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sabato 02 Novembre 2024
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NUOVA SIMONELLI – Il caffè italiano nel mondo, da tutto il mondo nelle Marche a studiare le macchine per il caffè e le altre eccellenze: parla Nando Ottavi, presidente dell’azienda di Belforte e a capo degli industriali della Regione

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MACERATA – Il mare è di fronte. Basta attraversarlo. La terra è antica. Basta renderla attraente. Il fuoco c’è ed è quello che anima le nuove leve imprenditoriali che quel mare e quella terra vogliono rendere punti strategici nella mappa della geografia economica mondiale. I confini nazionali sono stretti e l’internazionalizzazione è una scelta obbligata per crescere. Anche e soprattutto per il caffè italiano.

Caffè italiano? Deve diventare globale

Le “giovani” Marche – acqua, terra e fuoco in un Paese spesso indolente – sono pronte a rivoltare la tendenza. Quella che ha visto assopirsi negli anni imprenditori che hanno fatto la storia della regione e dell’Italia ma che, forse, non sono più in grado di disegnarne il destino. Convinti ne sono quelli che fanno formazione, chi si sporca le mani tutti i giorni in fabbrica e quanti sono al governo dell’amministrazione pubblica.

Lo svecchiamento dei vertici imprenditoriali

Giuliano Calza è il direttore generale dell’Istao, l’Istituto Adriano Olivetti di studi per la gestione dell’economia e delle aziende di Ancona. Prova a volare sopra gli interessi ormai datati della vecchia classe imprenditoriale e a proiettarsi nel presente e nel futuro prossimo.

«Abbiamo il mare di fronte – spiega – basta attraversarlo. L’uso migliore che le imprese marchigiane possono fare dell’area balcanica non è la delocalizzazione ma l’apertura di uffici commerciali.

Attraverso i balcani passa la rivoluzione del caffè italiano

I Paesi balcanici devono diventare ponti per i mercati non solo dell’ex impero sovietico ma anche dell’Asia. Quelle piazze sono in crescita e sono affamate del Made in Italy. Il nostro Istituto è qui per accompagnare le giovani leve che hanno già imboccato la strada dell’internazionalizzazione e della globalizzazione.

Le Marche, come il resto dell’Italia e dell’Europa, sono sì in crisi; ma vorrei che questa definizione si cancellasse per affermare semplicemente che è questa la nuova condizione socioeconomica globale con la quale fare i conti».

Chiedere quali sono i settori pronti a fare il salto è un invito a nozze per Calza. Gli esempi non mancano ed è un peccato che restino spesso confinati tra le cronache locali. Non sorprende dunque che a capo di Confindustria Marche ci sia Nando Ottavi (nella fotografia in alto vicino a una Aurelia), presidente della Nuova Simonelli. Da Belforte del Chienti (Macerata), esporta in 115 Paesi del mondo macchine per il caffè espresso.

Oltre i confini nazionali

«La nostra sfida – spiega Ottavi – è far capire alle imprese marchigiane che l’Italia è ormai una provincia del mondo. Le nuove leve imprenditoriali sono predisposte culturalmente a girare e capire. Su di loro dobbiamo fare leva. A Macerata, solo per fare un esempio, l’associazione degli industriali ha raggiunto un successo incredibile con le borse di studio erogate a giovani cinesi, indiani e russi. Questi hanno trascorso quattro mesi nell’Università e sei nelle aziende. Poi sono diventati una sorta di sportelli di rappresentanza dei prodotti di quelle imprese nei propri Paesi di origine.

Devo dire che mai come adesso c’è convergenza di intenti con la Regione nella promozione di progetti comuni, come quello che ha portato al finanziamento per un terzo di 80 progetti regionali di ricerca. I restanti due terzi li hanno messi atenei e imprese».
Fonte: il sole 24 Ore

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