MILANO – Come capire quando un gelato è davvero buono? Di solito si dice: provare per credere. Ma non è esattamente così: i nostri sensi non sono i migliori giudici quando si tratta di stabilire la qualità di un gelato rispetto a un altro. Dietro a questa confusione non c’è il caso, ma le aziende produttrici. Ecco la riflessione interessante, e a tratti inquietante, di Luigi Odello.
Gelato: riusciranno a fregarci?
Bistecche vegetali che vogliono emulare quelle di carne e alimenti talmente ricchi di aromi da svegliare di soprassalto il nostro olfatto da secoli dormiente: riusciranno a fregarci? Pochi mesi fa abbiamo concluso una ricerca in cui sono stati fatti centinaia di test sul gelato facendo assaggiare una serie di prodotti ad aroma crescente a consumatori e a operatori del settore.
La ricerca ha messo in evidenza che il gelato più gradito era quello contenente la maggiore quantità di aromi
Da questo potremmo desumere che chi formula nuovi prodotti ha la possibilità di indurre il consumatore in errore. A ben vedere questo è frutto della stessa metodologia che viene impiegata: formulazione, test sull’utente, profilazione, correzione eventuale, lancio.
Il procedimento non tiene conto di una cosa: del nostro olfatto e della sua diretta connessione con il sistema limbico, la parte più arcaica del nostro cervello che scatena le emozioni sulla base di quanto un prodotto è autentico e rappresenta un’opportunità e non una minaccia.
A livello razionale possiamo quindi essere fregati, ma se ascoltiamo la parte più profonda di noi stessi questo non succede
Ne sono una prova i bambini che, con un semplice “non mi piace” respingono molte volte prodotti non in linea con la loro memoria sensoriale. Insomma, se vogliamo mangiare e bere bene ognuno di noi deve tornare bambino e imparare a usare l’olfatto.