MILANO – Prima che il nome tè fosse introdotto nelle lingue europee, la foglia era conosciuta come tcha, cha, tay e tee. La parola tè non deriva dal termine standard utilizzato nel Mandarino Cinese, ma dall’espressione dialettale te (pronunciato tai) propria del dialetto Amoy della provincia cinese Fujian.
Questo si deve al fatto che i primi commercianti di tè provenienti dall’Europa furono gli Olandesi che si approvvigionavano della nuova bevanda proprio dalla regione del Fujian.
Il nome si diffuse quindi in Germania come thee, tè in Italiano, te in Spagnolo, Danese, Norvegese, Svedese, Ungherese e Malese, tea in Inglese, thé in Francese, tee in Finnico, teja in Lettone, ta in Coreano, tey in Tamil, thay in Singalese, e Thea per i botanici [2].
Il Mandarino cha divenuto ch’a in Cantonese e passato come cha in Portoghese, Persiano e Giapponese, dà origine anche ai termini shai in Arabo, ja in Tibetano, chaÈy in Turco e chai in Russo.
Camelia Sinensis, ovvero il nome botanico con oggi conosciamo il tè, era in passato Thea Sinensis, ovvero “tè cinese” (sinensis, in latino, significa appunto cinese).
Il termine Camelia deriva invece dal nome latinizzato del reverendo Georg Joseph Kamel, un missionario gesuita e celebre botanico di fine XVII secolo, cui Carlo Linneo, l’ideatore dei criteri di classificazione delle piante, decise di dedicare il nome della pianta di tè.
La decisione fu dettata proprio in virtù del suo importante contributo alla botanica, anche se probabilmente il reverendo Kamel non aveva mai neppure bevuto una tazza di tè [3].
Fonte: teanews