CUTROFIANO (Lecce) – Nascosto nelle strette vie pedonali di Cutrofiano, un piccolo paese in provincia di Lecce, si trova Mata Hari, un locale unico che porta il caffè Specialty in Puglia. Questo bar rappresenta un nuovo capitolo per il Signor Gianni, un ristoratore esperto che ha già gestito un pub molto popolare e il ristorante di famiglia, che offrepiatti tradizionali con un tocco di rivisitazione ed artigianalità.
Mata Hari: una nuova avventura nel mondo del caffè
Nonostante la mancanza di esperienza nel settore del caffè, Gianni si è impegnato a offrire solo il meglio ai suoi clienti. Ispirato dalla storia e dall’innovazione continua de La Marzocco e guidato dalla figura e dalla passione più pura di Alfredo Orlando, ha scelto la loro attrezzatura come pietra miliare per Mata Hari.
Questa scelta sottolinea la sua dedizione alla qualità, con l’obiettivo di fornire un’esperienza di caffè eccezionale.
La comunità locale di Cutrofiano, abituata a tostature più scure, inizialmente ha mostrato riluttanza verso i profili di caffè più chiari e acidi.
Tuttavia, il pubblico di riferimento di Mata Hari è composto principalmente da giovani e turisti che visitano il Salento durante l’estate. La loro apertura a nuove esperienze li rende clienti ideali per il caffè, desiderosi di esplorare un espresso più puro e autentico che riflette l’essenza della regione che stanno visitando.
Mata Hari si distingue non solo come caffè, ma come simbolo della continua ricerca di eccellenza di Gianni nel mondo culinario. Con l’arrivo della stagione estiva, i giovani turisti avranno l’opportunità di sperimentare una cultura del caffè unica che combina la tradizione con le tendenze moderne del caffè specialty.
Il nuovo scenario culturale milanese propone luoghi dove oltre a un buon libro si può trovare una tazza di ceramica da decorare, fiori con cui comporre un bouquet, o un gruppo di persone assieme alle quali sedersi a leggere, in compagnia ma in silenzio. Tra i locali più innovativi si possono trovare: Cups Ceramica Bar in via Ascanio Sforza 29 e Fiuri in via Luigi Porro Lambertenghi. Per saperne di più leggiamo di seguito parte dell’articolo di Giulia Pacchiarini per il portale d’informazione Linkiesta.
Il nuovo scenario culturale a Milano
MILANO – Secondo i dati Istat rilasciati a giugno 2024, nel 2023 la Lombardia ha registrato una crescita particolarmente alta dei flussi turistici rispetto al 2022, in linea con l’incremento registrato anche negli anni precedenti dopo il blocco del periodo pandemico. L’istituto di ricerca prosegue poi nel documento di analisi e commento, ipotizzando che il rialzo in questione sembrerebbe determinato soprattutto dall’attrattiva generata dalla città di Milano.
Questa tesi sembra trovare conferma anche nei dati comunicati lo scorso gennaio proprio dal Comune di Milano, secondo i quali nel 2023 sono stati registrati 8,5 milioni di arrivi, con un sorprendente picco nel mese di luglio, durante il quale ben 871.418 visitatori hanno scelto di calpestare il bollente pavé cittadino, si spera dotati di borracce d’acqua, spirito di avventura e cappellini con la visiera.
Ma chi sceglie di visitare Milano, o di viverci per un periodo dichiaratamente indefinito della propria vita, cosa cerca? Sicuramente luoghi di cultura, più o meno storici, probabilmente eventi mondani, ma spesso ciò che si spera di trovare un po’ ovunque, sparsa e diffusa come polvere di stelle, è l’originalità, intesa come il tentativo di produrre qualcosa di nuovo e, nel suo piccolo, rivoluzionario.
E la ristorazione è da tempo il settore in cui esperimenti e prove d’autore trovano spazio e modo di esprimersi, tanto che negli ultimi anni anche prendere un caffè al banco può trasformarsi in un’esperienza non così comune.
Uno degli ultimi locali a essere entrato a pieno titolo nella categoria è Cups Ceramica Bar, inaugurato a marzo 2024 in via Ascanio Sforza 29. Un po’ laboratorio di ceramica, un po’ caffetteria, il bar nasce intorno all’idea di far trascorre ai propri clienti qualche ora rilassante, dipingendo uno degli oggetti di ceramica presenti sugli scaffali: tazze, piattini, ciotole, o vasetti, e sorseggiando una bevanda a propria scelta, o consumando uno dei piattini preparati al bancone.
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PARIGI – Il 4 luglio, il gruppo Barry Callebaut ha inaugurato la sua Chocolate Academy a Parigi con la speciale presenza della macchina da caffè professionale Rancilio Specialty RS1 e la macchina superautomatica Egro Next NMS+. L’accademia dispone di un laboratorio di educazione all’avanguardia e offre un programma di formazione artigiani, giornate dedicate ai distributori, co-creazione, masterclass, dimostrazioni e l’esperienza degli chef e Ambasciatori del gruppo Barry Callebaut.
Barry Callebaut inaugura la Chocolate Academy a Parigi con Rancilio Specialty ed Egro
Supportati dalla tecnologia avanzata di Rancilio Specialty RS1 e di Egro Next NMS+, gli ospiti possono scoprire le migliori tecniche e i sapori dei fini cioccolati Cacao Barry.
Durante l’inaugurazione, RS1 ha aiutato a creare deliziose bevande utilizzando le Van Houten Ground Chocolates nel nuovo spazio “Chocolat Gourmand”. Dotata di tecnologia Advanced Temperature Profiling, i baristi possono facilmente impostare diversi profili di temperatura per estrarre i sentori intrinsechi di ogni miscela o caffè monorigine, mettendo in risalto il gusto di ogni creazione e fondendo i mondi complementari del caffè e del cioccolato.
Per gli appassionati di macchine superautomatiche, l’opzione multi-drink di Next NMS+ offre la possibilità di personalizzare ogni ricetta, miscelando alla perfezione caffè, latte e cioccolato, grazie anche al suo innovativo sistema latte, che regola il livello di montatura e la temperatura del latte per ogni bevanda.
Con viste mozzafiato sul parco, la Chocolate Academy promette agli chef un’esperienza immersiva nella passione per il cioccolato e il caffè.
Il Cafè Keese, situato nel locale nella Bismarkstrasse 108 a Berlino, si è contraddistinto come icona della storia pop durante gli anni settanta. Ora rischia forse di chiudere per sempre a causa dei reclami di un vicino disturbato dalla musica. Leggiamo di seguito l’articolo di Roberto Giardina per il portale d’informazione Italia Oggi.
La possibile chiusura del Cafè Keese
BERLINO – Si entra nel locale nella Bismarkstrasse 108, e come in una macchina del tempo ci si trova precipitati negli Anni Sessanta. Il Cafè Keese dirà poco o niente a gran parte dei lettori, ma al tempo dei Beatles era una leggenda in Europa.
Ora, rischia forse di chiudere per sempre a causa dei reclami di un vicino disturbato dalla musica. Il locale ha speso cinquemila euro per insonorizzare le pareti, il vicino troppo sensibile è stato invitato a venire gratis quando vuole, ma finora non si è lasciato convincere. Quasi ogni settimana arriva la polizia a controllare il rumore, e i clienti non gradiscono.
Io non ci sono mai andato, anche se avrei l’età giusta e il Tanz Cafè si trova nel mio quartiere, una decina di minuti a piedi. Andai una sera alla casa madre, il Keese che si trovava a Amburgo, a Sankt Pauli, il quartiere del peccato, su richiesta di amici italiani. Mi devo limitare a riferire quel che scrive la Berliner Zeitung, che per rispettare la privacy non fornisce particolari sul vicino troppo sensibile.
Forse è giovane, suppongo, e non gradisce i ballabili di un passato che non conosce. Ed è abituato invece alla disco music che imperversa ovunque, a Roma come a Berlino, anche nei bar e nei negozi.
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Il gelato viene consumato di più ma i prezzi sono più alti del 30% negli ultimi tre anni: lo rileva il Centro di formazione e ricerca sui consumi (Crc) su dati pubblicati sull’apposito osservatorio Mimit. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato su il quotidiano Il Sole 24 Ore.
Il prezzo e il consumo del gelato
MILANO – Aumentano i consumi di gelato ma aumentano anche i prezzi al punto che negli ultimi 3 anni i listini del gelato sono rincarati di quasi il 30%.
La denuncia arriva dal Centro di formazione e ricerca sui consumi (Crc) che ha elaborato i dati pubblicati sull’apposito osservatorio Mimit, mettendo a confronto i prezzi attuali di una vaschetta di gelato da 1 kg in tutte le città italiane con quelli in vigore nel 2021.
Il prezzo medio del gelato in vaschetta in Italia oggi a 5,86 euro al chilo, contro una media di 4,52 euro/kg del 2021, con un rincaro in tre anni del +29,6%.
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PALERMO – Una serie di eventi e un caffè in edizione limitata per celebrare Santa Rosalia, patrona della Città di Palermo, nel 400° anniversario del Festino. Morettino, torrefazione palermitana con oltre 100 anni di storia alle spalle, presenta Rosalia #400. Un progetto dedicato alla Santuzza, che ha ricevuto il patrocinio dal Comune di Palermo e che prevede il lancio di un’esclusiva selezione di caffè in edizione limitata, un calendario di eventi con uno sguardo alla centralità della donna nella società ed il supporto alla missione Speranza e Carità, fondata dal missionario laico Biagio Conte, da sempre punto riferimento per gli emarginati e i bisognosi in città.
Rosalia #400: il caffè dedicato alla Santuzza
Una ragazza di oggi, con lo sguardo dolce e intenso, che guarda con speranza e ambizione al futuro. E’ la raffigurazione di Santa Rosalia che Morettino ha creato per celebrare la patrona della città, nell’anno del 400esimo Festino dedicato alla santa patrona di Palermo. Si chiama Rosalia #400 il caffè in edizione limitata dedicato alla Santuzza: una miscela di puri Arabica d’altura delle terre tropicali, dall’elegante aroma di rose e gelsomini, con delicate note di miele e mandorle, per riscoprire la ritualità del caffè ed il piacere della convivialità.
Una linea che interpreta con stile personale e contemporaneo la figura di Rosalia, icona di purezza ma anche di ribellione.
Una selezione di caffè racchiusa in una speciale confezione disegnata da Roberta Pellegrino, designer palermitana che ha creato una raffigurazione moderna e minimal, colorata ma elegante, per rappresentare un personaggio femminile senza tempo, non legato solo alla tradizione popolare e religiosa, ma aperto ad ogni interpretazione sul ruolo attivo e determinante della donna nella nostra società.
Un calendario di eventi durante l’anno del 400° anniversario
Il caffè Rosalia #400 limited edition fa parte di un progetto più ampio, che vedrà durante tutto il corso dell’anno, dedicato ai festeggiamenti per il 400esimo anniversario dalla liberazione di Palermo dalla peste grazie al miracolo di Santa Rosalia, una serie di eventi organizzati da Morettino che avranno come focus proprio la figura della donna oggi.
Un ricco calendario di appuntamenti artistico-letterari dedicati, tra presentazioni di libri, residenze d’artista, concerti, mostre, dibattiti che si svolgeranno durante il corso dell’anno in città, in alcuni luoghi simbolo della diffusione della cultura e siti museali cittadini.
Il dettaglio degli eventi è in fase di definizione e verrà comunicato nelle prossime settimane. La nuova linea di caffè Rosalia #400 sarà distribuita da Morettino nei propri canali fisici e digitali (sito web morettino.com, shop e caffetterie a marchio) e presente anche nei bookshop dei siti museali in città, grazie alla collaborazione con CoopCulture.
Il sostegno ai più deboli della città di Palermo
Il progetto Rosalia #400 ha lo scopo di valorizzare il ruolo sociale del caffè come aggregatore di popoli e culture. Morettino si è sempre contraddistinta per la vicinanza alla città ed alle sue comunità, attraverso molteplici iniziative di natura sociale.
Con questo progetto, la torrefazione palermitana supporterà la Missione Speranza e Carità fondata da Fratel Biagio Conte, che dal 1991 decise di dedicarsi all’accoglienza, donandosi ai nuovi poveri di Palermo e a tutti quelli che rimangono ai margini della nostra società. Alla Missione sarà destinato parte del ricavato dell’iniziativa progettuale Rosalia #400.
“Il caffè è da sempre simbolo di condivisione, accoglienza e integrazione – racconta Andrea Morettino -siamo orgogliosi di poter celebrare il nostro amore per la città in occasione di questo straordinario anniversario che celebra Rosalia, rinnovando un sentimento che ha radici profonde”.
MILANO – Autogrill, leader nella ristorazione per chi viaggia e parte di Avolta, consolida la propria partnership con Rossopomodoro, la più grande catena italiana di pizzerie al mondo e un vero e proprio punto di riferimento per l’autentica pizza napoletana e la cucina della tradizione, e inaugurano all’aeroporto di Milano Linate un nuovo punto vendita all’insegna della tradizione gastronomica napoletana.
La collaborazione tra Autogrill e Rossopomodoro, iniziata a ottobre 2023 con l’apertura di un’area food all’interno dell’Outlet Village di Vicolungo, nasce dalla comune attenzione per la qualità e per la valorizzazione delle eccellenze territoriali, con l’obiettivo di far vivere al consumatore un’esperienza di alto livello.
“L’apertura del nuovo punto vendita a Milano Linate è perfettamente in linea con la nostra strategia di sviluppo e di crescita nel canale aeroportuale, rafforzata anche dalla nostra nuova identità come parte di Avolta”, ha commentato Massimiliano Santoro, ceo Italy F&B di Avolta. “Siamo soddisfatti della partnership con Rossopomodoro, e dell’offerta sviluppata dedicata ai viaggiatori internazionali che transitano nello scalo cittadino”.
“La passione per il Made in Italy e per la qualità delle materie prime sono valori condivisi da Autogrill e Rossopomodoro, che ci hanno spinto a consolidare una collaborazione nel segno dei sapori autentici della tradizione, sviluppando un’offerta di qualità, innovativa e in grado di soddisfare gusti ed esigenze in costante evoluzione”, ha commentato Luca D’Alba, general manager Italy F&B di Avolta.
“L’obiettivo di Rossopomodoro è da sempre di offrire a tutti l’eccellenza della nostra Pizza, in Italia e nel Mondo: siamo grati al team di Autogrill per la bella partnership su una location straordinaria come l’aeroporto di Linate” ha aggiunto Nicola Saraceno, ceo di Rossopomodoro. “Per gestire i veloci flussi dell’aeroporto abbiamo adottato processi semplici ed efficienti, così da garantire anche ai Clienti in viaggio la bontà e la genuinità della Pizza Rossopomodoro.”
Da Rossopomodoro a Milano Linate, i viaggiatori possono gustare l’autenticità della pizza Napoletana, realizzata secondo la tradizione, in un’atmosfera calda e accogliente, dove i gesti dei pizzaioli e l’eccellenza delle materie prime sono protagonisti del racconto, così come dei piatti.
Con un servizio veloce e informale, adatto quindi anche ai passeggeri con poco tempo a disposizione, ma che non vogliono rinunciare al gusto autentico della tradizione italiana, il nuovo punto vendita propone un’offerta ampia e variegata, che include antipasti, pizze tonde classiche e stagionali, primi piatti della tradizione, insalate e dolci. Caratteristica distintiva, oltre agli ingredienti di qualità selezionati da Rossopomodoro, l’ampia proposta di pizze e la possibilità di scegliere tra impasti alternativi.
In Franciaè stata lanciata la polvere energetica da inalare a base di caffeina chiamata Sniffy. Il prodotto tuttavia è stato aspramente criticato dal Ministero della Sanità: ciò ha spinto i produttori a rinunciare alla vendita di Sniffy come polvere da inalazione suggerendo al pubblico d utilizzarlo solo tramite consumo orale. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato su Prima Press.
La polvere energetica a base caffeina Sniffy
ROMA – Sniffy, la polvere energetica da inalare resta al centro delle polemiche in Francia. Dopo la dura presa di posizione del Ministero della Sanità, infatti, i produttori hanno deciso di rinunciare alla vendita come prodotto da inalazione, proponendo il consumo orale, per via sublinguale o sciolto nell’acqua.
Ma i dubbi su Sniffy rimangono nonostante il riposizionamento verso un ‘complement alimentarie’ ossia un integratore – anche se non risulta ancora registrato – e in questo modo perderebbe la caratteristica di effetto immediato su cui finora si era incentrata la promozione.
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Alcuni dei nomi più noti dell’alta pasticceria italiana si stanno preparando sin da ora ad affrontare il Natale 2024 con un’innovativa serie di dolci e tendenze culinarie. Questo è il caso di Roberto Trotta, l’anima dietro la sempre più rinomata Pasticceria Bontempi, situata nel cuore di Susa a Torino, Vincenzo Tiri e Iginio Massari. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione adnkronos.
Le creazioni per i panettoni artigianali 2024
TORINO – Mentre il sole estivo scalda le città, l’universo della pasticceria italiana si prepara in anticipo per il Natale, anticipando le tendenze e le novità che caratterizzeranno i panettoni artigianali del 2024.
Quest’anno, oltre alla tradizione ben consolidata, emerge una crescente innovazione e un’attenzione sempre maggiore per la qualità degli ingredienti, rendendo ogni scelta un’esperienza culinaria unica. Scopriamo insieme le storie dietro i migliori panettoni del prossimo Natale, dal prezzo più accessibile alle creazioni più esclusive.
Roberto Trotta e la Pasticceria Bontempi: filosofia purista e miglior rapporto qualità prezzo
In cima alla nostra classifica troviamo Roberto Trotta, l’anima dietro la sempre più rinomata Pasticceria Bontempi, situata nel cuore di Susa, Torino. Dietro il crescente successo dei propri prodotti si cela una filosofia che alcuni hanno definito “purista” in quanto, contrariamente alle abitudini ormai sedimentate anche nell’alta pasticceria, si basa sull’esclusione di qualsiasi additivo chimico e aroma artificiale.
La sua dedizione alla qualità autentica si traduce in panettoni dove regnano 3 semplici ingredienti: burro pregiato, uova fresche e una farina di grano tenero. Nient’altro.
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Kent Bakke, oggi presidente onorario di La Marzocco, ha accompagnato la grande crescita dell’azienda con sede a Scarperia (Firenze), ispirando continue innovazioni che hanno influenzato l’intero settore del caffè. Abbiamo incontrato Kent Bakke durante il suo ultimo soggiorno in Italia per parlare dei segreti che accompagnano la nascita del macinacaffè Swan.
Perché La Marzocco, con la sua grande esperienza legata alle macchine da caffè espresso professionali e da casa, oggi produce anche macinacaffè?
“Forse questo può sembrare un cambiamento, ma io lo vedo solo come una parte della storia dell’azienda. La trovo un’evoluzione naturale e fisiologica, perché quando io e i miei amici e poi soci, abbiamo conosciuto La Marzocco alla fine degli anni ’70, nello stabilimento si producevano macchine da caffè espresso, ma anche macinacaffè. Stavano ancora vendendo il Vulcano originale. Oggi produrre macinacaffè fa parte della strategia e dell’interesse dell’azienda.
É importante che la Marzocco possa offrire una propria soluzione ai baristi e agli home barista, un prodotto che rispecchi il proprio stile e sia la propria rappresentazione del macinacaffè per espresso.
Mi pare che all’epoca stessero costruendo il macinino con un’azienda che poi chiuse o decise di abbandonare il progetto. Forse La Marzocco all’epoca non aveva un volume di affari molto importante, perché anche l’azienda era molto piccola alla fine degli anni ‘70.
Però ho sempre continuato a pensare che avevamo già una certa esperienza con la macinazione e in particolare un interesse a fornire ai nostri clienti una soluzione La Marzocco da affiancare alla loro macchina da caffè espresso”.
Ha citato la Marzocco di fine anni ’70. Ma come era? E come siete arrivati a un’azienda così piccola?
“Finito il college ho lavorato in un chioschetto che vendeva hamburger e con i miei amici ci siamo detti che avremmo potuto aprire qualcosa del genere. Prendemmo una tavola calda in Pioneer Square, nella zona vecchia di Seattle.
Abbiamo imparato presto quanto sia impegnativo avere un ristorante e una caffetteria. Nella tavola calda avevamo trovato anche una macchina da caffè espresso. Io non sapevo nulla di caffè e di come si facesse un espresso, credo fosse la prima volta che ne vedevo una. Ma iniziai ad armeggiarci e imparai a farla funzionare.
Ho girato un po’ di caffetterie come se fossi un tecnico e sapessi fare assistenza sulle macchine e così ho imparato qualcosa di più.
Per quello a un certo punto abbiamo pensato che invece di fare manutenzione sulle macchine dovevamo importarle e venderne di nuove. Così decidemmo di andare in Italia. Eravamo io, Asa e Barbara, la mia socia all’epoca. Scoprire La Marzocco fu un’esperienza decisiva, fondamentale.
Non credo di averlo realizzato immediatamente. Sì, sapevamo che stavamo andando un po’ all’avventura e quindi ci saremmo trovati in posti sconosciuti e avremmo incontrato persone che neanche sapevamo esistessero. Probabilmente ai loro occhi sembravamo una tribù di hippy.
Era un’officina davvero piccola, e incontrammo Piero, suo padre e suo zio e le altre persone che c’erano, credo ci fossero forse una decina di operai.
Guardandoti intorno potevi vedere come venivano fatte le cose, come lavoravano. Era totalmente diverso da qualsiasi cosa avessi visto fino ad allora ed è stato come essere un bambino in un negozio di caramelle.
Ci è voluto un anno per vendere la nostra prima macchina ed uscire dal business del ristorante, che per quanto mi piacesse non era proprio la mia vocazione. Mio padre non credeva molto in questa mia scelta, anche se mi ha sempre supportato.
Era un imprenditore, ma quello che stavo facendo era troppo nuovo e lui non riusciva bene a capirlo. Io ho perseverato, pensavo solo alle macchine da caffè espresso italiane e con la convinzione che stavo facendo la cosa più corretta che potessi fare. Quando dicevo “lavoro con le macchine da caffè espresso” qualcuno mi chiedeva se non fosse il momento di trovarmi un vero lavoro”.
E quindi lavorava con le macchine da caffè espresso e anche con i macinini.
“Sì. Penso che il progetto successivo di un macinino sia stato realizzato tra la metà e la fine degli anni ’90, quando lavoravamo con Starbucks negli Stati Uniti, e loro stavano cercando soluzioni per ridurre l’impatto che i movimenti ripetitivi hanno sulla salute del barista. Il barista deve essere veloce e costante nel suo lavoro, e praticamente ripete gli stessi gesti tutto il giorno.
A Seattle abbiamo sviluppato lo Swift e quel progetto per me era la prova che stavamo contribuendo con qualcosa di molto significativo al settore della macinatura del caffè, e questo era importante: poter proporre innovazioni uniche a La Marzocco, ascoltare le esigenze del cliente e dargli una soluzione di qualità che non compromettesse il prodotto, e ancora più importante, la qualità del caffè espresso, ma aiutasse baristi e aziende a continuare a migliorare e mantenere la qualità di ciò che era nella tazza”.
E come è andata con questo macinino?
“Inizialmente, avevamo selezionato la tecnologia di un’azienda che proponeva una soluzione unica per la macinatura e prevedeva quello che ora chiamano un “macinino ibrido”: aveva prima una macina conica in modo da ridurre la dimensione dei chicchi in particelle più piccole, poi terminava la macinazione grazie a una macina piatta.
Tutto è stato incorporato insieme, e quella è stata la nostra scelta originaria per lo Swift: ne abbiamo anche costruito alcuni prototipi. Ma avevamo un problema di controllo qualità per il meccanismo di macinatura. Alla fine, quando siamo entrati in produzione, avevamo una soluzione che permetteva di avere una campana doppia dove poter mettere oltre alla miscela standard anche il decaffeinato o una seconda miscela o qualunque cosa uno volesse servire al bar.
A quell’epoca lavoravamo con David Schomer di Espresso Vivace e gli avevamo procurato uno di questi macinacaffè ibridi prodotti in Italia. Gli era davvero piaciuto, tanto che lo aveva usato per molti anni, finché intorno al 2004 ci siamo incontrati e mi ha detto che le macine stavano iniziando a consumarsi ma quel modello ibrido non era più in produzione.
Mi disse che aveva alcune idee specifiche e precise su cosa pensava avrebbe risolto alcuni problemi di staticità e cosa sarebbe stato meglio per il caffè.
Così abbiamo deciso di avviare un progetto su questo, che si è trasformato in una curva di apprendimento molto, molto lunga e che è scesa molto in profondità sulla macinazione e che alla fine è culminata in Swan. Ma nel mezzo ci sono state parecchie sfide”.
Quindi è stato un progetto che, come altri de La Marzocco, ha raccolto i feedback di chi chiedeva un’attrezzatura migliore?
“Sì. E a farne parte fin dall’inizio ci sono stati John Blackwell e Jacob Ellul Blake. Jacob ha presentato un primo prototipo di questo macinacaffè alla SCAA di Long Beach nel 2007 e ha ideato alcuni dei concetti originali da cui siamo partiti.
Anche Jens Brine dalla Svezia ha trascorso un bel po’ di tempo su questo progetto e quindi ci sono stati molti prototipi, abbiamo affrontato percorsi abbastanza tortuosi per risolvere problemi particolari e abbiamo dovuto superare soluzioni che non sempre funzionavano. Ci è voluto molto tempo, molta sperimentazione, molto apprendimento e molta ricerca per arrivare al punto in cui finalmente abbiamo avuto Swan.
Quindi tecnicamente non era proprio una mia idea, ma era un progetto che ho ritenuto che fosse molto importante per La Marzocco.
Era fondamentale avere una propria soluzione di macinazione con tecnologie che potessimo controllare e migliorare. Per me fa parte della nostra evoluzione e della nostra filosofia fare tutto ciò che possiamo come produttori per fornire attrezzature che aiutino a mantenere o migliorare la qualità di ciò che i nostri clienti servono in tazza.
Apprezzo che mi venga dato il merito del risultato raggiunto, ma io ci ho messo soprattutto la mia determinazione (o testardaggine) nel voler andare avanti. Il grande merito lo dobbiamo dare alla squadra in Italia per la loro perseveranza, perché è stato un processo veramente lungo. Non è merito mio, io ho dato solo qualche idea, ma ci sono volute davvero molte persone che hanno trascorso sul progetto molto tempo e non si sono arrese”.
Ma veramente si parla di un processo durato 17 anni?
“Sì, forse anche di più. Abbiamo iniziato a Seattle, ma poi, poiché non avevamo più la fabbrica nella città, abbiamo coinvolto le competenze del dipartimento Ricerca e Sviluppo che erano presenti in fabbrica in Italia. Mentre lavoravamo con Jens, che viveva in Svezia, quindi più vicino all’Italia, lui passava molto tempo in fabbrica a lavorare. Col tempo si è creato un team di ingegneri.
Nel 2000 avevamo Roberto Bianchi come unico ingegnere, poi abbiamo iniziato ad assumere nuove persone e si sono aggiunti anche nuovi progetti. In più, dato che il miglioramento prodotto continuava a essere la parte più importante di ciò che stavamo facendo, dovevamo strutturarci e organizzarci. È stato uno sforzo cooperativo, un sogno a lungo termine e anche un esercizio di testardaggine, a lungo termine; ci sono volute molte persone, una grande squadra per arrivare a questo punto.
Sono molto orgoglioso di come Swan è stato realizzato: ha ottenuto ottimi risultati. É sorprendente la qualità del caffè che ne esce e di come questa qualità impatti nella tazza.
Per me questo risultato conferma la nostra presenza nel settore della macinazione del caffè, attesta che siamo dei produttori seri e che ascoltiamo i nostri clienti. E questo è il messaggio importante.
Voglio dire, i macinini sono importanti quanto le macchine per caffè espresso, se non di più, ma le informazioni, la base di conoscenze disponibili su questa tecnologia è molto limitata. Sembra facile dall’esterno, finché non inizi davvero a lavorarci. È un processo molto impegnativo e complesso e penso di poter dire che non siamo arrivati ancora, siamo forse a metà del viaggio, ovunque ci porterà, perché c’è sempre qualcosa in più da imparare”.
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