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mercoledì 02 Aprile 2025
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Le caramelle Galatine diventano gelato con la partnership tra Tonitto 1939 e Sperlari

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Il logo di Tonitto

Continua l’espansione dell’azienda genovese Tonitto 1939 grazie allo sviluppo di nuovi prodotti e collaborazioni: il fatturato previsto per la fine del 2024 è 16 milioni. Sperlari è in crescita a 150 milioni, anche grazie al brand stretching. Le due aziende hanno collaborato per creare la versione frozen delle caramelle Galatine. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Emiliano Sgambato per Il Sole 24 Ore.

Le Galatine diventano frozen con Tonitto 1939 e Sperlari

MILANO – Dopo biscotti, cioccolatini, creme spalmabili e panettoni continua la contaminazione tra grandi classici dell’industria dolciaria italiana e il gelato confezionato. Anche le storiche Galatine avranno infatti la loro versione frozen grazie alla partnership tra Sperlari e Tonitto 1939, che, già leader nel segmento del sorbetto, prosegue la sua strategia di espansione attraverso produzioni in accoppiata a brand leader in altri settori.

Una strategia che sembra portare i frutti sperati all’azienda ligure specializzata anche in gelati senza zuccheri aggiunti, vegani o ad alto contenuto di proteine: dopo una crescita di fatturato del 20% lo scorso anno a 14,3 milioni (raddoppiato rispetto al 2020), l’obiettivo del 2024 è arrivare a 16 milioni. Del resto il settore frozen si conferma un segmento in costante crescita, che nell’ultimo anno ha fatto registrare un giro d’affari di quasi 2 miliardi di euro, +8,6% rispetto all’anno precedente.

Nel 2025 faranno quindi il loro debutto tre nuovi gusti: “il Gelato Galatine ai gusti fiordilatte con gocce di cioccolato bianco, Stracciatella con scaglie di cioccolato fondente, e Fragola con gustose fragoline”. Confezionati in un packaging in cartoncino riciclabile, rimarrà fedele alla ricetta della celebre caramella nata nel 1956: “nella sua versione frozen – comunicano le due aziende come riportato da Il Sole 24 Ore – sarà realizzato con gli stessi ingredienti di alta qualità dell’iconica Tavoletta: latte italiano come principale e primo ingrediente, yogurt magro e miele”.

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Cioccolato di Dubai di Lindt: l’importatore Andreas Wilmers minaccia azioni legali

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lindt dubai
Il logo Lindt

L’importatore Andreas Wilmers minaccia di intraprendere un’azione legale contro Lindt & Sprüngli perché il noto cioccolato di Dubai di Lindt, specialità inventata da una pasticceria del luogo, proverrebbe dalla Germania e non dagli Emirati Arabi. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione tio.ch.

L’azione legale contro il cioccolato di Dubai di Lindt

BERNA – Il cosiddetto cioccolato di Dubai di Lindt, preso d’assalto in Germania, è arrivato anche in Svizzera a fine novembre. Una specialità inventata da una pasticceria della città araba che – narra la leggenda – ha poi conquistato il mondo, a suon di video TikTok.

Non solo: nella Confederazione, il prodotto si posiziona al terzo posto fra i regali più scelti di Natale. “Nessun altro dolce – sottolinea il venditore – è così di tendenza in questo momento, anche se la creazione con ripieno di pistacchio è stata in realtà inventata già nel 2021 da una donna incinta che voleva soddisfare le sue voglie”.

Adesso, però, si stanno presentando alcuni problemi. Nello specifico, stando a quanto riporta il quotidiano tedesco “Lebensmittel Zeitung”, l’importatore Andreas Wilmers minaccia di intraprendere un’azione legale contro Lindt & Sprüngli. Motivo? Il cioccolato proverrebbe dalla Germania, non da Dubai.

Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione tio.ch

Nicola Panzani, IMA Coffee, la compostabilità delle capsule: “Ancora lontana dalla qualità paragonabile all’alluminio”

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Nicola Panzani (foto concessa)
Nicola Panzani (foto concessa)

MILANO – Nicola Panzani, amministratore delegato presso IMA Coffee Petroncini & Sales Director per IMA Coffee, è una guida d’eccezione nel mondo del confezionamento monodose del caffè, che sempre più sta guardando verso nuove soluzioni che siano sostenibili per l’ambiente, senza però rinunciare alla bontà della tazzina finale (aspetto che il consumatore considera ancora molto).

Panzani, si parla sempre di più di capsule compostabili al 100% (l’ultimo grande nome è Nespresso): a che punto siamo realmente in termini di fattibilità?

“Sul tema della compostabilità esistono attualmente sul mercato numerose soluzioni basate su diversi materiali, dalla carta al PLA per quanto riguarda il piano industriale. I livelli di qualità sono differenti: alcune sono più performanti di altre.

La sfida che stiamo affrontando ancora oggi come player, è trovare un buon compromesso tra il risultato finale e la barriera d’ossigeno e quella contro l’umidità. In particolare quest’ultima pone delle criticità: la capsula deve degradarsi in determinate tempistiche e l’umidità è un buon alleato per lo sviluppo rapido di questo processo, tuttavia essa rappresenta una minaccia alla qualità della bevanda erogata.

Si deve poi trovare il modo per reggere la pressione senza intaccare ciò che poi si andrà ad assaggiare. Ci sono sempre ulteriori sviluppi, ma siamo ancora lontani dal livello ottenuto con la capsula in alluminio. E difficilmente si arriverà allo stesso punto, ma si dovrà fare una scelta di compromesso.”

La carta garantisce la qualità in tazza? Che garanzie dà di barriera per l’ossigeno?

“La barriera all’ossigeno è abbastanza garantita: ci sono diverse aziende che hanno studiato e stanno lanciando delle soluzioni di questo tipo. La qualità, come abbiamo anticipato prima, è ancora una questione lontana a certi livelli, ovvero paragonabili alle capsule in alluminio.”

La compostabilità industriale non è però quella domestica

“Il compostaggio a casa oggi rappresenta ancora una nicchia, perché per poterlo fare si deve possedere una compostiera e in città è una pratica ancora meno diffusa. Il compostaggio home ha dall’altra parte un aspetto interessante da considerare: la facilità di decomposizione del materiale, che è la grande sfida da cogliere a livello industriale.

Con dei tempi di degradazione nelle compostiere industriali molto lunghi, l’obiettivo è quello di ridurli per rendere questi materiali anche più accettabili dalle strutture stesse che si occupano dello smaltimento.

Un’altra nota dolente infatti è che in Europa esiste una grande frammentazione nello sviluppo di queste infrastrutture: in Italia siamo già molto avanti, ma in altri Paesi non c’è la stessa disponibilità.

E non è previsto che ci sarà un’omogeneità nell’ambito del materiale di compostaggio delle capsule. È una questione demandata alla scelta dei singoli Stati.”

Cosa richiedono i produttori di capsule oggi e cosa i consumatori?

“La nostra percezione è che il consumatore abbia sempre maggiore sensibilità rispetto alla compostabilità, tuttavia non è disposto a spendere di più a parità di qualità in tazza. Si è favorevoli ai prodotti sostenibili, ma è soltanto una nicchia ad assumersi il carico di un costo più alto.

Produttori, torrefattori e costruttori di macchine come noi, dobbiamo essere sempre allineati ai nuovi trend di mercato, com’è il caso di IMA, che con l’ausilio di laboratori di analisi chimica e dei materiali dà un riscontro sulla processabilità in macchina e sulla qualità all’altezza delle necessità del consumatore.

Si devono sviluppare materiali compostabili su diverse piattaforme, non solo su base carta, che preservino la qualità del prodotto nel tempo e in tazza. Parallelamente si dovrà continuare a lavorare sugli altri materiali come l’alluminio e la plastica in modo che siano riciclati e raccolti separatamente. Inoltre, per aumentare la shelf life delle capsule compostabili, si potrebbe ragionare su un imballo secondario che però ha delle controindicazioni sempre in termini di smaltimento e sostenibilità.”

Quali sono le strade future di questo mercato, cosa sta facendo IMA?

“E’ un mercato che ha dimostrato negli anni di sapersi evolvere con cambiamenti tecnologici rapidi e importanti. Siamo quindi fiduciosi nelle potenzialità e in nuovi sviluppi: il monodose è passato in breve tempo dalla plastica all’alluminio e ora si guarda verso nuovi materiali.

L’industria ha dimostrato grandi competenze nel creare nuove soluzioni e produzioni. Ci sono tanti sforzi in atto e siamo sicuri che troveremo il giusto compromesso fornendo prodotti di qualità, compostabili o gestiti con sistemi di riciclo corretti.”

Come sarà, a regime, la percentuale carta su alluminio?

“Tutto dipenderà dalla qualità dei materiali che si troveranno in futuro. Vincerà alla fine quello che garantisce la qualità e la sostenibilità più adeguate. La carta può essere l’opzione giusta, a patto che raggiunga ottimi livelli e a quel punto potrebbe essere un buon concorrente dell’alluminio.

Dirlo oggi però è un po’ complesso. Ma l’ingresso di grandi player con la carta come Nespresso e JDE, sarà un forte driver che spinge il trend di mercato. Ma ci vogliono prodotti all’altezza della richiesta del consumatore.”

All’estero sono più avanti nella ricerca di nuove soluzioni rispetto alle aziende italiane?

“In Italia siamo un’eccellenza nel settore del caffè a livello mondiale, dai produttori di materiali per capsule, quelli di macchine, ai torrefattori: c’è grande dinamismo nella ricerca di soluzioni che non ha niente da invidiare alle aziende straniere.”

Helena Oliviero fa il punto sulla Colombia: “Non è possibile lo scambio diretto tra farmer e compratore se non per piccole quantità”

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Helena Oliviero in piantagione (foto concessa)
Helena Oliviero in piantagione (foto concessa)

MILANO – Spesso si sente parlare della Colombia e del suo specialty, dal mondo delle competizioni a quello di roasters e baristi specializzati che lo propongono in estrazioni alternative, ma quanto si conosce realmente del contesto entro cui trova le sue radici? A parlarne torna Helena Oliviero, che da esperta assaggiatrice, formatrice che si divide per lavoro e vita privata tra Italia e Colombia, ha un punto di vista unico e concreto di questo Paese e del suo mercato caffeicolo.

Si farà riferimento alla Finca Palma Roja che è la farm di famiglia dove risiede con il marito e figlia. Si trova nella vereda (frazione) China Alta nella provincia di Ibagué
Helena descrive bene.

“Ogni zona della Colombia ha la propria storia economica e politica di cui tenere conto”

“Ci sono quelle agricole più sviluppate e facilmente accessibili grazie alla presenza di strade e altre invece di alta produzione ma che risultano più dimenticate all’interno dei progetti di sviluppo. Il Tolima, la regione dove si trova la nostra farm, in generale non gode di buona viabilità: i 25km che ci dividono dalla città, necessitano di un tempo di percorrenza di circa 4 ore con auto 4×4 su una strada di montagna sterrata, che spesso resta bloccata da valanghe.

Invece, dalle farm al villaggio locale, ci sono solo sentieri e così i prodotti vengono trasportati a spalla o con i muli. È chiaro che in queste zone diventa tutto difficile: la salute, l’educazione, la connettività di internet o rete cellulare. In alcuni casi manca anche la luce elettrica.”

Con 566mila famiglie produttrici di caffè in Colombia, il 96% di questi sono piccoli proprietari (meno di 5 ettari) responsabili del 60% della produzione nazionale, quali sono le difficoltà maggiori che incontrano?

Questa frammentazione è un problema per trovare sbocchi sul mercato, o trovano una coesione tra questi piccoli farmer?

“Di solito non sono tanti ad instaurare relazioni con stranieri o che parli inglese. C’è poca trasparenza da parte degli esportatori che vendono direttamente: non condividono il contatto con i produttori e comprano sul territorio al valore della borsa. D’altra parte i piccoli produttori hanno la necessità di ricevere il pagamento al momento della vendita e questo meccanismo rende difficile conservare per mesi il caffè del raccolto per poi poterlo proporre ad un prezzo maggiore.

Certo in Colombia ci sono tantissime associazioni di produttori spesso sviluppate con l’appoggio di progetti statali per riuscire ad avere migliori sbocchi di mercato. Questo sistema facilita la commercializzazione della materia prima, danno la possibilità di svolgere le analisi qualitative in laboratorio come di partecipare alle fiere di settore (occasioni per cercare nuovi clienti), si offrono come spazi per stoccare il verde dei soci e infine possono contare su diversi incentivi statali.

Non sono tante le organizzazioni strutturate ed efficienti e purtroppo spesso di una gestione poco strutturata e di una limitata partecipazione da parte dei soci. La vendita dei prodotti rimane così realisticamente, una sfida individuale.”

Esiste anche una forte polarizzazione tra i tanti piccoli farmer e i pochi grandi proprietari?

“Cambia soprattutto ciò che si è in grado di fare. I figli dei piccoli produttori spesso rimangono confinati nella solita zona e vivono nelle medesime condizioni socio-economiche dei loro genitori. Per lo stesso principio, spesso i grandi proprietari appartengono a famiglie benestanti.

Sembra chiaro che la loro condizione è estremamente diversa da quella in cui si muove il piccolo produttore: loro hanno potuto permettersi una buona educazione, hanno accesso ad un migliore servizio di salute privata, sono stati spesso all’estero. Tutto questo dà la possibilità di potersi confrontare meglio con un mercato straniero o anche di cercare diversi sbocchi nel proprio Paese.

Sono imprese che spesso gestiscono anche altre attività collaterali al caffè, ad esempio nel turismo, nell’esportazione, nei centri di processo e altre operazioni al di fuori della finca. La maggior parte degli specialty rinomati, ormai solitamente utilizzati nelle gare, provengono da grandi proprietari oppure sono frutto di processi che hanno comportato un investimento importante. “

La Federazione del caffè colombiano è un supporto oppure risulta paradossalmente un ulteriore barriera tra i piccoli contadini e gli acquirenti?

“La “Federación Nacional de Cafeteros” (FNC) nel tempo ha aiutato nella costruzione di strade, nell’installazione della luce elettrica e in generale nello sviluppo delle comunità rurali. Attualmente sono in corso dei progetti relativi al rinnovamento o alla creazione nuovi lotti.

Per poter esportare caffè per quantità superiori ai 50kg, è necessaria la figura intermedia di un esportatore registrato che rispetti i requisiti della Federazione e che si occupi di pagare una tassa per ogni libra esportata. Un produttore quindi, non può direttamente vendere all’estero il suo raccolto e neppure ricevere un pagamento internazionale se non tramite l’esportatore.

In Colombia non è quindi possibile uno scambio diretto tra farmer e compratore se non per piccole quantità che però avranno un costo di logistica molto alto da sostenere.

A questo si deve aggiungere il fatto che il caffe colombiano deve rispettare alcuni standard di processo e di crivello, rispecchiare determinate note di tazza e precisi difetti per essere consono all’esportazione.

Tutto ciò che non rientra nei parametri, da qualche anno può uscire sotto la dicitura di “prodotto colombiano” e questo permette l’esportazione di verde di scarto ma anche degli specialty che molto spesso non rientrano nei range sensoriali e/o fisici fissati dalla FNC. Per esempio il peaberry e i crivelli inferiori derivati anche da varietà come Moka o specie Eugenioides oppure processi sperimentali, vengono esportati come “scarto”.”

Nel 2022 la svalutazione del Peso in Colombia ha cambiato ulteriormente le carte in gioco tra l’import ed export?

“In riferimento ai produttori della mia zona, quando il pesos si svaluta, solitamente il prezzo del caffè nel mercato interno incrementa. Nel 2022 si è alzato il costo di acquisto del caffè in pesos.

A quel punto molti hanno iniziato a vendere più caffè verde (in pergamino non secco) e a non selezionare i chicchi difettosi, perché costituivano un costo di produzione più alto.

Allo stesso tempo i prodotti di importazione sono stati soggetti ai rincari: fra questi per esempio i fertilizzanti, che hanno raggiunto il doppio o il triplo del loro valore iniziale. Alcuni produttori hanno continuato a fertilizzare aumentando così il costo di produzione, altri hanno evitato, abbassando però la qualità della raccolta successiva.

In sostanza, una volta davanti ad un aumento, si perde potere di acquisto e attualmente il costo della vita con un salario minimo colombiano è più alto rispetto agli anni prima del 2022.”

Quali sono i maggiori sbocchi del caffè della Colombia e quanto di questo è considerato specialty?

“Il principale mercato di destinazione sono gli USA, a seguire UE ed Asia. Nella regione, date le condizioni climatiche e di altitudine, la maggior parte di caffè portato ad analizzare in laboratorio, è specialty. Tuttavia questa percentuale non rispecchia il caffè importato, che viene mischiato a quello difettato e maltrattato nel trasporto e stoccaggio.

Si commercializza in base al “factor de rendimiento” ovvero nelle quantità di caffè in pergamino secco necessarie per riempire un sacco da 70kg di caffè verde in grano. La “pasilla” (scarto) creata in piantagione viene anch’essa venduta a parte o mischiata da produttori e commercianti con del verde “pulito”, così da aumentarne la quantità e allo stesso tempo rimanere all’interno degli standard stabiliti dal “factor” per non alterarne il prezzo.”

I processi non standard (anaerobico, fermentazione prolungata, infusioni ecc.) stanno aiutando ad ottenere prezzi più alti per i coltivatori?

“Negli ultimi anni oltre ai processi tradizionali è cresciuta la richiesta di quelli alternativi che cambiano notevolmente le caratteristiche sensoriali in tazza. Più recentemente è stato dichiarato da alcuni produttori l’uso di infusioni o l’aggiunta di lieviti.

Questi metodi sono diventati popolari attraverso il circuito delle gare, per via dei loro sentori ben chiari. Hanno trovato spazio anche tra i nuovi consumatori di specialty. I produttori che applicano queste tecniche hanno venduto lotti a prezzi incredibili, in alcuni casi anche per alcune migliaia di dollari al kg, posizionandosi nei campionati SCA.

Tuttavia è importante ricordare che per ottenere determinati risultati, la maggior parte di questi farmer hanno previsto un investimento in formazione e in attrezzature notevole: bioreattori, bombole di azoto o CO₂ ma non sono strumenti accessibili a qualunque produttore.”

E’ vero che i migranti dal Venezuela sono la maggioranza della forza lavoro nei campi?

“Nella nostra zona non conosco famiglie di venezuelani, eccetto per alcuni lavoratori stagionali. Prima del COVID c’era abbastanza movimento di raccoglitori e lavoratori agricoli. Con la pandemia non è stato più possibile appoggiarsi a risorse esterne durante la raccolta, dato che per passare da una regione all’altra c’era bisogno di un permesso speciale.

Con il ritorno alle attività normali, molti venezuelani hanno deciso di tornare al proprio paese. La maggior parte della forza lavoro è costituita dalla stessa famiglia proprietaria del terreno. In molti casi si appoggiano a dei lavoratori fissi o comunque ben radicati nella regione.

È invece diverso durante il periodo della raccolta, quando si impiegano gli “andariegos” che vengono a cercare lavoro da tutte le regioni colombiane, spostandosi di finca in finca a seconda delle necessità.”

Come mai l’Italia resta fuori dal mirino del caffè della Colombia fin qui?

“In genere il caffè colombiano ha caratteristiche di profilo che non rientrano nel gusto italiano, perché hanno spesso un’acidità spiccata, note di frutta citrica, caramello e cioccolata. In Italia culturalmente non siamo abituati all’acidità prediligendo un caffè più corposo, spesso amaro con note di cioccolata e frutta a guscio. Inoltre, in genere a livello commerciale il caffè colombiano è più caro di altri lavati per la qualità riconosciuta. “

Volcafe taglia le stime e gli arabica volano ai massimi storici, export brasiliano da record in soli 11 mesi

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mercati del caffè robusta futures Eudr arabica esportazioni Brasile export
Il logo dell'Ice

MILANO – Una nuova giornata di ordinaria paura per i mercati del caffè, con l’Ice Arabica che vola ai massimi nominali e l’Ice Robusta nuovamente vicina ai record del contratto. È successo ieri, martedì 10 novembre, con due sedute in altalena, segnate entrambe da un’impennata di metà pomeriggio seguita da un forte ridimensionamento, che non ha comunque impedito di chiudere in positivo.

Il contratto per scadenza marzo del’Ice Arabica ha aperto in prepotente rialzo (8 cents in più rispetto alla chiusura di lunedì) ed è volato a un intraday di 348,35 centesimi, massimo storico risalendo sino al 1972.

Le successive prese di beneficio hanno riportato in aree di prezzo più ragionevoli. Marzo ha chiuso così a 334,15 centesimi, comunque in rialzo di 405 punti.

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Necta, Evoca Group, lancia Barista 300, la macchina table top con grani a vista e tecnologia sottovuoto

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Barista 300 (immagine concessa)

MILANO – Immaginatevi una nuova table top appositamente progettata per preservare tutta la freschezza e l’aroma dei chicchi di caffè, migliorando e stabilizzando la qualità della bevanda e aumentandone il valore percepito dall’utente. È proprio quello che avviene con questa versione di Barista 300.

La macchina ha un contenitore caffè dotato di tecnologia sottovuoto (Vacuum Technology) e con i grani a vista: l’utente percepisce subito che la bevanda viene preparata al momento. L’integrità dell’esecuzione è perfetta, perché il sottovuoto si mantiene anche quando i chicchi sono rilasciati nel macinino.

Il risultato è entusiasmante: il caffè espresso ottenuto presenta un corpo maggiore, una superiore persistenza aromatica e una qualità che si preserva nel tempo, rispetto a un caffè ricavato dai chicchi conservati con il metodo tradizionale.

I vantaggi per l’operatore

Il nuovo contenitore sottovuoto non compromette la capacità complessiva della macchina, che garantisce un’erogazione fino a 300 bicchieri. Inoltre la campana caffè sottovuoto di serie su questa versione di Barista 300 può essere adattata anche sulle vecchie macchine Brio, rendendole ancora più performanti.

E con la versione Touch di Barista 300 gli operatori possono contare su tutte le soluzioni digitali innovative offerte da Brio, come touch screen full HD, connessioni Ethernet, WiFi, Bluetooth e modulo opzionale 4G.

Il nuovo modello Necta si fa apprezzare anche per la sua anima green: le parti estetiche della porta sono in plastica Bio-circolare e ha un circuito idraulico 100% lead-free. La classe energetica A (protocollo EVA-EMP 3.1b) e la modalità Energy Saving consentono di risparmiare fino al 30% di consumo annuale.

Barista 300 con tecnologia sottovuoto è il distributore table top che si presta a essere utilizzato anche in locazioni alternative e non tradizionalmente Vending, come spazi di coworking, saloni di parrucchieri, garage e officine, negozi di alimentari. Per le sue grandi performance – che giustificano un prezzo più elevato della bevanda – e i costi di esercizio ridotti, è la soluzione ideale per soddisfare tutte le esigenze di piccole locazioni e uffici.

La scheda sintetica di Evoca Group

Evoca è un produttore leader a livello mondiale di macchine da caffè professionali e distributori automatici per il consumo fuori casa, con una storia nel settore di oltre 90 anni. Grazie al suo ampio portafoglio di marchi, è in grado di offrire una gamma completa di prodotti agli oltre 10.000 clienti del Gruppo, servendo i consumatori in hotel, ristoranti, uffici, spazi pubblici e molto altro. Per maggiori informazioni basta cliccare qui.

Il caffè aiuta ad aumentare la massa muscolare: studio

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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

Un nuovo studio pubblicato su Frontiers in Nutrition ha mostrato un collegamento tra l’assunzione di caffè e la massa muscolare. Analizzando circa 8300 americani adulti, valutando la densità ossea e la massa muscolare, la ricerca ha mostrato come chi beveva caffè ha avuto un aumento tra l’11 e il 13% della massa rispetto a chi non lo ha fatto. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Riccardo Cristilli sulla Gazzetta dello Sport.

Gli effetti del caffè sulla massa muscolare

MILANO – Milioni di persone ogni giorno bevono il caffè. Ciascuno lo interpreta a suo modo, dalla moka all’espresso, dal filtro al french press, lungo, corto, con il latte, zuccherato il caffè è una delle bevande più diffuse. C’è chi lo prende per risvegliarsi e chi lo considera un modo per socializzare e incontrare persone. Non mancano i consigli sul numero di tazzine da bere per evitare effetti collaterali della caffeina, ma per chi consuma caffè ogni giorno non ci sono solo aspetti negativi. Secondo un nuovo studio il caffè fa bene alla massa muscolare.

Pubblicato su Frontiers in Nutrion, lo studio ha scoperto un collegamento tra l’aumento della massa muscolare e il caffè. Analizzando circa 8300 americani adulti, valutando la densità ossea e la massa muscolare, la ricerca ha mostrato come chi beveva caffè ha avuto un aumento tra l’11 e il 13% della massa muscolare rispetto a chi non ha bevuto caffè.

Questo, quindi, può aiutare a contrastare l’insorgenza della sarcopenia, il progressivo declino della massa e della forza muscolare legato all’invecchiamento del corpo, proteggendo dal rischio di infortuni.

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Sigep World: da Berlino al Nord Africa ecco le novità 2025

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Sigep World a Berlino (immagine concessa)

RIMINI – Il 14 novembre, presso l’Ambasciata d’Italia a Berlino, Italian Exhibition Group, in collaborazione con ICE Agenzia, ha dato il via a un roadshow internazionale per presentare le novità della prossima edizione di Sigep World a professionisti e stakeholder del foodservice in Germania.

Contemporaneamente, in collaborazione con gli uffici ICE locali e assieme a Unione Italiana Food – Gruppo Prodotti per Gelato e Acomag – Associazione attrezzature, macchine e vetrine per gelateria, Sigep World ha organizzato in questi giorni un ricco programma di iniziative in Algeria e Marocco, con l’obiettivo di promuovere il gelato artigianale italiano nell’ambito della IX edizione della Settimana della Cucina italiana nel mondo.

Un’occasione unica per fare il punto sulle tendenze del settore e promuovere la qualità del gelato artigianale italiano a livello globale.

Germania

A Berlino, presso la sede dell’Ambasciata d’Italia si è tenuto il SIGEP WORLD Roadshow, un’occasione di incontro con la Community del Foodservice tedesca per aggiornarsi sui trend e gli scenari del settore, sviluppare opportunità di networking e conoscere in anteprima le novità della prossima edizione.

Algeria

Durante la SCIM, gli ospiti hanno degustato le eccellenze del gelato artigianale italiano. Sono state organizzate due masterclass per gli Istituti ESHRA – Ecole Supérieure d’Hôtellerie et de Restauration di Algeri e Orano, e un seminario per gelaterie e locali, dedicato a nuove tendenze e innovazioni nel settore.

Marocco

Il 26 novembre, a Casablanca, il Consolato Generale, ICE Casablanca e la Società Dante Alighieri hanno organizzato un evento presso il Teatro Luca Attanasio. Il programma prevede masterclass per professionisti, con la partecipazione di chef Ennirri e chef Azouz, e sessioni e degustazioni aperte al pubblico.

Napoli festeggia la Giornata cittadina della cultura del caffè

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napoli gambrinus
Lo stemma di Napoli (foto presa da Pixabay)

Napoli ha celebrato il 10 dicembre la Giornata cittadina della cultura del caffè napoletano, istituita lo scorso anno dal Consiglio comunale. Si tratta di un evento per celebrare la tradizione e l’identità culturale di Napoli, promuovendo anche lo sviluppo economico legato al settore del caffè. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Alessandra Silvestri per il portale d’informazione Grande Napoli.

La Giornata cittadina della cultura del caffè napoletano

NAPOLI – Il dieci dicembre Napoli ha festeggiato la Giornata cittadina della cultura del caffè napoletano, istituita lo scorso anno dal Consiglio comunale. Per l’occasione, l’assessora alle Attività produttive e al Turismo, Teresa Armato, e la vicepresidente del Consiglio comunale, Flavia Sorrentino, hanno preso parte a un incontro conviviale allo storico Gran Caffè Gambrinus in piazza Trieste e Trento.

“Non c’è bevanda più rappresentativa dello spirito di una città come il caffè per Napoli: rappresenta un rituale, un momento di convivialità che unisce persone e culture. Oggi celebriamo la Giornata cittadina della cultura del caffè napoletano, istituita dal Consiglio comunale proprio con l’obiettivo di promuovere e diffondere la cultura del caffè napoletano, le sue usanze e le sue storie, oltre a tutelare l’identità culturale della città di Napoli“, ha dichiarato l’assessora Armato come riportato da Grande Napoli.

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Q8 inaugura il primo SVOLTA Caffè a Mariglianella, Napoli

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Il logo Q8

È stato inaugurato a Mariglianella in provincia di Napoli il primo SVOLTA Caffè Q8. Con lo SVOLTA Caffè l’offerta presenta somministrazione di food & beverage, con una selezione di prodotti di alta gamma. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione AGEII.

Il primo SVOLTA Caffè a Mariglianella

MARIGLIANELLA (Napoli) – Inaugurato alla presenza delle istituzioni locali, partner e stakeholder del territorio il primo SVOLTA Caffè Q8, a Mariglianella in provincia di Napoli. La visione di Q8 per il futuro dell’on-the-road daily break prende forma in un nuovo concept che nasce come naturale evoluzione dello shop Svolta, lo store Q8, già presente in oltre 80 stazioni di servizio, che offre ai clienti soluzioni utili per ogni necessità, dagli articoli dedicati alla cura dell’auto e della moto, al viaggio, alla casa e agli amici a quattro zampe.

Con lo SVOLTA Caffè l’offerta si arricchisce grazie alla somministrazione di food & beverage, con una selezione di prodotti di altissima gamma ed eccellenze del territorio che rendono la sosta gradevole e gustosa: un luogo unico nel quale poter soddisfare tutte le molteplici e diversificate esigenze dei viaggiatori e godere di una piacevole sosta in tutto relax.

Alla base del progetto architettonico la creazione in un ambiente confortevole e accogliente, ottenuto grazie alla linearità dei locali e degli arredi – in continuità ideale anche nella forma, nei colori e nell’identità con il brand Svolta – realizzati con materiali e tecniche appositamente studiate per garantire un minor impatto ambientale, promuovere la sostenibilità e assicurare un pianeta più sano per le generazioni presenti e future.

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