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lunedì 04 Novembre 2024
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Packaging compostabile che cambia colore: la scoperta del team dell’Enea di Brindisi

Le bio-plastiche, spiegano i ricercatori dell'Enea, sono ricavate dalla "trasformazione degli zuccheri contenuti nel mais e nelle barbabietole, mentre i bio-compositi sono stati ottenuti aggiungendo alla bio-plastica additivi provenienti dagli scarti di lavorazione dei settori agroalimentari tipici del territorio"

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MILANO – La via verso una produzione più sostenibile per l’ambiente comprende anche l’utilizzo di un packaging green. Le aziende anche del nostro settore che si sono mosse in questa direzione sono sempre di più, così gli investimenti in questi termini si moltiplicano. La ricerca si muove il più veloce possibile e trova nuove soluzioni che non siano solo rispettose per l’ambiente, ma anche esteticamente d’impatto. È il caso che riportiamo da repubblica.it, riguardante il prodotto di confezionamento compostabile e cangiante realizzato dal Centro Enea di Brindisi.

Packaging alimentare più eco friendly

Nuove plastiche green sviluppate da materie prime vegetali per possibili applicazioni nel packaging alimentare, nell’arredamento e nei mezzi di trasporto; in particolare queste innovative bio-pellicole ‘intelligenti’ possono cambiare colore in caso di deterioramento del cibo oppure prolungarne la scadenza. Questi materiali al 100% biodegradabili e compostabili sono il frutto del lavoro dei ricercatori del Centro Enea di Brindisi.

Le bio-plastiche

Spiegano i ricercatori dell’Enea, sono ricavate dalla “trasformazione degli zuccheri contenuti nel mais e nelle barbabietole. Mentre i bio-compositi sono stati ottenuti aggiungendo alla bio-plastica additivi provenienti dagli scarti di lavorazione dei settori agroalimentari tipici del territorio”.

“Siamo impegnati da anni nella sfida per la sostenibilità, in linea con i principi dell’economia circolare. – osserva Claudia Massaro, ricercatrice del Centro Enea di Brindisi. – Ci siamo dedicati allo sviluppo di soluzioni per ridurre l’impatto ambientale dei contenitori a fine vita, in linea con gli obiettivi della direttiva europea” sul bando della plastica monouso al 2021.

Le biopellicole intelligenti e antimicrobiche sono state messe a punto in collaborazione con l’università del Salento

I nuovi materiali sono stati sviluppati aggiungendo alla bioplastica fibre o additivi di origine naturale derivanti da scarti della filiera agroalimentare. (lino, canapa, vegetazione olearia, lavorazione del caffè); hanno proprietà meccaniche e di resistenza al fuoco, ed è per questo che possono essere utilizzate anche nell’arredamento e per gli interni dei mezzi di trasporto (auto, treni, aerei).

“Oltre ad essere biodegradabili e compostabili – spiega Massaro – queste pellicole sono in grado di fornire una risposta specifica all’ambiente con cui il film viene in contatto”.

Grazie all’aggiunta di olio di cardanolo (derivato dall’anacardo) e di una molecola come la porfirina, hanno “spiccate proprietà antiossidanti e antifungine, molto utili nel packaging alimentare”

Oltre segnalare il deterioramento del prodotto; reagiscono “attivamente con l’atmosfera interna della confezione, cambiano colore a seconda dell’ambiente acido-base con cui vengono a contatto. Diventando così indicatori dello stato di conservazione del prodotto”.

Inoltre, utilizzando ossido di zinco e alluminio sono state sviluppate biopellicole dalle proprietà antimicrobiche adatte per prolungare la scadenza dei prodotti, in linea con gli obiettivi anti-spreco dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Quando il packaging può fare la differenza

“Le bioplastiche e biocompositi a fine vita subiscono un processo di degradazione che produce sostanze innocue o utili come i fertilizzanti – conclude Massaro – e possiedono caratteristiche chimico-fisiche in grado di sostituire completamente le plastiche di origine fossile”.

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