Sono 61 ufficialmente i locali storici del triestino. Tra le iniziative di Confcommercio si sta valutando la creazione del nuovo logo, l’aggiornamento e la ristampa delle mappe in italiano, inglese e tedesco e la definizione di un Qr Code da distribuire a tutte le aziende aderenti all’iniziativa. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Trieste Prima.
“Si tratta – ha spiegato Antonio Paoletti, presidente di Confcommercio – di attività economiche che includono negozi, alimentari e non, pubblici esercizi, ristoranti e farmacie le cui radici affondano in tempi lontanissimi, si parte addirittura dalla fine del 1700 e che oltre alla loro valenza produttiva ed occupazionale, rappresentano una componente di crescente importanza dell’offerta e dell’attrattività turistica della città”.
Gli interventi
Nel corso dell’incontro è stata data una panoramica di quanto fatto nella prima parte del progetto, iniziato nel 2022.
“Inizialmente – ha spiegato ancora Paoletti – si è provveduto al censimento delle aziende interessate, quindi alla ricostruzione dei loro trascorsi grazie anche alla preziosa collaborazione dei titolari e poi alla realizzazione di una mappa per accompagnare ospiti e triestini nel percorso di scoperta dei 44 siti di interesse”.
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ROMA – L’inflazionesi mantiene sugli stessi livelli di aprile (+3,3%) sia per il totale ristorazione che per la ristorazione commerciale (+3,2%). Stabile anche la dinamica dell’inflazione generale che resta a +0,8%, soprattutto per il venir meno delle tensioni sui prezzi dei Beni alimentari lavorati.
Si mantengono vivaci i prezzi dei servizi di alloggio che registrano una variazione tendenziale del +6,6%. Leggiamo di seguito la nota pubblicata dal Centro StudiFipe.
Bar
Il profilo inflazionistico del bar (+3,3%) decelera lievemente rispetto a quanto rilevato ad aprile. Gli incrementi sopra la media del comparto riguardano solamente i prodotti di pasticceria e gelateria (+4,0%).
Ristoranti
Per i ristoranti la variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente si attesta a +3,6% e a +3,1% per le pizzerie. I prezzi della gastronomia registrano +3,2% e il delivery +2,9% rispetto a maggio 2023.
Mense
I prezzi delle mense registrano una accelerazione a 3,5%.
LIPOMO (Como) – E’ Nicolas Mosco, venticinquenne di Campolongo Maggiore (Venezia), il miglior barista dell’anno, vincitore dell’Espresso italiano champion 2024. Il giovane veneto si è aggiudicato il titolo di migliore professionista in tema di espresso e cappuccino italiani. Nicolas Mosco è il formatore nell’ABCD Accademia Baristi Caffè Dersut.
Mosco ha sfidato altri 11 professionisti nella competizione organizzata dall’Istituto espresso italiano (Iei) a Caffè Milani di Lipomo (Como), marchio italiano tra i soci fondatori di Iei.
Nicolas Mosco trionfa alla competizione Espresso italiano champion
In un tempo di soli 11 minuti ha dovuto tarare la sua attrezzatura la macchina Rancilio Specialty RS1 e il macinadosatore KRYO65, entrambi dell’azienda Rancilio Group, e dimostrare di sapere preparare quattro espressi e quattro cappuccini. Al secondo posto della finale Ilaria Izzo, mentre al terzo posto si è piazzato Matteo Colzani. Entrambi concorreranno insieme al vincitore nella fase internazionale della competizione.
Il vincitore, Nicolas Mosco, comincia fin da piccolo ad appassionarsi al mondo del caffè. Per questo ha intrapreso gli studi alberghieri scegliendo poi la specializzazione di sala grazie a una prima esperienza professionale.
Da qui ha proseguito approfondendo la passione del caffè in un’azienda che lo ha formato. Dopo sei anni di esperienza all’interno di questa azienda è riuscito a vincere l’Espresso italiano champion.
“Questa gara rappresenta per me una crescita professionale e insieme una tappa importante per il mio percorso professionale – ha detto il vincitore Mosco – io credo nella formazione che è uno strumento fondamentale per arricchire la professionalità e per continuare ad appassionarsi alla professione al punto che oggi posso definirmi un divulgatore del mondo del caffè, ovvero comunico quello che imparo giorno dopo giorno”.
“L’eterogeneità che si registra nei partecipanti dell’Espresso italiano champion sottolinea la percezione di questo evento da parte dei professionisti come uno dei momenti più importanti in Italia per mettersi in gioco e confrontarsi sulle competenze di questo mestiere che ormai è caratterizzato da una vision – commenta il presidente dell’Istituto espresso italiano, Luigi Morello – il fatto che in finale siano arrivati tre donne e tre uomini e soprattutto che abbia vinto il più giovane tra i partecipanti rimarca questo concetto che si lega perfettamente a una delle principali mission di Iei, la formazione, che in questa competizione vede confuire una parte del lavoro che durante l’anno l’Istituto svolge con diverse modalità”.
La ricetta del miglior espresso italiano secondo Iei
I prodotti presentati in gara hanno rispecchiato i parametri di qualità dell’Istituto espresso italiano (Iei): per l’espresso una tazzina con circa 25 millilitri di caffè ornato da una crema consistente e di finissima tessitura, di color nocciola, una bevanda sciropposa con aromi intensi e ricchi di note di fiori, frutta, cioccolato e pan tostato. Per il cappuccino una crema finissima e lucida, con un perfetto bilanciamento di aromi del latte e del caffè.
“Oggi abbiamo assistito a una finale avvincente – dichiara Luca Creti, direttore vendite Italia di Rancilio Group, partner tecnico del concorso – siamo orgogliosi, insieme all’Istituto Espresso Italiano, di poter promuovere la cultura dell’espresso secondo la tradizione italiana. Essere al fianco di questi giovani talenti e poterli supportare con una macchina come Rancilio Specialty RS1 è un’opportunità imperdibile per formare i futuri baristi al corretto utilizzo e mantenimento di macchine professionali, aiutandoli a raggiungere i più alti standard in termini di qualità e sostenibilità”.
Un premio alla professionalità e al saper fare tutto italiano
La sfida ha visto una semifinale martedì 18 giugno con 12 concorrenti e la finale il giorno successivo, con 6 baristi. Alla fase finale hanno avuto accesso i migliori professionisti qualificatisi alle selezioni interne effettuate da diverse aziende associate a Iei. I finalisti sono stati giudicati da giudici tecnici, giudici sensoriali e giudici marketing.
Questi ultimi hanno valutato la capacità dei concorrenti di comunicare e valorizzare il prodotto, i giudici tecnici la capacità di lavorare in modo professionale e quelli sensoriali hanno valuto gli espressi e i cappuccini prodotti alla cieca, cioè senza sapere chi li avesse preparati, con il metodo IIAC – International Institute of Coffee Tasters dell’Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè.
La scheda sintetica dell’Espresso italiano champion
L’Espresso italiano champion da diversi anni è la gara per i baristi che desiderano mettersi alla prova con i simboli della caffetteria italiana: espresso e cappuccino. Negli anni ha coinvolto centinaia di professionisti da una decina di paesi, sia quelli con una lunga tradizione nel caffè sia i cosiddetti nuovi mercati. La gara è aperta a tutti e si svolge con un meccanismo di selezione itinerante in giro per l’Italia e con due tappe in Asia, una in Corea e una in Giappone, per arrivare alle semifinali e alle finali nazionali e internazionali. La fase finale dell’Espresso italiano champion si è svolta dal 18 al 19 giugno 2024 a Lipomo (Co) presso la sede di Caffè Milani.
La scheda sintetica dell’Istituto espresso italiano
L’Istituto espresso italiano (Iei), di cui fanno parte torrefattori, costruttori di macchine per caffè e macinadosatori e altre aziende della filiera, tutela e promuove la cultura dell’espresso e del cappuccino italiani di qualità. Oggi conta 36 aziende aderenti con un fatturato aggregato di circa 700 milioni di euro. Per maggiori info cliccare qui.
Duecento studenti dell’istituto alberghiero De Cecco di Pescara hanno superato gli esami di qualifica per le varie specializzazioni come pasticceria, accoglienza turistica e sala e vendita. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Il Pescara.
Duecento studenti dell’istituto De Cecco di Pescara superano gli esami di qualifica professionale
PESCARA – Circa 200 studenti dell’istituto alberghiero De Cecco di Pescara hanno superato gli esami di qualifica per le varie specializzazioni ovvero enogastronomia, pasticceria, sala e vendita, accoglienza turistica per le classi terze.
Lo ha fatto sapere la dirigente scolastica Alessandra Di Pietro, ufficializzando i nomi degli studenti e ricordando che da questo momento sono abilitati alla professione di operatore tecnico inserendosi, se lo vorranno, già nel mondo del lavoro.
Di Pietro afferma: “Gli istituti professionali costituiscono di fatto la cerniera tra il sistema dell’istruzione e la formazione professionale, assumendo la veste di elemento primario nell’area formativa finalizzata all’acquisizione, da parte degli studenti, delle competenze necessarie per un’agevole transizione nel mondo del lavoro. A tal fine il nostro Istituto già al termine del terzo anno può rilasciare gli attestati di qualifica in regime di sussidiarietà integrativa sulla base di accordi stipulati dal Miur con le singole Regioni”.
La dirigente scolastica continua: “E, ovviamente, i nostri attestati di qualifica professionale rilasciati dalla Regione Abruzzo, sono riconosciuti su tutto il territorio nazionale. Peraltro i nostri studenti per accedere all’esame finale devono aver anche svolto un congruo numero di ore di alternanza scuola-lavoro nel corso del triennio. Al terzo anno, dopo il superamento di un esame presieduto da dirigenti della Regione, la nostra scuola può rilasciare la qualifica di operatore tecnico di ristorazione o di pasticceria, con il quale certifichiamo che l’operatore è in grado di eseguire con autonomia la produzione dei piatti per strutture ricettive e ristorative, di predeterminare i tempi di esecuzione del lavoro, di individuare i principi nutritivi e di conservazione degli alimenti e le eventuali modificazioni delle qualità organolettiche dei cibi durante la cottura”.
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ORSENIGO (Como) – Vanini è il premium brand di Icam, azienda produttrice di cioccolato made in Italy che vanta una storia lunga oltre 75 anni, fondata sui valori di sostenibilità e qualità. In occasione del 10° anniversario dalla sua nascita, Vanini presenta le novità per la stagione autunnale, pensate per rispondere ad un consumatore che ricerca qualità e ricette innovative senza mai mettere in secondo piano la sostenibilità ambientale e sociale, peculiarità insite nel dna del brand Vanini e che ne testimoniano il successo.
Vanini lancia la nuova offerta di prodotti per il decimo anniversario
Grazie alla profonda conoscenza delle proprietà organolettiche del cacao così come degli ingredienti e delle loro combinazioni, il reparto ricerca & sviluppo dell’azienda ha messo a punto per il 2024 una selezione di nuovi prodotti volti a soddisfare le preferenze dei consumatori, dai più esigenti e informati a quelli che ricercano nel cioccolato un momento di coccola e appagamento.
L’offerta Vanini 2024, infatti, è in grado di rispondere alle diverse preferenze dei consumatori: i più audaci, a cui il brand propone abbinamenti e sperimentazione di nuovi gusti, attraverso referenze che promettono un’esperienza di gusto unica, multisensoriale e multi-texture, senza rinunciare alla premiumness e all’elevata qualità di questo cioccolato; i più esigenti, grazie a prodotti a ridotto contenuto di zucchero e/o con assenza di ingredienti causa di ipersensibilià o intolleranze, grazie al suo cioccolato fondente con elevato contenuto di solidi del cacao e certificazioni funzionali di prodotto (gluten free, vegan/vegetarian, ecc.); per concludere con i più attenti alla sostenibilità delle proprie scelte d’acquisto che nella linea Vanini Uganda BIO possono trovare un cacao biologico estremamente versatile e dal carattere intenso esaltato da inclusioni provenienti anch’esse da coltivazioni biologiche e confezionato all’interno di un incarto completamente compostabile.
Tasting Experience Double
La linea “Tasting Experience”, pensata per un consumatore che ricerca qualità e sapori intriganti senza rinunciare alla tentazione della golosità, si arricchisce di due sorprendenti referenze e raddoppia l’esperienza di gusto. Tasting Experience Double sono le nuove tavolette a due strati di cioccolato per un piacere due volte più sorprendente, ispirate a due dei dessert più famosi e amati al mondo: Cheesecake e Tiramisù.
Tasting Experience Double Cheesecake all’amarena
Rinfrescanti pezzi di amarena e croccante granella di biscotto in una tavoletta di cremoso cioccolato bianco sopra e finissimo cioccolato al latte sotto, donano la sensazione di assaggiare una cheesecake all’amarena senza usare il cucchiaino.
Prezzo consigliato al pubblico: € 2,09
Peso: 85g
Tasting Experience Double Tiramisù
L’essenza di un Tiramisù racchiusa in una tavoletta: croccanti pezzi di caffè e fragrante granella di biscotto avvolti da uno strato di cioccolato al latte sopra e fondente sotto.
Prezzo consigliato al pubblico: € 2,09
Peso: 85g
Linea Vanini Bagua
La linea di punta Vanini Bagua è realizzata con cacao proveniente dall’omonima regione peruviana, situata nella foresta pluviale amazzonica. Il cacao Bagua, attualmente considerato il più antico del mondo, ha un sapore autentico e incontaminato e dà vita ad un cioccolato fondente esclusivo ma al contempo amabile, che lo rende perfetto in ricette che richiedono un’alta percentuale di solidi del cacao e per sofisticate combinazioni con altri straordinari ingredienti provenienti dal mondo della frutta, spezie e confetteria.
Per tutti gli amanti del profilo intenso e degli abbinamenti gourmet che contraddistinguono le tavolette Bagua, la gamma si arricchisce di una nuova referenza.
Fondente 62% con mandorle e cedro
Tavoletta di cioccolato fondente 62% monorigine Bagua, morbido e rotondo al palato, che avvolge la croccante granella di mandorle, esaltata dal contrasto con il gusto un po’ aspro e sorprendente del cedro.
Prezzo consigliato al pubblico: € 2,09
Peso: 100g
La collection delle Mini Tavolette
Per portare la golosità delle tavolette Vanini sempre con sé, il brand introduce la collection delle Mini Tavolette, disponibile sia per le quattro referenze originali della linea Tasting Experience (cioccolato bianco con granella di pistacchi salati, cioccolato al caramello con granella di biscotto, cioccolato al latte con pop-corn caramellato e sale e cioccolato fondente con cocco e mandorle), sia per 8 ricette della Linea Bagua. Un formato da 15g in flowpack termosaldato per una miglior conservazione e garanzia di freschezza.
Le MINI Selection Vanini Bagua e Tasting Experience saranno veicolate in stilosi ballotin in cartotecnica, per gustare un assortimento dell’intera gamma.
Prezzo consigliato al pubblico: € 4,99
Peso: 150g (10 minibars x 15g)
Per gli amanti dei classici Vanini
Blue Rose è l’iconica pralina di Vanini, golosa ed elegante, caratterizzata da un gusto inconfondibile. Lanciata negli anni ’90, dopo trent’anni la ricetta originale è stata rinnovata per deliziare anche i palati più esigenti.
Un’intensa tostatura delle nocciole, infatti, regala grande personalità al classico ripieno arricchito da croccanti cereali senza glutine.
Per donare un pensiero speciale, Vanini propone la Scatola Praline Blue Rose assortita, in formato classico e prestigioso per regalare un momento di pura golosità con l’intero assortimento della gamma: Cioccolato al latte, Cioccolato Fondente 72%, Pistacchio e Caramello.
Prezzo consigliato al pubblico: € 10,49
Peso: 260g
La scheda sintetica di Icam Cioccolato – Vanini
L’azienda Icam, attraverso il brand premium Vanini, propone prodotti rivolti ad un consumatore che ricerca nel cioccolato un’eccellente qualità, ricette innovative e che sposa i valori della sostenibilità.
Il cacao utilizzato per i prodotti Vanini proviene direttamente dai paesi di origine, da selezionate cooperative di coltivatori con cui l’azienda vanta rapporti di collaborazione di lunga durata. Insieme a loro c’è l’impegno nel rispettare i cicli naturali di una filiera integrata e sempre sostenibile verso le persone e l’ambiente.
È da questa vision che nascono le tavolette Vanini, realizzate con cacao monorigine proveniente da Perù e Uganda, in cui l’azienda è presente per garantire, oltre alla qualità della materia prima, anche la formazione ed eque condizioni di lavoro per i coltivatori.
Progetti che esprimono al meglio i valori che l’azienda ICAM fa propri da oltre 75 anni e valorizzano l’attenzione sempre crescente del consumatore verso prodotti biologici, sani e naturali.
COLLEGNO (Torino) – Leone 1857, storica azienda dolciaria di Torino, presenta una speciale novità per l’estate: una linea di gelati che combina tradizione e alta qualità, offrendo quattro gusti unici e gluten-free. Frutto della collaborazione con il prestigioso partner “Cascina Biraga”, questi deliziosi gelati uniscono il latte di una filiera corta e controllata agli autentici sapori di Leone.
I nuovi gelati di Leone 1857
Il gelato Violetta, ispirato al gusto più iconico di Leone, fonde il suo aroma inconfondibile con la delicatezza del fiordilatte, offrendo un’esperienza sensoriale unica. Il gelato Stracciatella con Cioccolato Grezzo Leone nasce dall’incontro perfetto tra la cremosità del fiordilatte e le irresistibili scaglie di cioccolato Grezzo Leone, eccellenza prodotta con soli tre ingredienti: cacao, vaniglia e zucchero di canna. Questo cioccolato è utilizzato anche nella creazione del gusto Cioccolato Grezzo Leone, che unisce il sapore intenso del cacao alla croccantezza delle scaglie di Grezzo macinato a pietra come da tradizione. Infine, il sorbetto Spritz trasforma il celebre drink dell’aperitivo italiano in un fresco dessert da gustare al cucchiaio; la sua base acquosa, naturalmente priva di lattosio, esalta in maniera sorprendente il sapore dell’iconico cocktail.
“Con la nostra nuova linea di gelati, miriamo a declinare il gusto autentico di Leone in una diversa forma deliziosa, per offrire ai nostri clienti un’esperienza unica e indimenticabile” afferma Massimo Pozzetti, amministratore delegato di Leone 1857, che aggiunge “Siamo entusiasti della collaborazione con Cascina Biraga e New Food per introdurre queste prelibatezze sul mercato e soddisfare i desideri di tutti gli amanti del gelato e dai gusti originali”
Per la distribuzione nel mercato italiano, il brand torinese si affida esclusivamente a New Food, azienda leader nel settore con oltre vent’anni di esperienza nel commercio di prodotti surgelati, che opera sia nella grande distribuzione organizzata che nel canale fuori casa.
La linea gelato di Leone 1857 è disponibile in tre formati, tutti con confezione in carta 100% riciclabile. Per chi desidera una piccola coccola, c’è la monoporzione da 90 g, completa di palettina in legno sotto il tappo per gustarla ovunque. Il bi-pack è ideale per chi vuole avere sempre una scorta personale a portata di mano, mentre la pinta da 320 g è perfetta per condividere lo squisito gelato in compagnia.
I gelati Leone 1857 sono acquistabili in anteprima presso tutti i Gelmarket Supermercato, nei principali Eataly d’Italia, ed in altri punti vendita qualificati della Distribuzione Organizzata e del canale HoReCa, oltre che nello shop di Leone presso la sede di Collegno. Dal mese di luglio sarà possibile assaggiare i nuovi gusti anche da 10 Corso Como, l’eclettico concept store di Milano, che è di proprietà di Tiziana Fausti, ideato da Carla Sozzani e sito nell’omonima via.
I prezzi al pubblico consigliati sono:
Monoporzione da 90 g: 2,49 €
Confezione bi-pack da 180 g: 3,99 €
Pinta da 320 g: 5,49 €
La scheda sintetica dell’azienda
Leone è un’azienda dolciaria innovativa e sorprendente dal 1857, che racchiude nel proprio dna gusto, bellezza e italianità, per offrire momenti di piacere sofisticato e spensierato allo stesso tempo. Tutto ha inizio più di 166 anni fa quando Luigi Leone aprì una confetteria ad Alba e cominciò a produrre piccole pastiglie di zucchero, diventando in pochi anni il fornitore ufficiale della Real Casa Savoia.
Oggi, Leone è il brand di pastiglie più vendute in Italia (Copyright NielsenIQ 2023). Completano la gamma squisite gelatine, gommose e caramelle e raffinato cioccolato, prodotte con materie prime eccellenti e ricette tradizionali dell’antica confetteria italiana, della quale intende farsi ambasciatrice nel mondo regalando piccoli momenti di inaspettata felicità.
MILANO – Per la maggior parte degli italiani il caffè non è solo legato alla colazione, ma rappresenta molto di più: è una parte essenziale della quotidianità. Attraverso i dati comportamentali e attitudinali dei consumatori, reperiti all’interno di YouGov Profiles, è stato possibile approfondire le abitudini di consumo che caratterizzano il rapporto che gli italiani hanno con il caffè.
Quasi 3 italiani su 4 si considerano regolari o accaniti bevitori di caffè
Il 52% degli italiani maggiorenni si identificano come “regolari bevitori di caffè”, mentre il 22% come “accaniti bevitori di caffè”. Meno di un consumatore su 10 dichiara di non bere mai il caffè (6%)
2 italiani su 5 dichiarano “non connetto se per prima cosa la mattina non bevo un caffè/tè”, ma solo il 19% preferisce il tè al caffè
I dati di Profiles rivelano che gli italiani 35+ sono i più dipendenti dal caffè, di cui quasi la metà afferma di non riuscire ad iniziare la propria giornata senza averlo prima bevuto (48%). D’altro canto, nella fascià d’età 18-24 più di un quarto è d’accordo con la medesima affermazione.
Davanti alla scelta “caffè o tè” i giovanissimi (18-24) sono coloro che tendono a scegliere con maggiore frequenza il tè al posto del caffè rispetto agli altri gruppi d’età.
Per il 34% degli italiani “il caffè non è mai troppo”
Più di un terzo della popolazione maggiorenne italiana pensa che il caffè non sia mai troppo (34%), questo dato si riflette coerentemente in tutte le diverse fasce d’età
Tuttavia, l’unica anomalia riguardo a quest’affermazione si trova tra i 18-24enni, di cui il 44% si trova in disaccordo, sostenendo che un limite di consumo giornaliero di caffè esiste eccome.
L’80% degli italiani dichiara di consumare caffè una volta al giorno a casa o al lavoro
4 italiani su 5 bevono giornalmente il proprio caffè in casa, a differenza del 21% che lo beve ai ristoranti e soltanto l’8% si reca nelle catene di caffetterie.
Ancora, il 31% dei consumatori afferma di recarsi ai bar o ristoranti una volta alla settimana per consumare il proprio caffè.
Il 58% degli italiani acquista il caffè macinato da consumare in casa
Chiaramente il caffè è molto più di una semplice bevanda, per la maggioranza degli italiani il caffè è un vero e proprio rituale giornaliero. Quindi, qual è la la tipologia di caffè più acquistata?
Il caffè macinato (espresso, la moka, ecc) è il preferito (58%), seguito dal caffè in capsule (36%), il caffè in cialde (21%) e il caffè in grani (9%).
Le top 10 bevande a base caffè preferite dagli italiani
L’espresso è la bevanda al caffè più consumata dagli italiani (57%), dato che aumenta considerando solo gli uomini (62%). Anche il cappuccino risulta essere una delle tipologie preferita, in particolare tra le donne (33%).
Un terzo degli italiani si trova d’accordo con l’affermazione “mi piace concedermi bevande sfizione a base di caffè”, di conseguenza non sorprende che il ginseng (15%), il caffè freddo (9%), il marocchino (9%) e il latte macchiato (8%) appaiano nella top 10 delle tipologie di bevande a base caffè più consumate dagli italiani.
MILANO – Sayuri Kitami, un passato di 4 anni come pasticcera in un locale francese a Tokyo, la curiosità verso le modalità di consumo all’italiana, la cultura del bar trasmessa da un barista giapponese: “Mi sono resa conto che questo stile di servizio effettuato direttamente al bancone, vedere la reazione immediata dei clienti, era più ideale per me rispetto al rimanere in cucina “e da qui la decisione di diventare lei stessa barista in una caffetteria italiana ancora nella capitale giapponese.
“In quel periodo, il mio sogno di visitare l’Italia ha continuato a crescere finché non sono riuscita ad organizzare un viaggio di 10 giorni durante il quale ho deciso di trasferirmi. Dieci mesi dopo ho lasciato il Giappone per approdare a Firenze. Era il 2018.
Non avevo abbastanza soldi per vivere senza lavorare per un anno, così qualche tempo dopo ho iniziato a distribuire curriculum. Era una situazione difficile per un’asiatica che non parlava bene l’italiano, ma ho avuto la fortuna di ricevere una risposta da Ditta Artigianale, dove ho iniziato a lavorare come cameriera.
Non potevo però rinunciare al mio desiderio di fare esperienza in un bar tradizionale e non appena la situazione pandemica ha iniziato a stabilizzarsi, ho potuto inserirmi in un classico caffè di fronte al Duomo: quello era sempre stato il mio sogno ed ero felice di essere totalmente immersa nello stile di vita italiano.
Dopo aver toccato con mano la cultura italiana dei bar e il mondo italiano dello specialty coffee da una prospettiva giapponese, ho deciso di prendermi una breve pausa e di tornare in Ditta Artigianale per affrontare il caffè da zero e lavorare come barista.”
Kitami, che differenze ha notato dalla sua esperienza di barista, tra i bar italiani e i coffee shop in Giappone, in termini di offerta, di prezzi?
“Ne esistono di significative tra i caffè italiani e quelli giapponesi, dovute alle diverse culture, abitudini e modi di pensare che ci sono tra questi due Paesi.
In primo luogo, i giapponesi amano recepire le novità per poi riorganizzarle e migliorarle.
In Giappone esiste una categoria di caffè tradizionali e molto amati, chiamati “kissa-ten“, che servono principalmente caffe filtrato e dei pasti leggeri. Poi ci sono le grandi catene e, a partire dalla terza ondata di circa 10 anni fa, gli specialty coffee shop sono aumentati rapidamente, soprattutto a Tokyo.
Ma il concetto di espresso non è ancora penetrato in Giappone. A quel tempo, gli specialty coffee stavano iniziando a invadere Tokyo e mi sentivo quasi banale. Proprio per questo sono stata attratta dall’Italia, che è una cultura completamente diversa.
Per gli italiani, caffè = espresso: è il ritmo della giornata e il bar è lo spazio sociale che riunisce le persone.
Per noi giapponesi il caffè è un filtro, da bere seduti o lentamente mentre si legge un libro da soli o si chiacchiera con gli amici. Inoltre, a causa del cambiamento degli stili di vita, il caffè da asporto è la norma nelle città, con caffelatte e cappuccino come bevande più popolari. Un espresso costa circa 2 euro e un cappuccino circa 3,5 euro.”
Il caffè in Giappone come viene trattato, essendo un Paese più tradizionalmente legato al tè?
Kitami: “Il Giappone ha una forte tradizione del tè, ma il caffè fa parte della nostra vita tanto quanto il primo. A parte la qualità, viene bevuto spesso sia a casa che fuori, anche se c’è un divario generazionale. Tuttavia, anche in Giappone è ancora difficile trovare una caffetteria specialty in zone di periferia.”
Le giovani generazioni stanno iniziando a interessarsi al caffè in Giappone? E come lo bevono (con le ricette a base latte, ready to drink, in filtro)?
“Anche le generazioni più giovani sono molto interessate. Per noi giapponesi che abbiamo l’abitudine di bere il caffè filtro, i metodi di estrazione come il V60, l’Aeropress e la French press sono facili da assimilare, e il fatto che gli specialty coffee shop siano vicini nei centri città è probabilmente una spinta in più.
Tuttavia, le nuove generazioni sembrano preferire le bevande a base di latte, come il caffelatte, il cappuccino e il caffellatte freddo, nonché i Signature drink in cui si utilizzano sciroppi aromatizzati e altri ingredienti. In Giappone, invece, la bevanda vegetale non è molto diffusa e nella maggior parte dei casi si usa il latte vaccino.”
Come guardano i baristi e i consumatori giapponesi all’Italia dell’espresso e dei produttori di macchine professionali?
“L’Italia è vista come il Paese del caffè. Tuttavia, mentre conosciamo bene il cappuccino, per chi non ha l’abitudine di bere l’espresso, è visto ancora come una bevanda “amara” e da consumare “in piccole quantità”. Invece le macchine italiane, che hanno una lunga storia alle spalle, sono viste come attrezzature robuste e capaci di preparare un espresso delizioso.”
Kitami, in Italia invece com’è la situazione dal suo punto di vista? I consumatori stanno diventando più consapevoli e curiosi sullo specialty?
“Dal mio punto di vista, l’Italia è un Paese molto lento quando si tratta di specialty coffee. La vecchia cultura del caffè e le abitudini che si sono radicate qui sono molto forti, e questo si riflette anche nella tendenza degli italiani a dare più valore alle cose vecchie che a quelle nuove.
Tuttavia, in Italia ci sono molti prodotti di qualità a livello mondiale, come il vino e l’olio d’oliva, che vengono gustati quotidianamente.
Quindi, se riuscissimo a creare delle opportunità per far sì che le persone si interessino agli specialty coffee, non c’è dubbio che arriverà il momento in cui gli italiani sceglieranno il caffè proprio come scelgono il vino.
Tuttavia, credo che per un barista non sia sufficiente spiegare il caffè alle persone per attuare questo cambio di mentalità.”
La latte art è un must in Giappone come in Italia?
“La latte art è un must anche nelle caffetterie specialty in Giappone, un Paese dove si fa molta ricerca e sperimentazione sul caffè. È vero che la natura meticolosa e paziente del popolo giapponese ha contribuito a nuove scoperte, tecniche e strumentazioni migliori. Un esempio è l’azienda giapponese HARIO.
Poi ci sono diverse figure di spicco che hanno fatto la storia: nel 2014 Hideaki Izaki è diventato il primo asiatico campione barista del mondo e anche Tetsu Kasuya nel 2016 è stato il primo asiatico campione mondiale brewers, presentando la nuova tecnica
che si chiama metodo “4:6” – che modula il gusto dividendo l’acqua dell’infusione in un rapporto 4:6. Il primo 40% dell’acqua di infusione equilibra la dolcezza e l’acidità, mentre l’ultimo 60% regola l’intensità -”.
MILANO – Caffè in grani über alles: il caffè torrefatto in chicchi si sta affermando come il trend di consumo più significativo in Germania. Secondo le previsioni dei principali attori del mercato – compresa l’autorevole Associazione tedesca del caffè (Deutscher Kaffeeverband) – le vendite di caffè in grani sono destinate, sin da quest’anno, a superare quelle del caffè macinato diventando la più importante categoria merceologica nel dettaglio.
Una vera rivoluzione nelle abitudini dei consumatori teutonici. Basti pensare che – tra il 2017 e il 2022 – le vendite di caffè macinato e di caffè porzionatosono diminuite del 22%, mentre quelle di caffè in chicchi sono cresciute del 39%.
Ricaviamo queste interessanti cifre da un report edito da Global Coffee Platform (GCP), Stichting IDH (IDH) e Fundacion Solidaridad Latinoamericana (Solidaridad) e realizzato dall’analista parigino Bureau d’analyse sociétale d’intérêt collectif.
Dati risalenti al 2021 indicano intanto che i tedeschi hanno speso, in tale anno, quasi 3 miliardi di euro (per l’esattezza: 2,975 miliardi) per i consumi di caffè a casa.
Le merceologie leader sono state il caffè macinato e il caffè in grani, con vendite pari rispettivamente a 1,221 e 1,062 miliardi di euro
Le vendite di capsule (alluminio e plastica) e cialde hanno contato, rispettivamente, per 356 e 334 milioni.
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BELLUNO – Lo storico Gran Caffè Manin nella Piazza dei Martiri di Belluno che ha rappresentato un punto di riferimento negli anni, vede la fine del suo tempo: Segafredo Zanetti, società appartenente al Massimo Zanetti Beverage Group, ha messo in vendita la licenza del locale, mettendo un punto ad una vicenda che da tempo ormai era stata caratterizzata da diversi alti e bassi.
Riaperto dopo un anno di chiusura tra l’arrivo del Covid e cambi di gestione, aveva subito un prolungato periodo di restauro che si era concluso con un rinnovo strutturale.
Non è bastato: già dopo qualche mese il Caffè Manin aveva abbassato le serrande sotto la gestione dell’imprenditore Hicham che aveva cercato di risollevarne le sorti occupandosi in prima linea della sua ricostruzione all’insegna della tradizione.
Qualcosa era andato storto, al punto che il bar pasticceria aveva chiuso i battenti, lasciando anche i dehors in disuso così da suscitare anche il malcontento dei bellunesi di passaggio.
Caffè Manin: aperto nel 1866, il salotto bellunese in vendita
Nel 1842 quando ancora si chiamava Caffè Scopici, veniva definito sula rivista veneziana Il Gondoliere come il Pedrocchi di Belluno, ed è solo nel 1866 che cambia nome in Il Nazionale per trasformarsi una volta e per tutte nel rinomato Caffè Manin in omaggio al patriota Daniele Manin.
Dopo aver servito il caffè a diverse generazioni di bellunesi, l’attività della titolare Segafredo Zanetti non ha retto all’ennesima crisi. Dopo che tre imprenditori si erano mostrati interessati a prenderlo in mano, tutto è sfumato nel nulla e così la decisione di cedere la licenza.
Ora non resta che continuare a seguire i prossimi sviluppi che vedranno ancora protagonista un’insegna storica della città.
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