TRIESTE – Pacorini, un nome che è sicuramente riconosciuto nel settore e che per tanto tempo è stato sinonimo di innovazione per quanto riguarda la logistica. Un fatturato di 200 milioni ricavato per lo più dal mercato estero, è una di quelle eccellenze del made in Italy che viene riconosciuto in tutto il mondo (e forse non abbastanza nel Bel Paese). Leggiamo l’intervista di Giulio Garau su ilpiccolo.geolocal.it.
Pacorini, precursore a Trieste del concetto moderno della logistica, prima con il Silocaf nell’86, poi con il Distripark
Ma una Trieste allergica, diversi anni fa, a chi è bravo, troppo grande e troppo pesante (è toccato a Pacorini e ad altri illustri big), ha fatto in modo che il gruppo trovasse fuori città lo sviluppo necessario a far decollare l’azienda. Fatturato di 200 milioni, 75% all’estero, solo il 25% in Italia di cui il 60% a Trieste, circa 800 occupati. E società in 17 paesi, 5 continenti, 30 centri operativi. Un leader mondiale nella logistica del caffè verde, del cacao e dei metalli non ferrosi. Presidente Roberto Pacorini, amministratore delegato Enrico pacorini, Elisa Pacorini ufficio legale del gruppo.
Sembra incredibile, sono passati molti anni e solo ora Trieste coglie quelle opportunità che avevate intravisto allora sul fronte dello sviluppo logistico. Il detto “nemo propheta in patria” calza fin troppo.
“Trieste ora sta vivendo un momento assolutamente favorevole ed effervescente. Tutta la politica finalmente ha capito che se si vuole fare impresa serve una visione aperta, investimenti e capitali anche da fuori, dall’estero. Oggi finalmente, con l’ingresso dei tedeschi di Amburgo con Hhla nella piattaforma logistica e di Duisburg a Fernetti, importanti operatori del Nord Europa, il porto di Trieste è diventato un punto importante per le merci.”
Una svolta che il vostro gruppo evocava tanti anni fa
“La grande trasformazione è stata l’apertura all’estero, una volta se qualcuno veniva da fuori per investire era visto come un demonio. La sfida ora è avere capacità di dialogo con player internazionali.”
Come Pacorini invece siete dovuti andare all’estero per crescere.
“Ci hanno buttato fuori da Trieste, per noi è stata una fortuna, forse una disgrazia per la città anche se alla fine la nostra sede è rimasta qui.”
Anche la logistica del caffè è cambiata in questi anni.
“Era l’86 quando abbiamo scelto con il Silocaf di consolidare la presenza del caffè a Trieste, che stava spostandosi sul Tirreno. Da lì è nato tutto. Poi abbiamo iniziato con il cacao, e i metalli non ferrosi. Abbiamo iniziato a crescere come azienda, ci siamo internazionalizzati e da lì è nata l’esigenza di avere una struttura più moderna e agile.
La vostra storia è nota, pagine fondamentali dell’economia a Trieste. Ora siete lanciati all’estero e come tutti i gruppi puntate alla logistica 4.0. Siete un player mondiale.
“Noi siamo fortemente orientati alla logistica 4.0 con utilizzi di tecnologie innovative, l’avvio della parte sostenibile per l’abbattimento dela Co2, l’interfaccia con i processi produttivi dei clienti, il tracciamento dei dati e la sicurezza.”
Dove operate con queste nuove strategie?
“Da Trieste dove abbiamo la sede, poi Savona con Vado Ligure, gli Usa e il Nord America che è il nostro mercato degli ultimi 3/4 anni. La logistica 4.0 è già presente.”
Cosa significa in concreto?
“Siamo ormai una parte integrante del processo industriale del cliente. Una cosa che va al di là della gestione dei dati, del circolante e dell’inventario. È l’ottimizzazione dei flussi logistici. Tutto questo è nato già nel 1986 con il Silocaf. Il business era capire cosa sta a monte e a valle, conoscere le problematiche del cliente per assicurare valore aggiunto al servizio che dai. Un servizio unico. E su questo business che ci siamo concentrati negli ultimi trent’anni focalizzandoci su due filoni: soft commodities del caffè verde e del cacao e poi i metalli non ferrosi. Siamo il secondo player a livello mondiale.”