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domenica 20 Aprile 2025
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Alberto Polojac all’Honduras Coffee Fest: “Fondamentale puntare su metodi più efficaci di produzione, formazione sul campo e soluzioni tecnologiche all’avanguardia”

SANTA ROSA DE COPAN – “Siamo in un periodo di grande incertezza e instabilità dei prezzi: un contesto che non si è mai visto prima nel nostro settore”. Con queste parole Alberto Polojac ha aperto il suo intervento durante l’Honduras Coffee Fest 2025, uno degli eventi più attesi del panorama internazionale del caffè, tenutosi nel capoluogo del dipartimento di Copàn.

Davanti a una platea composta da produttori ed esportatori locali, Polojac, di Imperator S.r.l. di Trieste (importatore di caffè crudo) ha analizzato la drammatica situazione dei mercati globali del caffè, con i prezzi che hanno raggiunto livelli record sia per l’Arabica ( vicine a 4$ per libbra nella Borsa di New York) che per il Robusta (che ha toccato i 5.400 dollari per tonnellata a Londra).

I visitatori all’evento (immagine concessa)

I cambiamenti climatici hanno avuto un impatto devastante sui raccolti“, ha sottolineato Polojac, “particolarmente nell’ultimo trimestre in Brasile, Vietnam, Colombia e America Centrale. In Honduras, le recenti alluvioni hanno compromesso circa il 15% della produzione nazionale, aggravando ulteriormente la situazione dell’offerta globale mentre la domanda continua a crescere”.

Durante il suo intervento, Polojac ha anche affrontato il tema della European Union Deforestation Regulation (EUDR), la normativa europea che entrerà in vigore a dicembre 2025 e che imporrà nuove regole per i prodotti importati nell’UE, tra cui il caffè.

“Questa regolamentazione rappresenta una sfida ma anche un’enorme opportunità per i produttori honduregni”, ha spiegato. “Chi investirà in tracciabilità e pratiche sostenibili avrà un vantaggio competitivo fondamentale nel mercato europeo”.

Secondo i dati presentati, l’Honduras, quinto produttore mondiale di caffè, potrebbe beneficiare particolarmente di questa transizione grazie ai suoi programmi di sostenibilità già avviati nelle regioni di Santa Bárbara e Copán, dove diverse cooperative stanno implementando sistemi di tracciabilità basati su blockchain.

Il relatore ha concluso il suo intervento con un appello all’innovazione: “Per affrontare al meglio queste sfide, è fondamentale puntare su metodi più efficaci di produzione, formazione sul campo e soluzioni tecnologiche all’avanguardia, creando un mercato del caffè più resiliente e pronto a fronteggiare le difficoltà future.”

L’intervento di Polojac è stato seguito da un workshop pratico sulla tracciabilità del caffè con oltre 200 partecipanti, confermando l’interesse crescente del settore verso queste tematiche di cruciale importanza per il futuro dell’industria caffeicola.

Fipe si congratula con i vincitori del premio Maestro dell’arte della cucina italiana, da Massari a Bottura, assegnato da Giorgia Meloni e Francesco Lollobrigida

ROMA – Fipe-Confcommercio esprime le più vive congratulazioni ai vincitori del Premio Maestro dell’arte della cucina italiana, assegnato il 2 aprile dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida.

Il premio rappresenta un simbolo di valorizzazione e tutela della nostra tradizione gastronomica, riconoscendo il talento e l’impegno di coloro che quotidianamente contribuiscono a preservare e innovare la cultura culinaria del nostro Paese.

Per questo motivo la Federazione Fipe, presente alla cerimonia con il Presidente Lino Enrico Stoppani, sottolinea l’importanza di questo riconoscimento per la promozione della cucina italiana a livello globale.

I premi sono stati conferiti a figure che si sono distinte per il loro contributo alla valorizzazione delle eccellenze italiane.

Tra i vincitori di quest’anno figurano: Iginio Massari, premiato per l’arte della pasticceria italiana; Carlotta Fabbri, per l’arte della gelateria; Franco Pepe, per l’arte della pizza; Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, per l’arte della gastronomia; Piercristiano Brazzale, per l’arte casearia; Maria Francesca Di Martino, per l’arte olivicola italiana; Riccardo Cotarella, per l’arte vitivinicola, e infine Massimo Bottura, che ha ricevuto il Premio maestro dell’arte della cucina italiana.

L’importanza di questo premio non risiede solo nel suo valore simbolico, ma anche nel suo ruolo fondamentale nel rafforzare la presenza della cucina italiana nel mondo. La cucina italiana non è solo una questione di piatti e ingredienti, ma è una vera e propria espressione di cultura che riesce a raccontare la storia e le radici del nostro Paese. Il Premio, pertanto, non solo celebra i singoli talenti, ma diventa un formidabile strumento di soft power per promuovere l’eccellenza della cucina italiana a livello internazionale, consolidando il nostro Paese come punto di riferimento gastronomico globale.

Quarta Caffè si rinnova tra specialty e nuove caffetterie

Da una piccola bottega di Lecce a un marchio inconfondibile del caffè in Puglia: la storia della famiglia Quarta attraversa quattro generazioni. Oggi, Edoardo Quarta si fa portavoce di una nuova sfida con un’attenzione particolare per lo specialty. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Vivian Petrini per il portale d’informazione Cibo Today.

La storia di Quarta Caffè

LECCE – Nel cuore del Salento, dove il caffè è un rituale quotidiano, tra il profumo intenso della tostatura e la passione tramandata di padre in figlio, nasce la storia della torrefazione Quarta Caffè. Un nome che oggi è sinonimo di eccellenza, ma che affonda le radici in una piccola bottega familiare nel centro di Lecce, dove tutto ebbe inizio più di 70 anni fa. Sotto la guida di Antonio Quarta e dei figli Gaetano ed Edoardo, l’azienda continua a crescere e a distinguersi per la ricerca della qualità, la sostenibilità e l’innovazione.

Nel primissimo dopoguerra, Antonio Quarta non si occupava solo di caffè: nella sua bottega produceva e vendeva anche gazzose e ghiaccio, un bene prezioso in un’epoca in cui i frigoriferi erano un lusso per pochi.

“Mio bisnonno Antonio aveva questa bottega dove, oltre a tostare il caffè, vendeva anche ghiaccio. Era l’unico a produrlo a Lecce e lo consegnava con una carrozza nelle case della città”, ci racconta Edoardo Quarta, la quarta generazione ora al timone dell’azienda di famiglia.

La storia del ghiaccio e del caffè si intreccia con quella del famoso caffè in ghiaccio – chiamato anche caffè leccese seppur non tutti sono d’accordo su questa dicitura – una tradizione salentina ormai esportata ovunque e di cui i Quarta rivendicano la paternità.

Edoardo Quarta da qualche anno ha avviato un progetto nel mondo del caffè specialty. Dopo esperienze nelle cucine stellate, ha deciso di portare la sua passione per la qualità all’interno dell’azienda di famiglia. “Ho intrapreso un percorso di formazione ottenendo certificazioni di alto livello, tra cui la Q-Grader, la più prestigiosa nel mondo del caffè”, racconta a Cibo Today.

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Gelateria La Romana e H-Farm insieme per ridisegnare il futuro del cono artigianale

L’iniziativa del brand La Romana è nata con l’idea di reinventare la gelateria a pochi passi da piazza Duomo di Treviso attraverso gli occhi della Generazione Z e Alpha, che fin da giovanissimi hanno familiarità con tecnologie e dispositivi mobili. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Treviso Today.

H-Farm e La Romana per le generazioni più giovani

MILANO – H-Farm e gelateria La Romana hanno unito le forze per ridisegnare il futuro dell’esperienza del gelato artigianale. Partendo da un brief che identificava alcune sfide reali del retail tradizionale, dalla collaborazione tra le due realtà è scaturito un processo creativo che ha coinvolto diverse generazioni e competenze per dare forma alla gelateria del domani.

L’obiettivo era reinventare l’experience de La Romana attraverso gli occhi della Generazione Z (i nati tra il 1997 e il 2012) e della Generazione Alpha, i veri nativi digitali nati tra il 2010 e il 2025, che fin da giovanissimi hanno familiarità con tecnologie e dispositivi mobili.

Il percorso ha preso il via con una sfida della durata di due mesi, una challenge, rivolta agli studenti di H-Farm College. Il Career Service ha supportato La Romana nella stesura di un brief, invitando gli studenti a sviluppare progetti originali in linea con le richieste dell’azienda.

Tra i team finalisti, “Stracciatella alle More” si è distinto presentando un concept rivoluzionario basato sulle tecnologie Nfc e AI, capace di trasformare ogni gusto di gelato in un’esperienza narrativa immersiva.

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Il consumo di caffeina aiuta a contrastare l’alcolismo: il nuovo studio

Il consumo della caffeina interferisce nell’organismo bloccando la dopamina e può essere d’aiuto per contrastare il fenomeno dell’alcolismo. I ricercatori hanno scoperto che la caffeina ha un impatto significativo sul percorso mesolimbico della dopamina, una parte molto importante del sistema di ricompensa del cervello, attraverso il quale viene rilasciata la dopamina. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione msn.

La caffeina contro l’alcolismo

MILANO – La caffeina interferisce sulla nostra salute psico-fisica e questa non è di certo una novità. Ad ogni modo, non tutti sanno che il caffè potrebbe aiutare a contrastare alcuni effetti dell’alcol sul cervello e limitare, seppur potenzialmente, il rischio di dipendenza.

E’ questo quanto è emerso da un recente studio che spiega come la caffeina vada ad interagire con la produzione della dopamina, che poi è proprio quella sostanza chimici che ci fa stare bene.

Precedenti studi hanno posto in evidenza il fatto che la caffeina possa interagire con alcuni dei modi in cui l’alcol modifica il comportamento. A condurre questo ultimo studio sono stati alcuni scienziati provenienti dall’Italia e altri dagli Stati Uniti che hanno esaminato questa relazione.

Sono stati effettuati degli studi ed esperimenti sui ratti, che hanno portato ad un risultato. I ricercatori hanno scoperto che la caffeina ha un impatto abbastanza significativo sul percorso mesolimbico della dopamina ovvero una parte molto importante del sistema di ricompensa del cervello, attraverso il quale viene rilasciata la dopamina.

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Giubbe Rosse di Firenze: Massimo Mori presenta il libro dedicato alla storia del locale

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Massimo Mori racconta nel suo nuovo libro la storia dietro Giubbe Rosse, il locale fiorentino di piazza della Repubblica, e il periodo di passaggio caratterizzato tra il vecchio secolo e il nuovo millennio. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione La Nazione.

Assolo corale: il libro di Massimo Mori sul locale Giubbe Rosse di Firenze

FIRENZE – Massimo Mori, l’autore, definisce la stagione 1989 – 2013 del caffè letterario delle Giubbe Rosse, quella della “intermedialità” (la trasformazione di un contenuto da un medium all’altro). “Assolo corale” ne è il titolo (Florence Art Edizioni), chiarendone il proprio ruolo (di ideologo e conduttore) ma sottolineandone ad un tempo la rilevanza di quanti hanno concorso a caratterizzare quegli anni.

Libro/diario interessante, storicamente importante, ma destinato forse anche e suscitare qualche reazione da parte di chi operò altrove, dubitando della primazia delle operazioni culturali che si confezionavano in quei locali, nella stagione della gestione Smalzi o poco più. Del resto, nulla di nuovo; anche nei gloriosi anni ’30 al gruppo delle Giubbe facevan da contraltare quelli di Gilli, dall’altra parte dell’allora piazza Vittorio. Ma ora che la statua equestre di Vittorio Emanuele II è alle Cascine e la piazza è intitolata alla Repubblica, le cose son cambiate.

Di fatto, dopo la gloriosa stagione di Montale, Luzi, Rosai, Macrì, Bonsanti ed altri, il dopoguerra alle Giubbe, soprattutto fra gli anni ’70 e ’80, ebbe a soffrire di silenzi e incertezze (se pur con la presenza del movimento di “Ottovolante”), declinando quel prestigioso profilo che le aveva caratterizzate.

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Mauro Bassini, autore di Non c’è più gusto, il libro-critica alla cucina italiana

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Il giornalista bolognese Mauro Bassini ha pubblicato e presentato il nuovo libro Non c’è più gusto, una critica diretta alla cucina italiana che, secondo l’autore, dà molta più importanza a inutili raffinatezze che alla qualità vera e propria. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Daniela Utili per La Gazzetta del Gusto.

Il libro Non c’è più gusto

MILANO – Il volume è una critica diretta, precisa e documentata, in cui emerge la moda del momento, alimentata dalle tante, troppe trasmissioni di cucina in tv. A tutte le ore e in tutte le salse. Bassini scrive dei motivi per cui siamo particolarmente vicini al suicidio: poco talento, inutili raffinatezze, eleganti banalità e ostinate follie.

“I piselli ripieni sono stati importanti per decidere di scrivere questo libro” – ha raccontato Bassini come riportato da La Gazzetta del Gusto. “In un ottimo e celeberrimo ristorante di Bologna trovai nel menu questo piatto che arrivò con 10-12 piselli tutti belli verdi (un po’ spartano). Quindi chiesi di fare due chiacchiere col cuoco e gli chiesi che differenza ci fosse tra un pisello ripieno di crema di calamari e 12 piselli appoggiati su un letto di crema di calamari. La risposta?…’Eh vabbè però bisogna anche stupire…”.

Secondo Bassini lo stupore è diventato l’obiettivo numero uno.

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Origini Caffè, l’espresso come il vino: “Vogliamo trovare e fare ritrovare il volto del produttore bevendo una tazzina di caffè”

LA MORRA (Cuneo) – Nella zona produttiva nota per il vino Barolo, si trova Origini Caffè, attività avviata da Gianfranco insieme a Gianni, specializzati in viticoltura ed enologia – e Roberto, che ha sviluppato la sua esperienza proprio nel mondo del caffè. La mission del gruppo è “Trovare e far ritrovare il volto del produttore nella tazzina di caffè”.

Questa è la mission di Origini Caffè

Un’iniziativa, anzi, una storia di passione e amicizia: “Iniziata – specifica Gianfranco – perché vogliamo raggiungere l’obiettivo di far conoscere l’origine del chicco, che è innanzitutto una pianta: l’atto finale del bere una tazzina di caffè racchiude una filiera fatta di colori, profumi, mani, persone ed espressioni”

Origini Caffè inizia a farsi strada per via di un incontro avvenuto casualmente con un produttore di caffè durante il Salone di Terra Madre, intorno al 2003-4, proveniente dalla zona di Huehuetenango in Guatemala.

L’agricoltore disse una frase che rimase impressa nelle menti del gruppo: “Noi abbiamo il
caffè più buono del mondo.. ma non riusciamo a venderlo”. Così, dopo un anno, a seguito della visita nella sua azienda, nell’ambito del programma Slow Food, si fece chiara l’idea della collaborazione.

Origini Caffè parte così: far arrivare il caffè del Guatemala dall’altra parte del mondo

“Vivere in prima persona il “cafetal”, per gente come noi appassionate dell’agricoltura, ci ha regalato emozioni spettacolari. L’importazione è stato l’atto finale, a seguito della conoscenza delle comunità locali, delle varietà/cloni, dei metodi di processamento.”

Origini Caffè sposa prima di tutto la causa dei contadini: si dialoga con loro, si sostengono tecnicamente sul campo acquistando le attrezzature necessarie e pagando degli agronomi a loro supporto.

“Tutto questo è stato possibile attraverso i progetti di cooperazione: con pochi mezzi e tanta volontà, siamo entrati in questo circuito virtuoso e da lì abbiamo continuato fino ad oggi”.

Tutt’ora importiamo caffè dal Guatemala, principalmente coltivato dalle donne che noi cerchiamo di sostenere per dar loro valore come figure fondamentali all’interno delle piantagioni. È importante per noi raccontare questi contesti difficili: spesso sono storie di madri, mogli, sorelle intrecciate nelle vicende storiche nazionali.

Il termine “feminino” per il caffè da loro coltivato, è stato possibile utilizzarlo solo un anno fa, dopo l’impegno di un grande movimento femminista partito dal Sud America. Il nostro aiuto vuole intendersi come un rapporto di ascolto e sostegno, senza imposizioni sui locali.”

Vino e caffè: Origini Caffè ne è l’esempio concreto nei suoi fondatori

“Stiamo portando avanti un progetto su questo parallelismo che inizierà a breve, nella Guinea Conakri, insieme alla ONG ‘A proposito di altri mondi’ (APDAM), lavorando con i produttori per lo sviluppo di una filiera di qualità. Vogliamo sfruttare e approfondire la certificazione geografica al fine di dare un’origine precisa, lavorando poi sulle tecniche di processamento. Cooperazione e tecnici di filiera sono impegnati nel delimitare e valorizzare i territori sotto profili agronomici e varietali che si evolveranno in vere e proprie menzioni.

Accostare il caffè al vino, ma anche alla nocciola, è importante perché sono storie di successo che nelle Langhe conosciamo. Origini caffè cerca di “traslare” la filiera del mondo del vino in quella del caffè facendo propri i termini di territorialità, menzioni geografiche aggiuntive, sottozone… dove torrefattore, importatore e barista devono impegnarsi per divulgare la conoscenza della materia prima che viene coltivata, in questo caso a 7000 chilometri di distanza.

Per questo motivo ci siamo dedicati anche alla tostatura, aprendo la nostra torrefazione nel centro di La Morra e trasferendo le nostre competenze dal vino al caffè: la comunicazione resta però fondamentale.

Spiegare l’esistenza di tanti tipi di caffè può aiutare ad una maggiore comprensione del prodotto: così come non si chiede al ristoratore un bicchiere di vino e basta, altrettanto non si dovrebbe fare con il caffè al bancone. Ogni operatore, secondo la mia visione, dovrebbe essere “sommelier del caffè”, andare al di là della somministrazione. Tutto ciò è possibile fornendo in primis la formazione”.

Caffè e vino (foto concessa)

Caffè dei Piccoli Produttori è il nostro brand, termine richiesto proprio dai produttori per evidenziare la loro presenza.

Nel mondo del vino è successo.

La gente ha iniziato a richiedere una certa tipologia di vino e di conseguenza, somministratore e produttore, per rispondere alle richieste dei consumatori finali si sono aperti al confronto ed alla divulgazione. Così è iniziato il racconto del valore dietro al processo di produzione. Il caffè dovrebbe essere valorizzato alla stessa maniera. L’idea è quella di educare tutti gli attori della filiera: dai produttori al barista, sino al consumatore finale.”

Ma quindi un modo di impostare la filiera in maniera equa e giusta è sostenibile anche oggi, con il mercato impazzito?

“Continuiamo a svolgere le nostre attività esattamente come abbiamo iniziato; il prezzo globale del caffè effettivamente è un punto che fa discutere, come anche il tema del cambiamento climatico che porta ad un calo di produzione ed a fenomeni di speculazione, ma si può dire questo: se i cafetalero hanno le capacità di valutare il costo di produzione potranno ottenere il giusto prezzo per il loro caffè.

Da parte nostra, ci impegniamo a dialogare con loro per supportarli in queste valutazioni. Anche se l’azione individuale non è sufficiente, quella collettiva di tutti i torrefattori diventa essenziale. Ad esempio, per quanto riguarda il caffè che lavoriamo con la Coffee Coalition di Slow Food in Messico, abbiamo evidenziato come la tecnologia alla portata di tutti faciliti le comunicazioni al fine di ottenere un dialogo continuo.”

Origini caffè: quanto caffè specialty importa all’anno

“Dipende dalla disponibilità dei piccoli produttori. Più che di ‘specialty’, userei il termine di ‘caffè di filiera’.

La materia prima implica il dialogo con i piccoli produttori: in Messico siamo in contatto con tre comunità diverse, che raccolgono e vendono il loro prodotto in base alle quantità disponibili. Anche quando la produzione o la qualità non sono ottimali, per svariati motivi, ci viene fatto sapere con totale trasparenza. Queste relazioni, queste dinamiche, dovrebbero essere trasmesse anche al consumatore finale. Ritornando al mondo del vino non tutte le annate sono uguali “.

Barista e consumatore: qualcosa è cambiato?

“Sì, confidiamo molto nel lavoro e nella comunicazione. Quando si parla di caffè è sempre qualcosa di positivo.

Sia discutendo di specialty, di filiera o di etichette oltre che della pulizia delle attrezzature, è fondamentale continuare a discutere e a smuovere la coscienza delle persone, facendo nascere domande in chi beve l’espresso. Slow Food ha dato una grande svolta al mondo del vino ed ora sta lavorando con il progetto Coffee Coalition con l’obiettivo di instillare la stessa curiosità nel caffè. C’è ancora tanta strada da fare.”

E alle origini?

La drupa in piantagione (foto concessa)

“Bisogna ragionare in base alle varie aree geografiche in cui si opera e si collabora. La tecnologia è fondamentale, senza però trascurare le tradizioni: la tecnica deve sostenere il lavoro del coltivatore e non sovrastarlo.

Noi di Origini Caffè ci impegniamo a riconoscere il valore del prodotto già al momento della raccolta. Una modalità dettata dagli stessi cafficultori, che stabiliscono la percentuale di anticipo (alcuni scelgono di non averlo, per destinarlo ad altri che ne hanno più bisogno). Il rischio ovviamente esiste per noi, ma è presente come per qualsiasi altro prodotto agricolo. Il produttore sa cosa rischia e così l’importatore e il torrefattore.

In questo momento – salvo variazioni – ciò che paghiamo ai coltivatori, deriva da una contrattazione con gli stessi cafetaleri. L’idea è spingere verso la consapevolezza dei costi di produzione: nel momento in cui sapranno valutare il valore del loro caffè, sarà possibile stabilire delle cifre adeguate”.

“Ci siamo mossi verso il mercato europeo con il verde, il tostato invece è ancora un target locale”

“La nostra torrefazione è gestita in modo da esprimere al massimo le caratteristiche organolettiche, con tempi di lavorazione adatti alla singola materia prima. Non siamo legati a programmazioni particolari, ma secondo il calendario agricolo. Si può acquistare sul sito, in torrefazione o in locali della zona.

Naturalmente vorremmo riuscire ad espanderci per implementare i nostri progetti. Fare rete è fondamentale: cerchiamo sempre nuove collaborazioni in giro per il mondo, con istituzioni, tecnici di filiera, cooperative, torrefattori“.

Quanto deve costare una tazzina di caffè in espresso?

“Ci sono prezzi di vario tipo, in tutto questo però si discute poco di qualità. Fondamentale è la tracciabilità: si deve sapere il più possibile della tazzina e poi essere liberi di selezionare in base alle proprie preferenze. Nelle nostre etichette è indicato tutto, sino al nome del produttore“.

E con l’Eudr?

“E’ una questione complessa. Naturalmente il processo su larga scala, come principio, è intelligente: i produttori con cui collaboriamo tuttavia, non sono tutti in grado di certificare il caffè di foresta. Bisognerebbe attendere un pochino per far in modo che la maggior parte dei contadini possano attrezzarsi.

Dall’oggi al domani si crea soltanto una gran confusione. In Amazzonia, in Etiopia, non c’è neppure il concetto della proprietà privata. Se ne discute molto, ma non è tutto chiaro, soprattutto quando si ha a che fare con zone molto remote. Si devono muovere gli enti, le varie Nazioni. Con i nostri coltivatori abbiamo un rapporto di amicizia e parliamo a carte scoperte: l’idea è quella di migliorare tutti, ma serve ancora tempo”.

Quali sono i prossimi obiettivi di Origini Caffè

“Il goal sarebbe collaborare di più con i produttori, esplorare nuovi mercati e origini. Con Slow Food ci sono tanti progetti nel cassetto e tante comunità da far evolvere. Le prospettive non mancano in più nazioni. Siamo patiti di foreste.”

ELIS Food Hub, il caffè nei piatti in una masterclass, con anche CoffeeandLucas: “Un corso di pairing come questo, impossibile qualche anno fa”

ROMA – Si entra nella struttura di ELIS, realtà che si occupa di far crescere le persone a livello professionale e promuove sviluppo e innovazione in stretta collaborazione con enti di formazione, aziende, università, centri di ricerca e istituzioni. I percorsi didattici finalizzati all’inserimento lavorativo sono progettati insieme alle imprese, per rispondere ai loro bisogni.

Il dialogo costante con il mondo economico e l’impegno sociale si uniscono nell’obiettivo di promuovere uno sviluppo sostenibile e inclusivo in un ecosistema di collaborazioni finalizzato alla promozione della persona. Da qui, l’importante decisione di inserire in una masterclass il caffè, come ingrediente nei piatti realizzati in classe.

ELIS ha visto una nuova via: come è venuta in mente l’idea di proporre una masterclass che abbina il caffè con il cibo?

Risponde Michela Maioni – Responsabile F&B ELIS Education: “L’idea è nata dalla sempre più crescente esigenza di avvicinare i due mondi (della cucina e del caffè) affinché innovazione e creatività possano esprimersi al meglio e non rimanere slegati e separati.

Abbiamo pensato a quanto spesso le materie prime sono versatili e possono uscire dal loro settore di riferimento, un viaggio all’interno della stessa dispensa. Inoltre, pensiamo sia necessario che anche il mondo della cucina prenda sempre più l’iniziativa nell’approfondire la conoscenza in una materia prima così versatile e di grande espressione come il caffè.”

Perchè avete deciso di coinvolgere Coffeeandlucas?

“Abbiamo già avuto modo di collaborare con Coffeandlucas, coinvolgendolo in masterclass tematiche per l’orientamento formativo dei giovanissimi. Lui da diverso tempo si occupa di far convivere il mondo del cibo con quello del caffè e racconta in maniera semplice ed efficace (come suggerito dal titolo) delle vere proprie e “storie” legate al mondo del caffè come materia prima e come prodotto di qualità. Decisamente un ottimo partner per discutere insieme di ciò che vuol dire innovazione in cucina e il corretto utilizzo del caffè.”

E a proposito di CoffeenadLucas, ecco il suo commento su questa esperienza in collaborazione con ELIS

“Quando da Paola Buzzini ed Elis mi è stato proposto di promuovere e partecipare al corso FoodPairing con il caffè la mia risposta non poteva che essere più che positiva.
Sono anni che promuovo e stimolo l’uso del caffè in cucina sia come ingrediente e parte integrante di piatti proposti da personalità come Jacopo Mercuro (180 grammi pizzeria romana), Giorgia Proia (Casa Manfredi) e Irene Volpe che come pairing da accostare a piatti dolci ma anche (e soprattutto) a piatti salati.

Per ELIS ho realizzato un video CLICCA QUI e infine ho partecipato da remoto con un intervento durante la giornata della masterclass.

Il mio è stato un intervento di mezz’ora dove ho spiegato ai partecipanti la natura del mio lavoro e le mie esperienze passate nel campo abbinamento cibo e caffè. Ho parlato di tre iniziative specifiche portate avanti con le personalità nominate prima e infine ho dato il mio punto di vista, assolutamente positivo, sulla natura del corso.

Anni fa una masterclass incentrata sul food pairing con il caffè sarebbe stata impensabile”.

In cosa consisteva esattamente questa masterclass? Chi è e cosa ha proposto l’esperto di caffè che avete scelto come docente in questa occasione?

“La giornata era suddivisa in 2 momenti distinti. Nella parte iniziale della masterclass il docente Stefano Mirimich, Responsabile Gestione Qualità – Formazione e Brand Ambassador del Gruppo Daroma Spa ed Espresso Italiano Trainer IIAC (Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè), ha raccontato un viaggio geografico e storico della pianta del caffè e delle sue evoluzioni, raccontando come si arriva dal chicco alla tazza, le diverse varietà e soffermandosi in particolar modo su “come si riconosce” un caffè attraverso degli assaggi di caffè estratti al momento con diverse metodologie.

Nella seconda parte, insieme ai partecipanti si è dato vita a livello pratico a delle ricette basate sull’utilizzo del caffè come ingrediente del piatto e sul “come abbinare” un buon caffè a dei piatti, seguendo un ordine di studio e riflessione ben definito per contrastare o valorizzare gli ingredienti dei piatti proposti.

Per la giornata in questione le proposte di abbinamento sono state diverse, tutte hanno visto il caffè come ingrediente di abbinamento principale delle preparazioni dal filetto di maiale in crosta di caffè e cacao, passando per il pollo al caffè e lime, il risotto funghi e caffè ed il salmone al caffè con frutti di bosco e nocciole.

Le miscele usate sono state:

Arabica Colombia supremo monorigine
Arabica Etiopia sidamo monorigine
Arabica naturale Santos monorigine
Robusta Indiana kappi royal monorigine”.

I ragazzi hanno partecipato motivati e numerosi? Quali sono stati i feedback?

“Abbiamo riscontrato un entusiasmo non indifferente a riguardo di questa masterclass ed i feedback sono stati tutti molto positivi. La maggior parte ci ha chiesto di organizzare altri corsi di formazione per avere l’opportunità di approfondire argomenti quali l’utilizzo del caffè in cucina e le varie strade che si possono percorrere quando si parla di food pairing.

Crediamo che la forza ed il feedback positivo di questi corsi sia data proprio dalla possibilità di mettere in pratica, da parte dei partecipanti, le nozioni trasmesse dal docente durante il corso stesso e dalla cura e l’attenzione che in ELIS Food Hub abbiamo rispetto ai trend del mercato in costante evoluzione.”

Questo accostamento funziona all’interno dei locali? È un modo per riscoprire e valorizzare il caffè, così come una maniera di differenziarsi come attività?

“Secondo il nostro parere sì. Ad oggi tantissime realtà hanno difficoltà a reinventarsi e pochi però si soffermano sul riscoprire la genuinità e il fascino di riprendere in mano materie prime da sempre utilizzate come il caffè e costruirci qualcosa di innovativo intorno.

Da diverso tempo, ormai su tutto il territorio italiano, sono nate delle interessanti iniziative di degustazioni di caffè abbinate a cibi “non comuni”, partendo dai formaggi, arrivando a degustazioni di caffè abbinate a dei menu di tutto rispetto che hanno come protagonisti piatti elaborati e pensati ad hoc per queste esperienze.”

Pensate di riproporre da ELIS l’esperienza o di renderla parte integrante del vostro programma didattico magari in maniera più prolungata?

“Sicuramente, declinando la formazione anche per figure professionali diverse, sia di produzione (come cuochi e baristi), ma anche per coloro che seguono il servizio ai tavoli ed al banco, cosicché possano guidare al meglio i clienti in una scelta consapevole e di qualità.”

Mercati stabili nel giorno dei dazi Usa, mentre arriva una nuova guida sull’Eudr

MILANO – Mercati del caffè stabili, nel giorno dell’annuncio dei dazi da parte dell’amministrazione Trump. Nella giornata di ieri, mercoledì 2 aprile 2025, entrambe le borse del caffè hanno chiuso con variazioni minime sulle scadenze più prossime. New York (maggio) ha perso 20 punti terminando a 388,85 centesimi. Londra (maggio) è arretrata di $6, a 5.366 dollari.

Il mercato continua a trovare supporto nella situazione meteo in Brasile, dove le piogge recenti hanno portato un sollievo soltanto parziale, dopo oltre 30 giorni di siccità, destinati incidere negativamente sul riempimento e la maturazione dei chicchi.

Le previsioni prospettano piogge sparse per i giorni a venire, considerate comunque insufficienti.

A limitare l’ascesa dei prezzi, i segnali negativi che arrivano dai mercati di consumo, dove si teme che gli ulteriori rincari nei listini decisi dai big dell’industria possano scoraggiare la domanda.

In una situazione già incerta, in termini di fondamentali generali e specifici, torna ad aleggiare sui mercati lo spettro dell’Eudr, la cui entrata in vigore è prevista per fine 2025 (metà 2026 per le Pmi)

Prima ancora, la Commissione dovrà definire, entro il 30 giugno 2025, un sistema di analisi comparativa, per classificare i paesi in base al rischio di deforestazione.

Da segnalare, una nuova guida alla conformità alla normativa anti-deforestazione europea realizzata da Elisa Criscione, fondatrice e ceo di Digital Coffee Future.

Disponibile gratuitamente a questo link (in lingua inglese o spagnola), questa guida step by step – sviluppata in collaborazione con Rabo Foundation – fornisce una serie di indicazioni rivolte soprattutto agli attori a monte della filiera (produttori, associazioni dei produttori, cooperative e commercianti locali), che possono però risultare utili anche a chi si trova a valle della supply chain del caffè.

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