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Ferran Adrià, lo chef catalano partner di Lavazza: “I giovani devono assumersi rischi: con lo studio possono crescere”

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ferran adrià calendario Lavazza
Un'originale immagine di Ferran Adrià tratta dal Calendario Lavazza 2014

Ferran Adrià, il geniale ribelle catalano della cucina internazionale e anima del noto ristorante elBulli, si rivolge ai giovani che muovono i primi passi nel mondo dell’horeca, e del lavoro in generale, con il consiglio di mettere la formazione e lo studio al primo posto per differenziarsi dalla massa.

Lo chef Ferran Adrià ha da sempre avuto un occhio di riguardo per il caffè: da quest’anno infatti elBulli1846, il primo ristorante al mondo diventato museo nel 2023, ha inaugurato un’area completamente dedicata al caffè per celebrare gli oltre 20 anni di collaborazione tra Ferran Adrià e Lavazza (ne abbiamo parlato qui).

Tutto è cominciato nel 2000, anno in cui è avvenuto il primo incontro tra Ferran Adrià e Lavazza, quando, in occasione del Salone del Gusto a Torino, lo chef spagnolo, grazie a Bob Noto,  rivoluzionario gourmet e fotografo di food torinese, ha incontrato Lavazza e ha deciso di visitare San Tommaso 10, all’epoca caffetteria e ristorante, il luogo dove nasce l’amore per il caffè. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Giulia Andreotti per La Repubblica.

Lo chef Ferran Adrià sui giovani e la formazione

MILANO – È a quei giovani che vivono in una costante speranza, delusi da promesse non mantenute e da frasi troppo spesso di circostanza, che si rivolge Ferran Adrià. Lo chef, che ha lasciato la cucina dopo aver costruito una delle carriere più brillanti al mondo, ha ora una missione: dare risposte a chi vive nel doppio senso di quelle parole, cariche di aspettative, ma senza un vero riscontro oggettivo.

La ricetta di Adrià, consapevole del disagio delle nuove generazioni di fronte a ripetute illusioni, è una: “Studiare, studiare, studiare. Se studi molto acquisisci competenze, crei connessione e hai un vantaggio competitivo rispetto agli altri – dice al Gusto, che lo ha incontrato a Roses, in Spagna – Bisogna però farlo con piacere. Se lo fai per dovere, è meglio che ti occupi di altro. E poi è fondamentale prendersi il rischio di iniziare un progetto personale, si deve avere coraggio”.

Un coraggio che lo chef ha sempre dimostrato e che continua a dimostrare, rimettendosi in gioco: “Ho chiuso elBulli per riaprire elBulli sotto un altro punto di vista – racconta Adrià – Cucinare non mi manca, i ritmi di lavoro nel nostro locale erano davvero impegnativi e avevo dato tutto ciò che potevo. Ormai non cucino neanche più a casa perché, per me, il lusso più economico al mondo è andare al ristorante. Ora ho altri obiettivi”.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui.

Report di impatto Aton: la tecnologia riduce gli sprechi di cibo del 5% nella Gdo

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Il ceo di Aton Giorgio De Nardi alla presentazione del report (immagine concessa)

VILLORBA (Treviso) – La tecnologia del gruppo Aton migliora l’impatto sulle persone, sulla qualità del lavoro e sull’ambiente. Perché ottimizzando i flussi delle merci e limitando il consumo di carta e di energia per la rete informatica è possibile ridurre l’impatto sull’ecosistema che circonda l’azienda e i suoi clienti.

È questo in sintesi il report di valutazione d’impatto del gruppo Aton, B Corp con sede nel Trevigiano specializzata nella trasformazione digitale delle vendite omnichannel e nella tracciabilità, nei settori industriali alimentare, beni di largo consumo, fashion e in particolare nella GDO.

L’azienda Aton ha presentato il 12 luglio a Montebelluna il proprio report di impatto, dal titolo “.People”, incentrato sulla filosofia aziendale del “we take care” che si traduce in costante impegno e sensibilità verso collaboratori, partner e comunità, evidenziando come la tecnologia possa aumentare la qualità della vita e del lavoro delle persone.

Nel 2023 l’investimento in R&D è aumentato del 19% rispetto al 2022, passando da 1.250.000 euro a 1.492.000 euro e si assesta attorno al 7% del fatturato annuale. In particolare, Aton ha lavorato sullo sviluppo della piattaforma software “.one”, il nuovo hub digitale che integra i processi di business con l’obiettivo di abbattere i silo informativi che rendono difficile la collaborazione tra team, riducendo sprechi e inefficienze e diminuendo i tempi richiesti per l’inserimento dati.

L’azienda trevigiana ha sviluppato i principali indicatori di impatto sociale e ambientale in progetti realizzati con i clienti e li ha diffusi con dei video case study: Aspiag, Gruppo Poli, Gruppo Unicomm e Caffè Vergnano.

Va detto che in questo periodo storico la sensibilità delle persone è sempre più alta attorno ai temi della sostenibilità e della riduzione degli sprechi, l’enorme diffusione di App come “Too good to go” ne è l’emblema.

“Negli ultimi anni abbiamo coinvolto direttamente i nostri clienti nella valutazione dell’impatto delle nostre soluzioni e dei nostri servizi”, spiega Giorgio De Nardi, ceo di Aton. “Un grande player della GDO ha dimostrato che efficientando i processi con le nostre soluzioni ha diminuito lo spreco di prodotti alimentari del 5%. Su un fatturato di 2,7 miliardi di euro equivale a evitare la distruzione di cibo per un valore pari a 135 milioni. Non solo: ha ridotto del 10% il tempo sprecato nelle percorrenze all’interno dei punti vendita da parte del personale di negozio. Inoltre, evitando le stampe, sono state risparmiate 60 tonnellate di carta”.

De Nardi aggiunge: “Sono numeri enormi, se consideriamo 600 negozi in tutta Italia, che gestiscono 2,5 milioni di ordini all’anno. Stiamo parlando di un impatto positivo che potrebbe essere ottenuto da tutte le aziende del comparto e della filiera alimentare, e non solo, se ci fosse una maggiore e migliore consapevolezza”.

In concreto, l’investimento in ricerca e sviluppo del gruppo Aton è orientato soprattutto a creare un unico data model accessibile e fruibile dai diversi attori della filiera.

Si è lavorato anche sull’architettura centralizzata in cloud per diminuire la capacità computazionale richiesta dalle app per le vendite e la supply chain: tutto questo ha portato alla riduzione del 50% del consumo dei dati in cloud, con un impatto significativo in termini di risparmio energetico e riduzione dell’inquinamento digitale. Inoltre, è stato progettato un design system facilmente fruibile per gli utenti per semplificare il lavoro e rendere più veloce e meno dispendiosa la formazione digitale di nuove persone.

“Progettare e sviluppare soluzioni e servizi che contribuiscono alla razionalizzazione dell’impatto ambientale delle aziende clienti eliminando gli sprechi e le inefficienze è uno dei nostri obiettivi”, conclude Tania Zanatta, CFO e responsabile di impatto di Aton. “Riteniamo necessario diffondere soluzioni smart di innovazione digitale, facendo leva sulla loro convenienza economica (ROI) per incrementare l’impatto positivo sul bilancio sociale e ambientale e avviare un ciclo virtuoso che si rinnova e si alimenta con l’avanzamento tecnologico”.

Il report di valutazione di impatto 2023 di Aton

Entrando nel dettaglio del “Report di valutazione di impatto 2023”, Aton ha adottato un nuovo approccio, partendo dai propri stakeholder e dalle aree di impatto in cui operano, e ha associato, a ciascuna di queste aree, uno dei benefici comuni inseriti nello statuto aziendale, oltre ai sei obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu in cui ha scelto di impegnarsi. Nel 2021 l’azienda si è trasformata in società benefit, integrando nel proprio statuto alcuni obiettivi (i benefici comuni n.d.r.) legati alla dimensione sociale (people) e ambientale (planet), affiancandoli a quelli economici (prosperity). Nel 2023, dopo un rigoroso processo di misurazione e analisi del profilo di sostenibilità, Aton ha ottenuto la certificazione “B Corp”.

In quest’ottica la presentazione del report di impatto segue la bussola valoriale della sostenibilità sociale ed ambientale.

Il cuore del report, “we take care”, analizza come Aton si mette in relazione con l’ecosistema che la circonda, partendo dagli obiettivi che si è data nelle diverse aree e misurando, a livello qualitativo e quantitativo, i risultati delle proprie azioni:

–         Crescita delle persone. +25% di “atonpeople” coinvolti in progetti di formazione rispetto al 2022, +5% corsi di formazione, +25% premi e incentivi individuali e di team legati al raggiungimento degli obiettivi; 90 mila euro investiti in formazione (docenza) e 580 mila euro in formazione interna per un totale di 14.600 ore. Aton si conferma Great Place To Work per il 5° anno consecutivo

–         Modello a rete di auto-organizzazione: gli obiettivi aziendali sono stati definiti secondo la metodologia OKR (n.d.r. Objective and Key Results) partendo dalle proposte dei singoli team: 80% è la media di raggiungimento degli OKR di team

–  Un ecosistema di servizi per la qualità del lavoro. Oltre metà degli atonpeople è impegnata nei servizi di assistenza per garantire ai clienti la continuità dei processi di business. Nel corso dell’anno  i volumi del business sono aumentati del 27% rispetto al 2022 con la gestione 24 ore al giorno su 5 fusi orari diversi, per un totale di circa 300.000 richieste di supporto con il 90% di tasso di successo al primo contatto.

 Economia circolare. Nell’ottica dell’economia circolare e dell’utilizzo responsabile delle risorse, è stata lanciata un’asta online rivolta a tutti gli “atonpeople” per dare nuova vita ad alcuni dispositivi non più adatti alle esigenze iper professionali di una tech company, ma ancora funzionanti per uso personale. Il ricavato è andato ai progetti dell’associazione Informatici Senza Frontiere. Grazie ai servizi di manutenzione e gestione del parco hardware dei clienti nel corso dell’anno è stata allungata la vita a 422 dispositivi.

Processi amministrativi paperless. Nel 2023 è stata avviata la digitalizzazione integrale dei processi amministrativi contabili attivi e passivi e delle note spese registrando la riduzione di 8.000 stampe rispetto al 2022

–  Cultura di innovazione digitale condivisa nel territorio. 21 eventi con 400 partecipanti incontrati e il lancio di un nuovo format, .atonAcademy, con 750 certificazioni rilasciate in 3 settimane e 3 assunzioni. Il Report si chiude con uno sguardo al futuro: nell’ottica del miglioramento continuo anche gli obiettivi per il triennio 2024-26 sono stati declinati nelle diverse aree di impatto analizzate nel 2023.

La scheda sintetica di Aton

Aton è una tech company con headquarter a Villorba, nel Trevigiano, operativa nel settore digitale-informatico. Sviluppa soluzioni per la trasformazione digitale sostenibile delle vendite omnichannel e dei processi di tracciabilità e supply chain aziendale. Si affianca alle imprese con servizi di supporto internazionali e copertura su tutti i fusi orari, 365 giorni all’anno. Tra i clienti, top player nel settore del fashion e del retail, dell’industria, della grande distribuzione organizzata e del settore energy.

Fondata da Giorgio De Nardi nel 1988, la sua missione è crescere insieme all’ecosistema di collaboratori, clienti, partner, ambiente e comunità, realizzando profitti etici e sostenibili.
Il gruppo Aton, composto anche dalle aziende “Blue Mobility” (soluzioni IT per la logistica e la rete vendita delle pmi) e “Aton AllSpark” (joint venture di Aton e Allspark, azienda IT specializzata nel mercato fashion retail), nel 2023 ha chiuso il fatturato a 22,8 milioni di euro, +2,2% sull’anno precedente.

Oggi il gruppo occupa circa 240 persone che servono oltre 750 clienti in tutto il mondo che operano nei seguenti settori: il 39% nei prodotti di largo consumo dal cibo alla cura della persona, il 42% nella  grande distribuzione organizzata e nel fashion, il 19% nel mondo dell’energia.

Dal 2018 Aton è certificata Great Place To Work. Nel 2021 è diventata Società Benefit e ha integrato nel proprio statuto obiettivi sociali (people), ambientali (planet) oltre che economici (prosperity). Nel 2023 è entrata a far parte della community delle aziende B Corp che si impegnano in un percorso di miglioramento continuo per trasformare il sistema economico globale. L’azienda presenta ogni anno un report di impatto.

La visione strategica dell’azienda nasce dal fondatore e Ceo Giorgio De Nardi, affiancato dal board, l’organo collegiale di gestione, composto dagli executive team leader di tutte le funzioni aziendali e da un coach indipendente. Altri ruoli apicali sono quelli legati all’ambito finanziario con Tania Zanatta; vendite Gianluca Palmisano; persone e cultura aziendale Stefano Negroni, sviluppo di business Giovanni Bonamigo, sviluppo di software Piero Pescangegno, progetti di integrazione Giovanni Pozzobon e servizi di assistenza Marco Arrigoni.

Il business si articola in vendita di servizi, consulenza e prodotti IT. Le app di Aton fanno parte di un’unica piattaforma digitale di proprietà che abbraccia tutta la supply chain.
L’azienda propone software e servizi di gestione dei processi legati alle vendite, con particolare attenzione ai canali di distribuzione: dall’e-commerce al punto vendita fisico, passando per la gestione e la relazione con il cliente.

Sul fronte della supply chain Aton mette a disposizione software e servizi per il monitoraggio e la gestione di un prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita, garantendone la tracciabilità. Soluzioni che Aton applica anche in missioni di pace internazionali grazie a collaborazioni con organizzazioni intergovernative a carattere mondiale.

Aton realizza progetti per i clienti tramite analisi, consulenza e disegno di soluzioni software e hardware, integrazione dati, project e service management, governo da remoto del parco hardware con piattaforme di enterprise mobility management, affiancamento sul campo e formazione, supporto multilingua a utenti e sistemi software e hardware.

Ma non solo, Aton è aggiornata sulle ultime tecnologie presenti sul mercato e fornisce la consulenza per scegliere i migliori hardware in base ai relativi software. Con le attività di assistenza tecnica hardware, Aton opera in ottica green contribuendo all’allungamento del ciclo di vita di un parco di migliaia di dispositivi in un’ottica di economia circolare, riducendo la quantità di rifiuti tecnologici.

Flor do Café, il miele dall’impollinazione delle piantagioni di caffè

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Chicchi di caffè tostato (credits: Alexa from Pixabay)

BAHIA – La Cooperativa mista dei coltivatori di caffè e della regione di Barça (Cooperbac) e l’Associazione degli apicoltori di Barça (APISBC) in Brasile hanno lanciato il nuovo miele Flor do Café, un prodotto derivato dall’impollinazione delle piantagioni di caffè locali. La presidente di Cooperbac, Joara Oliveira, ha sottolineato che l’impollinazione realizzata dalle api nelle aree di caffè ha un impatto positivo significativo sulla produzione.

Il miele Flor do Café

Studi indicano che la presenza delle api durante la fioritura del caffè può aumentare la produttività tra il 18% e il 40%, risultando in una produzione del chicco più abbondante e sostenibile.

Secondo Joara Oliveria, come riportato dal portale ba.gov.br, l’impollinazione delle api riduce la perdita di fiori e contribuisce a un raccolto più ricco.

Oltre ai benefici nella produzione di caffè, la coltivatrice e apicoltrice Márcia Rocha ha evidenziato le caratteristiche uniche del miele Flor do Café.

Secondo Márcia, il miele prodotto esclusivamente dalla fioritura del caffè ha un colore più chiaro e un sapore più delicato, differenziandosi dai mieli tradizionali.

Bialetti svela la nuova capsule collection ispirata alla serie Netflix Bridgerton

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La Capsule collection di Bridgerton (immagine concessa)

COCCAGLIO (Brescia) – Bialetti, azienda icona del caffè e del vivere italiano, Netflix, uno dei più grandi servizi di intrattenimento del mondo, e Shondaland, potente azienda multimediale globale, si uniscono in una partnership che sa di casa e convivialità e firmano un’esclusiva e raffinata capsule collection ispirata a Bridgerton, acclamata serie TV che narra le vicende dell’omonima famiglia nell’alta società londinese durante l’Età della reggenza.

Bialetti lancia la nuova capsule collection in collaborazione con Netflix e Bridgerton

La storia di Bialetti, iniziata oltre un secolo fa – nel 1919, è fatta di creatività, innovazione, intraprendenza e passione; elementi fondanti del brand che si ritrovano anche nell’universo Bridgerton. La serie televisiva, ispirata ai romanzi di successo di Julia Quinn e prodotta da Shondaland, è uno dei contenuti Netflix più visti al mondo, con numeri da record che si attestano a quasi due miliardi di ore di visualizzazione solo per la prima e la seconda stagione.

Il successo è senza dubbio dovuto anche all’approccio moderno, fresco ed inclusivo con cui sono raccontati i temi cardine di amore, amicizia, famiglia e scoperta del sé. Un approccio innovativo e contemporaneo che contraddistingue da sempre anche Bialetti e che si ritrova in questa nuova capsule collection che unisce alla convivialità italiana del rito del caffè la classe ed il bon ton del galateo inglese.

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La collezione Bialetti ispirata a Bridgerton (immagine concessa)

Ad avvolgere i prodotti della collezione – tra cui spiccano un’inedita versione di Moka Express e una nuova miscela di caffè – una delicata nuance azzurro ceruleo, impreziosita da decori floreali e da piccole api, elementi ricorrenti e distintivi della serie TV. Inserti e manici dorati arricchiscono, infine, l’iconica caffettiera e tutti gli accessori: mug, tazzine (in set da 2 e da 6) e bottiglia termica, per delle pause caffè degne della Regina Charlotte.

Il vero diamante della collezione è, però, la nuova miscela di caffè denominata, non a caso, Royal Regency blend: un ricercato mix di pregiate origini 80% Arabica e 20% Robusta caratterizzato da un gusto deciso e da ricche ed esotiche note floreali. Disponibile sia in versione macinato, con un esclusivo barattolo da collezione, che in capsule per espresso, il Royal Regency blend è il caffè ideale da sorseggiare tra una chiacchera e l’altra.

La nuova collezione Bialetti ispirata a Bridgerton sarà disponibile dal 25 luglio qui, nei negozi Bialetti e nei migliori negozi specializzati.

 

Ritter Sport rinnova la partnership con Rifugi di Lombardia

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Ritter Sport insieme a Rifugi di Lombardia (immagine concessa)

MILANO – Ritter Sport – l’iconico cioccolato dalla forma quadrata – è da sempre per tutti sinonimo di qualità, praticità, colore e anche montagna. Il legame di Ritter Sport con la montagna, infatti, è forte e indissolubile: l’amore per la natura e l’impegno per la salvaguardia del Pianeta accomunano gli intenti dell’azienda familiare Alfred Ritter GmbH & Co. KG a quelli di rifugisti ed escursionisti. Proprio per questo motivo, Ritter Sport ha deciso di rinnovare anche quest’anno la sua partnership con Rifugi di Lombardia – l’associazione che riunisce oltre 200 rifugi in regione – continuando a sostenere l’ambiente montano.

Ritter Sport insieme a Rifugi di Lombardia

Per Ritter Sport, l’impegno verso la sostenibilità rimane alla base del proprio purpose per un cioccolato davvero buono, in armonia con le persone e l’ambiente. Infatti, dal 2018, l’azienda si rifornisce esclusivamente di cacao 100% certificato sostenibile in conformità ai programmi Rainforest Alliance e FairTrade.

Ritter Sport ha intensificato anche i programmi di partnership in diverse parti del mondo. Cacao-Nica è stato il primo ad essere avviato più di 30 anni fa in Nicaragua e ha permesso negli anni di collaborare con cooperative e organizzazioni di produttori in diverse regioni, promuovendo la sostenibilità a lungo termine nella coltivazione del cacao e concentrandosi sul miglioramento delle condizioni di vita delle comunità coinvolte.

Un esempio concreto di coltivazione sostenibile è dato poi da El Cacao, la piantagione di proprietà di Ritter Sport situata nel sud-est del Nicaragua e coltivata secondo criteri di agricoltura integrata allo scopo di favorire la biodiversità, aumentare la fertilità del suolo e creare un ambiente favorevole alla fauna locale.  La piantagione rappresenta un sistema agroforestale, dove la coesistenza tra alberi di cacao e altri tipi di alberi e piante ha la duplice capacità di creare un habitat per la fauna e la flora e, contemporaneamente, favorire la coltivazione stessa del cacao.

La famiglia Ritter ha poi adottato una posizione chiara sull’energia, impegnandosi nella transizione dalle fonti fossili a quelle rinnovabili.

Dal 2020, Ritter Sport ha raggiunto la neutralità climatica a livello aziendale*. Inoltre, in collaborazione con i suoi fornitori di materie prime, intende raggiungere l’ambizioso obiettivo della neutralità climatica per l’intera filiera entro il 2025.

La rinnovata partnership tra Ritter Sport e Rifugi di Lombardia rappresenta quindi un’alleanza vincente basata su valori condivisi: rispetto per l’ambiente, impegno verso la sostenibilità e la volontà di regalare momenti di gioia e condivisione.

In estate, poi, la Lombardia si conferma un paradiso per gli amanti della natura, con esperienze indimenticabili tra attività adrenaliniche e piaceri genuini: dalle escursioni in solitaria, immerse nel silenzio della natura, alle calde atmosfere conviviali dei rifugi. Storie e sapori in cui non può mancare il tocco gustoso del cioccolato Ritter Sport.

*Compensando con i certificati climatici Gold Standard le emissioni che non possono essere ridotte

La scheda sintetica dell’azienda

Azienda familiare indipendente fondata nel 1912 da Alfred Ritter e da sua moglie Clara. Ritter Sport, dal 2018 è stato il primo grande produttore di tavolette di cioccolato ad approvvigionare cacao 100% certificato sostenibile per la sua intera gamma di prodotti.

Caratterizzati dalla peculiare forma quadrata e dai pack vivaci e colorati, i prodotti a marchio Ritter Sport sono venduti in oltre 100 paesi al mondo. L’azienda impiega attualmente circa 1.900 persone e ha raggiunto un fatturato di 565 milioni di euro nel 2023.

Rubens Gardelli svolta sul 100% compostabile del suo packaging: “NatureFlex, stesse performance della plastica 100% riciclabile”

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Rubens Gardelli con il nuovo pacchetto green (foto da Instagram)
Rubens Gardelli con il nuovo pacchetto green (foto da Instagram)

MILANO – Quando si sposa la cultura degli specialty coffee allora si fa attenzione alla creazione di una filiera che oltre ad essere trasparente sia sostenibile, dal punto di vista sociale e ambientale: lo sa bene Rubens Gardelli, campione mondiale roasting 2017 e fondatore della micro roastery Gardelli Specialty Coffee.

Ma soprattutto lo dimostra ancora meglio nella pratica: l’ultima notizia conferma il suo impegno costante per avere minore impatto con la scelta di un packaging per i suoi specialty totalmente compostabile, grazie alla composizione con un materiale innovativo, il NatureFlex.

La materia prima di cui è fatto principalmente questo particolare film prodotto dall’azienda Futamura è la cellulosa derivata dalla pasta di legno (certificata dalla catena di custodia FSC™ (Forest Stewardship Council), proveniente a sua volta da foreste gestite in modo responsabile.

Gardelli lo ha raccontato innanzitutto in un video sulla sua pagina Instagram:

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Gardelli Specialty Coffees (@gardellicoffees)

E ora torna a parlarne su queste pagine, per spiegare più nel dettaglio il processo che lo ha portato a sostenere questa nuova sfida, per niente semplice.

Gardelli, come e perché è arrivato a prendere questa decisione responsabile?

“Ho iniziato a valutare il packaging compostabile stimolato dalla visione del documentario Seaspiracy su Netflix, che mi ha mostrato l’impatto che ha l’imballaggio di plastica sull’ambiente.

Ho voluto quindi far parte del cambiamento e ho svolto delle ricerche. Già tempo fa ero passato dal classico packaging in triplice accoppiato (che finiva nei termoregolatori per essere incenerito) alla soluzione 100% di plastica riciclabile.

Ancora però non mi bastava: spedendo il mio caffè in tutto il mondo, mi sono reso conto di non poter essere certo che in determinati Paesi, per esempio l’Arabia Saudita, esistano dei centri di riciclaggio adatti e che le bags non vadano a finire nelle discariche sotto terra.

Non avendo quindi totale controllo sul fine vita di questo packaging 100% riciclabile, ho voluto informarmi sul materiale compostabile oggi in mercato.

Nel luglio 2022 ho iniziato per la prima volta a usare il primo pacchetto da 250 grammi di questo genere e però sono presto emerse delle criticità: in condizioni climatiche particolari, il caffè a volte si rovinava e raccoglievamo dei feedback da alcuni clienti che, soprattutto estraendo in espresso, riscontravano delle note non desiderate, una crema che svaniva subito e un’erogazione troppo veloce.

Risultati che solitamente sono sintomi di un caffè vecchio, che non era certo il nostro caso.

Abbiamo realizzato nei mesi che la composizione dell’imballaggio che avevamo scelto nel 2022 – due strati, uno di carta esterno che però faceva passare soprattutto l’umidità all’interno del sacchetto e che aveva una bassa resistenza a ossidazione, poi quello interno in PLA derivato dal mais, che si opponeva di più all’ossigeno ma non del tutto – reagiva male ad un’estrema umidità o all’eccessivo calore.

Dopo sei mesi di segnalazioni e di test svolti, ho capito che bisognava trovare un altro prodotto, sempre certificato compostabile, ma che mi garantisse una maggiore opposizione all’ossigeno.

Dopo diverso tempo impiegato nella ricerca e nel confronto tra tante aziende, sono stato convinto dal materiale NatureFlex. Il nostro sacchetto attuale esternamente è caratterizzato da uno strato di carta e internamente da uno di NatureFlex.

NatureFlex, nuovo materiale (foto da Instagram)

Di fatto, attualmente è il materiale più evoluto tecnicamente e certificato come compostabile (TUV Austria). Posso affermare con certezza, dopo averlo acquistato e testato, che NatureFlex offre le stesse performance del vecchio sacchetto di plastica 100% riciclabile. Ora lo uso per le bags da 250 grammi e da un chilo.

La settimana scorsa ho iniziato a spedire nelle tante nazioni tra Stati uniti, Europa e Arabia Saudita, ma ho dovuto precisare contestualmente in un video che il fatto di vedere l’imballaggio gonfio non significa che lo specialty al suo interno sia andato a male.

Ecco cosa succede: tostando chiaro, il chicco non ha il tempo di sviluppare tutta la CO2 e il sacchetto si gonfia di poco. Ma è solo per via dell’anidride carbonica che va a occupare il suo spazio e raggiunge un equilibrio interno di pressione per cui la CO2 si stabilizza senza far esplodere questa atmosfera controllata.

Questo preserva in modo naturale la shelf life del prodotto stesso. Il fatto che il pacchetto diventi così gonfio è sintomo che il fornitore del sacchetto ha fatto il giusto lavoro, perché tutti i bordi sono stati sigillati a dovere.

Questo effetto di solito si combatte con una valvola monodirezionale che però non ho mai voluto applicare, perché è solitamente prodotta in maniera massiva: essendo anche soluzioni spesso economiche per unità, non sono state realizzate nel rispetto di parametri scientifici per cui si è certi che l’aria esce soltanto e non entra. Secondo le mie ricerche anzi queste riducono la shelf life e per questo motivo non ho mai voluto adottarle.”

Ma costa di più per lei acquistare questo materiale?

“Devo dire che dal sacchetto del 2022 il costo per noi è aumentato di tre volte. Ho deciso di assorbirne io il costo riducendo i miei margini, parliamo di 10-50 centesimi in più a sacchetto. In ogni caso sono più che contento di dare questo esempio e magari spingere altri a compiere lo stesso passaggio verso la compostabilità. Ho fatto questa scelta perché ci credo e non per cavalcare una moda.

Nel mio piccolo, quello che posso fare lo faccio. Il caffè arriva perfetto, senza ossidazione, e sono certo che la sua fine vita sarà gestita meglio. Certo, la certificazione è compostabile a livello industriale per il momento e non a quello domestico.

Avevo valutato di entrare anche nel settore capsule seguendo la stessa linea, ovvero l’uso di un materiale al 100% biodegradabile compostabile: ci sono dei fornitori ho visto che già si occupano di produrlo, ma ancora non ho trovato il tempo di fare ricerche più approfondite per poter sviluppare una nostra linea di monoporzionato.”

Brasile: Safras & Mercato taglia le stime, raccolto 2024/25 di poco superiore a quello dell’anno scorso

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Piantagione in Brasile (immagine concessa)

MILANO – Safras & Mercado taglia le stime sulla produzione del Brasile: con la raccolta ormai completate per circa i tre quarti (74% alla data del 16 luglio), l’autorevole analista agricolo brasiliano ha annunciato venerdì una complessiva revisione al ribasso della sua stima sul raccolto 2024/25 di circa 4 milioni di sacchi a 66 milioni. La produzione di arabica è ora prevista in 45 milioni, contro i 47 inizialmente stimati.

Un dato superiore soltanto del 3% rispetto a quello registrato nell’annata 2023/24. Il raccolto di robusta è stimato in 20,7 milioni, in flessione del 3% circa rispetto all’annata trascorsa.

“In un precedente report avevamo già osservato dei problemi nell’avanzare delle operazioni di raccolta indicando la possibilità di un raccolto 2024/25 minore del previsto” scrive Safras & Mercado. “La produzione di robusta era quella che evidenziava le perdite maggiori rispetto alla stima preliminare.

Le temperature molto al di sopra della media e il periodo di siccità a fine anno, in un periodo critico per lo sviluppo del raccolto, hanno finito con il pregiudicare la produttività delle piantagioni, soprattutto nell’Espírito Santo”.

La stima preliminare dava la produzione di robusta a 23,32 milioni di sacchi.

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Accademia del caffè espresso collabora con CDR Coffee Lab nello studio della lavorazione del chicco

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Il centro culturale de La Marzocco studia la fermentazione del caffè, approfondendo il legame tra il caffè che beviamo e la sua lavorazione (immagine concessa)

COPENHAGEN – Accademia del caffè espresso ha partecipato, il mese scorso, alle conferenze sponsorizzate da SCA dedicate all’avvicinamento dei paesi consumatori ai paesi produttori di caffè, attraverso attività congiunte di ricerca e di divulgazione. Massimo Battaglia, in rappresentanza di Accademia del caffè espresso, ha condotto la conferenza, che ha avuto luogo alla fiera World of Coffee a Copenhagen in Danimarca.

Accademia del caffè espresso insieme a CDR Coffee Lab

Durante l’intervento Battaglia ha parlato dello studio realizzato in collaborazione con IHCAFE, l’organismo di tutela del caffè dell’Honduras, che ha come obbiettivo quello di misurare e monitorare l’evoluzione di zuccheri e acidi durante la fase di lavorazione dei chicchi di caffè verde.

La coltivazione del caffè e il raccolto che ne risulta, infatti, è influenzata dalle diverse pratiche di coltivazione e di lavorazione utilizzate, nonché dall’altitudine, dal terreno e dalle condizioni climatiche. Sono parecchie, quindi, le variabili che influenzano il risultato finale.

Battaglia, Coffee Research Leader di Accademia, spiega come il caffè, dopo la raccolta, subisca una fermentazione in grado di influenzare profondamente il profilo organolettico – ovvero l’insieme delle qualità percepibili attraverso i nostri organi di senso – del chicco e della bevanda finale.

Lo studio ha analizzato le varietà Pacas e Lempira, durante la raccolta 2022/2023, a tre diversi stadi di maturazione.

Entrambe le varietà sono state fatte fermentare in vasca con il metodo lavato per 48 ore, e, durante la fermentazione, sia l’acqua usata nel processo che i chicchi di caffè verde sono stati analizzati a intervalli regolari utilizzando CDR CoffeeLab.

Lo studio della fermentazione del caffè (immagine concessa)

Successivamente, per confrontare e valutare la risposta delle due varietà al processo di fermentazione, i campioni di caffè verde sono stati tostati e valutati mediante degustazione in cupping seguendo il protocollo SCA. Nella varietà Pacas, i parametri rilevati precedentemente sono andati incontro a cambiamenti significativi, a dimostrazione delle grandi potenzialità qualitative di questa antica varietà.

Lo studio, quindi, ha evidenziato come l’equilibrio tra acidità e zuccheri è stato fondamentale nel determinare la qualità finale del prodotto estratto in espresso, dato che è stata riscontrata una correlazione tra il risultato ottenuto nella degustazione e i valori di acidità e zuccheri misurati nel caffè verde.

illycaffè supporta il reparto odontoiatrico della Comunità di San Patrignano: il bilancio

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Gruppo Illycaffè polo gusto illy illetta
Il logo illycaffè

TRIESTE – Donare sorrisi alle ragazze e ai ragazzi è l’impegno che San Patrignano porta avanti da sempre, supportando i suoi ospiti nella costruzione del loro futuro. Una responsabilità che dallo scorso anno si avvale anche del sostegno di illycaffè, che ha scelto di supportare il reparto odontoiatrico della Comunità.

Il supporto di illycaffè al reparto odontoiatrico della Comunità di San Patrignano

Nel 2023 il centro odontoiatrico della comunità di San Patrignano ha erogato 6090 prestazioni fra prime visite e urgenze, radiografie, protesi mobili e fisse, visite di igiene dentali, devitalizzazioni, ricostruzioni e carie, interventi di chirurgia. Nove, inoltre, sono state le ragazze ei ragazzi che hanno frequentato la scuola odontotecnica del centro studi della comunità nell’anno scolastico 2023/24 di cui 5 stanno affrontando l’esame di Stato per diventare odontotecnici.

illycaffè, società B Corp che si impegna a crescere promuovendo un modello di business basato su una strategia orientata al bene comune, ha deciso di dare un aiuto concreto e immediato alla Comunità di San Patrignano, contribuendo all’acquisto di strumentario, materiale e utensileria, garantendo la continuità e la qualità delle cure odontoiatriche e della formazione professionale. Un contributo fondamentale non solo per i ragazzi che devono curare l’apparato orale a causa dei danni provocati dalle droghe con i deficit masticatori che ne conseguono, ma anche per quelli impegnati nel laboratorio odontotecnico, importante realtà di formazione per il percorso di rinascita delle ragazze e dei ragazzi ospiti della Comunità.

“San Patrignano rappresenta un punto di riferimento e una guida per i giovani che hanno smarrito la via e vogliono ricominciare un percorso di riscatto e fiducia – sottolinea Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè -. Il nostro contributo vuole essere un segno concreto per supportarli in questo loro impegno quotidiano. I risultati raggiunti in questo anno di collaborazione sono per noi motivo di orgoglio e ci spingono a continuare su questa strada”.

“L’aiuto offerto da illycaffè alla Comunità San Patrignano e ai suoi ragazzi è un vero e proprio sostegno al loro futuro – sottolinea Letizia Moratti, Cofondatrice della Fondazione San Patrignano – Pensare che alcuni di loro siano riusciti a prendere un diploma è una vittoria enorme e un grande riscatto nei confronti della società. Altrettanto importante il sostegno di illycaffè a chi, a causa delle dipendenze, sarebbe stato fisicamente segnato per tutta la vita e invece così è letteralmente tornato a sorridere”.

 Un’alleanza, quella fra San Patrignano e illycaffè, che nasce dall’affinità di valori tra le due organizzazioni e si basa sulla volontà di migliorare la qualità della vita delle persone in modo sostenibile e duraturo, come testimoniato dagli ospiti della Comunità in questo video.

La scheda sintetica di illycaffè

illycaffè è un’azienda familiare italiana fondata a Trieste nel 1933, che da sempre si prefigge la missione di offrire il miglior caffè al mondo. Produce un unico blend 100% Arabica composto da 9 ingredienti diversi. L’azienda seleziona solo l’1% dei migliori chicchi di Arabica.

Ogni giorno vengono gustate più di 8 milioni di tazzine di caffè illy nei bar, ristoranti, alberghi, caffè monomarca, case e uffici di oltre 140 paesi, in cui l’azienda è presente attraverso filiali e distributori.

Fin dalla nascita illycaffè ha orientato le proprie strategie verso un modello di business sostenibile, impegno che ha rafforzato nel 2019 adottando lo status di Società Benefit e nel 2021 diventando la prima azienda italiana del caffè ad ottenere la certificazione internazionale B Corp. Tutto ciò che è ‘made in illy’ viene arricchito di bellezza e arte, a cominciare dal logo, disegnato da James Rosenquist, le illy Art Collection, le tazzine decorate da più di 130 artisti internazionali o le macchine da caffè disegnate da designer di fama internazionale. Con l’obiettivo di diffonderne la cultura della qualità ai coltivatori, baristi e amanti del caffè, l’azienda ha sviluppato la sua Università del Caffè che ad oggi svolge corsi in 23 paesi del mondo. Nel 2023 illycaffè ha generato un fatturato consolidato pari a €595,1 milioni. La rete monomarca illy conta 159 punti vendita in 30 Paesi.

La scheda sintetica di San Patrignano

San Patrignano è la comunità di recupero per ragazze e ragazzi con problemi di dipendenza più grande d’Europa e al momento ospita oltre 800 ragazzi. Per tutti loro e per le loro famiglie il percorso di recupero è completamente gratuito. Dal 1978 ad oggi, San Patrignano ha accolto oltre 26.000 persone, offrendo loro una casa, l’assistenza sanitaria e legale, la possibilità di studiare, di imparare un lavoro e reinserirsi pienamente nella società al termine del percorso di recupero.

Secondo una ricerca effettuata dall’Università di Bologna, che ha monitorato un gruppo di ex ospiti della comunità a cinque anni dal loro reintegro nella società, il 72% dei ragazzi che terminano positivamente il percorso non ricadono nel problema della tossicodipendenza. Oltre a questo, la Comunità è da tempo impegnata in progetti di prevenzione alle dipendenze, tanto che incontra oltre 40.000 studenti l’anno.

Starbucks inaugura lo store alla stazione di Napoli Centrale: è il 43° in Italia

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Lo store Starbucks alla stazione di Napoli Centrale (immagine concessa)

NAPOLI – Inaugurato venerdì 19 luglio alla stazione di Napoli Centrale il secondo store Starbucks in città, il terzo in Campania e il 43° in Italia, in partnership con Percassi, licenziatario esclusivo del brand in Italia, e in collaborazione con Grandi Stazioni Retail. La stazione ferroviaria di Napoli Centrale conta oggi circa 250 mila visite al giorno (90 milioni l’anno) e rappresenta il principale hub intermodale della città e il più importante nodo ferroviario del sud Italia.

Con la riqualificazione di tutte le aree destinate ai servizi commerciali e di ristorazione, come ad esempio la Food Hall, la stazione è diventata attrattiva anche per la città e l’affluenza dei visitatori è cresciuta ulteriormente.

Il nuovo punto vendita Starbucks alla stazione di Napoli Centrale

Come per la recente apertura di giugno nella splendida cornice di Galleria Umberto I, anche per questo opening sono stati creati 18 nuovi posti di lavoro qualificati, dopo un approfondito percorso di formazione sostenuto dai partner (dipendenti di Starbucks).

Gli interni del nuovo locale, che si estende su un unico piano di circa 80 mq, si contraddistinguono per le tonalità dell’azzurro, che traggono ispirazione dal mare e dal Golfo di Napoli, riflettendo la bellezza del paesaggio della città e l’habitat naturale della sirena, oltre alla famosissima squadra di calcio partenopea.

I dettagli in ottone e legno di quercia riportano a questa dimensione, mentre gli elementi di illuminazione e il metallo forato rimandano alla leggerezza e alla vivacità del mare.

I partner di Starbucks sono pronti ad accogliere i clienti al bancone tutti i giorni della settimana, nell’andirivieni concitato di viaggiatori e passanti, proponendo le ultime novità, come le nuove bevande calde e fredde al gusto Crème Brulée, oltre alle proposte più classiche, come il Frappuccino e il caffè espresso.

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Il nuovo punto vendita (immagine concessa)

A queste si accompagna un’offerta Food molto gustosa: dalle insalate di cous cous ai bagel al salmone, dai tramezzini alle brioche salate, a cui si aggiungono dolci della tradizione italiana, dal classico cornetto farcito o vuoto alla sfogliatella napoletana, oltre ai più internazionali muffin, donuts e cheese cake. Per godere di una pausa rigenerante, il nuovo store dispone anche di una ventina di posti a sedere, per poter assaporare con maggiore tranquillità una colazione, un pranzo o una merenda.

Matteo Morandi, ceo di Starbucks Italy, ha commentato: “Napoli è una piazza molto importante per noi. Abbiamo ricevuto un’accoglienza molto positiva in occasione dell’apertura del nostro primo store partenopeo, nella splendida cornice di Galleria Umberto I. Con questo nuovo opening, abbiamo puntato sul format del travel retail, canale per noi strategico, considerata l’altissima affluenza di turisti internazionali e di pendolari. Proseguiamo il nostro percorso in questa stupenda città, sempre nel massimo rispetto del territorio e dei nostri partner, con nuove aperture all’orizzonte nello Stivale nel corso dell’anno”.

Indirizzo: Piazza Garibaldi, 1, 80142, Napoli Orari: lunedì-domenica dalle 07:00-21:00

La scheda sintetica di Starbucks Coffee Company

Dal 1971, Starbucks Coffee Company è impegnata nell’approvvigionamento etico e nella torrefazione di caffè Arabica di alta qualità. Con oltre 33.000 negozi in tutto il mondo, oggi Starbucks è il primo torrefattore e rivenditore di specialità caffearie al mondo. Grazie al nostro impegno costante per l’eccellenza e i nostri valori, portiamo l’unicità della Starbucks Experience nella vita di tutti i nostri clienti attraverso ogni singolo caffè.

La scheda sintetica di Percassi

Percassi è una società le cui attività comprendono lo sviluppo e la gestione di reti commerciali in franchising di importanti marchi (come Gucci, Armani Exchange, Saint Laurent, Nike, Jordan, Victoria’s Secret, Bath&Body Works, LEGO, Garmin in ambito fashion-beauty e consumer, e Starbucks nel food). Percassi è anche attivo nella gestione di brand propri (KIKO Milano, Womo e Bullfrog nel settore della cosmetica, Atalanta in ambito sportivo, Da30Polenta nel food). Percassi opera anche in ambito real estate per la realizzazione di importanti progetti immobiliari nel settore commerciale e direzionale. Per ulteriori informazioni basta cliccare qui.

La scheda sintetica di Grandi Stazioni Retail

Grandi Stazioni Retail è la società privata che dal 2016 gestisce e valorizza gli spazi commerciali e di comunicazione all’interno delle 14 grandi stazioni italiane, nel cuore delle 11 città più importanti (Roma, Milano, Napoli, Torino, Firenze, Venezia, Bologna, Verona, Genova, Bari e Palermo) e che interpreta in modo nuovo, moderno e funzionale servizi, retail e comunicazione. Napoli Centrale è la terza stazione ferroviaria italiana, vero snodo di riferimento per il Sud Italia.

Espressione del fermento e della vivacità della città, la stazione si presenta come un hub vivo e confortevole che ospita servizi, negozi, temporary store, bar e ristoranti.