martedì 30 Dicembre 2025
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HostMilano si apre con il 9° Gran premio della caffetteria italiana

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Il ritorno di HostMilano (immagine concessa)

MILANO – Dal 17 al 21 ottobre 2025, il Coffee Village nel Padiglione 18 di HostMilano ospiterà quattro grandi eventi firmati dal Gruppo Cefos in collaborazione con Altoga, che vedranno oltre 80 competitor internazionali sfidarsi nelle discipline più prestigiose del mondo del caffè. In palio un monte premi complessivo di oltre 10.000 € in beni, a conferma del valore e del prestigio delle competizioni.

Il Gran premio della caffetteria italiana e il Campionato italiano Latte art grading system

Il programma si apre il 17 e 18 ottobre con il 9° Gran premio della caffetteria italiana, competizione biennale che dal 2009 rappresenta un riferimento per il bar italiano di qualità. I 14 partecipanti si metteranno alla prova con espresso, cappuccino e creative bevande fredde, esaltando il metodo italiano e l’abbinamento con eccellenze enogastronomiche.

Il 19 ottobre sarà la volta del Campionato italiano Latte art grading system (LAGS), che eleggerà il nuovo campione nazionale tra i baristi certificati LAGS. Una sfida che coniuga precisione tecnica e creatività, e che decreta l’accesso alla scena mondiale. Nell’arena saranno rappresentate le categorie verdi , rosse , nere e oro; i vincitori passeranno al mondiale il giorno seguente.

Il giorno successivo, 20 ottobre, toccherà al prestigioso Campionato Mondiale WLAGS – Latte Art Grading System, il palcoscenico internazionale dove i migliori artisti della latte art certificati (Green, Red, Black e Gold) si contenderanno il titolo iridato davanti a un pubblico globale di professionisti e appassionati. Anche quai numerose le nazioni presenti da tutto il globo: Argentina, Cile, Colombia, Croazia, Ecuador, Francia, Germania, Italia, Nepal, Peru, Portogallo, Slovenia, Spagna, Svizzera.

A chiudere il programma, il 21 ottobre, la 6ª edizione del Moka Challenge, organizzata in collaborazione con Bialetti. Un evento unico nel suo genere che celebra la Moka, simbolo della tradizione italiana, reinterpretata con estro, tecnica e innovazione dai 14 concorrenti in gara.

HostMilano 2025 è la principale fiera mondiale dedicata all’ospitalità e al food-retail, con oltre 800 eventi in programma. Questi quattro appuntamenti si inseriscono nel cuore del Coffee Village (Pad. 18) e rappresentano alcuni dei momenti clou per i professionisti e gli appassionati dell’arte del caffè (Fiera Milano).

A Rho Fiera, dalla forchetta al progetto completo gli hôtelier scoprono il nuovo lusso

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Il nuovo lusso a HostMilano (immagine concessa)

MILANO – Dal resort-core alla biophilia, dagli spazi ibridi al boom di nuovi investimenti: il futuro dell’ospitalità passa dal design e trova in HostMilano 2025 il suo punto di riferimento internazionale. Lo dicono gli albergatori.

Il vero lusso? Non si impone, ma sussurra. Rispondendo alle richieste di un ospite sempre più consapevole e responsabile, oggi l’hôtellerie punta su identità, natura e autenticità, in particolare per le proposte in alto di gamma.

Non più solo estetica raffinata, ma linguaggio narrativo capace di raccontare territori e valori. E a HostMilano 2025, a Fiera Milano dal 17 al 21 ottobre prossimi, si scoprono in anteprima idee e soluzioni per trasformare una visione in un hotel pronto ad accogliere.

Immersione sensoriale ed esperienze slow per far crescere il mercato

Quali le tendenze più interessanti? Tra le più recenti emergono il resort-core, che privilegia l’immersione sensoriale e la lentezza come forma di lusso, e il magical maximalism, fatto di colori audaci e dettagli originali, mentre continua la tendenza dell’architettura biofilica, che porta la natura dentro gli spazi dell’ospitalità.

Sempre più diffusa anche la logica degli spazi ibridi e multifunzionali, capaci di adattarsi al lavoro, al relax e alla socialità, mentre sostenibilità e tecnologia discreta diventano pilastri imprescindibili di una nuova idea di accoglienza.

Uno scenario che trova conferma anche nei numeri: Secondo il report Europe Hotel Development Trends & Projections di Lodging Econometrics, solo in Europa nel 2024 sono stati inaugurati circa 330 nuovi hotel, per un totale di quasi 44 mila camere. In Italia il dinamismo del settore si misura con oltre 2,1 miliardi di euro in investimenti lo scorso anno, il 30% in più rispetto alla media dell’ultimo decennio, con un focus particolare sul segmento lusso, che da solo ha attratto quasi la metà degli investimenti.

La crescita del new luxury vista dai protagonisti

“Il lusso non è più eccesso o formalità, ma diventa la possibilità di rallentare senza doverlo giustificare, vivendo un’esperienza autentica e intima”, spiega Annarita Aprea, Director of Sales & Marketing di Casa Angelina, iconico cinque stelle di Praiano, in Costiera Amalfitana, membro di The Leading Hotels of the World. “Per noi significa creare un racconto coerente che unisce design ispirato al paesaggio mediterraneo, spazi che infondono calma, un servizio discreto e genuino, una cucina radicata nel territorio ma contemporanea, e attività fuori dall’hotel capaci di far vivere l’essenza del luogo in modo memorabile”.

“Oggi innovazione e sostenibilità non sono un optional”, aggiunge, “ma parte integrante del concetto stesso di ospitalità di alta gamma. La tecnologia deve essere discreta e al servizio dell’esperienza, la sostenibilità un impegno quotidiano fatto di scelte responsabili. In questo percorso è fondamentale poter contare su partner solidi e su appuntamenti che riuniscono l’intera filiera: eventi come Host diventano occasioni preziose per scoprire soluzioni chiavi in mano, incontrare i protagonisti del settore e alimentare relazioni che danno vita a un’ospitalità sempre più autentica e consapevole”.

A conferma di come il concetto di ospitalità si stia evolvendo verso esperienze radicate nel territorio e in grado di raccontare storie autentiche, arriva anche la voce di chi propone una soluzione di prestigio nel centro di una città in piena fase di crescita del turismo, come Bari.

“L’hôtellerie di lusso oggi non può più limitarsi a un’estetica raffinata: ogni elemento, dal design delle camere alla cura degli spazi comuni, diventa parte di una narrazione che riflette l’identità autentica del luogo”, aggiunge Mariadele Casillo, proprietaria del Vis Urban Suites & Spa. “L’ospite non cerca più formalità ma attenzione proattiva, consigli personalizzati e un coinvolgimento a tutto tondo, dove anche la cucina racconta il territorio attraverso materie prime stagionali e sostenibili, trasformando ogni piatto in un’esperienza che parla di tradizioni e cultura locale”.

“È questa integrazione di design, servizio e gastronomia a rendere unico il soggiorno: l’Italia, con la sua straordinaria varietà di tradizioni culinarie, permette percorsi esperienziali che vanno dalla degustazione privata in una cantina storica a corsi di cucina tradizionale, fino a escursioni in luoghi autentici e poco conosciuti. In questo modo l’ospite si immerge nella cultura del territorio a 360 gradi, vivendo un lusso che non è ostentazione ma scelta consapevole e memorabile”.

Con le sue aree dedicate all’arredo e tecnologia e al mondo della tavola, Host 2025 si consolida sempre più come punto di riferimento internazionale per chi progetta l’hôtellerie e il fuoricasa. Dal contract alla domotica, dal design di interni alle nuove frontiere della mise en place, HostMilano dà vita a un ecosistema unico per chi immagina il futuro dell’ospitalità.

Non perdere l’occasione di scoprire queste innovazioni e di incontrare i protagonisti del settore: acquista subito il tuo biglietto a prezzo speciale con l’opzione Early Bird, disponibile solo fino al 17 settembre sulla biglietteria online di HostMilano 2025.

Napoli: la media del caffè al bar sale a 1,20 euro, più di Roma e Bari

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Una tazza di caffè americano (immagine: Pixabay)

La tazzina del bar a Napoli è arrivata a 1 euro e 20 e non si escludono ulteriori rincari. Le ragioni alla base degli aumenti sono, in primo luogo, i lunghi periodi di siccità hanno provocato una netta riduzione della produzione in Brasile, Colombia e Vietnam. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Emanuele Imperiali per Il Corriere della Sera.

Il prezzo del caffè a Napoli

NAPOLI – Napoli non è la città italiana dove il caffè costa meno. La media tra i bar cittadini oscilla attorno a 1 euro e 20, più di Roma e Bari, dove il prezzo è inferiore di 5 centesimi. Il mito del caffè a 80 centesimi è ormai un pallido ricordo del passato.

Quali sono i motivi di quest’aumento? Innanzitutto, i lunghi periodi di siccità hanno provocato una netta riduzione della produzione in Brasile, Colombia e Vietnam. A ciò si aggiungono i costi di trasporto, lievitati non poco per l’aumento dell’energia e dei carburanti.

C’è poi un altro aspetto, che influisce non poco sul costo finale del prodotto, le speculazioni finanziarie, essendo il caffè una delle materie prime più scambiate sui mercati globali. Infine, il carovita, con i bar che devono far fronte a spese più alte, a cominciare da quelle generali per finire a quelle del personale.

Non c’è dubbio che l’aumento del prezzo abbia un impatto diretto sulle tasche dei consumatori napoletani, nella città che ha elevato ’na tazzulella a vero mito, rendendola protagonista di film, canzoni e opere teatrali.

Vizio? Piuttosto un rito, tanto meglio se collettivo, condiviso con altri al bancone del bar. Soprattutto per un napoletano, che di caffè ne consuma certamente più d’uno al giorno. Ecco perché il costo incide sul bilancio familiare.

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Cagliari: l’espresso a 2 euro entro la fine del 2025, i clienti: “Non andremo più al bar”

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caffè espresso
Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

Gli aumenti del prezzo del caffè potrebbero portare la tazzina ad un costo di due euro entro la fine del 2025. Non mancano di certo le persone che mettono in discussione il futuro del rito del caffè al bar. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Carolina Mocci per il quotidiano online Cagliari Casteddu.

Il futuro del caffè a Cagliari

CAGLIARI – Caffè sempre più amaro per i consumatori: gli aumenti record rischiano di portare il prezzo della tazzina a 2 euro entro la fine dell’anno. E sul web si accende la polemica. In tanti si interrogano sul futuro di un rito che, per molti è irrinunciabile.

C’è chi già preferisce rinunciare al bar: “Personalmente, tranne rarissime eccezioni, bevo il caffè solo a casa, con calma e a un costo infinitamente inferiore”.

Non manca chi esalta le alternative più sostenibili: “Ultimamente trovo molto comode le cialde compostabili, di ottima qualità, non hanno plastica né alluminio, e alla fine il caffè costa dai 20 ai 26 centesimi”. Altri, invece, guardano al passato: “Riprendiamoci la moka, che nostalgia”. Molti sottolineano la convenienza del prepararlo in casa: “Basta comprarsi al market una confezione di caffè al costo minimo di 4 euro, preparato a casa ci escono minimo 20 caffè”.

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Nzatu e ArtCafé volano ad Abu Dhabi portando la miscela Njuki allo IUCN World Conservation Congress

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Nzatu eNjuku allo IUCN (foto concessa)
Nzatu eNjuku allo IUCN (foto concessa)

MILANO – Novità per il caffè Njuki, progetto portato avanti da Nzatu e ArtCafe: sarà servito come bevanda ufficiale dell’IUCN World Conservation Congress 2025, che si terrà ad Abu Dhabi a ottobre.

Il Congresso IUCN, un vertice che si tiene ogni quattro anni, è l’evento di conservazione più grande e inclusivo al mondo, che riunisce governi, organizzazioni dei popoli indigeni, società civile e settore privato per definire l’agenda globale per la conservazione.

Con il tema “Powering Transformative Conservation“, il Congresso del 2025 svolgerà un ruolo fondamentale nel promuovere azioni positive per la natura in questo momento critico per la biodiversità, il clima e lo sviluppo sostenibile.

Michele Sofisti, co-founder e ceo di Nzatu Europe SA con sede Chemin du Pontet in Svizzera:

“Noi di Nzatu e ArtCafé crediamo che un ottimo caffè possa alimentare grandi cambiamenti. Il nostro caffè Njuki viene coltivato nel rispetto degli ecosistemi, della resilienza climatica e dei mezzi di sussistenza della comunità: valori profondamente in linea con la missione dell’IUCN di creare un mondo giusto che valorizzi e conservi la natura.

Siamo onorati di dare impulso a conversazioni che daranno forma al futuro del nostro pianeta, una tazza significativa alla volta.”

Luca Montagna, CEO Artcafé:

“E’ da poco meno di un anno che abbiamo scelto di intraprendere la strada dell’agricoltura rigenerativa , proponendo tutta la linea del “Njuki” .

Artcafé infatti collabora con Nzatu, Societa’ nata in Zambia (nzatu.com) e che promuove l’agricoltura rigenerativa, per proporre la migliore miscela di caffè arabica dall’Uganda esaltandone le autentiche origini e qualità dell’Africa.

La miscela che abbiamo creato è una miscela 100%arabica composta da Uganda Monte Elgon, Etiopia e Kenya per un tocco speciale.

La distribuzione di questi prodotti sta iniziando presso i supermercati Conad centro nord, inoltre abbiamo di recente inaugurato un bellissimo locale a Parma proprio sullo stile di Njuki (che vuol dire miele in un dialetto africano) dove si terranno momenti di incontri a tema.

L’obiettivo di Nzatu assieme ad Artcafe’ e’ di creare impatto sociale nelle comunita’ rurali in Africa, salvaguardare il wildlife e mitigare il rischio climatico con progetti di riforestazione e rigenerazione dei suoli.

Stiamo ricevendo inoltre notevole interesse in molti mercati del mondo dove andremo a sviluppare vendite e impatto.

L’ultimo grande obiettivo raggiunto è essere il caffè ufficiale del “IUCN World Conservation congress 2025 “. L’IUCN è l’Organizzazione delle Nazioni Unite per la protezione della Natura e che ha come membri, i Paesi del Mondo e importanti Organizzazioni per la conservazione della biodiversità.

Artcafe’e Nzatu assieme, oltre a fare gustare ai presenti, la miscela Njuki, potranno portare la testimonianza di un metodo di lavoro rigenerativo e tracciabile oltre che misurabile. Nzatu collabora infatti, tra le altre, con due Societa’ di monitoraggio, Restor.eco che fa monitoraggio satellitare per la biodiversita’ e Synature.ch che ha creato un monitoraggio acustico.

Entrambi i sistemi saranno mostrati al pubblico per fare capire come il caffè Njuki possa essere un elemento di cambiamento positivo nelle coltivazioni e favorire la conservazione del wildlife.

Noi di Nzatu e ArtCafé crediamo che un ottimo caffè possa alimentare grandi cambiamenti. Il nostro caffè Njuki viene coltivato nel rispetto degli ecosistemi, della resilienza climatica e dei mezzi di sussistenza della comunità: valori profondamente in linea con la missione dell’IUCN di creare un mondo giusto che valorizzi e conservi la natura.

Siamo onorati di dare impulso a conversazioni che daranno forma al futuro del nostro pianeta, una tazza significativa alla volta.

Credo che aver raggiunto questo obiettivo così importante per Artcafè e Nzatu sia solo un inizio di un percorso al quale teniamo tantissimo.

Avere la consapevolezza di tutto ciò che ci circonda e poter raccontare come con dei piccoli gesti si può contribuire alla salute del nostro Pianeta .

Dietro ogni chicco c’è un impegno concreto: un modello agricolo rigenerativo che rispetta le risorse naturali della fauna selvatica e sostiene le comunità locali.

“I mercati devono superare la mentalità del ‘non nuocere’ e adottare una mentalità che ripari e rigeneri”. È giunto il momento di passare a un nuovo modello di agricoltura, in cui ogni tazza di caffè restituisca alla terra e alle persone che se ne prendono cura più di quanto ne riceva”.

THE RIGHT Coffee è lo slogan che abbiamo coniato per sottolineare l’impegno a creare degli impatti positivi sulle persone e a protezione della Natura in senso largo.”

Queste le declinazioni di Njuki allo IUCN

Nella carta caffetteria ad Abu Dhabi:

Espresso
Double espresso
Macchiato
Caffè con panna
Pedrocchi
Marocchino
Bicerin
Americano
Cortado
Cappuccino italiano / soia, avena.
Flat white
Latte /cold/ hot
Half &Half cold
Caffè Shakerato
Espresso Tonic

Chemex
Clever
Hoop ( coffeebrewer)

Frattamaggiore, Napoli: titolare di un bar subiva estorsioni da 15 anni, arrestate sei persone

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La polizia in azione

Il titolare di un bar di Frattamaggiore, comune nella città di Napoli, ha subito estorsioni da 15 anni. Con l’accusa di estorsione tentata e consumata aggravate dal metodo mafioso, sei persone sono state arrestate dalla polizia. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Napoli Today.

Le estorsioni al bar di Frattamaggiore

FRATTAMAGGIORE (Napoli) – Le estorsioni sarebbero iniziate nel 2011. Il titolare di un bar di Frattamaggiore avrebbe dovuto pagare il pizzo in tre rate: Natale, Pasqua e Ferragosto. Ma a luglio non avrebbe voluto pagare l’ultima rata di quest’anno e per questo motivo sarebbe stato anche minacciato.

Con l’accusa di estorsione tentata e consumata aggravate dal metodo mafioso, sei persone sono state arrestate dalla polizia al termine di una rapida indagine coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Napoli.

Gli indagati, secondo quanto emerso, sarebbero appartenenti al clan Orefice attivo nel comune a nord di Napoli. Gli agenti della Squadra Mobile di Napoli e del Commissariato di Frattamaggiore hanno ricostruito quando accaduto nel corso degli anni. Secondo gli investigatori all’imprenditore sarebbe stato imposto di pagare un “pizzo” di circa di 6000 euro annui, suddiviso in tre rate nelle classiche ricorrenze di Natale, Pasqua e Ferragosto, sceso poi a 1500 euro.

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Lindt & Sprüngli potrebbe trasferire negli Usa la produzione dei coniglietti pasquali

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Il logo di Lindt & Sprüngli

Il fabbricante di cioccolato Lindt & Sprüngli potrebbe trasferire negli Stati Uniti la produzione dei coniglietti pasquali, per aggirare i dazi all’importazione imposti dall’amministrazione Trump. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata sul portale Swiss Info.

Il possibile trasferimento di Lindt & Sprüngli negli Stati Uniti

Stando a quanto riferisce oggi l’agenzia Bloomberg, che si rifà a fonti interne all’azienda, il piano comporterebbe investimenti fino a 10 milioni di dollari per produrre coniglietti, Babbi Natale e altre figure di cioccolato negli Usa. Oggi questi articoli sono fabbricati in Germania e negli Usa sarebbero quindi soggetti a un dazio all’importazione del 15%.

Lindt & Sprüngli starebbe inoltre valutando la possibilità di trasferire la produzione per il mercato canadese dallo stabilimento di Boston a siti europei, al fine di evitare i dazi di ritorsione imposti dal Canada contro gli Stati Uniti.

Contattato dall’agenzia Awp il gruppo ha rifiutato di commentare i piani. La società afferma comunque di valutare da diversi anni la possibilità di investire ulteriormente nella capacità produttiva negli Usa. Attualmente si sta inoltre ampliando la capacità della fabbrica di Stratham, nel New Hampshire.

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Ecco Choviva, il cioccolato senza cacao: l’iniziativa di Aldi Suisse

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La produzione di cioccolato (Pixabay License)

Aldi Suisse propone l’alternativa al cioccolato Choviva. La ricetta, rigorosamente senza cacao, si basa sui semi di girasole ed è privo di aromi artificiali. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul quotidiano Distribuzione Moderna.

La ricetta a base di semi di girasole

MILANO – Aldi Suisse è il primo rivenditore in Svizzera a portare sugli scaffali un nuovo prodotto a base di cioccolato: Choviva, l’ingrediente innovativo che rende possibile il cioccolato senza cacao.

Una nuova versione del famoso cioccolato Star Rice di Choceur, infatti, è ora disponibile in tutte le filiali Aldi Suisse.

La ricetta, senza cacao, si basa sui semi di girasole, è prodotta in Europa e stupisce per il suo gradevole sapore di cioccolato, completamente privo di aromi artificiali.

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Matteo Borea: “Sulla guerra miliardaria tra Keurig Dr Pepper e Coca-Cola: perché i vincitori non saranno quelli che pensiamo”

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matteo borea
Matteo Borea (immagine concessa)

Matteo Borea, consulente strategico e innovatore nel settore del caffè,
comproprietario della storica torrefazione La Genovese di Albenga (Savona) e autore del blog matteoborea.it, punto di riferimento per imprenditori del chicco, espone la sua opinione sulle recenti operazioni finanziarie di Keurig Dr Pepper e Coca-Cola, e come queste influenzino il settore del chicco. Leggiamo di seguito la sua opinione.

La logica dei giganti (e perché è fallace)

di Matteo Borea

MILANO – “Due giganti del caffè hanno fatto scommesse opposte da miliardi, a poche ore di distanza. Uno compra, l’altro vende. Entrambi si credono furbi. Entrambi probabilmente si sbagliano.

Il mondo del caffè ha appena assistito a qualcosa di affascinante: due colossi aziendali che, a distanza di 24 ore, hanno preso decisioni completamente opposte. Un contrasto perfetto che rivela quanto il big business sia in realtà perso quando si tratta di capire cosa significhi davvero “caffè”.

Ecco i fatti:

Keurig Dr Pepper ha appena acquisito JDE Peet’s (proprietaria di Douwe Egberts, L’Or e Senseo) per 15,7 miliardi di euro, creando un nuovo impero del caffè per sfidare Starbucks e Nestlé.

Nello stesso tempo, Coca-Cola ha annunciato di voler esplorare la vendita di Costa Coffee, la catena acquistata per oltre 5 miliardi di dollari solo sette anni fa. L’ammissione brutale del CEO? “Il nostro investimento in Costa non è andato come volevamo.”

Chi ha ragione, chi compra o chi vende? Ecco il paradosso: hanno entrambi ragione. E al tempo stesso, si sbagliano entrambi in modo catastrofico.

Keurig Dr Pepper vede i numeri e sembrano irresistibili. Il consumo globale di caffè sta esplodendo, soprattutto in Asia. I prezzi sono raddoppiati a causa di disastri climatici e domanda crescente. Sulla carta, è una miniera d’oro.

Coca-Cola ha scoperto la dura verità: il caffè non è solo un’altra bevanda che puoi conquistare con budget marketing e potenza distributiva. Nonostante miliardi spesi in Costa, non sono riusciti a decifrare il codice che ogni barista italiano impara a 16 anni: il caffè è cultura, non commodity.

Ma ecco ciò che entrambi non hanno capito: l’autenticità non si compra. Puoi comprare marchi, torrefazioni e catene di locali. Non puoi comprare l’anima che spinge le persone a scegliere il tuo caffè rispetto a un altro. Ed è proprio per questo che i veri vincitori di questa partita a scacchi non stanno nemmeno giocando.

Il terzo gode sempre

Come diciamo in Italia, “Tra i due litiganti, il terzo gode.” Mentre i giganti giocano a sedersi sulle sedie miliardarie delle acquisizioni, la vera rivoluzione del caffè sta nascendo nelle piccole torrefazioni che hanno capito ciò che le corporation non capiranno mai.

Perché i colossi falliscono sempre nell’eccellenza del caffè:

● Sono schiavi dei trimestri. Ogni decisione deve giustificarsi con gli azionisti ogni 90 giorni. Le relazioni vere nel caffè richiedono anni.

● Competono sul prezzo, non sull’anima. La scala richiede volumi, i volumi richiedono scorciatoie. Le scorciatoie uccidono l’artigianalità.

● Pensano per categorie, non per esperienze. Il caffè diventa solo un altro SKU tra energy drink e bibite.

● Comprano aziende, non comunità. Puoi acquisire le sedi di Costa, ma non puoi comprare la fiducia tra una torrefazione locale e il suo quartiere.

I dati lo dimostrano: mentre Costa arrancava sotto Coca-Cola, i torrefattori specialty indipendenti registravano aumenti medi dei prezzi tra il 15% e il 25% e i clienti pagavano volentieri.

L’opportunità nascosta

Quando i giganti validano un mercato, è il segnale che devi dominare la tua nicchia.

La guerra di consolidamento genera tre conseguenze inevitabili che gli indipendenti intelligenti possono sfruttare:

● Prezzi più alti nel mass market. Più livelli aziendali significano più pressioni sui margini trasferite ai consumatori. Il posizionamento premium diventa ancora più attraente.

● Esperienze omologate. L’efficienza richiede standardizzazione. L’autenticità e il servizio personale diventano un vantaggio raro.

● Relazioni disconnesse. Gli azionisti non bevono caffè con i clienti. I legami locali diventano inestimabili.

La prova è nell’espresso: mentre Starbucks combatte guerre di prezzo, i caffè specialty spuntano prezzi più alti del 40% sugli stessi chicchi. La differenza? Storia, artigianalità e relazione.

La contro-strategia che vince

Prendi la strada opposta rispetto ai giganti:

● Posizionamento premium invece di giochi di volume. Loro corrono verso il basso, tu sali verso l’alto.

● Storia e provenienza invece di budget marketing. La tua origine batte sempre il loro spot pubblicitario.

● Relazioni con i clienti invece di accordi distributivi. Un cliente fedele vale più di dieci occasionali.

● Eccellenza artigianale invece di efficienza operativa. La perfezione scala in un modo diverso dall’efficienza.

● Comunità locali invece di impronta globale. Nel caffè, la profondità vince sull’ampiezza.

Esempio concreto: mentre Costa faticava a giustificare la sua valutazione da 5 miliardi, micro torrefazioni costruivano community di culto e pricing premium che farebbero invidia a qualsiasi CEO.

Cosa significa tutto questo

Il mercato del caffè non sta diventando più competitivo, sta diventando più polarizzato. Mass market contro artigianato. Corporazioni contro artigiani. Scala contro anima.
E in questa polarizzazione si trova la più grande opportunità mai vista per lo specialty coffee.

I giganti stanno sostanzialmente asfaltando l’autostrada per permettere ai veri imprenditori del caffè di prendere la strada panoramica e farla pagare premium.

Mentre Keurig Dr Pepper e Nestlé si scannano per lo spazio a scaffale nei supermercati, le community locali conquistano i cuori e le menti dei clienti che si curano davvero di cosa bevono.

Il punto

Keurig Dr Pepper probabilmente riuscirà a costruire un impero del caffè che genera miliardi. Coca-Cola è stata intelligente a tagliare le perdite prima di bruciare altro capitale.
Ma i veri vincitori saranno gli imprenditori del caffè che hanno capito che quando i giganti si concentrano a combattere tra loro, smettono di guardare i fianchi.
La guerra delle corporation non è la tua concorrenza è la tua copertura.
Mentre loro combattono sul mercato di ieri, la vera domanda non è chi vincerà la loro guerra. È avere il coraggio di costruire qualcosa che loro non potranno mai comprare:
un business che conta davvero per le persone.

I giganti possono avere le loro guerre di prezzo. Noi ci concentreremo sul conquistare i cuori, una tazza perfettamente preparata alla volta”.

                                                                                                           Matteo Borea

Addio a Stefano Benni, lo scrittore che ha firmato Bar Sport e Il bar sotto il mare

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Stefano Benni Luisona day
Stefano Benni

Stefano Benni, autore innovativo e spregiudicato, ha scritto libri umoristici rimasti nella storia della letteratura comica con la tazzina come protagonista: Bar Sport e Il bar sotto il mare sono tra le opere più conosciute (ne abbiamo parlato qui). È morto a Roma il 9 settembre all’età di 78 anni.

Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Paolo Di Stefano per Il Corriere della Sera.

Stefano Benni si spegne a 78 anni

ROMA- Stefano Benni, morto a Roma nella mattina di martedì 9 settembre, era nato a Bologna nel 1947. È stato un caso, rarissimo, di scrittore notevole venuto dalla satira politica («Linus», «il manifesto», «Cuore», «Tango»…). Spregiudicato e intelligente, lieve ma sferzante poligrafo: non solo giornalista, ma poeta, narratore, scenografo, drammaturgo, autore televisivo (paroliere del primo Grillo). Ha scritto libri umoristici rimasti nella storia della letteratura comica, tra parodia e rocambolesco, avventuroso, fantastico.

Nella forma del racconto breve esordisce con la raccolta Bar Sport 1976, mentre a partire dal 1983 si dedica alla narrazione lunga: Terra! è un romanzo apocalittico-fantascientifico, ambientato nel 2157 in uno scenario post nucleare, con tre astronavi che si contendono una terra abitabile.

Nel solco di quella letteratura stralunata emiliano-lombarda che ha un caposaldo nel primo Gianni Celati delle Avventure di Guizzardi, Benni scrive altri libri memorabili, e nella forma romanzesca più distesa avrebbe poi dato il meglio: Stranalandia (con disegni di Pirro Cuniberti, 1984), Comici spaventati guerrieri, del 1986, che rimane forse il suo libro migliore per la capacità espressionista (qualcuno ha detto gaddiana) del linguaggio, anche questa una storia gialla fantascienfica, tutta dalla parte delle vittime e dei marginali, bambini e pensionati, esclusi dalla esuberante società del benessere. Una folla di personaggi, tra cui umani animalizzati nel nome e nei tratti caratteriali.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui.