MILANO – Delusione generale per il raccolto brasiliano, che potrebbe rivelarsi inferiore alle previsioni, sia sul fronte degli arabica che su quello dei robusta. I sempre più frequenti aggiornamenti dalle principali aree di produzione confermano infatti i timori che già da tempo si erano insinuati tra gli addetti ai lavori sull’entità reale del nuovo raccolto 2024/25.
Report e testimonianze sul campo confermano lo sviluppo ridotto dei chicchi imputabile al periodo di siccità, che si è verificato tra novembre e dicembre, e la bassa percentuale di chicchi di crivello 17/18.
Le operazioni di raccolta procedono intanto a buon ritmo, beneficiando del tempo secco.
Il più recente monitoraggio Safras – aggiornato al 25 giugno – segna l’ideale giro di boa del raccolto, che risulta completato per il 50%, contro il 45% alla stessa data dell’anno scorso.
La raccolta dei robusta ha ormai superato i due terzi (68%) della produzione prevista, molto più avanti rispetto a un anno fa (62%) e alla media dei 5 anni (65%). Il raccolto di arabica risulta invece completato per il 42%, contro il 35% dell’anno scorso e una media storica del 37%.
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MILANO – ANFIM, storico marchio di macinacaffè professionali del Gruppo HEMRO, continua a rinnovarsi e a portare novità non solo in termini di prodotto o tecnologia, ma anche adottando un approccio al mercato differente: oggi scende in campo con una squadra di professionisti al servizio dei clienti italiani.
In un contesto sempre più competitivo e dinamico, il Gruppo Hemro ha deciso di reagire cambiando paradigma di vendita delle soluzioni ANFIM, implementando il proprio gruppo di agenti e professionisti, coordinati da un responsabile per l’Italia.
Questa operazione strategica mira a rafforzare la presenza dell’azienda sul territorio nazionale e ad offrire un servizio clienti più personalizzato e tempestivo.
Il Gruppo HEMRO ha riunito dirigenti e funzionari per dare il “kick-off” a questo nuovo progetto nazionale presso la nuova sede di Buccinasco
“La nuova rete vendite ANFIM è composta da professionisti altamente qualificati, selezionati per le loro competenze e la capacità di instaurare relazioni di fiducia con i clienti. Opereranno in diverse regioni d’Italia, coprendo sia le aree metropolitane che quelle rurali, garantendo una copertura capillare del territorio”, così ha commentato Giovanni Vedovato, responsabile vendite ANFIM Italia, da pochi mesi nel Gruppo HEMRO ma con alle spalle già diverse esperienze nel settore delle attrezzature per il caffè.
La presentazione del nuovo staff commerciale ANFIM è avvenuta alla presenza dei più alti dirigenti di HEMRO, intervenuti alla cerimonia.
Tra questi, presente il C.S.O. del Gruppo HEMRO, Ziya Boro, che ha così commentato la giornata: “È stato davvero molto stimolante essere alla presenza di una squadra così motivata e competente. Sono sicuro che i risultati non tarderanno ad arrivare e tutta la squadra HEMRO sarà a loro disposizione per supportarli nel lavoro e nel servizio al cliente.
Vogliamo avvicinarci sempre di più ai mercati e ai nostri clienti, per conoscere e comprendere i loro punti di forza e quelli da sviluppare per fornire i nostri prodotti e servizi. Siamo molto fiduciosi che i nostri collaboratori porteranno le innovazioni di Anfim ai torrefattoriitaliani che sono alla ricerca di prodotti con un ottimo rapporto qualità-prezzo”.
Entusiasta e lungimirante anche il punto di vista di Marco Antonelli, HEMRO Group Sales Director South Europe & Africa:
“Questo progetto pilota del Gruppo HEMRO per il brand ANFIM nel mercato nazionale rappresenta una pietra miliare nello sviluppo e nell’evoluzione del brand stesso. La precedente collaborazione con DM Italia, che ringraziamo infinitamente per il lavoro svolto in questi anni, ci lascia in eredità un mercato consapevole della qualità ed affidabilità dei nostri prodotti. Ora sta a noi implementare questo impianto e portarlo ai massimi livelli di soddisfazione del cliente”.
Il team è composto da professionisti della vendita, già ben inseriti nel mondo della coffee industry
Ai quali è stata assegnata una specifica area in modo da coprire in maniera capillare tutte le esigenze e le peculiarità.
Nel dettaglio, il team ANFIM è composto da: Claudio Fontana, che coprirà l’area del Nord Ovest (Liguria, Valle d’Aosta e Piemonte); Emanuele Sala e Marco Teodorani, entrambi già in forza all’azienda DVG De Vecchi, che si occuperanno rispettivamente dell’area del Nord Est (Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli VG) e del Centro Italia (Toscana, Emilia-Romagna, Marche, Umbria).
Infine, per l’area Sud, Domenico Pugliese sarà l’Agente che coordinerà le attività in quella specifica area.
Questa svolta rappresenta un passo avanti significativo per il Gruppo HEMRO, con un’attenzione rinnovata alla personalizzazione e alla vicinanza al cliente, l’azienda è pronta ad affrontare le sfide del mercato italiano e a consolidare la propria posizione già molto forte nel settore.
TRIESTE – Il prossimo 3 luglio, Italian Genius, la docu-serie Rai che racconta le storie di grandi personaggi italiani conosciuti e apprezzati nel mondo per la loro capacità di innovare, manderà in onda la puntata dedicata a Riccardo Illy e alla lunga carriera da imprenditore.
La puntata dedicata a Riccardo Illy nella docu-serie Italian Genius
La puntata ripercorre una giornata di Riccardo Illy, accompagnandolo nei suoi momenti più quotidiani, da casa al lavoro a un’uscita in barca; le riprese lo seguono inoltre nello stabilimento triestino di Pintaudi – una delle marche d’eccellenza del Polo del Gusto – e nei momenti più salienti dell’inaugurazione del negozio Incantalia a Trieste, primo punto vendita in Italia del nuovo Retail Brand del Polo del Gusto.
Italian Genius ha un’importante distribuzione internazionale: in Italia, la puntata sarà disponibile su Rai Play a partire dal 3 luglio cliccando qui.
Inoltre, la puntata andrà in onda il 2 luglio 2024 su canali internazionali Rai Italia e Rai Italy, con il seguente palinsesto (dettagli in base ai fusi orari di riferimento):
New York/Toronto 02/07/24 15
Los Angeles 02/07/24 15
Buenos Aires/San Paolo 02/07/24 H23.15
Sydney 03/07/24 45
Pechino/Perth 03/07/24 45
Johannesburg 03/07/24 45
Berlino 03/07/24 45
Lisbona 03/07/24 45
La puntata verrà replicata in seconda serata su Rai 2 questo autunno.
NAPOLI – Caffè Borbone, azienda di riferimento nel business della torrefazione e del caffè porzionato, ha ottenuto la Gold medal nel sustainability ratingdi EcoVadis, raggiungendo 78/100, un punteggio che colloca Caffè Borbone al 98° percentile, ovvero nel 2% delle migliori aziende tra tutte quelle valutate da EcoVadis negli ultimi 12 mesi.
Basandosi su sfidanti standard di sostenibilità internazionali, la valutazione di EcoVadis utilizza un complesso insieme di criteri in 4 categorie: ambiente, lavoro e diritti umani, etica e approvvigionamento sostenibile.
Il passaggio dalla Silver medal dello scorso anno alla Gold medal è un’ulteriore conferma della strategia sostenibile di Caffè Borbone, supportata anche dall’adesione a piattaforme di impegno come UN Global Compact, Women’s Empowerment Principles e Science Based Targets initiative.
Marco Schiavon, amministratore delegato di Caffè Borbone: “Ricevere la Gold medal è uno step significativo all’interno del piano di sostenibilità di Caffè Borbone. Questo risultato è frutto di un percorso che ha coinvolto tutti i nostri dipendenti, formati adeguatamente e coinvolti in prima linea per contribuire attivamente alla nostra missione. Abbiamo continuato a lavorare su più fronti, dall’approvvigionamento delle materie prime all’attenzione per tutte le persone nella nostra filiera – le comunità rurali, i nostri collaboratori, i nostri clienti – dai continui aggiornamenti tecnologici delle apparecchiature produttive a nuovi investimenti nell’acquisto e produzione di energia rinnovabile.”
Schiavon aggiunge: “Grazie all’impegno collettivo, abbiamo raggiunto il traguardo della medaglia d’oro, con la consapevolezza di avere la responsabilità di dover fare ancora di più per garantire un futuro sostenibile all’ambiente e alle comunità coinvolte.”
Proprio nel 2024, Caffè Borbone ha strutturato il suo impegno alla decarbonizzazione impegnandosi con la Science Based Targets initiative (SBTi), mirando a quasi dimezzare la propria carbon footprint entro il 2030 e ad azzerarla entro il 2050. Una sfida che richiede una collaborazione continua con i fornitori, chiamati a condividere gli stessi obiettivi di una transizione “giusta”.
Inoltre, prosegue l’implementazione di iniziative per rendere sempre più sostenibile la catena di approvvigionamento, dalla coltivazione del caffè nei paesi di origine fino alla torrefazione e confezionamento del prodotto secondo formati che facilitano le opzioni di fine vita. Ne è un esempio la cialda compostabile con incarto riciclabile, entrambe caratteristiche certificate da enti autorevoli.
Caffè Borbone sostiene inoltre progetti di responsabilità sociale come MWANYI – Women and Youth Project in Uganda, per offrire supporto a giovani e donne, i principali attori della catena di fornitura del caffè in origine, e promuovere lo sviluppo economico del Paese. Attraverso percorsi di formazione agronomica e finanziaria, il progetto pone le basi per sistematizzare le coltivazioni nei territori ugandesi, migliorarne la qualità del raccolto e la redditività a lungo termine e creare un tessuto di micro-imprenditoria locale solido e redditizio scoraggiando l’esodo rurale che impatta fortemente queste zone africane. L’accesso alla formazione è equo e trasparente e migliora nel lungo termine la vita delle comunità che operano nel settore, contribuendo allo sviluppo di modalità di lavoro eque e sostenibili nella filiera del caffè.
La scheda sintetica di Caffè Borbone
Nata a Napoli nel 1999 come piccola torrefazione legata alla tradizione del caffè napoletano, Caffè Borbone è diventata in pochi anni uno dei principali produttori di caffè monoporzionato in cialde e capsule.
Rappresenta un caso di crescita esemplare, grazie anche al costante investimento in Ricerca & Sviluppo che ha portato alla realizzazione di prodotti innovativi e di qualità che, gradualmente, hanno conquistato i consumatori sempre più attenti all’ambiente.
È stata, infatti, la prima azienda in Italia a proporre la cialda compostabile che, smaltita nell’umido, può essere utilizzata per la produzione di compost, con involucro riciclabile nella raccolta della carta. Successivamente, ha lanciato la capsula compostabile in biopolimero con il top in carta filtro.
Nel 2018, Caffè Borbone entra nel capitale sociale Italmobiliare, una delle principali investment holding italiane, con il 60% delle quote mentre il 40% rimane al fondatore Massimo Renda.
Roberto Giammusso, la mente e l’anima dietro Mondocaffè, azienda specializzata nella vendita al dettaglio di caffè in capsule, è venuto a mancare a 70 anni. L’imprenditore aprì nel 1987 la sua prima azienda di distributori automatici di caffè per il settore del vending, mentre nel 2007 ideò Mondocaffè. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione IVG.
La scomparsa di Roberto Giammusso
ALBENGA (Savona) – Città delle torri e mondo dell’imprenditoria savonese, e non solo, in lutto. È morto, all’età di 70 anni, Roberto Giammusso, patron di Mondocaffè. Nativo di Torino era però ingauno di adozione.
La sua carriera era partita come dipendente di un’azienda piemontese di vendita all’ingrosso di materiale elettrico. È stato poi banconista e, in contemporanea, agente di commercio e imprenditore nel settore della vendita di macchine da caffè.
Nel 1987 aprì la sua prima azienda di distributori automatici di caffè per il settore del vending, mentre nel 2007 partì l’avventura di Mondocaffè, che oggi conta 8 punti vendita in Liguria e 20 dipendenti.
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Alcune aziende hanno firmato una dichiarazione per eliminare definitivamente il codice a barre entro il 2027 e utilizzare al suo porto il QR Code GS1. Come già noto, il codice QR consente al cliente di accedere a molte informazioni: si punta a incrementare questa caratteristica. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato su Sky Tg24.
La sostituzione del codice a barre con il QR Code
MILANO – In tutto 22 aziende hanno firmato una dichiarazione che punta a eliminare l’uso del codice a barre entro il 2027. Al suo posto verrebbe utilizzato il QR Code GS1. Hanno aderito fra gli altri Alibaba, Barilla, Carrefour, L’Oréal, Lidl, Mondelez, Nestlé.
Il cambiamento è già in corso con la sperimentazione della nuova tecnologia in 48 Paesi del mondo, che rappresentano l’88% del Pil mondiale. Come già noto, il codice QR consente al cliente di accedere a molte informazioni: si punta a incrementare questa caratteristica.
Cosa succede dal 2027
A partire dal 2027 il codice a barre nei prodotti commerciali potrebbe essere sostituito dal QR Code. L’idea parte da un’iniziativa, Sunrise 2027, a cui hanno aderito 22 aziende leader mondiali del largo consumo: nello specifico, hanno firmato una dichiarazione per chiedere che retailer e produttori adottino, appunto entro dicembre 2027, i Qr code standard GS1. Alcuni esempi delle aziende che hanno partecipato: Alibaba, Barilla, Carrefour, L’Oréal, Lidl, Mondelez, Nestlé.
I vantaggi del QR Code
I QR Code possono contenere una grande quantità di informazioni sui prodotti e renderle facilmente accessibili tramite smartphone, abilitando una vasta gamma di potenzialità che, nell’ottica di chi li produce, potrebbero rivoluzionare completamente l’esperienza dei consumatori.
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Al prestigioso Hotel Principe di Savoia di Milano è stata presentata la Guida ai locali storici d’Italia 2024-25. L’attuale edizione racconta i locali storici attraverso un tema che unisce delle famiglie che hanno fondato e tramandato l’attività di generazione in generazione. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale The Way Magazine.
La nuova Guida dei locali storici d’Italia
MILANO – La nuova edizione della Guida ai Locali Storici d’Italia presenta, totalmente aggiornata, i 191 selezionatissimi locali che sono parte dell’Associazione e sono presenti su tutto il territorio italiano.
L’Edizione 2024/2025 è focalizzata sulle famiglie che hanno fondato e gestito i locali storici e ne hanno tramandato eredità e memoria storica per molte generazioni e fino ad oggi, preservando l’autenticità, la qualità e il più vivo valore dell’ospitalità italiana.
Sono cento novantuno esempi che illustrano come la continua passione, dedizione e capacità di innovare abbiano mantenuto vivo il patrimonio culturale e gastronomico italiano.
L’Associazione nazionale locali storici d’Italia che ha appena pubblicato l’edizione 2024/2025 della Guida ai locali storici d’Italia, la mette a disposizione gratuitamente nei luoghi di cui si occupa e direttamente dal sito dell’Associazione.
L’attuale edizione racconta i locali storici attraverso un tema che unisce la maggior parte dei locali storici, quello delle famiglie che hanno fondato e tramandato l’attività di generazione in generazione. Tra questi, dal 1803 con ben sette generazioni di continuità familiare, il primato spetta allo storico Gran Caffè Renzelli di Cosenza. Un caso unico di azienda familiare nel panorama italiano, che ha attraversato 220 anni di storia ininterrotta.
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L’azienda spagnola LOWPOLY, studio di design e stampa, ha collaborato con il gruppo D-Origen, operante nel settore del caffè, per creare mobili stampati in 3D per un nuovo bar in Barcellona. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione 3D Natives.
Il bar con mobili stampati in 3D a Barcellona
BARCELLONA – Negli ultimi anni, gli sforzi per promuovere l’economia circolare in tutto il mondo si sono moltiplicati. La necessità di creare prodotti ecologici è indiscutibile. In questa occasione abbiamo voluto presentare un progetto che cerca di promuovere la sostenibilità ridefinendo i canoni dell’interior design. L’azienda spagnola LOWPOLY, studio di design e stampa 3D, ha collaborato con il gruppo D-Origen, operante nel settore del caffè, per creare mobili stampati in 3D per un nuovo bar in Barcellona.
La particolarità del progetto è che i mobili del bar sono realizzati con scarti di caffè e sono stampati in 3D.
I fondi di caffè sono spesso usati come fertilizzanti per le piante, per neutralizzare gli odori o per scopi industriali come la produzione di biomassa. Basta contare il numero di bar in una città per rendersi conto della quantità di rifiuti generati nel settore.
Questo è esattamente ciò che LOWPOLY e D-Origen hanno pensato e per questo hanno dato vita a una collaborazione che prevede l’utilizzo di fondi di caffè dei bar D-Origen per creare i loro mobili.
LOWPOLY ha sviluppato un nuovo materiale a base di fondi di caffè, combinato con PLA riciclato, e ha creato bancone, sgabelli e sistemi di illuminazione stampati in 3D che ora si possono ammirare nella caffetteria D-Origen nella Casa Calvet, lo storico edificio di Antoni Gaudí a Barcellona.
Dietro il progetto, Gianluca Pugliese (fondatore di LOWPOLY), e i designer Ilaria Marzano e Arturo Tedeschi, che hanno utilizzato l’intelligenza artificiale e tecniche di progettazione digitale avanzate per la progettazione dei mobili. Questi, infatti, sono realizzati su misura e le tonalità uniche sono il risultato dell’uso del caffè come materiale principale.
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Dalla Brianza a Hong Kong, il caffè della torrefazione Il Griso di Seveso, nella Brianza, ha fatto il giro del mondo. La torrefazione brianzola a settembre riceverà inoltre il prestigioso riconoscimento da parte della Camera di Commercio MI LO MB, al Teatro alla Scala di Milano, per gli anni di attività. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato su Monza Today.
Il caffè della torrefazione Il Griso arriva a Hong Kong
SEVESO (Monza) – Dalla Brianza al Giappone, in una tazzina di caffè. Cos’hanno in comune via Tommaseo a Seveso e alcune delle strade più frequentate dell’ex colonia britannica di Hong Kong? Il caffè. E si tratta di quello della torrefazione Il Griso. Una storia di successo commerciale che arriva da Seveso dove Claudia e Antonio, i due soci dell’attività che hanno iniziato la loro avventura imprenditoriale come semplici commessi.
Nel 2000, ormai 24 anni, hanno rilevato l’attività e hanno collezionato riconoscimenti prestigiosi come la vittoria nel 2016 del titolo di “Miglior Caffetteria d’Italia” ai BarAwards e le “Gold Metal” o “Platinum Metal” assegnate da ICT (International Coffee Taster) per i blend prodotti.
Menzioni che nel 2010 hanno permesso loro di ottenere da IIAC (Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè) il patentino di assaggiatori. E nel 2018, dalla Brianza, Antonio e Claudia, si sono lanciati alla conquista del mondo appunto con l’apertura dei primi negozi Coffeelin inspired by Griso ad Hong Kong e in Asia. Oggi sono otto ma la vera novità è l’apertura quest’anno di Griso Lab, una torrefazione “in loco” che produrrà caffè non solo per le caffetterie locali, ma anche per il mercato asiatico più ampio.
“Abbiamo conosciuto questa famiglia di imprenditori nel campo alimentare di Hong Kong che ha subito manifestato interesse nei confronti del nostro caffè. Abbiamo iniziato a spedire una nostra miscela, la Storica 19-91, e loro ad aprire caffetterie con cucina italiana. Un mix che si è subito rivelato di successo e che nemmeno il Covid nel 2020 ha frenato. Anzi, i feedback dei clienti sono sempre stati positivi e numerosi tant’è che le aperture hanno proseguito” raccontano Antonio e Claudia a Monza Today. Ogni 2-3 mesi si recano a Hong Kong per essere sul posto e seguire anche la crescita di due tostatori impiegati presso la torrefazione inaugurata a inizio aprile.
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MILANO – In Viale Premuda 14 Cafezal si è trasformato ancora una volta in uno spazio comune per consumatori e produttori: Brasile e Italia unite dallo specialty coffee senza intermediari per stabilire un dialogo aperto tra tre produttori e chi può gustare la loro offerta.
Durante l’evento gratuito e aperto al pubblico, Cafezal si è proposto come punto di riferimento per fare divulgazione sulla filiera del caffè di qualità
Toccando con mano il verde, ascoltando le testimonianze dirette di chi coltiva, seguendo il legame che sin dagli inizi ha caratterizzato la roastery con base milanese e cuore brasiliano con le piantagioni e i suoi farmers.
Carlos Bitencourt, fresco dall’ultimo viaggio alle origini ha organizzato questo momento importante di scambio facendo sedere allo stesso tavolo Jhone Milanez Lacerda, uno dei maggiori referenti quando si parla di coltivazione specialty in Brasile, che applica uno dei migliori processi di post-raccolta a livello nazionale e con il quale Cafezal collabora dal 2019 avendo prodotto Castanha e Macedonia;
con Alexandre Emerich – parte della rete Cafezal dal 2018, con i caffè ex-Ipanema, Sonetto e Sinfonia – punto di riferimento per quanto riguarda i caffè fermentati in Brasile e capo saldo per la Serra do Caparaó e infine con Horacio moura Antonio, pluripremiato della Serra do Caparaó ed è anche una dei maggiori esponenti nella coltivazione di specialty in Brasile.
Introduce così questa prima generazione di specialty brasiliano – anche se già per tutti loro è molto chiaro che l’eredità di questo loro primo passaggio si trasmetterà in futuro -, Bitencourt: “L’idea oggi è quella di ospitare tre produttori molto forti del Brasile ed è un grande onore accogliere questi amici del caffè con cui lavoriamo da tempo.”
A partecipare a questa iniziativa un pubblico eterogeneo, non soltanto di addetti ai lavori:
Ad ascoltare, delle studentesse del Politecnico di Milano coinvolte nel progetto portato avanti in collaborazione con Cafezal che si basa sulla caffetteria del futuro. Presente anche Davide Franzini docente della Scuola Galdus e diversi coffeelovers curiosi di confrontarsi con i farmers, oltre che dei baristi che sono arrivati dagli altri punti Cafezal per imparare.
L’obiettivo di questo evento: promuovere i produttori, che spesso sono invece un punto della filiera un po’ dimenticato
Bitencourt: “Dobbiamo comprendere invece l’importanza che ha per questi produttori, arrivare dall’altra parte della filiera il poter vedere i propri caffè presenti in un locale come questo a Milano, il guardare con i propri occhi le persone che lo bevono”.
Alexandre racconta: “Cafezal è stato uno dei primi torrefattori in Europa ad aver lavorato con noi e la nostra Finca. Siamo la prima generazione della famiglia che ha prodotto specialty in Brasile.” Alexandre ha fatto il percorso inverso rispetto a quello più comune e dopo che la sua famiglia ha lasciato i campi, lui ha voluto far rientro nelle piantagioni, acquistandone una nel 1994.
Horacio invece si colloca all’interno di una zona composta da ben 64 comuni e 36mila produttori, è il rappresentante della quinta generazione di farmers, ma la prima di specialty.
Ed è proprio un suo caffè che viene servito per primo in Chemex: 91 punti, appena tostato dal verde un lavato che si è posizionato al secondo posto della Cup of Excellence del 2023. Uno specialty che ha goduto di grande visibilità perché degli asiatici si sono innamorati delle sue note di Maracuja.
Ma come ci tiene subito a specificare Bitencourt, la cosa fenomenale di questi produttori non è tanto la capacità di ottenere punteggi altissimi: “Ma sono in grado soprattutto di garantire una certa costanza nel livello della produzione. Qual è il segreto di questo loro lavoro e consistency?”.
Prova a dare una risposta Horacio: “Il terroir, le condizioni climatiche sono importanti, assieme al processo del post-raccolta e dell’esperienza necessaria a padroneggiarlo. Anche le varietà che si sono sviluppate in una determinata zona devono essere quelle adatte al terroir.
Ultimo elemento: la fase di produzione.”
Un’interessante riflessione poi è stata fatta attorno al confronto tra altitudine e latitudine: questi coltivatori hanno piantagioni che si collocano tra i 950 ai 1550 di altitudine, una fascia che per il Brasile è già piuttosto elevata.
Ma, suggerisce Bitencourt, bisognerebbe fare il giusto confronto tra una regione equatoriale e una tropicale: nel primo caso, i 2000 metri equivarrebbero per una zona tropicale ad un’altitudine sotto i 1400. La qualità è anche determinata da quanto la coltivazione si trova distante dall’equatore e il modo in cui viene influenzata la pianta.
Certo, l’altitudine ha un effetto preciso sul caffè, ma il fattore che maggiormente ha impatto è la tempistica che intercorre tra la fioritura e la fase in cui la drupa è formata e pronta ad essere raccolta. Così, ciò che avviene tra i 1200-1400 in questa parentesi temporale nelle zone tropicali, è simile a quello che accade in altre regioni come Etiopia e Colombia, a 1800-2000 metri.
Ricordano i coltivatori: “Per ottenere questa produzione poi è fondamentale mantenere la biodiversità: su 37 ettari per esempio, soltanto 20 sono di caffè. Non si parla di un’agricoltura intensiva, ma di una armonica ed eco sistemica.”
Il secondo caffè degustato è quello di Alexandre, un Catucai rosso che ha subito una fermentazione anaerobica per 7 giorni in un container da 200 litri.
Ma come mai questi farmers hanno deciso di svoltare con lo specialty?
Alexandre: “Inizialmente siamo stati attratti da una tematica economica. C’è stato in passato un periodo in cui abbiamo visto dei prezzi molto bassi per la commodity in Brasile e così ci siamo spostati sullo specialty.
Nel tempo poi naturalmente è seguita la passione che è quella che ci sostiene anche oggi anche in quei momenti in cui lo specialty non viene valorizzato dal mercato, come sta accadendo per esempio quest’anno.
Tre, quattro anni fa, il rialzo pazzesco della commodity ha aiutato a fare una scrematura tra i produttori di specialty, allontanando tutti coloro che si erano impegnati soltanto per cavalcare la tendenza e che quindi sono tornati sui loro passi.
Quelli che invece hanno resistito sono quelli che hanno scelto gli specialty come stile e filosofia di vita. Il percorso di crescita è avvenuto in parallelo allo studio del caffè, del post-raccolta, delle varietà, attraverso diversi test con altre tipologie prese da altri Paesi. Adesso se si vuole lavorare in piantagione, si deve studiare in maniera approfondita le pratiche agricole, la materia prima.”
Jhone ad esempio, farmer molto rispettato nel mondo dei produttori in quanto referente di spicco nel mondo della fermentazione assistita, può contare su una struttura tecnica che migliora di anno in anno.
È un lavoro di pazienza, di continui esperimenti: certo ci sono diverse istituzioni che hanno dato struttura all’agricoltura, ma è anche vero che ciascuna varietà trova una migliore espressione a seconda delle zone: si pensi che persino all’interno della stessa Caparao, in base alle condizioni micro climatiche, può cambiare il risultato.
Normalmente sono necessari sino a 30 anni per arrivare ad ottenere l’esito migliore di una varietà. Quando un produttore mette la produzione in attivo, ha bisogno di altri 8 anni per capire come coltivarla nel modo più efficace.
Altri dati per informare il consumatore finale: su 50 mila piante di caffè, di cui il 60% è specialty, tutto il resto è dato dalla commodity in ottime condizioni.
Ben 83 piante servono per riempire un sacco da 60 chili. Se parliamo poi di specialty, sono necessarie 110 piante. Ancora da una pianta soltanto, si ricavano circa 700 grammi di caffè verde, appena 500 litri in volume.
Bitencourt toglie da una busta e mette in esposizione sul tavolo dei campioni portati dal suo recente viaggio in Brasile
Alcuni sono di specialty, altri sono di caffè commerciale più o meno pieno di difetti.
“Il caffè difettato è quello standard che si trova anche nei supermercati brasiliani. Quello ancora più ricco di difetti, corrisponde al 20/30% di quello che si acquista negli scaffali.”
D’altra parte, il consumo di specialty in Brasile copre appena il 12-15% di quello totale. E il resto viene esportato.
Sul caffè verde che arriva dal Brasile sino in Italia si può dire invece che si colloca su uno standard piuttosto elevato e che però spesso viene tostato troppo scuro.
E si chiude l’esperienza con la presentazione del piano di Cafezal per la fine dell’anno:
“Portare un container intero con le nostre sole forze, ovvero facendoci carico di 320 sacchi di caffè con il commercio totalmente diretto.”
E poi un’importante riflessione arriva da Bitencourt rispetto alle dinamiche attuali: “Ora il mercato dello specialty si avvicina molto a quello dell’Arabica di buona qualità che a sua volta è prossimo a quello della Robusta anche di più scarsa qualità. Probabilmente il mercato non influenzerà con dei rincari lo specialty e questo dovrebbe portare chi tratta le commodity ad acquistare del verde di qualità più elevata.
Dal mio punto di vista, il prezzo del caffè tostato dovrà ulteriormente aumentare a partire dalla metà dell’anno.
E questo dovrebbe avere anche una ricaduta sul costo della tazzina al bar. Tutto questo aiuterà lo specialty perché già di partenza venduto ad un prezzo più alto e che ora si potrà adeguare finalmente ad un costo più in linea a quello che dovrebbe essere già ora.”
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