domenica 22 Dicembre 2024
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In Nuova Zelanda, il futuro del caffè è solubile oppure in capsule per l’home bar

Il futuro quindi dice "istantaneo" o "in capsula", almeno per il momento. Ovviamente sarà solo il tempo a poter definire quali realmente saranno i numeri di questa nuova tendenza. Ma uno sguardo alla realtà a specchio della Nuova Zelanda è comunque necessario per non restare indietro anche in Italia.

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MILANO – Diametralmente opposta all’Italia la Nuova Zelanda si porta avanti sul tema caffè: il mercato si sta evolvendo anche in questa terra agli antipodi del Bel Paese, con la nascita di nuove tendenze che potrebbero interessare anche la patria dell’espresso. Si tratta di capire quali sono e se sono applicabili in un luogo come l’Italia, tradizionalmente forte attorno alla sua amata tazzina e particolarmente legata a godersela fuori casa, nel celebre terzo luogo tra casa e lavoro.

Con la pandemia sappiamo che le cose sono già piuttosto cambiate, spostando l’attenzione verso un espresso preparato come al bar anche nella propria cucina. Un trend su cui stanno puntando proprio i roasters neo zelandesi. Abbiamo letto e ora riproponiamo un’analisi su questo fenomeno dal sito stuf.fco.nz, firmato da Brianna Mcilraith.

Neo Zelanda: cosa ci racconta sul futuro del caffè

Una delle testimonianze che aprono il quadro di un contesto dinamico è il fondatore di Flight Coffee, Nick Clark, che per reagire alle nuove esigenze presentate dai consumatori in Nuova Zelanda, ha creato appositamente una linea di caffè solubile dedicata a chi non vuole più recarsi al bar – in perfetta linea con la tendenza di voler spendere meno e limitare così gli effetti dei rincari e l’inflazione sul costo della vita -.

Dentro casa, negli ultimi dieci anni si può dire che le cose sono effettivamente maturate, insieme a chi beve caffè. Lo stesso roaster ha così constatato: “C’è un movimento verso la premiumisation del caffè di grande qualità in generale. Lo stiamo vedendo con il mercato delle capsule e ora sta accadendo anche con quello istantaneo”. Questa seconda opzione però, necessita per via del processo di produzione più articolato, dei costi ancora più elevati da sostenere per il torrefattore.

Clark ha aggiunto: “La nostra gamma di caffè solubile è la stessa che troverete in vendita in grani, specialty di alta qualità che sono stati ottenuti in modo etico attraverso la nostra catena di approvvigionamento”.

Ecco cosa afferma uno studio sul mercato del caffè solubile proprio del 2022: questo prodotto ha ormai raggiunto un valore di 12,4 miliardi di euro circa, 12,7 miliardi di dollari (20,35 miliardi di NZ$) nel 2021 e le previsioni puntano ai 17 miliardi di euro, 17,3 miliardi di dollari entro il 2027, con un tasso di crescita annuale composto del 5,4% nel periodo 2022-2027.

Secondo questi dati, sembra logico e coerente ciò che ha affermato David Huang, proprietario della Society Coffee Roasters di Auckland e membro del consiglio di amministrazione della NZ Speciality Coffee Association, ovvero che alcuni grandi player nello specialty si stanno muovendo verso questo mercato.

Conquistare le vendite del pubblico mainstream

In Nuova Zelanda quindi il caffè solubile rappresenta sempre di più un cavallo di Troia all’interno del canale dell’home bar. Questo prodotto può rispondere al desiderio di molti consumatori di poter bere un caffè come al bar, senza dover faticare eccessivamente nella preparazione e a un prezzo competitivo.

Con lo smartworking questo spostamento si è accentuato ulteriormente: già ora fino al 70% del caffè consumato in Nuova Zelanda è solubile, contro una quota del 30% ritagliato per i grani tostati freschi.

In Nuova Zelanda ci sono 400 torrefattori

A questo si aggiunga che la torrefazione in Nuova Zelanda è un settore ormai saturo, in cui sono presenti oltre 400 operatori. Di fronte all’innalzamento dei prezzi, il processo che ha già messo in difficoltà questo mercato da circa 5 anni – così testimonia Huang – si è consolidato, e le aziende per sopravvivere stanno adeguando ciascuna le proprie strategie di vendita.

Da qui la scelta di optare per il solubile e anche per le capsule, che sono maggiormente attraenti per i consumatori nel post-Covid e garantiscono dei margini ben più ampi per chi li produce.

Il futuro quindi dice “istantaneo” o “in capsula”, almeno per il momento. Ovviamente sarà solo il tempo a poter definire quali realmente saranno i numeri di questa nuova tendenza. Ma uno sguardo alla realtà a specchio della Nuova Zelanda è comunque necessario per non restare indietro anche in Italia.

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