CIMBALI M2
domenica 24 Novembre 2024
  • CIMBALI M2
Home Blog Pagina 135

Warsteiner e WAMI presentano il primo Bar del riciclo al festival La Prima Estate 2024

0
bar del riciclo warsteiner
Il primo Bar del riciclo (immagine concessa)

LIDO DI CAMAIORE (Lucca) – Un’iniziativa innovativa e sostenibile verrà presentata al Festival La Prima Estate di Lido di Camaiore, in programma dal 14 al 16 e dal 21 al 23 giugno 2024. Grazie alla partnership tra Warsteiner, WAMI, Corepla (il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica), Profood Italia ed Ersu (la società di rifiuti di Camaiore), verrà allestito il Bar del riciclo e dell’acqua, un punto vendita dedicato che offrirà al pubblico diverse opportunità:

  • Acqua per tutti: Il bar garantirà a tutti i visitatori la possibilità di acquistare acqua, con qualsiasi metodo di pagamento: contanti, carte di credito e debito, oltre al sistema cashless con card di Event Solutions Group, implementato esclusivamente all’interno del circuito per i consumi food & beverage.
  • Riciclo premiato: In collaborazione con WAMI e Warsteiner, il bar promuoverà la tutela dell’ambiente incentivando il riciclo. Chiunque si impegnerà a mantenere pulito il parco del festival, raccogliendo 6 bicchieri di plastica Warsteiner o 6 bottiglie di PET, vuoti e già usati, consegnandoli al Bar del Riciclo, riceverà rispettivamente una birra o una bottiglia d’acqua in omaggio.
  • Sostenibilità e sensibilizzazione: L’iniziativa mira a sensibilizzare il pubblico sull’importanza del riciclo e della tutela dell’ambiente, promuovendo comportamenti sostenibili durante il festival. Nel Bar del Riciclo e dell’Acqua, con il contributo dei visitatori del festival, verrà raccolto e separato il polipropilene dei bicchieri e il PET delle bottiglie per conferire le plastiche in modo corretto e indirizzarle al riciclo. Un punto di riferimento per tutti coloro che desiderano contribuire a rendere La Prima Estate un evento eco-friendly.

Un esempio concreto di collaborazione per un futuro più sostenibile

Una partnership nata dall’idea e dalla collaborazione fra Warsteiner, WAMI e Vitamina C, gestore food & beverage dell’evento, che hanno deciso di offrire birra e acqua in omaggio a coloro del pubblico che si impegneranno a raccogliere i rifiuti plastici.

L’iniziativa, unica nel suo genere, ha trovato il supporto di ulteriori partners, più direttamente coinvolti dalla tematica del riciclo.

La partnership tra Warsteiner, WAMI, Corepla, Profood Italia ed Ersu rappresenta un esempio concreto di come diverse aziende e organizzazioni possano collaborare per promuovere la sostenibilità e sensibilizzare il pubblico su tematiche ambientali di grande importanza.

Un messaggio importante per il pubblico

L’iniziativa del Bar del riciclo e dell’acqua è un modo per invitare il pubblico a fare la propria parte per la tutela dell’ambiente. Riciclando i bicchieri e le bottiglie di plastica, è possibile contribuire a ridurre la quantità di rifiuti che finiscono nelle discariche e nell’ambiente.

Gli imballaggi in plastica, se conferiti correttamente nella raccolta differenziata, grazie a un’efficiente filiera del riciclo diventano nuovi oggetti, riducendo il dispendio di energia e tutelando l’ambiente. Grazie al riciclo lo scorso anno, in Italia, sono stati risparmiati oltre 500.000 ton di materia prima vergine e oltre 800.000 ton di Co2.

Giovanni Mondini di Warsteiner e Giacomo Stefanini di WAMI dichiarano: “Volevamo offrire al pubblico la migliore esperienza gustativa possibile del prodotto, che in un evento nel quale non si può chiaramente usare il vetro, per noi significa servire la birra in bicchieri di polipropilene e l’acqua in bottiglie 100% R-PET. L’attenzione alla sostenibilità ci ha portato a difendere questa scelta offrendo anche una soluzione di responsabilità condivisa per garantire il riciclo della plastica che portiamo al Festival”.

 Andrea Campelli di Corepla aggiunge: “Questo progetto si inserisce in una serie di azioni volte a migliorare il tasso di intercettazione di particolari tipologie di imballaggio in plastica per incrementare la raccolta differenziata e promuovere una cultura della sostenibilità attraverso un modello reale e concreto di economia circolare”.

E Mauro Salini, presidente di Profood continua: “Quest’iniziativa, propugnata dagli organizzatori dell’evento, dimostra non solo l’utilità e spesso l’insostituibilità degli imballaggi in plastica monouso per alimenti e bevande, ma soprattutto quanto essi siano virtuosi e circolari quando correttamente differenziati. Ben vengano tutte le iniziative che incentivano comportamenti virtuosi da parte dei consumatori, così da confermare la sostenibilità globale (ambientale, economica e sociale) degli imballaggi monouso in plastica per alimenti e bevande.”

“Uno degli obiettivi del progetto La Prima Estate è quello di raggiungere la più ampia sostenibilità ambientale possibile. Il Bar del Riciclo è un’iniziativa lodevole che va esattamente in questa direzione. Grazie alla collaborazione tra diverse aziende ed enti, è stato possibile creare un punto vendita utile al pubblico e, allo stesso tempo, sensibilizzare sull’importanza del riciclo e del rispetto dell’ambiente” dichiara Enrico D’Alessandro di D’Alessandro e Galli, società organizzatrice del Festival.

“La scelta fatta rispetta a pieno l’idea di Festival sostenibile che l’Amministrazione Comunale, insieme agli organizzatori, sta realizzando concretamente anno dopo anno – commenta l’Assessore all’Ambiente del Comune di Camaiore Sara Pescaglini -. Il nostro Comune ormai da tempo si è distinto per coraggiose scelte sul tema ambientale della gestione dei rifiuti, cercando di normare la premialità per ripagare e dare valore ai gesti virtuosi dei singoli. Ed è importante che ciò venga attuato anche a La Prima Estate, per noi l’evento più importante dell’anno, che parla anche e soprattutto alle fasce giovani della comunità, responsabilizzandole e coinvolgendole attivamente nella tutela del nostro Parco BussolaDomani”.

La scheda sintetica di Warsteiner

Warsteiner La Birreria Warsteiner, tra le più grandi birrerie private in Germania, è stata fondata nel 1753, è un’azienda famigliare giunta alla nona generazione. Il Gruppo Warsteiner include la Birreria Herforder, La Birreria Frankenheim e la Birreria Paderborner così come partecipazioni nella Birreria Koenig Ludwig Schlossbrauerei Kaltenberg e nella birreria irlandese Rye River Brewing Company. Oggi, Warsteiner distribuisce i suoi prodotti in oltre 50 paesi del mondo. Warsteiner Italia, è la filiale italiana, fondata a Verona nel 1998.

La scheda sintetica di WAMI – Water with a Mission

WAMI – Water with a Mission è l’acqua con una missione e vuole dare la possibilità a chi consuma quotidianamente acqua in bottiglia di fare una scelta più etica e responsabile. Ogni bottiglia di WAMI è prodotta al 100% da plastica riciclata R-PET ed è nuovamente riciclabile, inoltre ogni bottiglia dona 100 litri di acqua potabile a progetti idrici in giro per il mondo.

Ad oggi, grazie alla realizzazione di oltre 60 progetti in 8 diversi paesi, più di 50.000 persone hanno accesso ad acqua potabile per tutta la vita. Perché l’acqua? L’acqua è la risorsa più importante di tutte, ma ancora oggi risulta irraggiungibile per 700 milioni di persone (più dell’intera popolazione Europea). Oltre a realizzare progetti idrici, WAMI persegue i suoi obiettivi di impatto positivo sul pianeta e sulle persone dalla sua fondazione ed è una B-Corp certificata dal 2017.

La scheda sintetica di Corepla

Corepla è il Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Plastica. E’ un ente senza scopo di lucro che garantisce che gli imballaggi raccolti in modo differenziato dai cittadini siano avviati a riciclo e recupero con efficienza, efficacia, ed economicità.

Pur essendo un consorzio privato, la sua finalità è di interesse pubblico: il raggiungimento degli obiettivi di riciclo e recupero degli imballaggi in plastica previsti dalla legislazione europea, in un’ottica di responsabilità condivisa tra aziende, Pubblica amministrazione e Cittadini.

La scheda sintetica di ProFood

ProFood è il gruppo merceologico interno a Federazione Gomma Plastica (Confindustria), che raccoglie 14 aziende italiane produttrici di packaging alimentare, creato con l’obiettivo di valorizzare la sostenibilità dei contenitori in plastica destinati al confezionamento, alla distribuzione e al consumo di alimenti e bevande.

Le aziende associate a ProFood impiegano circa 4500 addetti dislocati in 29 impianti produttivi in Italia e all’estero, sviluppano un fatturato di 1,5 mld€ e rappresentano oltre il 70% della produzione italiana di settore. La visione che accomuna le aziende di Pro Food è quella di un mondo in cui gli imballaggi in plastica sono alleati dell’uomo e dell’ambiente.

La scheda sintetica di ERSU Spa

ERSU Spa, fa parte del Gruppo RetiAmbiente SpA, gestore unico dell’ATO Toscana Costa a partire dall’anno 2021 e gestisce l’intero ciclo dei rifiuti urbani di 7 Comuni dell’area Apuo-Versiliese, con un fatturato annuo di circa € 70.000.000. L’azienda annovera 550 dipendenti e, si è dotata, nel corso degli anni, di un parco mezzi all’avanguardia, dotato delle tecnologie più avanzate e studiato per rispondere alle varie esigenze, sia in termini di salvaguardia ambientale, di risparmio economico che di rispetto delle normative vigenti anche in tema di salute e sicurezza.

Master Coffee Grinder Championship: 2° tappa allo showroom di Conti Valerio Eureka, 16/06

0
master coffee grinder
Il ritorno del Master Coffee Grinder Championship (immagine concessa)

FIRENZE – Il campionato di macinatura è la trasposizione del lavoro di ogni barista, tecnico o coffee lovers che si ritrova a dover regolare la granulometria del proprio caffè per riuscire a portare in tazza le caratteristiche aromatiche e sensoriali previste dal torrefattore. Questo il format ideato nel 2021 dall’esperto di caffè Fabio Verona, un campionato di nuova concezione che mette al centro il rispetto per il prodotto, la competenza del barista e le performance delle attrezzature.

La seconda tappa del Master Coffee Grinder Championship 2024 sarà ospitata domenica 16 giugno a partire dalle ore 12.00 nel nuovissimo show room di Conti Valerio, che produce i famosi macinacaffè a marchio Eureka, un orgoglio italiano famoso in tutto il mondo.

Master Coffee Grinder Championship: la sfida

Otto baristi si affronteranno per offrire il massimo delle loro capacità al mastro torrefattore de La Tosteria, la micro roastery di Firenze che per l’occasione porterà uno specialty coffee eccezionale e con una bella storia di solidarietà e passione, un caffè realizzato da una cooperativa di donne per dare seguito al progetto etico del campionato che sostiene l’IWCA Italy, l’International Womens Coffee Alliance Italia che si impegna per offrire supporto ed implementare l’empowerment femminile nella filiera del caffè.

Un elemento fondamentale di questa gara è determinato dalla giuria, che sarà sempre composta dal capo giuria Luca Ventriglia, dai giudici sensoriali Luca Bernardoni e Luigi Pillitu, e da un giudice tecnico d’eccezione, il vincitore della seconda edizione e titolare di Full Service, Simone Previati.

La competizione del barista sarà avvantaggiata dagli strumenti che avrà a disposizione: infatti, grazie alla macchina espresso multiboiler Studio di Dalla Corte, troverà una estrema semplicità di utilizzo per mezzo della comoda leva di erogazione ed una costante temperatura di servizio.

Il nuovo Atom W 75 di Eureka consentirà invece di avere una dose sempre estremamente costante, grazie all’innovativo sistema di pesa brevettato Instant Grind Weighing Technology con cui è equipaggiato, e non dovrà preoccuparsi altro che di scegliere la granulometria attraverso l’utilizzo dell’intuitivo pomello per la regolazione micrometrica continua.

Ogni concorrente avrà poi in dotazione diversi filtri di IMS, ampliando le possibilità di estrazione, che potranno sempre essere erogate in tazzine di 2 misure diverse prodotte da IPA Porcellane.

La costanza nella qualità dell’acqua sarà sempre garantita grazie ai sistemi di filtrazione di Brita, e la pulizia delle attrezzature curata da Pulycaff.

Una novità sarà invece quella delle attrezzature messe a disposizione per poter lavorare al meglio, attraverso i prodotti realizzati da Metallurgica Motta e DVG De Vecchi.

La tappa fiorentina sarà caratterizzata dalla particolarità di poter visitare liberamente lo show room di Eureka, provare le loro attrezzature ed avere l’opportunità di degustare gratuitamente gli specialty coffee de La Tosteria.

I focus del campionato resteranno la formazione e la sostenibilità; oggi più che mai ci sarà la possibilità di comprendere l’importanza delle macine utilizzate per la macinatura del caffè con l’aiuto dei tecnici di Keber e sarà possibile per tutte le bariste ed i baristi che verranno a farci visita, conoscere il programma dell’IWCA direttamente dai loro responsabili scoprendo come poterne diventare parte attiva.

Chi fosse interessato ad iscriversi gratuitamente per partecipare alla Master Coffee Grinder Championship può farlo utilizzando il form sul sito cliccando qui.

Adecco alla ricerca di oltre 2000 lavoratori tra baristi e camerieri

0
bar ristorazione ristoranti mazzucchelli sardegna pasqua personale milano dehors progetto napoli trento nero milano mastrocola groff fiepet contributi sardegna bergamo andalusia bolzano treviso roma rapporto thefork adecco bari benincasa dehors randstad fuori casa appe recensioni bergamasca cremonese niola
Il settore del bar e della ristorazione (immagine: pixabay)

La selezione di Adecco, società specializzata nella ricerca del personale, è estesa in tutta Italia. Si ricercano candidati che ricoprano i ruoli di camerieri, banconisti, cuochi e responsabili di sala. Per i futuri camerieri è richiesta, inoltre, una buona conoscenza delle lingue straniere. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul quotidiano Il Corriere della Sera.

Adecco: oltre 2000 lavoratori richiesti nella ristorazione

MILANO – Baristi, cuochi e camerieri cercasi. Adecco, la società di The Adecco Group specializzata nella selezione del personale, ricerca oltre 2000 lavoratori nell’ambito della ristorazione.

La selezione è aperta a tutta Italia per i ruoli di camerieri, banconisti, cuochi e responsabili di sala.

Tra i requisiti richiesti per accedere alle selezioni figurano “flessibilità, capacità di lavorare in team, buona pianificazione del lavoro per obiettivi e rispetto delle tempistiche, eccellenti capacità di comunicazione, resistenza allo stress e disponibilità a lavorare su turni, da lunedì a domenica”, scrive la società.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Caffè Milani presenta il corso Barista imprenditore con Matteo Colzani

0
barista milani
Il corso Barista imprenditore (immagine concessa)

LIPOMO (Milano) – Una formazione che vada al di là della professione di barman, e che sappia integrare altri aspetti, diversi ma complementari, per dare vita a una figura formata a 360 gradi: è il corso Barista imprenditore, organizzato da Caffè Milani e in partenza nella sua prima edizione lunedì 10 giugno.

A tenere il corso è il barista, già vincitore della tappa comasca di Espresso italiano champion, Matteo Colzani, che in questa occasione spiega quali sono gli aspetti economici e gestionali che un manager del settore Horeca deve avere per poter rendere la propria attività performante.

Il corso Barista imprenditore di Caffè Milani

Come racconta lo stesso Matteo, “l’idea è di dare le competenze tecniche di un barista, insieme a nozioni di gestione aziendale, al fine di avere sempre sotto controllo l’andamento del locale. Ritengo che al giorno d’oggi sia indispensabile aprire gli orizzonti su questi temi per provvedere al successo dei locali: i lavoratori della ristorazione devono essere più consapevoli di tutto quello che è il mondo economico, gestionale e organizzativo del proprio locale. Infatti, alle volte si ha la percezione che le cose stiano andando bene, e poi ci si accorge di avere un problema, o anche solo che semplicemente si poteva fare meglio”.

Dunque, i temi trattati spaziano dagli acquisti delle materie prime, alla scelta dei fornitori, dalla gestione del personale alle modalità di miglioramento del fatturato. Al termine del corso Barista imprenditore i corsisti avranno sviluppato le competenze per analizzare il bilancio di un locale, gestire gli acquisti della merce, organizzare il personale e strutturarne gli orari, apprendere le aree di crescita e fissare gli obiettivi di fatturato.

Teoria e pratica, economia e bancone, gestione e management, in una visione della professione che sappia accogliere anche questioni più ampie e che sono, spesso, vere e proprie criticità nella quotidianità lavorativa, e che per questo richiedono di saper essere affrontate con lucidità e competenza.

L’idea di questo corso così specializzato nasce con il duplice obiettivo di accrescere la professionalità e le competenze nel mondo horeca soprattutto per quanto riguarda i bar e la ristorazione, e parallelamente supportare i locali clienti di Caffè Milani su tutti i fronti, non solo strettamente sul caffè.

Proprio Matteo Colzani spiega come si è evoluto il ruolo del manager food&beverage all’interno di un locale, negli anni: “Fino a qualche anno fa, quello del “responsabile” – così veniva chiamato – era un ruolo ricoperto dalle figure più storiche all’interno dello staff di un locale, che veniva assunto per esperienza e per cui si costruivano man mano le competenze. Oggi, invece, nelle realtà più strutturate è facile trovare persone con background interessanti di formazione in ambiti diversi, che non provengono necessariamente dal mondo alberghiero, ma che hanno esperienze di gestione ad alto livello, che si sono formate con studi specifici per la gestione di impresa o che hanno frequentato corsi appositi per essere preparati nello svolgere questo compito”.

Colzani aggiunge: “Si sta andando nella direzione più internazionale: all’estero, specialmente nelle grandi città, le figure del bar manager e dell’head barista sono molto diffuse, e sono necessarie per garantire equilibrio, sostenibilità e redditività dei locali. L’Italia sotto questo profilo ha bisogno di sganciarsi dalla realtà a gestione familiare, per strutturarsi in modo più profittevole circa la gestione dei costi e la sostenibilità del lavoro”.

Colzani continua: “Per questo io penso che ad oggi un percorso di studi sia la base per poter lavorare bene nel settore delle caffetterie e dei bar: per me è importante definire quello del barista come un lavoro a contatto con pubblico sempre più esigente, frenetico, in cui la precisione e l’attenzione per i dettagli non devono scendere nonostante i ritmi di lavoro. Per questo, occorrono studio e skills specifiche, anche al di là della formazione professionale: bisogna avere delle caratteristiche caratteriali necessarie, come essere svegli, sciolti, disinvolti, capaci di interagire con i diversi clienti e i diversi caratteri e umori, avere una buona memoria e capacità di gestione dello stress. Il lavoro al bar o in caffetteria è tanto soddisfacente quanto faticoso”.

In conclusione: “Direi ai giovani che sognano di diventare barman di prepararsi a fare fatica, a lavorare tanto e a stancarsi: c’è sempre da fare. Inoltre, preparatevi a imparare, forse ancora di più che a scuola. Ogni collega è un libro aperto: ascoltate, imparate, crescete. Per questo, fiducia, trasparenza e educazione ritengo siano la base per un buon lavoro in team.”

“A oggi siamo molto soddisfatti dei feedback che abbiamo raccolto e continuiamo a raccogliere per questo nuovo corso di formazione. Abbiamo ricevuto parecchie iscrizioni sia da ragazzi giovani che desiderano subentrare alle gestioni dei genitori sia da professionisti affermati che desiderano mettersi alla prova e migliorarsi ulteriormente” commenta invece Elisabetta Milani, responsabile marketing e comunicazione di Caffè Milani.

I corsi di formazione

Barista imprenditore è uno dei corsi dedicati alla formazione di Caffè Milani e della sua accademia, l’Altascuola Coffee Training, nelle 4 sedi italiane di Lipomo, Milano, Sassari e Cagliari.

Uno degli elementi cardine nella filosofia aziendale di Caffè Milani è la formazione e la promozione della qualità del caffè in tutte le sue forme.

D’altra parte non esiste un buon caffè senza che ci sia, dietro alla tazzina, qualcuno che sappia valorizzare al meglio i chicchi. Talmente importante che dal 2018 Altascuola Coffee Training è una vera e propria accademia Iiac (Istituto internazionale assaggiatori caffè), anche se la sua fondazione risale agli anni ‘90.

Formarsi, aggiornarsi, imparare nuove tecniche o nuove metodologie, per offrire un prodotto eccellente per assicurare al consumatore / cliente un’esperienza raffinata, dal gusto perfetto.

La scheda sintetica di Caffè Milani

1937, Como: Celestino Milani divine Mastro tostatore e decide di acquistare una piccola torrefazione locale, lasciandosi alle spalle la vita da barista senza mai dimenticarla. Nasce così Caffè Milani, che da tre generazioni vede la famiglia, ora nelle persone di Pierluigi, il figlio di Celestino, e dei suoi due figli Elisabetta e Mattia, tostare il caffè e soprattutto dare vita a progetti, iniziative e prodotti che si esprimono nella passione di una vita.

Nel frattempo, negli anni ’70 l’azienda si è spostata da Como a Lipomo, e nel 2017, in occasione degli 80 anni, ha inaugurato all’interno dell’headquarter del brand Esposizione Caffè Milani, uno spazio poli funzionale in cui vivere il caffè a 360° gradi. Qui al profumo di caffè si unisce una location pensata per la formazione, alle visite in azienda, con un percorso dedicato alla storia aziendale, e uno spazio museale in cui si può visitare una micro-piantagione di caffè e ritrovare pezzi unici di design che aiutano a spiegare l’evoluzione del rito dell’espresso nel corso del tempo. Una tazzina di caffè non è mai solo una tazzina di caffè: dietro i chicchi che sono stati macinati per produrla c’è un mondo intero, fatto di geografia, di luoghi, di storie di persone che si intrecciano, mani che compiono gesti sapienti, di porti, di ricerca, di design, di studio.

I numeri di Caffè Milani

  • 100.000.000 – tazzine servite al bar nel mondo all’anno
  • 17.500.000 – tazzine consumate a casa all’anno 3000 – metri quadri dello stabilimento di Lipomo 87 – anni di attività di Caffè Milani
  • 30 – Paesi del mondo che forniscono i chicchi a Caffè Milani 3 – generazioni di famiglia coinvolte

Ferrero presenta il gelato alla Nutella per l’estate

0
nutella day londra
Il barattolo di Nutella Ferrero

Per l’inizio della bella stagione è previsto il lancio nei supermercati il Nutella Ice Cream. Il nuovo prodotto è stato svelato su LinkedIn da Alessandro Paleni, Region Marketing Manager della divisione Ice Cream di Ferrero. Il gelato è stato presentato a Parigi ma è prevista l’uscita anche per il mercato italiano.

Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Enrico Civetti pubblicato su Torino Cronaca.

Il Nutella Ice Cream di Ferrero

PARIGI – La scorsa settimana a Parigi, il mondo ha avuto un assaggio di una dolce innovazione: il Nutella Ice Cream.

Svelato attraverso un post su LinkedIn da Alessandro Paleni, Region Marketing Manager della divisione Ice Cream di Ferrero, questo nuovo prodotto ha suscitato immediato interesse e curiosità.

Il Nutella Ice Cream non sarà confinato ai confini francesi, non bisogna preoccuparsi. Il nuovo prodotto, infatti, è stato avvistato nella sezione Spesa Online dei supermercati Iperal e Tigros, segnando ufficialmente il suo arrivo sul mercato italiano.

Si tratta di un barattolo da 230 grammi di puro piacere: gelato cremoso con la famosa e amata Nutella.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

A Roma apre La Libera con la fiorentina La Tosteria: “La parola specialty è protagonista in caffetteria e diamo il 100%”

0
Marco dietro al bancone di La Libera (foto concessa)
Marco Michelini dietro al bancone di La Libera (foto concessa)

MILANO – Nella capitale romana specialty e pasticceria insieme: questa è l’idea dietro il locale Libera, di prossima apertura e di produzione di pasticceria propria firmata da Andrea De Bellis e Barbara Meloni, insieme a Marco Michelini, Ani Misha come front del beverage, specialty coffee e cocktail. La passione guida questo team: coltivata prima a casa e poi in un precedente locale, La Libera si sviluppa grazie ai corsi tenuti da La Tosteria e i moduli SCA.

L’inaugurazione sabato 8 giugno, per parlare un po’ insieme di come si è sviluppato il progetto, dietro il quale lavorano i ragazzi de La Tosteria di Firenze, torrefazione artigianale che promuove il caffè di qualità, tracciabile.

Una piccola anticipazione per chi sarà presente in via Luigi Tosti 54 a Roma di pomeriggio dalle 16 alle 19: in degustazione uno specialty che fa parte del progetto Women in Coffee, che sostiene le donne alle origini.

Barbara Meloni, una delle donne dietro La Libera (foto concessa)

La Libera, una pasticceria caffetteria, che parte dall’inclusività

Principalmente a base vegetale, per andare incontro a tutte le intolleranze e stili di alimentazione che stanno aumentando, con una linea totalmente plant based affiancata a delle ricette classiche italiane. Dopo un anno di ricerca, al 90% il banco è totalmente vegetale, con i sapori giusti e strutture nuove.

Un occhio ai prezzi: il blend a 1.20, la single origin intorno all’euro e 50, il single shot specialty tra i 2-3 euro, espresso, il double 4-6 euro, mentre il filtro dai 5 ai 7 euro. Dicono i fondatori: “Non vogliamo essere mai monotoni. Il nostro caffè sarà sempre buono, sicuro, ma ogni volta proporremo qualcosa di diverso per incuriosire.”

Andrea Guerra de La Tosteria racconta come è nata la collaborazione

“Tutto è partito da Andrea De Bellis, formatore che ha da sempre seguito locali di alta fascia sul territorio spagnolo. Questo è il campo comune tra di noi: ci siamo conosciuti proprio durante un corso a Barcellona.

Da questo incontro è nata l’idea di aprire la sua caffetteria-pasticceria a Roma. Per noi non è la prima volta che portiamo lo specialty in caffetteria, ma a questa attività in particolare
abbiamo voluto dedicare una comunicazione più importante. Da Libera, la parola specialty è protagonista del reparto caffetteria e si dà il 100%.

Nella nostra accademia abbiamo formato i due dei quattro soci dietro Libera, Marco e Ani. Il programma è stato per filtro ed espresso, ma al di là della parte tecnica dato qualche spunto su come valorizzare entrambe le bevande nel racconto al cliente finale. Perché siamo convinti che il barista competente può occuparsi dello storytelling alla clientela.

Si tratta di caffè particolari a livello sensoriale e vanno introdotti e spiegati davvero bene.”

Quali caffè avete pensato da introdurre in questo locale?

La miscela pensata da La Tosteria e La Libera in espresso (foto concessa)

Abbiamo creato un blend che useremo come miscela base, dalle caratteristiche tendenti al cioccolato, alla frutta secca, un buon corpo, che si sposa molto con le ricette a base latte e questo perché La Tosteria ragiona in base al principio che la miscela debba essere ottima da sola, ma al contempo deve essere ben presente anche come ingrediente.

È composta prevalentemente da origini del centro America perché hanno una freschezza legata ai frutti, dell’Africa per la loro acidità brillante, mentre per la parte dell’after taste e del corpo, utilizziamo gli Indiani.

Contiene al suo interno una percentuale del 25% di Robusta accuratamente selezionata.
Come torrefattori dobbiamo cercare di venire incontro alle esigenze del consumatore finale, fornendo però una materia prima con piena tracciabilità e di qualità. Questo blend a tostatura media, per nostra esperienza, è ottimale per avvicinare chi ancora non conosce lo specialty.

I titolari La Tosteria (foto concessa)

Abbiamo studiato dei diversi step: si parte con il blend e la distinzione tra acido e amaro e percezioni sensoriali in genere, poi si passa ad un monorigine tracciabile con dei connotati familiari e più tradizionali come il cioccolato e la frutta secca, infine si arriva allo specialty e alle sue acidità più marcate e corpo avvolgente.

Poi in carta per la degustazione sono previsti 4/5 specialty in monorigine che cambieranno a seconda del raccolto. Si parte con Kenya, Etiopia, Costa Rica e Colombia, che però già sappiamo che tra qualche mese potranno essere sostituiti. Ci differenziamo nell’offerta cambiandola.

Abbiamo inserito anche una referenza che fa parte del progetto Women in Coffee a favore delle donne nelle piantagioni: abbiamo scelto di iniziare con un Guatemala, e a rotazione introdurremo gli altri tre, Brasile, Rwanda ed Etiopia.

In prevalenza è una tazzina in cui emergono i frutti tropicali, con un’acidità non aggressiva che si unisce perfettamente al palato in un’armonia gustativa e che mantiene un finale lungo. Estremamente dolce, corposo, con una tostatura medio chiara (abbiamo una macchina tostatrice Giesen da 15 chili dedicata alle singole origini e ai caffè specialty e tracciabili).

E il prezzo?

“Sappiamo che può essere un problema e per questo abbiamo inserito una miscela al prezzo politico della zona, a un euro e 20. È nostro interesse non spaventare il cliente finale e invitarlo ad entrare: il caffè è il veicolo con cui qualsiasi locale può farsi pubblicità per poi portare agli altri prodotti che offre.

Il filtro – V60 inizialmente e poi Aeropress – partirà con uno specialty della Costa Rica black honey, con un’acidità inferiore rispetto a un lavato, con una curva di tostatura perfetta che rende il caffè equilibrato e l’acidità più morbida di origine citrica che dà complessità al risultato finale. “

I macchinari usati da Libera

“Abbiamo consigliato 5 macinadosatori dell’azienda Eureka tra le più attente al mercato specialty; un macinadosatore viene utilizzato con il nostro “sistema a bottiglia”: siamo un’impresa famigliare e artigianale e in quanto tale ci siamo posti l’obiettivo di non parlare soltanto di qualità, ma di farla percepire concretamente.

Le bottiglie (foto concessa)

Come fare allora ad offrire tanti caffè in pochissimo spazio? Usiamo un macinadosatore Eureka, ma siamo gli unici che producono il caffè in bottiglia di vetro (quelle da 350 grammi vecchie del latte) e il barista con una tecnica da noi ideata e che rispetta ogni singolo caffè, utilizza lo stesso macinadosatore per più estrazioni.

Il vetro non sarà il miglior contenitore per il caffè e lo sappiamo, ma abbiamo voluto dare un’alternativa a quella usata spesso dalle drogherie con i silos da 50 chili dove il chicco si irrancidiva: la bottiglia da 350 grammi riempita per metà di caffè non sarà perfetta, ma è un packaging accattivante e funzionale che diamo al barista e che può disporre sul banco mostrando al cliente finale l’intera offerta proposta.

Il barista riceve una sola bottiglia per referenza e viene riempita e svuotata al termine del servizio, utilizzando apposite buste sigillabili e con valvola. Così può tenerne una piccola dose esposta che piace al consumatore in grado di apprezzare i chicchi in trasparenza e allo stesso tempo può usarla.

Come macchina espresso invece abbiamo deciso di usare una Rancilio RS1 perché la conosciamo bene, avendo seguito questa azienda in molte fiere italiane e internazionali. Ha un sistema molto interessante e brevettato dal nome Advanced Temperature Profiling technology e che permette di effettuare variazioni di temperature durante l’estrazione fino a 5 gradi.

Questa profilazione modifica il flavor in modo molto specifico. Per i nostri prodotti e la nostra idea di come deve essere erogato lo specialty, la Rancilio RS1 è altamente performante per l’anima dell’espresso. Che è il motivo per cui queste macchine esistono.

Sfruttiamo al 100% la tecnologia per esaltare al massimo le note dello specialty, bilanciando e dando una consistency ad ogni tazzina.”

Andrea De Bellis, Marco Michelini, Ani Misha e Barbara Meloni entrano nella narrazione della loro Libera

Ani Misha, del team La Libera (foto concessa)

Come avete curato la comunicazione di questo prodotto?

Marco Michelini: “Il nostro progetto si imposta proprio come un viaggio conoscitivo insieme al consumatore, facendo formazione e informazione sul caffè, scrollandoci di dosso la presunzione di essere da italiani i migliori a prepararlo.

Con calma, attraverso la miscela Cuore blu, per poi salire su un gradino superiore con una single origin come entry level con note più accomodanti e piacevoli di cacao, nocciola e caramello, introducendo poi le monorigini in espresso singolo, doppio, V60, French Press e Cold brew preparato la notte da servire la mattina.

Parliamo di un’estrazione a freddo ha un risultato piacevole e trova più spazio nel mondo della pasticceria e i suoi sapori. Un esempio è il cold brew del Kenya, con i frutti rossi, papaya, mango, una dolce acidità, un bel corpo, tazzina uniforme e bilanciata che si abbina benissimo con la tarte citron leggermente modificata con un gelé di mango e un cart classico al limone.

In alternativa c’è un caffè che sa di vaniglia cacao e frutti tropicale, un Colombia, da provare con un montblanc estivo con un cuore di frutto della passione.”

Continua Marco Michelini: “Il discorso della pasticceria con lo specialty parte dal fatto che se si vuole mangiare un buon pasticcino si vuole servire e ber un caffè altrettanto buono, bevanda per altro di cui si fa sempre più domanda. C’erano già qui in giro diverse proposte di caffè filtro, di monorigini, e così abbiamo pensato di inserirlo anche nella nostra pasticceria. “

Andrea De Bellis: “Alcuni abbinamenti con il caffè saranno fatti sia salati che dolci. Li stiamo studiando con i giusti profili aromatici del caffè al fine di trovare armonia tra i due prodotti di food & beverage. Alcuni si sposano perfettamente con la pasticceria dai toni classici (nocciola e caramello) altri bisogna capire ancora la tipologia di estrazione per la degustazione. Sarà un lavoro in progressione.”

La location di La Libera funzionerà con questo tipo di caffetteria?

Andrea De Bellis: “Il locale si presta molto all’idea di una sala da tè, una sosta non veloce. Dato che lo specialty ha bisogno di determinate tempistiche così come il gustarvi di una monoporzione, la volontà è quella di offrire un’esperienza di relax alle persone. Con gli abbinamenti e l’atmosfera puntiamo a dar spazio a un consumo più disteso rispetto al classico espresso. Preferirei che le persone possano restare più di 5 minuti.”

Marco Michelini: “Bisogna credere nei propri progetti e in ciò che si fa. Qua sta la differenza: non si prova ad inserire lo specialty, si parte con l’accoglienza della clientela con una miscela che non traumatizza, per poi un giorno diventare 100% specialty. Quello è il nostro obiettivo a lungo termine. Certo il processo sarà lungo e vedremo le reazioni di chi entra da noi, ma il tracciato è segnato.”

Non solo bevande vegetali a La Libera, anche il latte delattosato e un progetto unico a Roma:

Marco Michelini: “Sulla base di questo vogliamo inserire la bevanda vegetale a base di pisello prodotta da Sproud, azienda svedese, che si sposa benissimo con lo specialty. Una soluzione alternativa al lattosio, alla soia che supera anche il problema della resa in tazza e del sapore, che è morbido e si unisce senza alterare il caffè. Vedremo di riuscirci, perché ci teniamo tanto.”

Questa bevanda funziona anche in pasticceria?

Andre De Bellis: “In pasticceria si esalta il sapore dell’ingrediente principale: utilizzare degli elementi tecnici come l’acqua in ricetta, senza retrogusti, ovviamente il gusto protagonista risalta.”

Cosa c’è di diverso in Libera rispetto al panorama specialty romano già piuttosto nutrito?

“Rispetto alle altre realtà presenti sul nostro territorio, il nostro progetto mira alla creazione di un ambiente non frenetico dove si possa fare una corretta comunicazione del prodotto.

Dentro La Libera (foto concessa)

Il nostro arredamento è da antiquariato, restaurato con un tono di colore azzurro e rosa: l’ambiente è quasi da casa della nonna ma rivisitata, con pochi tavoli (ora apriamo con 6 interni e 7 esterni sul dehors contornato con il verde e non su strada).

È un posto per prendersi qualche minuto per sé stessi, uscendo dalla frenesia quotidiana, con un sottofondo musicale che per noi è fondamentale e l’esperienza della pasticceria su cui noi lavoriamo e viviamo insieme dando la stessa importanza ai dolci e al caffè. Non c’è qualcosa che per noi è complementare: è tutto sullo stesso piano, navighiamo insieme. A loro il merito di aver aperto un percorso in cui tutti erano neofiti, ma noi con Libera vogliamo passare ad un’esperienza di food &beverage allo stesso livello.

L’idea futura poi è quella di creare anche i cocktail con i caffè, perché è un elemento che potrebbe essere un protagonista nel drink.

Per ora invece l’apertura sarà morbida, intorno alle 9.30 per evitare il caffè fugace prima di andare a lavoro e dedicarsi al percorso che vorremmo fare con i nostri clienti, accompagnandoli dal modo impulsivo di consumare l’espresso, verso monorigine, specialty e filtro, sino ad arrivare alle 7-8 con un allungamento per l’aperitivo nel fine settimana.”

Gianluigi Goi parla della produzione del caffè in Sicilia all’orto botanico di Palermo

0
palermo birreria caffè sicilia goi maison
La città di Palermo (immagine: Pixabay)

Gianluigi Goi è un lettore nonché giornalista specialista di agricoltura affezionato a queste pagine che con la sua lunghissima esperienza e il suo punto di vista ha contribuito diverse volte proponendo contenuti sempre interessanti. Questa volta Goi esprime le sue considerazioni sulla produzione di caffè 100% siciliano all’orto botanico di Palermo a seguito dell’articolo di Giulia Bartalozzi, pubblicato da Georgofili Info (ne abbiamo parlato qui). Leggiamo di seguito le considerazioni di Gianluigi Goi.

La produzione di caffè in Sicilia

di Gianluigi Goi

PALERMO – “Caffè made in Sicily: l’esperimento all’orto botanico di Palermo” a firma di Giulia Bartalozzi, pubblicato da Georgofili Info del 29 maggio 2024, secondo noi, in nuce costituisce la data di nascita del primo caffè 100% siciliano, e conseguentemente italiano e, potenzialmente, europeo.

Per evitare elucubrazioni pindariche che sarebbero fuori luogo e meglio precisare la nostra affermazione si sottolinea che il professor Paolo Inglese (ordinario di Scienze agrarie all’Università di Palermo con specializzazione post-laurea in Agricoltura tropicale e subtropicale e georgofilo: chi è cultore degli studi agrari però con occhi molto attenti anche agli aspetti umanistici insiti nell’attività primaria sin dai primi tempi dei Sapiens) nell’intervista riportata ha evidenziato che “di fatto esistono in orto (Botanico di Palermo  e più in generale in Sicilia n.d.r.), in diversi vivai e parchi privati, piante di caffè che prosperano e si riproducono da decenni, se non di più. Noi stiamo cercando solo di metterle a sistema colturale in modo ordinato”.

Si tratta di semenzali (nel lessico agronomico piantine germinate da seme da poco tempo) “capaci di produrre frutti e semi fertili”.

In un altro passaggio viene sottolineato che si torna a coltivare caffè “a più di un secolo di distanza dal primo esperimento di coltivazione nell’Isola”. Infatti nel 1905, in quella che oggi è l’ombreggiata particella storica del caffè alieno accudita nell’Orto botanico palermitano –  di suo una istituzione scientifica di rilievo in un ambiente che trasuda, per piante e fiori, passione e saperi antichi e moderni fusi armonicamente insieme – furono piantate 25 piante.

I precursori della coltivazione di prova di quelle che furono definite specie tropicali e, in un’epoca buia per l’Italia, persino ‘coloniali’, furono i professori Savastano, Casella e Calabrese, antichi Maestri di una scuola agronomica siciliana di prestigio oggi al proscenio della frutticoltura europea per la coltivazione performante e competitiva del mango e dell’avocado.

“Facciamo piccoli passi – dichiara il professor Inglese, coordinatore del progetto, che vede coinvolto tutto il Dipartimento di Scienze agrarie dell’Università di Palermo e in particolare il professor Vittorio Farina – sappiamo bene che la vocazionalità ambientale è quella che è, limitata e da testare nel tempo e nello spazio”.

Però la strada, ancorché non facile da perseguire, indica con chiarezza la meta della coltivazione in ambiente protetto.

Il ricorso alle tecniche biotecnologiche avanzate, l’utilizzo di sensori e di applicazioni tecnologiche avanzate (la cosiddetta agricoltura punto 4 o 5) per irrigazione mirata e utilizzo di tessuti agrotessili e/o strutture ad hoc per la crescita,  sono alcune delle diverse opportunità più aggiornate  che fanno ritenere possibile in tempi relativamente brevi il superamento della sfida che dovrebbe portare alla coltivazione del caffè “siciliano” in quantitativi certo limitati ma non irrisori facendo ricorso a quella che il professor Inglese definisce la <prudenza agronomica>, “la sola capace di portare a risultati replicabili nel tempo e nello spazio”.

Del resto già ora le pur modeste quantità di chicchi prodotti su base amatoriale e/o sperimentale fanno dire che “la qualità è buona ed è stata analizzata da assaggiatori esperti” e, aggiunge Paolo Inglese, non immaginiamo grandi quantità ma produzioni di nicchia che valorizzino il brand”.

In pratica, più prima che poi, si potrà affermare che in Sicilia sarà prodotto “il primo caffè 100% europeo dal seme al macinato”. Un ritorno d’immagine importantissimo.

Un traguardo sì difficile ma alla portata di una vera e propria “filiera caffeicola” che è in fieri e già abbozzata in maniera abbastanza chiara.

Con la ricerca universitaria, base di partenza ineludibile, ne fanno già parte produttori, vivaisti (aspetto molto importante, anche se dice poco ai non addetti ai lavori) ed è pure presente anche l’ultimo anello della catena, la torrefazione.

L’ultimo passaggio, quello del servizio finale al cliente/consumatore nell’Isola, patria di cantastorie storici, con tanto di “narrazione del gusto” come va di moda oggi, è l’ultimo dei problemi.

Quello vero, almeno a parere di chi scrive, è mantenere e consolidare lo spirito di squadra che si è venuto finora formando ma il difficile viene adesso che si cominciano ad intravvedere i primi luccichii del successo, con quel che ne consegue anche in termini economici. E quella siciliana è terra di individualisti spinti.

Prima di concludere, chi scrive – convinto assertore dell’utilità di un progetto affascinante qual è questo del caffè made in Sicily – si permette di rivolgere agli esperti il seguente quesito: è possibile alla luce delle più recenti acquisizioni della genetica e della microbiologia della rizosfera (all’ingrosso il suolo che circonda le radici) o di altre tipologie di analisi, arrivare ad una plausibile tipizzazione del futuro caffè siciliano?”

                                                                                                    Gianluigi Goi

Accademia del caffè espresso continua i progetti di ricerca sul caffè con CDR

0
caffè espresso accademia
La ricerca sul caffè espresso (immagine concessa)

FIRENZE – Accademia del caffè espresso è un polo culturale creato da La Marzocco dedicato alla diffusione della conoscenza del mondo del caffè e alla promozione del caffè espresso. In questo centro polifunzionale, sorto nello storico stabilimento dell’azienda, sono in corso progetti che stanno creando una maggior connessione tra il mondo della produzione del caffè e quello del consumo.

Da Firenze si sono strette relazioni con partner in tutto il mondo e sono state pensate esperienze, sono stati ospitati eventi e realizzati progetti accademici e scientifici incentrati sulla ricerca e la formazione sul caffè. Creare una rete permette di accrescere le conoscenze e diffondere maggior consapevolezza su ogni aspetto di questa materia, dalla sua produzione fino alla qualità in tazza.

Il caffè viene prodotto in luoghi lontani da quelli di consumo, spesso in condizioni estreme, e richiede oggi una approfondita ricerca di soluzioni che lo proteggano dalle minacce del cambiamento climatico. Solo così sarà possibile tutelare chi trae il proprio sostentamento dalla sua coltivazione.

La Marzocco agisce da tempo nell’intento di migliorare la qualità della vita di chi opera all’origine della filiera e con Accademia del Caffè Espresso vuole essere oggi un punto di riferimento per tutti gli attori coinvolti, facilitando l’incontro tra produttori e consumatori, giocando un ruolo attivo nella costruzione di una rete del valore che possa creare realtà virtuose e sostenibili.

I progetti in corso, con i diversi partners, toccano un ampio spettro di applicazioni:

Accademia del Caffè Espresso, insieme a Cisco e PNAT, prosegue nel progetto “ConSenso” (raccontato nel video reportage ad esso dedicato, “Tunasikia”), lanciato in una piantagione in Tanzania, nel quale vengono monitorate le piante da remoto tramite sensori installati direttamente sulle piante di caffè per raccogliere dati che permettano di ottimizzare l’utilizzo di acqua e risorse.

L’erogazione del caffè (immagine concessa)

L’obiettivo finale di ConSenso attraverso questa registrazione in tempo reale delle reazioni delle piante al cambiamento climatico non sarà solo quello di aiutare la piantagione tanzaniana di Utengule, ma soprattutto di poter arrivare a creare sistemi e strategie che possano essere replicati per altre coltivazioni in tutto il mondo, favorendo la resilienza delle piante per affrontare la sfida che ci lancia il riscaldamento globale.

Al centro del lavoro di ricerca anche progetti specifici sul caffè, condotti da Coffee Education Leader e Coffee Research Leader di Accademia in collaborazione con partner e istituzioni del settore: in particolare, sta prendendo forma un’analisi approfondita per comprendere gli effetti della fermentazione sulla qualità del caffè, sia in laboratorio che in diversi paesi produttori di caffè dell’America Latina.

Ad affiancare Accademia CDR, società che produce e commercializza sul mercato mondiale sistemi per analisi di parametri chimici per il controllo di qualità di alimenti e bevande attraverso la sua divisione CDR FoodLab.

Il processo di tostatura (immagine concessa)

Con una forte attenzione alla ricerca e allo sviluppo, CDR FoodLab continua a introdurre tecnologie innovative per soddisfare le esigenze specifiche di vari settori all’interno dell’industria alimentare e delle bevande. Di questa divisione fa parte CDR CoffeeLab, sistema innovativo che permette di eseguire analisi per il controllo dei processi di fermentazione, per la definizione del profilo chimico dei chicchi verdi, del caffè tostato e della bevanda.

La coltivazione del caffè è un processo complesso influenzato da molte variabili come altitudine, terreno, cultivar e condizioni climatiche, ma anche dalle pratiche di coltivazione e lavorazione. Dopo la raccolta, il caffè subisce una fermentazione che influenza profondamente il profilo organolettico del chicco e della bevanda finale. La diversità dei microrganismi, le caratteristiche della polpa e i fattori ambientali contribuiscono alla sua variabilità.

Uno dei cinque progetti in corso in Centro America, finalizzato 2022-23, si è svolto in Honduras, dove l’organismo di tutela del caffè in Honduras – IHCAFE (Hondureño Café Institute) ha collaborato con l’Accademia del Caffè Espresso, con l’obiettivo di misurare e monitorare l’evoluzione degli zuccheri e degli acidi durante la lavorazione fase per fase. Nel periodo di raccolta 2022-23, due varietà di caffè (Pacas e Lempira) a tre diversi stadi di maturazione sono state fatte fermentare in vasca con il metodo lavato per 48 ore. Durante la fermentazione, sia l’acqua di processo che i chicchi di caffè sono stati analizzati a intervalli regolari utilizzando CDR CoffeeLab.

Gli stessi campioni di caffè verde sono stati tostati e valutati mediante degustazione in cupping seguendo il protocollo SCA.

Le due varietà hanno risposto diversamente al processo di fermentazione. Nel caffè Pacas i parametri misurati hanno subito notevoli variazioni, a dimostrazione delle grandi potenzialità qualitative di questa antica cultivar. Particolarmente interessante è stato il comportamento dell’acido acetico, percepibile anche durante la degustazione.

L’equilibrio tra acidità e zuccheri è stato fondamentale nel determinare la qualità finale del prodotto estratto in espresso, poiché è stata riscontrata una correlazione tra il risultato ottenuto nella degustazione e i valori di acidità e zuccheri misurati nel caffè verde.

La collaborazione tra CDR e Accademia, oltre che con il contributo di centri di ricerca universitari, riesce a portare risultati importanti anche per il dipartimento Ricerca e Sviluppo de La Marzocco, che unendo la ricerca scientifica di CDR all’esperienza pratica sensoriale del team caffè di Accademia riesce a tradurle in innovazioni tecnologiche, applicate ai nuovi prodotti.

Questa collaborazione ha apportato una serie di contributi significativi nello sviluppo delle parti fondamentali dei macinacaffè oggi prodotti e commercializzati da La Marzocco (Swan e Pico) e nello sviluppo di sistemi e soluzioni diverse di preinfusione ed estrazione.

Le ciliegie del caffè (immagine concessa)

Già in passato la ricerca portata avanti con CDR ha raccolto dati e fornito conoscenze che hanno permesso al dipartimento R&D de La Marzocco di sviluppare innovazioni nel campo della sensoristica a bordo macchina per la determinazione di alcuni dei parametri fondamentali dell’acqua necessari per la corretta estrazione del caffè espresso e per le prestazioni della macchina da caffè.

Info e aggiornamenti periodici sull’attività di ricerca e sui risultati accademici dell’Accademia del Caffè Espresso de La Marzocco possono essere consultati online, sulla pagina Instagram di @accademiadelcaffeespresso e sulla pagina web.

Brasile: Usda prevede un raccolto vicino ai 70 milioni di sacchi, simile a quello record del 2020

0
Usda produzione Brasile
Il logo del dipartimento dell'agricoltura di Washington

MILANO – In Brasile si prospetta un raccolto di quasi 70 milioni di sacchi, in linea con quello record di quattro anni fa. Queste almeno le previsioni della rete informativa globale del dipartimento Usa dell’agricoltura, contenute in un nuovo report diffuso nella giornata di ieri, martedì 3 giugno.

Gli esperti del ministero americano si aspettano un nuovo incremento della produzione, il terzo consecutivo, del 5,4%, per un raccolto di 69,9 milioni di sacchi, simile a quello del 2020/21.

La produzione di arabica crescerà del 7,3%, a 48,2 milioni. Più modesta (+1,4%) la crescita del raccolto di robusta, che risalirà a 21,7 milioni: oltre un milione in meno rispetto al dato record di due anni fa.

Come è tradizione, le stime di Usda si collocano molto al di sopra di quelle ufficiali di Conab, che si aspetta una produzione di 58,8 milioni e dello stesso Ibge (Istituto brasiliano di geografia e statistica, dipendente dal ministero della pianificazione economica), che prevede un raccolto di 60,2 milioni.

Calore intenso e precipitazioni inferiori alla media hanno inciso negativamente sulle colture nelle prime fasi del ciclo vegetativo, tra ottobre e dicembre

In seguito, la situazione è migliorata – in particolare nel Minas Gerais e nell’Espírito Santo, i due principali stati produttori – riaccendendo le speranze di un raccolto abbondante, ancorché inferiore alle elevatissime aspettative iniziali.

Contenuto riservato agli abbonati.

Gentile utente, il contenuto completo di questo articolo è riservato ai nostri abbonati.
Per le modalità di sottoscrizione e i vantaggi riservati agli abbonati consulta la pagina abbonamenti.

Rhea aderisce al Global Compact delle Nazioni Unite per la sostenibilità d’impresa

0
rhea
Rhea conferma il suo impegno per la sostenibilità d’impresa (immagine concessa)

MILANO – Rhea, tra i più importanti produttori al mondo di macchine da caffè, annuncia la propria adesione al Global Compact delle Nazioni Unite, la più importante iniziativa a livello mondiale di sostenibilità aziendale basata su dieci principi universali relativi ai diritti umani, al lavoro, all’ambiente e alla lotta alla corruzione.

Rhea per il Global Compact delle Nazioni Unite

Con oltre 15.000 aziende provenienti da più di 160 paesi del mondo, il Global Compact delle Nazioni Unite aiuta le aziende a sviluppare pratiche aziendali responsabili per accelerare e scalare l’impatto collettivo globale delle imprese.

ll percorso di crescita sostenibile di Rhea è iniziato da oltre 20 anni per conciliare gli obiettivi d’impresa a quelli ambientali e sociali, attraverso progetti di innovazione sostenibile e di governance aziendale per il cambiamento sociale.

Con l’adesione al Global Compact delle Nazioni Unite, Rhea accresce ulteriormente il suo impegno allineando le sue strategie e azioni ai dieci principi per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile previsti dall’Agenda 2030 e dare il suo contributo al cambiamento collettivo.

“Per Rhea la sostenibilità è un dovere e una vera e propria missione per generare valore sociale e ambientale oggi, ma soprattutto per le generazioni future. Abbiamo risposto all’appello del Global Compact delle Nazioni Unite perché crediamo che l’agire insieme per il bene comune sia la principale leva per il cambiamento in ambito sociale, ambientale ed economico.” commenta Andrea Pozzolini, CEO di Rhea.

La scheda sintetica di Rhea Vendors Group

Rhea Vendors Group, fondata da Aldo Doglioni Majer nel 1960, è tra i più importanti produttori al mondo di macchine da caffè. Da oltre sessant’anni, il brand si contraddistingue per la forte impronta internazionale, design di altissimo livello, tecnologia all’avanguardia ed eccellenza del made in Italy.

Con headquarters e produzione in provincia di Varese e filiali in 9 paesi esteri, l’azienda ha il vanto di diffondere la cultura del caffè in 100 Paesi di tutto il mondo. Da player del mondo del vending a precursore nell’utilizzo della distribuzione automatica nei settori del new retail, hotellerie e out of home, Rhea conferma la propria vocazione a interpretare e anticipare un mercato in continua evoluzione.

Le nuove proposte di Rhea rivoluzionano il concetto dell’ospitalità, in contesti sia business che residenziali, con una proposta di valore per accrescere l’esperienza della pausa caffè.