MILANO – In Turchia si chiama çay e si gusta in qualsiasi momento del giorno, come bevanda di rito per i momenti di condivisione: stiamo parlando del tè, di cui questo Paese è il più grande consumatore nel mondo pro capite.
Su questo tema, che è un vero e proprio tratto culturale turco, si è esperto Ahmet Albayrak, degustatore e titolare dei Ceceva Tea Gardens sparsi sull’aerea produttiva della costa sul Mar Nero – anche se circa il 60% del tè turco viene coltivato nella regione montuosa a Rize e per la maggior parte è destinato al consumo interno -, precisamente a Haremtepe in un’intervista su it.euronews.com, che riportiamo.
Turchia e il çay: un connubio che si perde nel tempo
Così come spiega Albayrak su it.euronews.com la Turchia ha iniziato a consumare largamente il çay come abitudine legata alla Via della seta, in quanto bevanda ristoratrice per i viaggiatori. Diffuso poi durante il XX secolo sotto la spinta del parlamento turco per la produzione sulla costa del Mar Nero.
Albayrak descrive il tè come bevanda intramontabile in Turchia e rappresenta un po’ quello che per noi in Italia significa il caffè: una scusa per incontrarsi, per dialogare, per fermarsi un attimo dal lavoro (la loro non è la pausa caffè, ma la pausa tè).
Su it.euronews.com Albayrak racconta della particolarità delle piante di tè, che d’inverno crescono ricoperte di neve, uno strato che funge da protezione dalle malattie naturalmente.
Ma anche il modo di prepararlo ha la sua tradizione
In effetti il çay in Turchia viene preparato con una teiera speciale caratterizzata da due settori, la caydanlik: sul fondo viene messa l’acqua bollita, e sopra dell’altra acqua calda e le foglie del tè, che poi viene servito diluito in un bicchiere tipico.
LIDO DELLE NAZIONI (Ferrara) – Julius Meinl, la torrefazione viennese con cuore produttivo a Vicenza, ha dato il via al suo primo contest internazionale per premiare il talento e la passione dei baristi che servono il caffè del brand premium. Il circuito internazionale della Meinl Barista Cup ha visto e vedrà la partecipazione di gare nazionali tra cui Austria, Bosnia, Croazia, Repubblica Ceca, Georgia, Germania, Ungheria, Moldavia, Polonia, Romania, Slovacchia, Emirati Arabi, Stati Uniti d’America e, ovviamente, l’Italia.
Il campione nazionale di ogni tappa accederà alla finale presso la sede nell’azienda a Vienna prevista per il 19 settembre.
Il 31 maggio, parte del team Julius Meinl ha lasciato la sede di Vicenza per approdare sulle coste del Lido delle Nazioni, nota località balneare nel comune di Comacchio in provincia di Ferrara, e coordinare la tappa italiana della competizione sponsorizzata dai leader del settore Rancilio, Fiorenzato, Cafetto e BWT.
Tra i numerosi partecipanti italiani soltanto dieci hanno raggiunto l’ambito traguardo di partecipare alla selezione del Lido Delle Nazioni
Durante la prima fase di selezione, gli aspiranti campioni hanno dovuto impressionare i giudici con la loro maestria nella preparazione dell’espresso e della latte art in un video condiviso online.
Ma c’è di più: i partecipanti hanno dovuto mandare anche una foto del signature coffee drink accompagnato da una breve descrizione della modalità di preparazione.
Ed ecco perciò che i vincitori della prima fase italiana si sono ritrovati nell’arena di Lidò, bar ristorante con vista sul mare, per mettersi in gioco in una giornata di competizione ma anche solidarietà, amicizia e formazione.
I dieci finalisti in gara alla finale Italia:
Stefania Gilardi del Cocktail&wine bar whisky&soda di Valmadreda in provincia di Lecco
Andrea Galardi del bar Maratona di Firenze
Hoi San Pang del bar Filanda a Santa Lucia Piace di Treviso
Ermal Hoxha del bar Maratona di Firenze
Luca Cellizza del Coffee&cocktail bar Barilò di Roma
Luca Riccardi del Bar Attymo di Terni
Patrizia Marasca del Cocktail&wine bar whisky&soda di Valmadreda in provincia di Lecco
Daniel Martin della pasticceria caffetteria di Illice a Lerici in provincia di La Spezia
Edoardo Fori del bar caffetteria Bistrò St. Leo di Treviso
Dennis Riccò del Bar B.Officina di Carpi in provincia di Modena
Li ha esaminati una giuria di esperti. Dal master coffee trainer Gianni Cocco, capo giuria, al giudice tecnico Sca Andrea Alberghini, al Fabbri 1905 brand ambassador Vittorio Agosti e infine dal r&d manager Julius Meinl José Raul Juan Sorita, tutti parte della giuria sensoriale.
A presentare la competizione c’era Cristiano Tomei, executive chef del ristorante Terraforte all’interno del Castello del Terriccio in Toscana.
Ma entriamo ora nel vivo della competizione. I baristi sono stati classificati in tre categorie: espresso, cappuccino, signature drink. Tutti hanno utilizzato esclusivamente il caffè super premium 100% Arabica Belvedere Blend di Julius Meinl The Originals Bio Fairtrade con doppia certificazione.
Andreea Postolache, responsabile global marketing di Julius Meinl Italia, rivela: “Questa è la prima volta che Julius Meinl organizza una competizione per baristi ed è per noi un’occasione per mettere sotto i riflettori quattro pilastri fondamentali dell’azienda nei confronti dei clienti dei canali horeca. Il primo pilastro è il prodotto e la qualità che ne deriva. Il protagonista della gara è la linea delle tre miscele The Originals Bio Fairtrade che abbiamo lanciato l’anno scorso nell’estate del 2023 (ne abbiamo parlato qui). Dopo 6 mesi di vendita siamo arrivati a oltre 2 milioni di fatturato con solo tre prodotti e l’Italia rappresenta il Paese numero uno”.
“Il secondo pilastro sui cui si fonda la nostra offerta horeca è l’attrezzatura d’avanguardia. Abbiamo come sponsor le macchine Rancilio Specialty RS1 insieme a Fiorenzato, BWT e Cafetto che offrono soluzioni di primo livello. Di fondamentale importanza è poi la formazione che è diventata fondamentale per i clienti. L’ultimo pilastro è la customer activation e la visibilità che offriamo ai nostri partner e clienti anche grazie ad eventi come la Meinl Barista Cup”.
Il capo giuria Gianni Cocco afferma: “Questa gara rappresenta l’essenza del servizio barista. I concorrenti si devono cimentare nell’estrazione perfetta con una parte tecnica legata alle attrezzature e alla gestione della macchina. Si passa poi all’erogazione del cappuccino perfetto e la presentazione del signature drink. Con la messa alla prova della loro creatività nel combinare caffè con alcool, sciroppi o altre bevande”.
I baristi, a turno, hanno preparato due caffè espresso, due cappuccini e due signature drink con tempi di preparazione ristretti: 12 minuti per organizzare la postazione, 12 minuti per comporre e creare le miscele e solo 60 secondi di tolleranza come extra time, pena la sottrazione dei punti.
La macchina utilizzata è stata una Rancilio Specialty RS1 mentre il macinacaffè era il modello F83 E Pro di Fiorenzato.
Cocco prosegue: “Nella fase di preparazione i baristi vanno a calibrare la ricetta perfetta secondo la loro interpretazione di gara per ricavare determinati profumi, il corpo e il giusto equilibrio tra dolcezza e acidità. Si va perciò a calibrare la granumelotria sul macinadosatore, la dose, la grammatura, le temperature dell’acqua in estrazione: tutti i parametri che servono a creare una proposta unica”.
Diverse proposte interessanti si sono affacciate al tavolo della giuria. Nei signature drink, l’alcool ha predominato con l’utilizzo di rum, whisky, Cointreau e mezcal.
Lo stress dietro al bancone si è tradotto, a volte, in mani tremanti, overtime e forte emozioni che hanno condizionato la performance generale.
Tuttavia, il livello generale è stato estremamente alto e i signature drink proposti di tutti i concorrenti sono altamente originali e creativi.
I signature drink dei concorrenti
È il caso dell’Americano Ruffiano di Ermal Hoxha che contiene 30 ml di Cointreau, 60 ml di cachaca con chicchi di caffè fermentati 48 ore, aerocano (americano freddo), zucchero moscovaldo e ghiaccio.
Si prosegue con Luca Cellizza e il suo Espresso Flip con brandy, cherry, espresso, tuorlo d’uovo e noce moscata. Il tutto viene preparato con la tecnica di miscelazione shake strain, che prevede di shakerare gli ingredienti mentre sono nel mixing glass, un bicchiere di vetro con la funzione di raffreddare i drink senza annacquarli.
Ma anche la proposta di Andrea Galardi, Il Mio Belvedere, stupisce i giudici con una miscela creativa composto da un espresso belvedere, 40 ml di whisky southern comfort, 20 ml di vermouth novais, 20 ml di tonica e un top di crema di latte.
Hoi San Pang, invece, propone un Iced orange coffee con 25 ml di espresso, un cucchiaio di marmellata d’arancia, 50 ml whisky roe&co., 25 ml di liquore chinotto, 100ml di Tonica Cipriani e scorze d’arancia.
Daniel Martin si presenta con uno Stand Up, 4,5 ml di fireball, 3 ml di contreau, 1,5 ml di sciroppo d’arancia, 2 gocce angostura e l’immancabile espresso.
Denis Riccò mostra ai giudici il Cappuccino sbagliato con latte, espresso e masala chai.
È il turno di Stefania Gilardi con Hot Mezcal Mocha composto da: 450 ml di mezcal ilegal joven, 450 ml di panna liquida, 30 ml di espresso, 150 ml di liquore Frangelico, 10 ml di sciroppo di zucchero, 1 cucchiaino di sciroppo al caramello salato Fabbri, 2 drop bitter al cioccolato Bitter Truth e fava di cacao grattugiata.
Patrizia Marasca prepara Poesia D’Agave con 30 ml di monkey shoulder, 30 ml di liquore al caffè Borghetti, 2 dash bitter al cacao, caffè espresso e 2 cucchiai di Julius Agave Syrup (chicchi in infusione nello sciroppo d’agave).
Luca Riccardi propone il Zagara Coffee con caffè espresso, 40 ml di kraken rum, 20 ml di Cointreau, 20 ml di creme de cacao, menta in foglie, fetta d’arancia, zucchero di canna, cannella, nocciola e chinotto e 2 cucchiaini di succo di yuzu.
Per ultimo, Edoardo Foti incanta la giuria con l’Anascoffee composto da 200 ml di rum clairin vaval, 200 ml di sciroppo d’orzata, un caffè lungo, 300 ml di liquore all’ananas, 200 ml di succo di lime fresco, fiore edule, lime essiccato e cialda di ananas.
Dopo una lunga sfida a colpi di creatività, ingegno e freddezza analitica dietro al bancone, il tavolo dei giudici decreta la vittoria di Luca Riccardi che accede alla finalissima di Vienna del 19 settembre al termine della quale i tre baristi con il punteggio più alto vinceranno un esclusivo viaggio in Honduras, che offrirà loro l’opportunità di immergersi nella ricca cultura del caffè.
Ma la premiazione non finisce qui: il secondo posto è andato a Hoi San Pang, il terzo per al giovane Edoardo Foti.
Il miglior cappuccino è stato invece creato da Luca Cellizza mentre il miglior espresso erogato è quello di Andrea Galardi.
Per il miglior signature drink al primo posto troviamo sempre Hoi San Pang.
LIDO DELLE NAZIONI (Ferrara) – Il 31 maggio si è conclusa la finale italiana della Meinl Barista Cup 2024. Dopo una sfida che ha visto il confronto di dieci concorrenti nelle categorie di miglior espresso, cappuccino e signature drink, il barista Luca Riccardi del bar Attymo di Terni si è aggiudicato la vittoria e competerà alla finale internazionale a Vienna il 19 settembre.
Al momento della vittoria, commosso, ha esclamato: “Pochi giorni fa è stata la recita di mio figlio di 5 anni a cui non ho potuto assistere. Quando gli ho comunicato che non sarei stato presente per la gara lui mi ha confortato dicendo ‘non preoccuparti papà, l’importante è che torni vincitore’. È andata bene”.
Luca Riccardi ha proposto come signature drink ai giudici il suo Zagara Coffee con caffè espresso, 20 ml di kraken rum, 20 ml di Cointreau, 20 ml di creme de cacao, menta in foglie, fetta d’arancia, zucchero di canna, cannella, nocciola e chinotto.
La preparazione
Sul fondo del bicchiere, Riccardi ha posizionato una fetta di arancia e una foglia di menta su cui ha poggiato il cubo di ghiaccio Hoshizaki.
In seguito, il campione ha riempito lo shaker fino a metà con il ghiaccio e ha inserito una foglia di menta, un pizzico di cannella e 1 grammo di zucchero di canna.
Subito dopo, è stato versato il rum, il Cointreau e la creme de cacao. Riccardi ha poi aggiunto 2 cucchiaini di succo di yuzu, agrume giapponese, ed una estrazione doppia in tazza grande di espresso Belvedere.
Dopo aver shakerato e versato il tutto, Riccardi ha finito la preparazione del cocktail con 20 ml di chinotto versati direttamente sulla coppa. Per la decorazione, il barista ha messo sopra il cubo di ghiaccio una foglia di menta e granella di nocciola.
Riccardi, come è nata la passione per il caffè e il bar?
“Tutto è cominciato da un mio amico torrefattore che un giorno mi ha fatto visitare la sua azienda.
Mi ha fatto vedere come si processava il caffè, dal verde al tostato, le varie sfaccettature del chicco e la curva di tostatura.
Io ero già un barista da circa dieci anni e da lì ho identificato il mio ruolo preciso in caffetteria”.
Riccardi, come si è preparato per questa gara?
“L’aspetto più impegnativo è stata senza dubbio la preparazione del cocktail. Non credo di essere troppo portato a livello di mixology.
Per il resto ho creato la figura del cappuccino più difficile che conosco, il tulip reverse, e per l’espresso ho utilizzato invece la ricetta personale che utilizzo al bar: 16,5 grammi per 25 secondi. La temperatura è stata di 94,6 gradi”.
Quanto è importante il ruolo della formazione e della sperimentazione dietro al bancone?
“Ha giocato un ruolo fondamentale per appassionarmi e per capire il modo giusto di lavorare e di migliorare. “
MILANO – Mercati del caffè sempre in altalena: si naviga a vista in acque turbolente. L’ultima settimana di maggio è stata caratterizzata da grande volatilità e da un andamento erratico accentuato dai movimenti speculativi e dalle correzioni tecniche. Sullo sfondo, una situazione sempre incerta sul fronte dei fondamentali, condizionata dagli aggiornamenti sul raccolto brasiliano in corso e dal quadro meteo sempre molto preoccupante in Vietnam.
Il risultato è stato una settimana in saliscendi, con alti e bassi marcati su entrambi i mercati.
Nello spazio di soli quattro giorni, l’IceRobusta è oscillato tra un minimo e un massimo giornalieri rispettivamente di 3.855 (28/5) e 4.388 dollari (30/5): quest’ultimo valore rappresenta il nuovo record intraday del contratto.
Tre rialzi consecutivi hanno spinto il contratto per scadenza luglio a una chiusura massima di 4.270 dollari nella seduta di giovedì, non lontano dal record di 4.304 dollari del 25 aprile.
Sono poi subentrate le prese di beneficio di venerdì catalizzate – tanto a Londra quanto a New York – da nuove notizie positive sull’andamento del raccolto brasiliano.
Il benchmark ha lasciato così sul campo $150 terminando la settimana a 4.120 dollari.
L’IceArabica è volato in area 230 centesimi sin dalla seduta di martedì: il contratto per scadenza luglio ha chiuso la prima seduta della settimana a 230,95 centesimi.
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ROSES – Da quest’anno elBulli1846, il primo ristorante al mondo diventato museo nel 2023, inaugura un’area completamente dedicata al caffè per celebrare gli oltre 20 anni di collaborazione tra Ferran Adrià e Lavazza. Un’unione di mondi, valori, stile, gusto, creatività, ma soprattutto un’amicizia in continua evoluzione in termini di innovazione, progettualità e idee.
Da un lato Ferran Adrià, il geniale ribelle catalano della cucina internazionale, dall’altro Lavazza e il suo caffè, uniti in un percorso continuo e accomunati dalla volontà e dall’impegno a promuovere la sperimentazione e l’innovazione in campo gastronomico.
Una collaborazione nel mondo del caffè in tutte le sue forme ed espressioni, che nell’ambito del museo diventa occasione per confrontarsi e divulgare ogni singola conoscenza sul caffè, scoprendone l’evoluzione nelle culture del mondo e le continue innovazioni tecnologiche.
elBulli1846 è l’ultimo passo della straordinaria avventura intellettuale voluta da Adrià con cui si vuole rendere omaggio alla sua storia e alle tappe fondamentali del suo percorso di successo. Uno spazio unico nel suo genere, a metà tra la mostra e il laboratorio, pensato e progettato per salvaguardare l’eredità elBulli, promuovere il pensiero sperimentale e generare contenuti educativi di qualità seguendo il metodo “Sapiens”.
Un luogo che per tre mesi l’anno resta aperto come museo per poi trasformarsi in elBulliDNA, naturale evoluzione della Fondazione, dedicato alla ricerca multidisciplinare sul cibo. Un percorso di conoscenza che include anche il caffè come protagonista di questa evoluzione e che si apre anche ad un’esperienza sensoriale attraverso la degustazione dell’eccellenza del caffè Lavazza.
Lavazza e Ferran Adrià: le tappe di una lunga collaborazione
Il primo incontro
Nel 2000 avviene il primo incontro tra Ferran Adrià e Lavazza, quando, in occasione del Salone del Gusto a Torino, il rinomato chef spagnolo, grazie a Bob Noto – rivoluzionario gourmet e fotografo di food torinese scomparso nel 2017 – incontra Lavazza e decide di visitare San Tommaso 10, all’epoca caffetteria e ristorante in cui Adrià sceglie di assaporare l’intero menu dei “i Piaceri del Caffè”, un progetto che a quel tempo sviluppava ricettati nuovi, ma in una forma ancora tradizionale.
Da quel momento si accende una scintilla che unisce Torino a Barcellona e da allora prende vita una grande avventura che sfocia nella creazione del Coffee Design, un concetto che coniuga il caffè alla creatività, trasformando il caffè in varie texture, forme e temperature.
Lavazza collabora con Adrià per oltre dieci anni, seguendo il suo lavoro presso elBulli, il ristorante all’epoca riconosciuto come il migliore al mondo, ma anche presso elBullitaller, il laboratorio di ricerca e sperimentazione a Barcellona. La sinergia è perfetta: da un lato la creatività e le innovazioni tecniche di Adrià, dall’altro la conoscenza approfondita del prodotto del Training Center Lavazza.
Il percorso è così integrato che il caffè si inserisce dentro lo sviluppo delle tecniche di elBulli, e così vengono realizzate le diverse gradazioni tra liquido, solido, caldo e freddo; il caffè viene trasformato in salsa, frappé, crema, flan, mousse, spuma, gelato, granita, polvere, gelatina, quindi ulteriormente elaborato.
L’incontro tra Ferran Adrià e il Training Center Lavazza (fondato a Torino nel 1989 e attivo oggi in oltre 55 sedi in tutto il mondo) inaugura un periodo molto vivace in cui il caffè supera i confini del suo ruolo tradizionale per trasformarsi in un elemento centrale della cucina stessa.
Assistiamo alla creazione di ricette e allo sviluppo di preparati completamente innovativi, audaci nelle forme e nelle consistenze come l’Éspesso, il primo espresso solido mai creato, che trasforma il caffè in purezza in caffè solido.
Negli anni altri prodotti vengono messi a punto in un incessante interscambio di idee ed esperienze: Coffeesphere, Caviale di Caffè, Cappuccino Bite, quest’ultima preparazione è quella che poi arriverà nel 2015 sulla Stazione Spaziale Internazionale. La degustazione del prodotto diventa un’esperienza che rivisita in modo sorprendente il rito italiano dell’espresso coinvolgendo tutti i sensi: il gusto, ovviamente, ma anche la vista, l’olfatto, l’udito e il tatto.
La collaborazione con Ferran Adrià gioca un ruolo importante anche nello sviluppo di una maggiore consapevolezza da parte di Lavazza e contribuisce ad avviare un vero e proprio cambio nel way of working. Da quel momento il Training Center rappresenta la più grande rete internazionale di formazione nel settore del caffè che viene considerato come elemento culturale e come oggetto di studio e ricerca costante.
Anche successivamente alla chiusura di elBulli (2011) il Training Center infatti non interrompe la sua spinta creativa e anzi prosegue con lo sviluppo di ricette e strumenti per offrire un’esperienza del caffè sempre unica e innovativa, continuando nella ricerca di preparazione Espresso Based Beverage.
Il Coffee Design e una continua sperimentazione sul caffè nelle sue forme più inaspettate rimangono centrali nella storia di Lavazza, alimentate anche dalle collaborazioni con importanti Chef, come Carlo Cracco, con cui, lavorando sulla struttura e sulle consistenze, si creano le Coffee Lens (gelée al caffè a forma di lente a contatto); e Davide Oldani, con cui Lavazza ha realizzato una linea di accessori disegnati per esaltare l’esperienza di degustazione come l’Espoon, esclusivo cucchiaino forato per mescolare caffè e zucchero senza disgregare la crema.
L’organizzazione del sapere gastronomico
La collaborazione tra Lavazza e Adrià non si ferma con la chiusura di elBulli al pubblico, ma si trasforma in un progetto editoriale e culturale che inaugura una nuova decade. Nel 2015 Ferran Adrià lancia Bullipedia: un’enciclopedia basata sulla metodologia Sapiens, che consente di organizzare la conoscenza dell’alta ristorazione nel mondo occidentale con un approccio storico, socio-politico e socio-culturale.
Lavazza, con un costante coinvolgimento del Training Center, è partner del progetto Bullipedia, che rappresenta alla perfezione l’approccio dell’azienda torinese che affonda ben salde le radici nella storia per costruire il futuro a partire dal caffè. Ferran Adrià coinvolge Lavazza nella creazione di due volumi in cui viene riconosciuta al caffè una centralità culturale e storica, evidenziandone le intriganti complessità in tutte le sue forme ed espressioni.
In “Coffee Sapiens”, pubblicato nel 2018, l’universo espanso del caffè si fa protagonista e diventa luogo di conoscenza e di confronto in un volume che non tratta il caffè esclusivamente come prodotto ma prende in considerazione anche l’ecosistema in cui nasce e si elabora, dalla produzione all’arrivo al consumatore. Storia, consumo, produzione, varietà, ma anche industria e imprenditorialità, i contenuti di Coffee Sapiens che grazie alla sua visione a 360 gradi, ne analizza tutti gli ambiti e illustra le nozioni necessarie per carpire il mondo del caffè in una maniera al tempo stesso interconnessa ma ordinata.
“Italian Breakfast”, pubblicato nel 2021, descrive l’evoluzione della colazione, le tipiche preparazioni della colazione e il loro impatto sulla società nel corso del tempo ed esplora l’importanza della colazione come momento salutare e contemporaneo, offrendo una prospettiva che abbraccia diverse tipologie di prime colazioni.
Lavazza contribuisce a questi volumi, condividendo il sapere, ormai oltre trentennale, sviluppato attraverso le attività del Training Center, e diventa un attivo promotore e divulgatore di questa conoscenza.
La condivisione
La relazione di Lavazza con Ferran Adrià è stata un abilitatore di pensieri innovativi intorno al caffè e ai suoi utilizzi nell’alta gastronomia. Una relazione che si è avviata sul terreno della ricerca con il coinvolgimento del Training Center per poi diventare studio e diffusione del sapere ed evolvendo fino alla sua forma più contemporanea, quella consulenziale, che ha condotto all’apertura e al concetto stesso del ristorante Condividere all’interno del headquarter torinese, la Nuvola Lavazza.
Condividere apre nel 2018, ma il concept, la visione, la scelta di quello che sarebbe stato ha radici molto più profonde, praticamente viaggia in parallelo all’idea stessa di Nuvola, quando emerge il desiderio di dare forma e pensiero all’innovazione del gusto e della qualità con un proprio progetto.
Ed è qui che Ferran Adrià, insieme a Bob Noto, che gli fece conoscere la famiglia Lavazza, gioca un nuovo ruolo nella collaborazione con l’azienda, è lui infatti a suggerire il nome di Federico Zanasi che all’epoca lavorava come chef a Cervinia.
Federico Zanasi, affiancato da Ferran Adrià per due anni, prende la guida del Condividere e con la sua firma ha saputo dar vita ad un ristorante rappresentativo di una visione contemporanea dell’alta gastronomia, rimanendo giocoso e informale e guadagnando la stella Michelin nel 2019.
L’importante collaborazione tra Lavazza e Ferran Adrià ha generato cambiamenti notevoli nel modo in cui il caffè viene percepito e utilizzato sia nel settore gastronomico che nell’esperienza quotidiana delle persone, aprendo la strada a numerose innovazioni, sempre nel nome di un’esperienza unica di gusto e piacere.
La scheda sintetica del Gruppo Lavazza
Lavazza, fondata a Torino nel 1895, è un’azienda italiana produttrice di caffè di proprietà dell’omonima famiglia da quattro generazioni. Il Gruppo è oggi tra i principali protagonisti nello scenario globale del caffè, con un fatturato di oltre 3 miliardi di euro e un portfolio di marchi leader nei mercati di riferimento come Lavazza, Carte Noire, Merrild e Kicking Horse. È attivo in tutti i segmenti di business, presente in 140 mercati, con 8 stabilimenti produttivi in 5 Paesi.
La presenza globale è frutto di un percorso di crescita che dura da oltre 125 anni e gli oltre 30 miliardi di tazzine di caffè Lavazza prodotti all’anno sono oggi la testimonianza di una grande storia di successo, per continuare a offrire il miglior caffè possibile in qualsiasi forma, curando ogni aspetto della filiera, dalla selezione della materia prima al prodotto in tazza.
Il Gruppo Lavazza ha rivoluzionato la cultura del caffè grazie ai continui investimenti in Ricerca e Sviluppo: dall’intuizione che ha segnato il primo successo dell’impresa – la miscela di caffè – allo sviluppo di soluzioni innovative per i packaging; dal primo espresso bevuto nello Spazio alle decine di brevetti industriali sviluppati.
Un’attitudine a precorrere i tempi che si riflette anche nell’attenzione rivolta al tema della sostenibilità – economica, sociale e ambientale – considerata da sempre un riferimento per indirizzare la strategia aziendale. “Awakening a better world every morning” è il purpose del Gruppo Lavazza, che ha l’obiettivo di creare valore sostenibile per gli azionisti, i collaboratori, i consumatori e le comunità in cui opera, unendo la competitività alla responsabilità sociale e ambientale.
BRESCIA – Una nuova finalista per l’Espresso italiano champion, il campionato internazionale che vede sfidarsi i migliori baristi in prove di qualità e abilità in programma a Como dal 18 al 19 giugno. Si tratta di Valentina Zauli che si è aggiudicata la tappa intermedia organizzata lo scorso 29 maggio a Faenza (Ravenna) presso la torrefazione Mokador.
Valentina Zauli accede alle fasi finali dell’Espresso italiano champion
La vincitrice, Valentina Zauli, classe 1985, nasce a Faenza e dopo aver conseguito il diploma all’Istituto d’Arte comprende che il bancone del bar con le sue molteplici sfumature creative è il luogo che vuole abitare.
Può vantare un’esperienza pluridecennale nel settore che l’ha resa una motivata e performante professionista. A oggi Valentina e la sua competenza unita alla sua invidiabile accoglienza potete trovarle presso Casa Caffè Mokador di Faenza.
“Ci fa molto piacere – racconta Marco Cini, che in qualità di Responsabile della Mokador Experience Academy, ha organizzato e diretto la gara – che le concorrenti che hanno partecipato con grande passione abbiamo sentito questo momento come un’occasione di accrescere la loro professionalità. E’ questo per noi il miglior risultato della giornata”.
L’Espresso Italiano Champion da diversi anni è la gara per i baristi che desiderano mettersi alla prova con i simboli della caffetteria italiana: espresso e cappuccino. Negli anni ha coinvolto centinaia di professionisti da una decina di paesi, sia quelli con una lunga tradizione nel caffè sia i cosiddetti nuovi mercati.
La gara è aperta a tutti e si svolge con un meccanismo di selezione itinerante in giro per l’Italia e con due tappe in Asia, una in Corea e una in Giappone, per arrivare alle semifinali e alle finali nazionali e internazionali.
La fase finale dell’Espresso italiano champion è in programma dal 18 al 19 giugno 2024 a Como presso la sede di Caffè Milani di Lipomo.
La scheda sintetica dell’Istituto espresso italiano
L’Istituto espresso italiano (Iei), di cui fanno parte torrefattori, costruttori di macchine per caffè e macinadosatori e altre aziende della filiera, tutela e promuove la cultura dell’espresso e del cappuccino italiani di qualità. Oggi conta 36 aziende aderenti con un fatturato aggregato di circa 700 milioni di euro. Per maggiori informazioni basta cliccare qui.
Primato nazionale per incremento delle attività per Nuoro che è la provincia italiana con la più alta concentrazione di banconi e discoteche: oltre 320 ogni 10 mila abitanti. Ma il fenomeno che vede un aumento dei locali interessa tutta la Sardegna. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sull’Unione Sarda.
L’aumento degli esercizi commerciali in Sardegna
CAGLIARI – In Sardegna si registra un boom del business della ristorazione, con un aumento storico di attività per l’Isola, tanto da valere anche il primato nazionale nel 2023 per incremento percentuale.
Nuoro è la provincia italiana con la più alta concentrazione di bar e discoteche in Italia (oltre 320 ogni 10mila abitanti) mentre Cagliari si piazza sul gradino più basso del podio (294,5).
A fine 2023 gli esercizi commerciali nel settore (compresi gli ambulanti) erano 7.564. Oltre 200 in più rispetto all’anno precedente con un incremento del 2,7%, di gran lunga superiore all’1,8% registrato su base nazionale.
Ma la moda di aprire ristoranti e pizzerie da alcuni è considerata eccessiva e spesso non supportata da un’adeguata preparazione.
Per leggere la notizia completa basta cliccare qui.
Il gruppo Coca-Cola Hbc Italia ha stretto una partnership con l’azienda campana Casilli Enterprise per la fornitura di mezzi di nuova generazione alimentati a biocarburante che copriranno oltre 1,2 milioni di chilometri all’anno. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Sibilla Di Palma pubblicato su La Repubblica.
Coca-Cola Hbc Italia investe sui biocarburanti
MILANO – L’industria dei trasporti promette di farsi nei prossimi anni sempre più sostenibile. E un aiuto in questo senso è atteso anche dai biocarburanti (combustibili ottenuti dalla lavorazione di materie prime di origine animale o vegetale), il cui mercato, secondo un rapporto di ResearchAndMarkets.com, dovrebbe crescere nei prossimi anni a ritmi sostenuti, fino a raggiungere i 216 miliardi di dollari entro il 2028.
In questo contesto si inserisce la partnership siglata da Coca-Cola Hbc Italia e Casilli Enterprise, azienda campana attiva nel settore trasporti e logistica, per la fornitura di mezzi di nuova generazione alimentati con carburanti a ridotto impatto ambientale (Hvo – Hydrotreated Vegetable Oil e BioLng).
Questi ultimi sono dei biocarburanti prodotti da materie prime rinnovabili, come olii alimentari esausti, grassi animali e scarti di lavorazione di materie prime vegetali, utilizzati principalmente per alimentare mezzi pesanti, come camion e autobus, per la loro capacità di ridurre le emissioni di CO2 nei trasporti a lungo raggio.
Ai veicoli alimentati completamente da Hvo e BioLNG già a disposizione dell’azienda campana, si aggiungeranno ulteriori 65 mezzi di nuova generazione, frutto di un investimento di Casilli Enterprise.
“La collaborazione con i nostri partner è uno dei pilastri strategici fondamentali del programma internazionale Net Zero By 40, con cui nel 2021 gruppo Coca-Cola Hbc si è impegnato a raggiungere le zero emissioni nette lungo l’intera catena del valore entro il 2040”, sottolinea Antonino Leonello, logistic manager di Coca-Cola Hbc Italia, a La Repubblica. “Il gruppo Casilli rappresenta per noi un fornitore storico, con cui da anni lavoriamo per la decarbonizzazione della nostra supply chain”.
“Il rapporto di lunga data con Coca-Cola Hbc Italia è caratterizzato da una profonda affinità di valori”, osserva Francesco Casilli, ceo di Casilli Enterprise, come riportato da La Repubblica. “Condividiamo una solida visione comune in tema di decarbonizzazione, innovazione tecnologica e responsabilità ambientale, principi che ci guidano nel nostro intento di fornire soluzioni avanzate per il trasporto e la logistica, che rispettano l’ambiente e soddisfano le esigenze dei nostri preziosi partner commerciali”.
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ROMA – La presidente donne imprenditrici Fipe Valentina Picca Bianchiha commentato la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del DPCM 11.04.2024 che rinnova la veste grafica e il contenuto del cartello recante il numero verde di pubblica utilità (“1522”) per il sostegno alle vittime di violenza e di stalking che anche i pubblici esercizi devono esporre in posizione adeguatamente visibile.
Fipe a sostegno delle vittime della violenza di genere
Valentina Picca Bianchi: “Ogni giorno, insieme a Fipe-Confcommercio, ci impegniamo affinché il maggior numero di pubblici esercizi aderisca a #sicurezzaVera, un progetto che mira a trasformare i locali, i bar, le pizzerie e i ristoranti del Paese, da nord a sud, in presidi di sicurezza e legalità in cui sia il personale femminile sia le clienti si sentano al sicuro durante una serata tra amici e sul posto di lavoro”.
Inoltre: “Dal 2021, anno in cui il progetto è nato, abbiamo formato il personale di oltre 20mila pubblici esercizi in 33 città”.
C’è di più: “Grazie alla sinergia con la Polizia di Stato e con il Governo per il continuo sviluppo delle attività di comunicazione e di sensibilizzazione, confidiamo di coinvolgere sempre più imprese e lavoratrici affinché il contrasto alla violenza di genere sia parte di in una vera e propria azione di sistema: quando si parla di temi così importanti per la nostra comunità, fare rete è la priorità assoluta”.
Giubbe Rosse, lo storico locale di piazza della Repubblica a Firenze, riprenderà la sua attività a cinque anni dal fallimento. L’apertura ufficiale del locale è prevista per la metà di giugno. L’organo del ministero della cultura ha chiesto di tutelare gli arredi interni ed esterni, e perfino gli utensili. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Olga Mugnaini per La Nazione.
La riapertura del locale Giubbe Rosse
FIRENZE – Giunge al traguardo la travagliata vicenda delle Giubbe Rosse. Lo storico locale di piazza della Repubblica, celebre per il suo passato di caffè letterario e di quartier generale dei Futuristi nei primi decenni del Novecento, ha concluso il progetto di recupero. Il 4 giugno saranno presentati i riallestimenti delle sale e a metà del mese è fissata l’apertura ufficiale del locale.
La vicenda risale ormai a cinque anni fa, quando le Giubbe Rosse furono acquistate dopo il fallimento, e tre aste andate a vuoto, dal marchio fiorentino del gruppo Scudieri, a cui passarono anche i 26 dipendenti rimasti senza lavoro.
Nel mezzo anche un’inchiesta per autoriciclaggio che ha coinvolto uno dei soci della Scudieri, il magnate del Kazakistan Igor Bidilo (rinviato a giudizio lo scorso 9 aprile).
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