quest’anno è #Passioni.
In occasione della Notte degli archivi 2024, MUMAC annuncia un’edizione speciale del suo evento esclusivo MUMAC Coffee Escape, che solo in questa occasione prevede un turno aggiuntivo fino alle ore 23.00.
Questa speciale proposta, prevista per tutti i partecipanti di ogni turno inserito a calendario, offrirà a tutti gli appassionati di conoscenza e di intrattenimento ludico-culturale un’opportunità unica per esplorare e approfondire ancor più la propria passione per il mondo del caffè attraverso un’esperienza interattiva e coinvolgente: la MUMAC Coffee Escape Special Edition.
L’iniziativa è stata progettata appositamente per celebrare la Notte degli Archivi, integrando elementi storici e culturali con l’arte della preparazione del caffè, creando una straordinaria occasione per immergersi nell’affascinante mondo del caffè e della sua storia con un’avventura intrigante che porterà i partecipanti a risolvere l’enigma finale e a svelare i segreti nascosti nel cuore del museo.
Infatti, al termine della Special Edition, e solo in questa occasione, sarà possibile non solo risolvere gli enigmi che consentiranno di sventare un imminente crimine, oggetto della MUMAC Coffee Escape, ma anche di scoprire il punto di origine dove tutto ha avuto inizio: l’importante archivio storico del museo.
Insomma, un tassello aggiuntivo all’esperienza che interessa quello che è il luogo preposto a conservare, studiare e divulgare la conoscenza della storia della macchina per caffè espresso professionale.
MUMAC Coffee Escape è la prima escape room all’aroma di caffè ideata da MUMAC, il più importante museo che racconta l’evoluzione storica delle macchine per caffè espresso, e da MUMAC Academy, centro di formazione e luogo di riferimento per professionisti del mondo del caffè e coffee lover. Un’esperienza unica nel settore, che tutti gli appassionati di caffè o di escape room, ma non solo, possono vivere in un luogo inedito: un mandante, un crimine da sventare, un oggetto prezioso ed un luogo lontano sono gli intriganti ingredienti di MUMAC Coffee Escape.
L’esperienza è articolata in due diverse tipologie, Mystery e Investigation, che permettono di vivere l’esperienza su due diversi gradi di complessità e durata: con la proposta Mystery – della durata di un’ora– l’avventura si snoda esclusivamente all’interno delle 7 sale espositive di MUMAC, con la proposta Investigation, della durata massima totale di due ore è previsto l’accesso all’interno delle esclusive aree esperienziali di MUMAC Academy.
Un terzo luogo, l’Archivio storico, dove la passione per il mondo del caffè trova il punto di origine, sarà protagonista della Special Edition (per tutti i turni previsti nella serata e per tutte le tipologie di Coffee Escape scelta, senza costi aggiuntivi).
Le prenotazioni possono essere effettuate sul sito ufficiale cliccando qui.
La scheda sintetica di MUMAC – Museo della Macchina per Caffè di Cimbali Group
Nato nel 2012 in occasione del centenario della fondazione dell’impresa da parte di Giuseppe Cimbali a Milano, il museo, grazie alle collezioni Cimbali e Maltoni, è la più importante esposizione permanente dedicata alla storia, al mondo e alla cultura delle macchine professionali per il caffè espresso; con oltre 100 pezzi esposti all’interno dell’headquarter di Cimbali Group situato a Binasco (Milano) racconta più di 120 anni di storia e dell’evoluzione di un intero settore del Made in Italy, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche del design e dello stile dei prodotti e dei costumi legati al consumo della bevanda.
Oltre alle macchine esposte, MUMAC è dotato di altri 250 pezzi a disposizione per rotazioni all’interno del museo o prestiti worldwide, di un fondo librario con circa 1.300 volumi tematici e di un archivio con decine di migliaia di documenti tra foto, brevetti, lettere, cataloghi, utili a ricostruire la storia della macchina per caffè espresso. MUMAC produce contenuti culturali originali quali mostre, tavole rotonde e volumi divulgativi (tra cui il libro SENSO ESPRESSO. Coffee. Style. Emotions), organizza iniziative educational dedicate a scuole, università e famiglie e, attraverso MUMAC Academy, propone corsi rivolti ai professionisti del settore e ai coffee lovers.
BRESCIA – Riuso dei prodotti di scarto, sostenibilità, ricerca, ma anche attenzione al capitale umano e al consumo domestico dove la moka trova sempre meno spazio sostituita da macchine che usano caffè in grani. Sostenibilità, sguardo al consumatore di domani, formazione, ricerca. Sono solo alcune delle parole chiave che accomunano le imprese italiane che guardano al futuro, senza perdere d’occhio il passato.
L’espresso italiano è infatti una grande tradizione che rende unico il modo di vivere il made in Italy nel mondo, ma con il cambiare dei tempi, anche le storiche aziende che producono quella che è una vera e propria icona italiana tengono d’occhio i cambiamenti economici e sociali.
“Il mondo del caffè sta affrontando importanti temi per il futuro, tra cui la sostenibilità, il tema delle risorse umane e l’esplorazione di nuovi segmenti di mercato. Le aziende Iei, devo dire sono molto virtuose da questo punto di vista, soprattutto sono aziende dinamiche che guardano al futuro con attenzione operando investimenti importanti anche in questi momenti difficili”, la considerazione del presidente dell’Istituto espresso italiano,Luigi Morello.
Vediamo nello specifico come cambia l’asset di alcune delle imprese del settore dell’espresso italiano, prese a campione da Iei in una survey interna per capire l’evoluzione delle aziende.
Capitale umano e sostenibilità ambientale
Lo evidenzia Giulio Trombetta, presidente e ceo di Caffè Costadoro, “è sempre più fondamentale un’attenzione all’ambiente con progetti di riutilizzo di alcuni scarti, uso di materiali compostabili e riciclabili, recupero dei fumi, ma c’è anche l’attenzione alle persone, a partire dai dipendenti e nel 2023 abbiamo ottenuto la certificazione B Corporation che certifica le aziende con alti standard sociali e ambientali». Continua Trombetta, “I maggiori investimenti sono sul capitale umano in azienda, oltre che sul prodotto, da nuova filosofia aziendale, che vuole essere sempre più premium e non un’esigenza specifica del consumatore».
L’economia circolare dell’espresso: fondi di caffè riutilizzati in partnership con un lanificio per creare colori naturali
Cambiamenti anche in casa Dersut dove, spiega la marketing manager Giulia Caballini “dal 2021 abbiamo intrapreso un percorso che coinvolge in particolare il reparto produzione, per migliorare gli aspetti tecnico – organizzativi ma soprattutto la comunicazione tra colleghi e lo spirito di squadra”.
L’attenzione principale di Dersut è poi rivolta alla sostenibilità. “Abbiamo presentato due bilanci di sostenibilità e a ottobre 2023 è stato rinnovato il Rating di legalità ottenendo un risultato in crescita rispetto al precedente. I prossimi futuri obiettivi sono l’analisi del risk assessment e dell’Lca”. Sostenibilità che si traduce anche in economia circolare.
“Grazie alla collaborazione con il Lanificio Bottoli di Vittorio Veneto, i fondi di caffè vengono utilizzati per tingere in maniera naturale i tessuti con una tecnica innovativa”.
Impianti sempre più sostenibili e uno sguardo a come cambiano i consumatori di espresso italiano
Dall’esperienza della sua azienda di famiglia, la Caffè Milani, Elisabetta Milani sottolinea come la sostenibilità sia il filo conduttore dell’azienda. “Tra i temi in fase di sviluppo ci sono quelli legati alla sostenibilità sociale, ambientale che economica”.
Cambiamenti che si traducono anche “negli impianti produttivi e di confezionamento per restare sempre al passo con i tempi e con i nuovi materiali per il packaging”. In termini di mercato, Caffè Milani “concentra le forze sull’esportazione” e per rispondere ai nuovi modi di consumo in quanto “in questi ultimi anni i prodotti in grani hanno avuto un incremento, a discapito della moka e delle capsule; quindi, abbiamo focalizzato l’attenzione su una linea di prodotti dedicata a questa richiesta anche in termini di pezzatura con confezioni ridotte rispetto al classico pacco di caffè in grani da un chilo”.
Ricerca e tecnologia per rendere più efficiente, ma anche meno impattante a livello ambientale, la produzione
Dal 2022, Giulia ed Emanuele Monti di Ims sono diventati co-ceo dell’azienda, che ha “investito nel proprio reparto tecnico sia in tecnologie ma soprattutto in nuove risorse oltre al consolidamento di un team affiatato con un assetto aziendale ben strutturato per continuare il processo di miglioramento”, spiegano. Ims ha “concentrato gli investimenti in nuove tecnologie di produzione anche in direzione di una maggiore efficienza energetica. Ha iniziato inoltre un percorso di sostenibilità ed ottenuto il report di verifica Esg con Cerved”. E se la sostenibilità e la tecnologia sono importanti, lo è anche la tazzina. “Grazie a tre brand ambassador (Davide Spinelli, Simona Rey, Moritz Hofner) analizziamo e sviluppiamo prodotti sotto il profilo tecnico progettuale, sensoriale e di utilizzo”.
La via del biologico per aprire a nuovi mercati e un bilancio di sostenibilità che parte dalle risorse umane
A La Genovese, evidenzia Alessandro Borea “abbiamo ampliato la nostra gamma di prodotti sostenibili e biologici in risposta alla domanda del mercato. Inoltre, l’azienda ha implementato nuove tecnologie per migliorare l’efficienza operativa nel reparto produttivo, legata anche al risparmio energetico. Altre direzioni di cambiamento includono l’espansione in nuovi mercati geografici, l’adozione di pratiche aziendali sostenibili, come la stesura del bilancio di sostenibilità, l’aggiornamento delle politiche interne per migliorare la cultura aziendale e la gestione del personale. Per quanto riguarda il personale, negli ultimi anni abbiamo allargato l’organico investendo in figure giovani da formare”.
Tra le attività anche lo studio delle tendenze del settore come il caffè in grani per uso casalingo, l’analisi del comportamento dei consumatori e la valutazione delle esigenze non soddisfatte.
Meno Co2 nella produzione dell’espresso grazie a macchine più sostenibili. Tra i cambiamenti imposti dal mercato, Giovanni Giaquinta marketing manager Dalla Corte, individua “l’aumento della domanda di macchine più efficienti e sostenibili, l’espansione del mercato online e l’interesse crescente per l’esperienza del consumatore”.
Cambiamenti anche dettati dalle mutate esigenze sociali e per questo “abbiamo lanciato il progetto Planet per abbattere le emissioni di Co2 e investiremo in innovazione tecnologica per migliorare le prestazioni delle macchine, la sostenibilità per ridurre l’impatto ambientale dei prodotti e l’esperienza del cliente per offrire un servizio più personalizzato e coinvolgente”.
Esperienza simile per la La San Marco che con l’ingresso nel gruppo Seb, commenta Raffaele Garbin, ha potenziato la capacità di innovare e rispondere alle esigenze del mercato globale. E gli investimenti vanno nella direzione di proporre macchine per caffè espresso sempre più competitive e all’avanguardia. Punta tutto sul mercato, G.I.Fi.Ze. in quanto, evidenzia Francesca Arcuri, “Filicori Zechini ha cercato di dare maggior impulso all’export e al canale della grande distribuzione organizzata e su questo lavoriamo anche per il prossimo futuro”.
La scheda sintetica dell’Istituto espresso italiano
L’Istituto espresso italiano (Iei), di cui fanno parte torrefattori, costruttori di macchine per caffè e macinadosatori e altre aziende della filiera, tutela e promuove la cultura dell’espresso e del cappuccino italiani di qualità. Oggi conta 36 aziende aderenti con un fatturato aggregato di più di 700 milioni di euro. Per maggiori info basta cliccare qui.
NEGRAR DI VALPOLLICELLA (Verona) – Il consiglio di amministrazione dei Narratori del gusto si è riunito nella splendida cornice di Casa Sartori per eleggere il nuovo presidente, i vicepresidenti e l’amministratore delegato. Dopo due mandati che hanno visto una solida crescita dell’Associazione, Luca Sartori ha proposto come nuovo presidente Massimo Giordani, che è stato eletto all’unanimità.
Sartori garantisce la continuità assumendo la carica di vice-presidente, insieme a Monica Panzeri. Luigi Odello mantiene il ruolo di amministratore delegato.
Massimo Giordani diventa presidente di Narratori del gusto
Massimo Giordani: “Ricoprire il ruolo di presidente dei Narratori del gusto è una responsabilità importante, soprattutto dopo il grande lavoro svolto durante la presidenza di Luca Sartori. Oggi, gli associati dei Narratori del gusto sviluppano un fatturato aggregato di oltre sette miliardi di euro, un volume d’affari importante in un settore che rappresenta il meglio dell’italianità. Metterò a disposizione tutta la mia esperienza nel settore del marketing e della comunicazione per aiutare i nostri associati a cogliere le opportunità che i Narratori del gusto offrono, grazie alle competenze di cui sono portatori. Ci tengo a sottolineare anche l’attenzione che i Narratori del gusto avranno verso strumenti innovativi, come i modelli di intelligenza artificiale, che certamente contribuiranno allo sviluppo di nuovi progetti.”
Con questa affermazione, il neoeletto presidente ha messo l’accento sul ruolo strategico che marketing, comunicazione e innovazione tecnologica hanno per affrontare le molteplici sfide dei mercati.
Chi è Massimo Giordani
Massimo Giordani, innovation manager, docente a contratto presso l’Università di Torino e l’Università di Pisa, è fondatore dell’agenzia Time & Mind, presidente dell’Associazione Italiana Sviluppo Marketing, nonché appassionato divulgatore sulle tematiche dell’innovazione digitale e sulle loro implicazioni socio-economiche. Per maggiori informazioni basta cliccare qui.
ROMA – L’inflazione nei servizi di ristorazione scende al +3,3% dal +3,4% di marzo. Anche i prezzi della ristorazione commerciale rallentano dal +3,4% al +3,3%. La dinamica dell’inflazione generale scende a +0,8%, la lieve decelerazione risente perlopiù della dinamica tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati e dei servizi relativi ai trasporti. In leggero rallentamento risultano anche i prezzi dei Beni alimentari. Leggiamo di seguito la nota pubblicata dall’Ufficio Studi Fipe.
Fipe: bar
Il profilo inflazionistico del bar accelera a +3,5%. Gli incrementi sopra la media del comparto riguardano solamente i prodotti di pasticceria e gelateria (+4,2%).
Ristoranti
I prezzi nei ristoranti tradizionali rallentano al +3,5% e le pizzerie al +3,0% rispetto a quanto rilevato il mese scorso. I prezzi della gastronomia e del delivery scendono rispettivamente a +3,6%, e +1,6% rispetto ad aprile 2023.
Mense
I prezzi delle mense registrano una variazione del 3,2%.
TRENTO – Quanto è sostenibile oggi il mondo del lavoro? In che stato è il panorama contrattuale italiano? La contrattazione collettiva potrebbe essere uno strumento idoneo per affrontare le criticità del contesto in cui viviamo? Parte da queste domande la tavola rotonda dal titolo “Nuove politiche di welfare e contrattazione collettiva”, promossa da Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana pubblici esercizi, e Confcommercio Trentino nell’ambito del festival dell’economia di Trento, organizzato dal Gruppo 24 ORE e da Trentino Marketing per conto della Provincia Autonoma di Trento, con la collaborazione del Comune e dell’Università di Trento. L’evento si terrà venerdì 24 maggioalle 12:00 nella Sala Falconetto di Palazzo Geremia.
Fipe al festival dell’economia di Trento
All’iniziativa interverranno, oltre a Lino Enrico Stoppani, Presidente di Fipe-Confcommercio, Luigi Abete, presidente dell’Associazione imprese culturali e creative, Valentina Cardinali, ricercatrice dell’INAPP, Elisabetta Colacchia, direttrice People & Organization di Enel, Ilaria Maria Dalla Riva, presidente Presidente del Casl – Comitato per gli Affari Sindacali e del Lavoro, e Michele Tiraboschi, professore di Diritto del Lavoro presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. Il dibattito sarà coordinato da Sebastiano Barisoni, Vicedirettore esecutivo di Radio 24.
“All’atteso appuntamento con il rinnovo del contratto collettivo, il settore della ristorazione e dei pubblici esercizi si presenta attraversato da profondi cambiamenti, che riflettono l’impatto profondo dei grandi temi che plasmano oggi il mondo del lavoro in tutti i settori: la conciliazione vita privata/lavoro, la formazione e l’aggiornamento professionale, gli investimenti sul welfare sono forse i più immediati e rilevanti, ma non certo gli unici”, ha commentato Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio.
Stoppani aggiunge: “Di fronte a queste sfide e ai precari equilibri del presente, la contrattazione collettiva, sempre più spesso considerata uno strumento superato, emerge nella sua essenziale necessità: per imboccare la strada giusta, però, occorre superare le rigidità e gli anacronismi che spesso imbrigliano la contrattazione, e ricercare invece soluzioni innovative e adeguate ai tempi, agli animi e ai costumi”.
L’iniziativa sarà l’occasione per mettere sul tavolo le sfide odierne del mondo del lavoro, dalla questione del rinnovo dei contratti collettivi, ormai visti (erroneamente) come obsoleti per rispondere alle esigenze dei lavoratori, alle nuove macro tendenze che si osservano negli altri settori, una su tutte la settimana lavorativa di quattro giorni introdotta da diversi soggetti del mondo bancario, e che comportano effetti e conseguenze, seppur anche indiretti, da non sottovalutare per quanto riguarda i pubblici esercizi.
Nuove sensibilità e valori si stanno facendo largo in un contesto che è sempre più competitivo e pluralizzato: è fondamentale riconoscere i nuovi trend per tempo, in modo da essere pronti ad adattarsi e sfruttare le nuove opportunità che il cambiamento offre.
ROMA – “Il 42% dei pubblici esercizi, tra il 2020 e il 2023, ha investito per allestire o ammodernare i dehors dei propri locali, per un valore che tocca i 700 milioni di euro. Parliamo di circa 110.000 imprese che hanno agito per rispondere alle nuove esigenze di consumo della clientela nel rispetto dell’interesse pubblico alla sicurezza e al decoro urbano”. Lo ha dichiarato il vice direttore generale di Fipe-Confcommercio, Luciano Sbraga, che è intervenuto in Audizione dinanzi la X Commissione della Camera dei Deputati nell’ambito dell’esame della proposta di legge C. 1486 Caramanna sui Dehors.
La posizione di Fipe sui dehors
“La proposta di legge va nella direzione auspicata da tempo dalla Federazione e ha i meriti non solo di consacrare lo straordinario valore che ha assunto nelle città italiane la presenza di dehors collegati a ristoranti e caffè, ma anche la volontà di mettere in maggiore connessione Soprintendenze e Comuni, consentendo una migliore valorizzazione degli spazi su cui poter strutturare la somministrazione all’aperto. La pandemia ha fatto emergere con forza un nuovo modo di vivere gli spazi pubblici affidando ai dehors di ristoranti e caffè un ruolo decisivo nella caratterizzazione del paesaggio urbano e nel miglioramento della qualità della vita.”
“A tal proposito – ha sottolineato il vice direttore generale – da sempre sosteniamo la necessità di un cambiamento di paradigma che segni il passaggio dall’attuale occupazione di suolo alla progettazione dello spazio pubblico. Il problema – ha spiegato Sbraga – non sono i Pubblici Esercizi, tantomeno i dehors, ma l’assenza di una progettazione integrata dello spazio urbano in grado di permettere la coesistenza armonica di tutti gli elementi che lo compongono, inclusi i locali con i loro dehors”.
“Una convinzione, questa, confermata anche dalle opinioni di cittadini da cui emerge un giudizio generalmente positivo nei confronti degli spazi esterni di locali, bar e ristoranti. A tal riguardo il caso di Roma è emblematico. Nonostante una crescita intensa e veloce delle installazioni di dehors a seguito dell’emergenza sanitaria ed a causa di politiche estremamente restrittive adottate in precedenza , oltre il 70% dei cittadini ritiene che i dehors siano un punto di ritrovo dove prima non c’era nulla, che riqualifichino persino il patrimonio edilizio preesistente, che migliorino l’estetica dell’ambiente urbano e che rappresentino degli importanti presidi di legalità e sicurezza lungo le strade della città”, ha concluso Sbraga.
Tremila dehors in più, cioè equivalenti 1.200 parcheggi in meno. Così, dall’emergenza Covid a oggi, bar e ristoranti del Centro hanno guadagnato spazi esterni sottraendoli alle auto, scrive il dorso romano del Corriere della Sera. A Roma, rispetto al 2020, la superficie occupata dagli arredi esterni di bar e ristoranti è aumentata del 519%.
Leggiamo di seguito parte dell’articolo pubblicato sul portale Radio Colonna.
I dehors a Roma
I numeri, soprattutto quelli dei quartieri più centrali di Roma, danno il quadro di quanto l’espansione dei dehors, decisa ai tempi del Covid per alleggerire la crisi di ristoranti e bar, abbia impattato sul traffico cittadino, come contribuirà a fare anche la norma, pensata dal ministro Urso, di renderli strutturali, se dovesse andare in porto.
A Roma, rispetto al 2020, la superficie occupata dagli arredi esterni di bar e ristoranti è aumentata del 519%, ovvero 112.122 metri quadrati contro i 21.609 del periodo pre-pandemia, è il dato del Centro a fare ancora più impressione: 46.932 metri quadrati concessi ai dehors per mettere in pratica il distanziamento anti-Covid, vale a dire più 413% dello spazio.
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Il Gruppo Cannavacciuolo ha deciso di chiudere il locale da una stella michelin Cannavacciuolo cafè & bistrot di Novara. La dichiarazione è giunta in seguito alle polemiche sollevate dall’ex sindaco di Novara e attuale segretario provinciale della Lega Nord, Massimo Giordano che ha denunciato lo stato di abbandono del locale situato accanto al Teatro Coccia. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Pambianco News.
La chiusura del Cannavacciuolo cafè & bistrot di Novara
NOVARA – Gruppo Cannavacciuolo chiude il Cannavacciuolo cafè & bistrot di Novara, aperto dal 2015 e titolato di una stella Michelin. Con l’inizio del nuovo anno il locale non aveva riaperto e questi mesi di chiusura “ci sono serviti per vagliare ogni possibilità, dal proseguimento del lavoro svolto in questi anni alla valutazione di profondi cambiamenti”, hanno annunciato Antonino e Cinzia Cannavacciuolo. “Abbiamo infine deciso di chiudere il Cannavacciuolo Cafè & Bistrot di Novara, un pezzo della nostra storia a cui rimarremo per sempre legati”.
L’annuncio è arrivato dopo la discussione che nei giorni scorsi ha coinvolto l’ex sindaco di Novara e attuale segretario provinciale della Lega Nord Massimo Giordano che ha denunciato su Facebook il fatto che il locale, situato accanto al Teatro Coccia, fosse rimasto chiuso per mesi senza alcuna spiegazione e in stato di semi abbandono. “Locale chiuso da mesi, serrata, angolo buio e teatro con le ‘pive nel sacco’”, afferma Giordano sulla sua pagina social. “Inaccettabile questa cosa soprattutto da chi va in televisione a fare trasmissioni per il rilancio dei locali in difficoltà, mentre il proprio viene abbandonato”.
Di tutta risposta il gruppo Cannavacciuolo ha dichiarato di aver spostato maggiormente il suo focus “sullo sviluppo hospitality e retail: ci siamo resi conto che il cafè & bistrot non poteva più rappresentare uno spazio di crescita costante, perché poco in linea con il nostro presente, e abbiamo ritenuto giusto lasciarlo andare per concentrare le energie su tutti gli altri progetti”.
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