TORINO – Come va? Eh, andiamo avanti. Quanti bar siete? Il barista Michele ci pensa su e dice cinque. Più tardi farò la stessa domanda a una sua collega, Maria, e lei risponderà contando a voce alta: «Uno, due, tre, quattro, cinque, sei …. tantissimi».
In effetti sono tanti, otto, i bar di questo Salone del libro, in gestione esclusiva Autogrill. Si differenziano apparentemente soltanto per il nome – bar oro, bar blu, bar verde – giacché hanno tutti grosso modo le medesime dimensioni: l’unico evidentemente più piccolo è quello chiamato “bar mobile”, appartato, seminascosto nei pressi della Sala Rossa, che tuttavia, alle 14.41 di venerdì 19, ha battuto lo scontrino 353, appena meno del bar giallo che, di ben altre, maggiori dimensioni, alle 14.32 licenziava la comanda numero 363.
Ecco i nomi cui siamo avvezzi: il Bufalino, l’Apollo, la Focaccia Mediterranea, la Rustichella, Prosciutto crudo e schiacciata, Torta pere e cioccolato (griffata Luca Montersino), ai medesimi prezzi dell’autostrada, da 4,90 a 5,50. In cosa allora c’è differenza?
«È una clientela colta», dice Maria, ridendo. Come chiedono il caffè qui, altrove mai. È un lavoro divertente, o almeno lei si diverte, alla cassa, a digitare gli stessi numeri per richieste che ossessivamente si ripetono.
Al bar verde si vive con il profumo della porchetta di un vicino carretto. I baristi hanno un contratto a chiamata, Ilaria è al secondo anno e conferma che qui si lavora sodo, tuttavia oggi la situazione, dice, è fin tranquilla.
Sarà: ma io continuo a vedere code davanti al bancone cui corrispondono movimenti, dietro, di operose formiche che mi rispondono a scatti, tra una tazzina da lavare e una bibita da prendere in frigo e un panino da allungare.
Primaria tra le chiacchiere di chi possiede un pass degli addetti ai lavori è la questione di Torino versus Milano, che è poco chic affrontare, che aleggia però nell’aria, qualcuno la tira fuori con la flemma nostra, sottovoce, dillo piano se no ti sentono.
Chiedo a Ilaria l’impressione non su Milano ma su Torino lo scorso anno, lei ci pensa e dice convinta: Sì, mi sembra che quest’anno ci sia più gente.
Ci sono in fila alcuni ragazzi dell’alternanza scuola-lavoro, che stanno agli stand con la polo dello Staff, non pagati ma rimborsati con buoni pasto.
È sparito il lounge per i giornalisti che gli anni passati offriva birre artigianali e prodotti bio: al suo posto “Libreria e sala della poesia”, uno spazio curato da Pordenonelegge – e infatti ci passo accanto e ne fuoriesce una voce con accento friulano.
Caffè imbevibile? Ma in giro c’è di peggio
Dicevano che il caffè dell’Autogrill fosse imbevibile: io, che pure ci tengo, mi sono avventurato e siccome scrivo sono sopravvissuto, convinto che in giro ci sia peggio.
Marco Giacosa