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Giorgio Boggero, ceo di Cellini Caffè: “La nostra attenzione per la sostenibilità e la qualità è sempre maggiore”

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cellini boggero
Giorgio Boggero, amministratore Cellini Caffè

MILANO – La birra artigianale al caffè, frutto della collaborazione tra Cellini e Biova Project, nata dall’utilizzo delle capsule danneggiate, è stata presentata mercoledì 10 luglio a Milano presso la sede di SBAM, la creative agency superpowered by JAKALA di Milano, che ha curato il concept creativo del progetto (ne abbiamo parlato qui).

Di cosa si tratta nello specifico? Il caffè recuperato dalle capsule ammaccate durante il processo produttivo rinasce in una birra di alta qualità: oltre 10.000 capsule altrimenti inutilizzabili, sono state trasformate in 2500 litri di una bevanda alcolica che riscrive le regole del gusto e dell’economia circolare.

Per l’occasione abbiamo parlato con Giorgio Boggero, ceo di Cellini Caffè, che ha illustrato la mission e la posizione dell’azienda nei confronti della sostenibilità.

L’idea del caffè in Italia è spesso associata alla tradizione della classica tazzina ed è difficile presentare innovazioni in questo campo. La birra presentata con Biova Project è anche un progetto pensato per rilanciare lo storytelling del prodotto del caffè e il modo di intenderlo?

“Cellini Caffè può vantare da sempre una gamma di prodotti molto ricca che non è solo quella del classico espresso a cui siamo tutti abituati in Italia. Questo percorso che abbiamo intrapreso grazie a Biova Project nasce dal ripensare interamente il posizionamento della nostra marca. Pensiamo che il caffè sia sinonimo di avventura e, in quanto tale, è una scoperta continua. Incontrare in questo viaggio Biova Project ci ha consentito di guardare il prodotto con nuove lenti facendo di necessità virtù.

Una capsula in alluminio ammaccata che sarebbe stata scartata perché non utilizzabile all’interno della macchina prende nuova vita separando il materiale, riciclabile all’infinito, dal caffè che viene utilizzato per la produzione di una Schwarzbier, una birra molto aromatica e fruttata.

Questo è un percorso di scoperta che Cellini ha intrapreso per avvicinare i consumatori al caffè, il quale è un mondo molto più ricco rispetto a quello che noi da sempre siamo abituati a conoscere. E qui entra in gioco l’aspetto sostenibile in cui un prodotto di scarto ma di ottima qualità e 100% Arabica viene utilizzato per una birra artigianale altrettanto eccellente”.

Come si evolverà la sostenibilità nel mondo del caffè con le nuove tecnologie?

“C’è una nuova normativa che entrerà in vigore alla fine di quest’anno che obbligherà tutti i produttori a mettere sul mercato prodotti la cui origine arriva da piantagioni e lotti che non hanno subito deforestazione. C’è un impulso molto forte dato dalla Comunità Europea di virare in questa direzione. Perciò le aziende dovranno aumentare l’impegno verso la sostenibilità. Il prodotto del caffè nasce dalla fascia sud-equatoriale e il viaggio da questi Paesi per l’Europa è lungo e arduo.

Ci sono molti aspetti connaturati a questa categoria ma estranei rispetto a ciò che possono fare le torrefazioni. In futuro si potrebbero utilizzare navi con propulsori ad idrogeno le quali avranno un impatto ambientale meno incisivo. Inoltre ci sono alcuni piccoli esercizi di produzione nel nostro Paese come nel Giardino Botanico di Palermo in cui c’è una produzione di caffè. Ci sono nuove opportunità in termini tecnologici che offrono diversi spunti di riflessione”.

La sostenibilità va di pari passo anche con l’attenzione verso l’aspetto sociale e il benessere verso i coltivatori di caffè

“Abbiamo un codice etico che richiediamo di sottoscrivere a tutti i nostri clienti e fornitori che certificano non avvenga il lavoro minorile. Non abbiamo una visione diretta in piantagione bensì indiretta con i nostri intermediari di alto prestigio, alcuni dei quali hanno a loro volta delle piantagioni”.

In futuro avete ancora l’intenzione di sperimentare con l’economia circolare?

“Assolutamente sì. Speriamo di avere sempre meno prodotti che debbano essere gettati e la nostra attenzione per la sostenibilità e la qualità è sempre maggiore: lo testimoniano il nostro packaging riciclabile e le capsule compostabili Home Compostable. Per quanto riguarda la circolarità vedremo se troveremo altre opportunità come quella presentata della birra presentata da Biova Project”.

Tè freddo in foglie? Ebbene, si può fare: ecco come con le due tecniche consigliate da Teatips

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Il tè freddo (foto concessa)
Il tè freddo (foto concessa)

MILANO – Siamo alle porte dell’estate e il tè caldo cede pian piano il terreno alla sua versione fredda: l’immaginario comune va verso le bottiglie nei supermercati con i brand che conoscono tutti, ma la realtà è che esiste tutto un mondo di infusione a freddo che permetterebbe ai veri tea lovers o a chi semplicemente e alla ricerca di una soluzione più naturale, di bersi il proprio tè freddo casalingo. Per addentrarsi su questo territorio inesplorato, torna in soccorso l’esperta in materia Elisa Moratello di Teatips.

La quale esordisce con una prima verità: “La difficoltà maggiore per molti è capire innanzitutto che il tè freddo si può preparare: oggi sempre più le persone cercano l’alternativa più salutare al classico tè in bottiglia del supermercato.”

Tè freddo: le differenze principali tra quello più diffuso in commercio e quello artigianale?

“Innanzitutto si parte proprio dal tè usato: nel primo caso, l’estratto di tè è minimo, con una percentuale che varia tra il 3-5% di estratto se non quando scende ulteriormente allo 0,10%. Di solito viene usato il tè nero e il verde e contengono anche succhi di frutta per conferire la componente aromatica, insieme ai correttori di acidità, intorno ai 4.4 grammi per 100ml.

Il matcha shake (foto concessa)

Uno dei punti critici è che non c’è una norma precisa che stabilisce cosa si possa definire tè, quindi anche quello che si trova in mercato con percentuali così basse di estratto viene chiamato in questo modo. Anche le pastigliette che si sciolgono nell’acqua adesso di moda propongono un tè freddo solubile che però contiene il 7% di estratto di tè nero (parliamo di indicazioni per 100ml) e per cui non avviene neppure un’infusione vera e propria.

In questo ultimo caso certamente si tenta di mantenersi il più possibile contenuti sullo zucchero, ma parlano erroneamente di vero tè, e non di estratto.

La differenza invece è tanta: il tè vero e proprio è il risultato dell’infusione delle foglie di Camelia, che sia fredda o calda. Già quando le foglie sono essiccate e pronte per essere usate, si parla di bevanda per le rispettive categorie.

Mentre l’estratto deriverebbe da una sorta di infusione con l’impiego di una percentuale più bassa di foglie, che risulta concentrata, per poi essere mescolata con altri ingredienti ed essere diluita molto nella bevanda finale. La parte dei conservanti e acidificatori poi viene aggiunta per essere commercializzata.

Il rischio è che le persone comprino il tè durante l’inverno e che lo sprechino perché non sanno come utilizzarlo quando inizia il caldo. Invece si possono apprendere diverse tecniche per prepararselo in casa freddo e sfruttare così le foglie ancora a disposizione.

A questo aggiungiamo anche il vantaggio di usare il prodotto sfuso ed eliminare l’accumulo di packaging superfluo. Altra buona notizia: i tè in foglia possono anche essere riutilizzati più volte in tante infusioni. Inoltre si può sperimentare anche con il gusto, aromatizzando il tè freddo, inserendo spezie, fiori, pezzi di frutta.”

Le tecniche principali per preparare il tè freddo da soli

Il tè freddo Jasmine (foto concessa)

“Quelle più immediate e gestibili a casa sono due. Quella secondo me che è la migliore, seppure abbia bisogno di un po’ più di tempo per organizzarsi, è l’infusione a freddo per cui non si deve far bollire l’acqua.

Le foglie vengono messe a infusione nell’acqua a temperatura ambiente che poi va lasciata in frigo dove avviene l’estrazione molto lenta dei componenti del tè. Con una caraffa di un litro il processo può durare diverse ore, naturalmente in base al tipo di tè usato.

Con quelli verdi ad esempio si passa dalle una alle due ore con 10 grammi, circa un cucchiaio standard. La proporzione è sempre la stessa del tè caldo, 1 grammo per 100 ml. Il tè bianco e l’oolong può arrivare dalle 3 alle 4 ore mentre i neri dalle 3-4 ore.
Occhio a non dimenticarsi l’infusione in frigo.

Un consiglio: se normalmente non si riescono a gestire le tempistiche, forse è preferibile usare meno grammi, altrimenti si va verso la sovra estrazione.

Anche i tè fermentati si possono fare a freddo, con 4-5 ore di attesa. E così anche con le tisane, in grande libertà: non contenendo caffeina, anche lasciate tutta la notte non diventano amare.

Oppure si può pensare diversamente alle quantità: in una teiera da 300ml, con 3 grammi di foglie basteranno 15-20 minuti.”

Quindi in sostanza: il passaggio di fare prima il tè caldo per poi farlo raffreddare, che molti fanno, è scorretto

“Il tè in questo modo viene rovinato dallo shock termico. O ancora peggio se viene fatto raffreddare all’aria aperta durante la mattina, si ossida. L’infusione a freddo è la tecnica più complessa, ma è anche la più efficace. Spesso non si sa che è possibile bypassare l’infusione a caldo e così ci si complica ulteriormente la vita, avendo pessimi risultati.
Molti anche sapendo quali sono i procedimenti corretti, decidono di bere tè zuccheratissimo e magari preparato con le bustine: è questione di gusto personale.”

Quindi dopo aver aspettato in frigo, il tè freddo è pronto?

“Una volta che è pronta la bevanda, può essere filtrata con un colino e le foglie restano fuori. Il tè freddo così ottenuto ha una durata di due-tre giorni, più o meno per tutti i tè.
La cosa bella è che quelle foglie usate una volta, si possono essere ancora impiegate per una successiva infusione a freddo per una bevanda più delicata.

E poi c’è l’aspetto di sperimentazione: si possono aggiungere altri ingredienti, come pezzi di frutta, i fiori, elementi che si sposano con le caratteristiche aromatiche di un determinato tè.

Ad esempio riprendendo la pesca, consiglio di usare il frutto fresco con i tè verdi, bianchi e Oolong: a metà dell’infusione si aggiungono i pezzetti che iniziano a macerare e danno una sfumatura particolare alla bevanda. Si possono usare le albicocche con il tè nero, i frutti rossi con il tè verde, i fiori eduli e i boccioli di rosa essiccati, oppure ancora la lavanda in infusione a freddo al tè nero al bergamotto.

Idee di tè freddo (foto concessa)

Poi il tè infuso a freddo si può usare anche all’interno della mixology: si prende lo stampo del ghiaccio, si versa il tè nero infuso a freddo aromatizzato alla rosa, e con i cubetti si possono inserire nei bicchierini di tonica.

Questa è una soluzione che nei locali si può sfruttare per non sprecare il tè infuso a freddo. certo non è facile dal punto di vista commerciale, bisogna comunicare e spiegare, ma la cosa ancora più complessa per i locali è la tempistica per cui proporrei una seconda tecnica: il tè raffreddato con il ghiaccio, per cui il tè viene preparato a caldo, con il doppio delle foglie e quindi più concentrato, perché poi si versa sul bicchiere con dentro i cubetti di ghiaccio: il raffreddamento è istantaneo, ma è uno shock termico differente rispetto a metterlo in frigo.

Il tè si raffredda subito e non rischia di diventare amaro o di non sapere di molto. È più facile dietro al banco da preparare. Escono molto bene gli Oolong, i tè verdi e i tè neri.”

E se qualcuno volesse usare le bustine?

“È possibile farlo, ma bisogna essere consapevoli che il tè contenuto al loro interno è differente: non si conosce il reale contenuto e si perde molto della parte aromatica e gustativa. Non si può sperimentare allo stesso modo, perché si lega in modo meno interessante e i benefici delle foglie infuse a freddo vanno via.

Certo poi ci sono anche delle bustine fatte con più cura, con un filtro che lascia più spazio alle foglie di qualità leggermente più elevata. E con queste si può procedere esattamente come abbiamo raccontato prima.

Diffidiamo però sempre delle bustine che in 10 minuti dicono di essere pronte: lo stesso problema della polverizzazione del contenuto si sente al palato. Infine, se poi si è fatto un infuso a caldo che ci è piaciuto, quelle foglie si possono usare per l’infusione a freddo.”

Concludiamo con il video online sul sito Teatips sulle tecniche dell’infusione a freddo

E qua, degli esempi di ricette da replicare a casa:
Soba cha Soba Cha Infuso di Grano Saraceno | Teatips
Hojicha Tè Verde Giapponese in polvere Hojicha | Teatips
Matcha Tè Verde Matcha Gastronomico | Teatips
Tè Verde Matcha Cerimoniale Entry Level Hatsu Mukashi | Teatips

Nuovo studio americano conferma legami tra genetica, consumo di caffè e salute

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Chicchi di caffè tostato (credits: Alexa from Pixabay)

MILANO – L’amore per il caffè può essere una questione di geni? Sì, secondo una ricerca scientifica risalente al 2016, dalla quale emerge che la propensione al consumo, moderato o eccessivo, del caffè dipenderebbe anche da un particolare gene – chiamato PDSS2 – legato alla capacità delle cellule di scomporre la caffeina.

In una nuova ricerca della University of California San Diego (UCSD) – i cui risultati sono stati pubblicati nella rivista scientifica Neuropsychopharmacology – gli scienziati hanno compiuto un passo ulteriore realizzando un studio di associazione genome-wide (o GWAS, secondo l’acronimo inglese) sull’assunzione di caffè in una coorte di partecipanti selezionati a partire dal database di 23andMe, una società statunitense che si occupa di genomica e biotecnologia.

Si sono esaminate le correlazioni genetiche e condotto uno studio di associazione phenome-wide (PheWAS) su centinaio di biomarker, tratti di salute e di stile di vita.

I risultati così ottenuti sono stati quindi confrontati con quelli del più ampio GWAS sull’assunzione di caffè del database biomedico britannico UK Biobank.

“Ai fini del GWAS abbiamo raccolto i dati genetici, nonché i dati auto-riferiti sul consumo di caffè” spiega la dottoressa Hayley Thorpe, ricercatrice alla Western University e alla University of Guelph, autrice principale dello studio.

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Trento, furto di 1300 euro al Caffè Nettuno: il ladro lascia biglietti di scuse e il titolare gli offre un lavoro

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bar trento
I tavolini di un bar (immagine: Pixabay)

Un ladro ha rubato circa 1300 euro dalla cassa del bar di Trento Caffè Nettuno lasciando tre bigliettini di scuse con su scritto “Scusami”, “Mi servivano i soldi, per favore perdonami” e “Sono un tossicodipendente”. Il proprietario del bar Amedeo Gaudio, 68 anni, ha espresso comprensione nei confronti del ladro e ha affermato che potrebbe persino offrirgli un lavoro. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione La Voce di Bolzano.

Il furto al Caffè Nettuno di Trento

TRENTO – Una storia che ha scosso la tranquillità del Caffè Nettuno, situato in via Cavour a Trento. Nella notte di giovedì scorso, un ladro ha rubato circa 1.300 euro dalla cassa del bar, ma ciò che ha stupito il proprietario, Amedeo Gaudio, sono stati tre bigliettini di scuse lasciati dal colpevole.

La storia è stata raccontata sulle pagine del Corriere della Sera. Secondo le ricostruzioni, il ladro ha forzato una finestra usando il seggiolino di una bicicletta, è entrato nel locale aiutandosi con un tavolo e un bidone dell’organico, e ha prelevato i contanti dalla cassa.

Prima di fuggire, ha lasciato tre post-it gialli con messaggi di scuse: “Scusami”, “Mi servivano i soldi, per favore perdonami” e “Sono un tossicodipendente”.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Eroica Caffè: l’espresso è gratis per chi arriva nello store di Milano in bici

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Dentro il nuovo Eroica Caffè di Milano (foto concessa)
Dentro il nuovo Eroica Caffè di Milano (foto concessa)

MILANO – La nota catena di caffetterie incentrata sul binomio espresso e bicicletta Eroica Caffè ha aperto a Milano poco più di un anno fa in Viale Tunisia 15 (ne abbiamo parlato qui). Si tratta di un moderno spazio urbano, ma anche un progetto dedicato agli eventi, alla cultura, allo sport e, ovviamente, al ciclismo.

L’iniziativa di Eroica Caffè a Milano

A quest’ultimo store, si aggiungono quelli di Barcellona, Brolio e Padova: il ciclismo e il caffè ancora una volta riuniti dalla passione per il movimento.

In un post su Instagram, Eroica Caffè ha dato il via ad una interessante iniziativa: chiunque raggiunga il punto vendita di Milano riceverà una tazzina di caffè gratuita.

Ricordiamo tuttavia che il regalo si applica solo a chi è proprietario della bicicletta utilizzata in maniera tale da promuovere uno stile di vita sano incentrato sul benessere.

Guido Gobino presenta il bilancio di sostenibilità 2023

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Guido Gobino controlla una partita di fave di cacao
Guido Gobino controlla una partita di fave di cacao

MILANO – Ambiente, persone, obiettivi ed economia, sono i principali punti toccati dal Bilancio di Sostenibilità di Guido Gobino, relativo al 2023, che definisce i risultati conseguiti e traccia gli obiettivi per il futuro, perseguendo un approccio sempre più green.

Uno sviluppo naturale del percorso intrapreso dall’azienda in questi anni, con una presenza nel mondo in 43 paesi, il 95% di materie prime, incluso il packaging, di origine italiana utilizzate (tra cui Nocciola Tonda Gentile Trilobata IGP, zucchero da barbabietole coltivate e lavorate in Italia, latte da allevamenti della filiera alpina piemontese) e il 53% di fornitori che osservano le tematiche ESG, dati in crescita rispetto al bilancio 2021.

Origine certificata, prezzo equo, assenza di lavoro minorile, condizioni di lavoro dignitose, conservazione e difesa delle foreste e della biodiversità sono solo alcune delle caratteristiche che contraddistinguono la provenienza del cacao utilizzato per il cioccolato Guido Gobino.

“Da anni la sostenibilità è un parametro fondamentale che costituisce la qualità dei nostri prodotti.”

Afferma Pietro Gobino, responsabile del team di sostenibilità.

“Il rispetto per l’ambiente, per le persone e per il prodotto stesso è alla base della nostra realtà artigiana. La stesura del report comporta un importante lavoro di ricerca e analisi dati che svolgiamo internamente. Questo ci consente di effettuare la rendicontazione parallelamente alla produzione e di visionare e controllare direttamente gli elementi raccolti.”

In particolare, la terza edizione del Bilancio ha implementato il metodo di rendicontazione degli impatti ambientali:

– -38% del consumo di plastica rispetto al Bilancio relativo al 2021 prediligendo alternative più sostenibili come carta e bioplastiche
– +95% di carta proveniente da colture rinnovabili (Tree Free) rispetto al 2021
– 80% dell’energia elettrica impiegata proviene da fonti rinnovabili
– presenti i pannelli solari per il riscaldamento dell’acqua
– riduzione delle componenti del packaging: per esempio le nuove etichette delle creme spalmabili sono in peel-off, facili da rimuovere che permette di riutilizzare il vasetto all’infinito, o ancora le nuove scatoline tin dragées sono in acciaio 100% riciclabile
– implementazione della Carbon Footprint di organizzazione

Con l’89% di dipendenti assunti a tempo indeterminato e il 72% di presenze femminili all’interno del gruppo di lavoro, +4% rispetto al 2021, sono state promosse iniziative di responsabilità sociale d’impresa con partnership sul territorio, di welfare grazie alla presenza dell’osteopata in azienda e un contributo alla mobilità sostenibile attraverso l’acquisto di abbonamenti al trasporto pubblico. Non solo è stata prevista anche l’estensione della formazione ESG a tutti i collaboratori e l’aumento del personale appartenente alle categorie protette.

Proseguono le collaborazioni con diverse realtà del territorio che permettono all’azienda di selezionare le migliori materie prime, a sostegno della filiera agricola italiana, e di proporre al consumatore finale prodotti e soprese attenti all’ambiente e al sociale. Significativo è anche la rivalorizzazione dei rifiuti: con l’intervento del centro di riuso creativo di Torino “Remida”, gli scarti aziendali non recuperabili acquistano nuova vita tramite attività artistiche e didattiche con scuole e associazioni orientate al riciclo post consumo (circa 400kg all’anno). Inoltre, grazie alla collaborazione per la lotta contro lo spreco alimentare urbano “Too Good To Go” sono state vendute 1175 magic box.

Un documento di analisi e di condivisione dei progressi e risultati in ambito di sostenibilità ma anche di definizione dei futuri obiettivi:

– progettare il recupero di vapore acqueo in esubero attualmente disperso in atmosfera
– aumentare la % di fornitori che presentano il riferimento alle tematiche ESG (+3% rispetto al bilancio 2021)
– implementare le ore di formazione dei dipendenti sulle tematiche di sostenibilità
– ridurre il packaging in eccesso
– utilizzare meno plastica e più alternative ecologiche
– installare pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica
– incentivare la mobilità sostenibile in azienda

Guido Gobino ha rendicontato e pubblicato gli impatti in termini di emissioni di anidride carbonica e stilato il nuovo report secondo i criteri internazionali GRI Standards per poter offrire agli Stakeholder l’opportunità di conoscere l’impegno aziendale verso la sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

In ottica sostenibile, l’azienda rappresenta oramai una realtà artigianale d’avanguardia premiata e menzionata dal Corriere della Sera (Premio Bilancio di Sostenibilità 2023), “Green Heroes” di Alessandro Gassman, Artigiani del futuro – 100 storie e Foodcommunity (premio Save The Brand).

Per Guido Gobino il 2024 rappresenta un traguardo importante per il raggiungimento di 60 anni di attività, segnando l’inizio di una fase rinnovata e contraddistinta dal contributo della nuova generazione.

L’azienda ha saputo innovarsi e trasformarsi per portare avanti una produzione a basso impatto, inclusiva ed equa e offrire un prodotto di eccellenza.

Le Botteghe di Torino
– Via Cagliari 15/b

– Via Lagrange 1/A
– Corso Vittorio Emanuele II 72
Le Botteghe di Milano
– Corso Giuseppe Garibaldi 35
– Corso Magenta 36

La Cioccolateria Artigiana Guido Gobino

Si caratterizza dalla costante aspirazione e tendenza alla realizzazione di un
cioccolato di eccellenza, prodotto nel rispetto della tradizione torinese con uno sguardo rivolto al futuro. La pregiata qualità del suo cioccolato nasce dal connubio di creatività, gusto e passione. La sua è una storia lunga sessant’anni e contraddistinta da un’attenta selezione delle materie prime, da una lavorazione all’avanguardia, da una sperimentazione ininterrotta con il fine di raggiungere una qualità assoluta. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti ed è distribuito in 43 Paesi, dal Giappone agli Emirati Arabi Uniti, dagli USA alla Francia, dalla Cina all’Australia. Dal 2021 Guido Gobino è affiancato dal figlio Pietro che ha portato un nuovo spirito innovativo e, oltre a rimarcare la sensibilità verso le tematiche ambientali, ha contribuito alla pubblicazione del primo Bilancio di Sostenibilità, quale strumento per testimoniare l’impegno dell’azienda nella divulgazione di una strategia d’impresa responsabile. Nell’autunno del 2020, in occasione del 25° anniversario del Tourinot®, viene presentato “5 grammi di felicità”, il libro scritto da Giuseppe Culicchia ed edito da Slow Food Editore che racconta la storia del celebre Tourinot, il Giandujotto di Torino. Nel gennaio 2019 l’azienda sigla un accordo di licenza pluriennale con Armani/Dolci per la produzione e la distribuzione in tutto il mondo della linea Armani/Dolci by Guido Gobino. guidogobino.com

Tiramisù World Cup: arriva l’8° edizione a Treviso, 10-13/11

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tiramisù world cup
Da sinistra: Francesco Redi di Twissen, Mario De Santis, Campione del mondo di tiramisù e l’assessore all’agricoltura e al turismo della Regione del Veneto, Federico Caner (immagine concessa)

TREVISO – La Tiramisù World Cup ancora in viaggio e quest’anno insieme al Turismo delle Radici italiane all’estero. Dopo le tappe oltreoceano dello scorso giugno, a San Paolo (Brasile) e a Toronto (Canada), la 8ª edizione della “sfida più golosa dell’anno” arriva a Treviso, in piazza Borsa, dal 10 al 13 ottobre 2024 con la sua tradizionale orangerie.

Mai così tanti iscritti dall’estero, segno di una competizione che va crescendo nel mondo, coinvolgendo sempre più appassionati del celebre dessert italiano.

L’edizione 2024 della Tiramisù World Cup è dedicata al Turismo delle Radici, il viaggio alla scoperta delle radici italiane e dell a storia familiare dei tanti connazionali all’estero. Si tratta del programma Italea promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

La Tiramisù World Cup all’ottava edizione

“Il tiramisù è senza dubbio il dolce che più si è affermato come sinonimo di Italia nel mondo e vogliamo credere di avere dato il nostro contributo con la TWC – ha commentato Francesco Redi di Twissen, ideatore e organizzatore della rassegna – . Non vedo l’ora che le nostre gare prendano vita insieme ai tanti appassionati non-professionisti che provengono da ogni angolo del mondo e che sono pronti a offrirci la loro interpretazione del tiramisù”.

Oltre che a candidarsi per partecipare alla competizione, scegliendo fra la creazione della ricetta originale del dolce (uova, zucchero, mascarpone, caffè, savoiardi e cacao) oppure in quella creativa (in cui è possibile sostituire il biscotto e aggiungere fino a tre ingredienti), è ancora possibile tentare di diventare giudice popolare nelle Selezioni della TWC: per farlo, occorre prima superare a pieni voti il test sul regolamento della gara.

Questo evento, giunto alla sua ottava edizione, è un vero e proprio viaggio tra i sapori autentici, ma anche innovativi, del tiramisù. Questa eccellenza regionale, che deve tutto il suo successo a sei ingredienti principali – cacao, caffè, mascarpone, savoiardi, tuorlo d’uovo e zucchero -, racchiude in ogni cucchiaio il sapore della tradizione e delle radici venete, tant’è che è stato riconosciuto prodotto agroalimentare tradizionale nazionale anche dal Ministero delle Politiche Agricole. Ma per tutti noi si tratta solo di un vanto, ma è la conferma che una ricetta tramandata di generazione in generazione ha saputo diventare il simbolo di Treviso e del Veneto”. Così l’assessore all’agricoltura e al turismo della Regione del Veneto, Federico Caner.

“L’evento Tiramisù World Cup è una straordinaria occasione di promozione globale, grazie anche alla rete delle Camere di Commercio Italiane all’Estero – evidenzia il Presidente della Camera di Commercio di Treviso – Belluno|Dolomiti, Mario Pozza – . Ricordo che il primo evento si è svolto presso la Camera di Commercio Italiana di Curitiba – Brasile. Questo evento con il contest della preparazione, non solo promuove il dolce, ma si può dire rappresenti un’efficace leva contro l’italian sounding e al contempo capace di rilanciare in Italia il vero gusto della ricetta originale, seppur rivisitata. La Pizza, il know-how culinario legato alla produzione della pizza è già patrimonio immateriale dell’umanità UNESCO, e il Tiramisù sono autentici simboli del Made in Italy. Non c’è nulla che ci impedisca di sognare che anche il tiramisù riceva il prestigioso riconoscimento, magari gustato con un eccellente Prosecco sia Dry che Extra dry. Vi aspettiamo in Camera di Commercio per conoscere il vincitore e celebrare insieme!”.

Così Mario Conte, sindaco di Treviso: “La crescita della Tiramisù World Cup, della partecipazione e del coinvolgimento alla gara e agli eventi correlati su scala mondiale sono veramente straordinari. Ringrazio Francesco Redi e Twissen per l’ impegno quotidiano nella creazione di una rete in grado di generare non solo un interesse verso la manifestazione ma veri e propri ponti culturali. Il Tiramisù non solo è il dolce italiano più conosciuto al mondo, ma è anche un simbolo, composto da pochi ingredienti che racchiudono un pezzo della nostra storia e della nostra identità. Non è un caso che quando arrivano turisti a Treviso il primo accenno è al Tiramisù e alla possibilità di degustarlo. Per questo saluto con grande orgoglio la nuova edizione della TWC, che si arricchisce ulteriormente con nuovi progetti e nuovi partner con una particolare attenzione agli aspetti sociali”.

“Sono contenta di far parte della Giuria per il terzo anno, in una iniziativa che allarga sempre più i suoi confini nel mondo – dichiara Laura Forti, redattrice de La Cucina Italiana che sarà nuovamente media partner della TWC – . È un appuntamento che riunisce ormai alcuni affezionati partecipanti, che si ritrovano come in una famiglia: un concetto molto amato dalla cucina italiana, che anche attraverso il tiramisù, dolce iconico in patria e fuori, esprime l’amore per la condivisione con la propria famiglia, dì sangue e di elezione. È quindi un onore per me rappresentare La Cucina Italiana, per cui lavoro, in questa dolcissima coppa del mondo”.

Anche in questa edizione, La Cucina Italiana, storica rivista di gastronomia fondata nel 1929, consegnerà il Premio Speciale LCI, oltre a ricoprire il ruolo di Presidente della Giuria della Finale.

Quest’anno, la TWC avrà come charity partner “La Speranza di Marco”, l’associazione fondata a Martellago in memoria di Marco Zago e che intende promuovere iniziative sociali, sanitarie di sostegno, educativo-formative e culturali a favore della collettività. La stessa Associazione è rappresentata dal Campione del Mondo TWC 2022 (ricetta originale), Giuseppe Salvador, che in questi anni ha sempre donato il ricavato dalla sua attività di testimonial del tiramisù proprio a “La Speranza di Marco”.

Lo scorso 21 marzo, giornata internazionale dedicata al popolare dolce al cucchiaio, il Tiramisù di Treviso è stato inserito dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali fra i PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) del Veneto.

 

Federico Boerci, Eurofood, sull’acquisizione Gelati Pepino 1884: “Il marchio continuerà a valorizzare Torino: non farà la fine di Grom”

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Il logo di Gelati Pepino 1884

CORSICO (Milano) – Il Gruppo Eurofood, azienda leader nel settore della distribuzione di prodotti alimentari, ha acquisito l’81% del marchio torinese Gelati Pepino 1884. Molti consumatori hanno il timore che con l’acquisizione da parte del gruppo lombardo si possa perdere l’identità torinese dell’azienda.

Il Gruppo Eurofood acquisisce Gelati Pepino 1884

Federico Boerci, l’amministratore delegato di Eurofood e di Gelati Pepino, ha spiegato al Corriere Torino: “Gelati Pepino non farà la fine di Grom. Siamo un gruppo milanese ma abbiamo preso l’azienda solo per rilanciarla nel mondo, valorizzando il made in Torino”.

Boerci aggiunge: “Non abbiamo alcuna intenzione di snaturarla o spostare la produzione in altri lidi, tutto resterà in Piemonte”.

C’è di più: “Però, con la nostra rete di contatti, siamo sicuri che entro la fine del prossimo anno avremo ben più che raddoppiato il fatturato, passando dagli attuali 3,5 milioni a 10”.

Autogrill inaugura la nuova Terrazza Eataly nell’Aeroporto Leonardo da Vinci di Roma

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Il logo Autogrill

FIUMICINO – Aeroporti di Roma, in collaborazione con Autogrill, parte di Avolta, ha inaugurato la Terrazza Eataly, un nuovo spazio all’aperto nell’aeroporto Leonardo da Vinci di Roma Fiumicino, da pochi giorni confermato Best Airport da ACI Europe per la sesta volta negli ultimi sette anni nella categoria degli scali oltre i 40 milioni di passeggeri e tra i soli 12 aeroporti 5 Stelle Skytrax al mondo.

Autogrill presenta insieme a Aeroporti di Roma la Terrazza Eataly

La Terrazza – un unicum nel panorama aeroportuale italiano – copre un’area di circa 250mq e rappresenta un’estensione del punto vendita Eataly, operativo già da maggio 2022 al Terminal 1, nell’area dedicata ai voli diretti in Italia e verso le destinazioni Schengen. Oltre all’offerta caratterizzata dall’italianità, in Terrazza si potranno gustare anche ottimi cocktail. Il luogo ideale per un aperitivo in relax prima della partenza che arricchisce la già ampia offerta F&B che, nell’area, conta venti punti vendita, tra bar e ristoranti.

All’evento di lancio, animato da dj-set e flairtender, che per l’occasione ha creato il cocktail “Nuvola”, hanno partecipato, tra gli altri, Marilena Blasi, chief commercial officer ADR, Massimiliano Santoro, ceo Italy F&B di Avolta e Luca D’Alba, general manager Italy F&B di Avolta.

“Siamo entusiasti di poter inaugurare un ulteriore tassello per rafforzare un’offerta Food & Beverage che è sempre più esclusiva, coinvolgente e completa. Con questa nuova location suggestiva e unica nel suo genere nel panorama aeroportuale italiano, consolidiamo ed evolviamo ancora l’offerta commerciale del nostro aeroporto stellato al fine di garantire ai passeggeri un’esperienza di viaggio di qualità” ha commentato Marilena Blasi, chief commercial officer di Aeroporti di Roma.

“L’apertura della nuova Terrazza Eataly è in linea con la nostra strategia di sviluppo nel canale aeroportuale, rafforzata anche dalla nostra nuova identità come parte di Avolta”, ha commentato Luca D’Alba, general manager Italy F&B di Avolta. “Consolidiamo la partnership con Eataly, con cui condividiamo una forte inclinazione all’innovazione e al continuo sviluppo di un’offerta diversificata e di alto livello, che propone il meglio del made in Italy. Un ringraziamento va ad Aeroporti di Roma, con cui rafforziamo la nostra presenza all’interno di Fiumicino interfacciandoci con un alto numero di passeggeri internazionali, offrendo un servizio di ristorazione dedicato a chi desidera trascorrere una sosta enogastronomica di qualità”.

Anche per la Terrazza Eataly è possibile prenotare sul sito adr.it il tavolo con Book a Table, il nuovo servizio lanciato da ADR nell’ambito della digitalizzazione dell’offerta commerciale dell’aeroporto.

Con l’apertura al pubblico della Terrazza Eataly, la collaborazione tra Aeroporti di Roma e Autogrill si consolida ulteriormente dopo aver inaugurato insieme, nel mese di aprile 2024, ancora nello scalo di Roma Fiumicino (Terminal 3 Partenze – Satellite), il primo locale Costa Coffee, catena di caffè britannica fondata nel 1971 dai fratelli italiani Bruno e Sergio Costa, in Italia.

Presso la Terrazza Eataly, l’offerta Food proporrà una selezione di piatti caldi, freddi e stagionali, taglieri con salumi e formaggi di alta qualità e pizze farcite con ingredienti premium. Per il Beverage, una selezione di vini italiani e una carta cocktail.

Associazione museo del caffè di Trieste: Benito Franco Benedetti nominato socio onorario

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consorzio promozione caffè trieste
Da sinistra. Doriano Simonato, Benito Franco Benedetti e Gianni Pistrini (immagine concessa)

TRIESTE – Nel corso della sua assemblea annuale, svoltasi, come di consueto, all’Hotel Savoia Excelsior, l’Associazione museo del caffè di Trieste, come avviene seguendo una bella consuetudine introdotta fin dal sorgere ufficiale del sodalizio nel 2017, ha conferito, anche in questa occasione, il titolo di socio onorario a una personalità rappresentativa di rilievo del comparto caffeicolo o comunque, più ampiamente, dei settori collegati della ristorazione o dei traffici portuali o di quei comparti che, in ogni modo, hanno sostenuto e irrobustito l’impianto complessivo dell’economia emporiale triestina.

La nomina di Benito Franco Benedetti

Stavolta, l’ambito riconoscimento è andato a Benito Franco Benedetti, titolare, per oltre quarant’anni, della storica Galleria Fabris di piazza Dalmazia, locale sorto come caffè ancora nel 1851, con la tipica architettura dei caffè viennesi dell’epoca, e poi rilevato nel 1967 dalla famiglia Benedetti che lo trasformò in ristorante di piatti tipici triestini e mitteleuropei, con l’aggiunta di un “angolo pizzeria”, mantenendone però tutte le peculiari caratteristiche estetiche.

Diverse generazioni sono passate da allora in quei bei locali, che potevano accogliere fino a 200 coperti, e molti (professionisti dei vicini uffici, famiglie o studenti che fossero) tuttora ricordano di avervi incontrato, fino al cambio di gestione e della tipologia di attività avvenuto nel 2011, la tipica e inconfondibile figura di Franco Benedetti e dei suoi altrettanto tipici, e talvolta un po’ “originali” camerieri, allora rigorosamente tutti in giacca bianca, e non privi di un “humor” spiccatamente triestino.

Benito Franco Benedetti, per questa sua lunga attività, è stato, per diversi anni, presidente della Federazione Pubblici Esercizi (Fipe) della provincia di Trieste, nonché Consigliere Nazionale della stessa Fipe. E ancora, consigliere della locale Camera di Commercio e dell’Unione Commercianti, vicepresidente del Consorzio Garanzie e Fidi (Congafi), consigliere dell’allora Azienda di Soggiorno e poi di PromoTrieste.

Con vive congratulazioni per la sua nutrita e appassionata carriera, il presidente dell’Associazione museo del caffè Gianni Pistrini, affiancato dal vice Doriano Simonato e alla presenza di numerosi soci e membri del Direttivo, ha quindi consegnato a Benedetti il diploma di socio onorario, assieme all’auspicio a una proficua collaborazione con l’associazione, ancora e sempre nel nome di Trieste e delle sue tradizioni economiche e culturali.

Un invito che Benedetti, ringraziando con commosse parole per il riconoscimento, ha prontamente raccolto, proponendo fin da subito alcune interessanti idee e iniziative, con l’applauso degli astanti.

Negli anni precedenti, l’Associazione museo del caffè di Trieste ha nominato quali “soci onorari” le seguenti personalità cittadine: Gigi Micheli (2017; operante nel settore quale figura di collegamento fra la torrefazione e la produzione nei paesi d’origine), Alberto Gattegno (2018, addetto alle vendite di significative realtà di import-export e già presidente dell’Associazione Caffè Trieste), Giorgio Graziosi (2019, già direttore del Dipartimento universitario di Scienze della Vita, in ambito botanico e studioso del settore), Nazario Polojaz (2020, imprenditore di successo della materia prima sia in ambito del mercantile verde che del torrefatto), Alberto Bonini (2021, direttore e figura di spicco di un’agenzia brasiliana con deposito permanente in area portuale a Trieste), Oscar Garcia Renè Murga (2022, professionista e profondo conoscitore del settore mercantile verde, in particolare dal Guatemala), Roberto Pacorini (2023, imprenditore innovatore nella logistica portuale, operante a Trieste ma anche in altre parti del mondo).