ROMA – Prima o poi qualcuno ci doveva pensare: prima o poi qualcuno doveva trovare un modo per consentire alla gente di postare un caffè su Facebook e berlo nel mondo reale.
Claudio Carnevali, ceo di openPicus, è arrivato per primo a questa novità, tanto che era possibile trovare la sua Facebook Coffe Machine alla Maker Faire, la più grande fiera al mondo dedicata a innovazione e creatività.
“Abbiamo hackerato una normalissima macchina da caffè automatica inserendo al suo interno il nostro modulo Flyport”, ci ha spiegato Carnevali. “Poi in meno di 3 giorni è stata creata l’applicazione software che consente di interfacciarlo, tramite cloud, ai servizi che Facebook mette a disposizione”.
L’idea, solo apparentemente folle, era venuta a Giuseppe Peschiera, Ceo di GPD Srl e cliente di openPicus, cui va riconosciuta anche la paternità del software che permette la magia.
OpenPicus progetta e produce moduli hardware open-source programmabili e connessi a Internet che consentono l’interazione in real-time tra applicazioni cloud e mondo reale.
Il prodotto assomiglia a Arduino, ma – sottolinea il Ceo di Openpicus – è più potente, dotato di connessione Wi-Fi nativa ed ha alle spalle una piattaforma software che ne consente la gestione a distanza. Non a caso lo slogan di openPicus, startup hardware dove da due anni lavorano 8 persone, è proprio Internet on Things, a sottolineare come il modulo che hanno creato consenta di collegare alla rete qualsiasi cosa tramite Wi-Fi, GPRS e Lan. E che ci crediate o no, sono italianissimi: sviluppano a Roma e producono a Fano, nelle Marche.
Ma torniamo al caffè: “In pratica l’utente si avvicina alla macchinetta con il suo smartphone, legge un barcode 2D o un tag NFC e sul browser del suo telefono compare una schermata dalla quale può scegliere il prodotto desiderato, avviandone immediatamente l’erogazione”.
Ovviamente non poteva mancare la componente social: mentre il caffè inizia a scendere nel vostro bicchiere, l’applicazione openPicus pubblica un messaggio sulla vostra bacheca Facebook.
L’intento è innescare nuove forme di marketing virale, per esempio consentendo a “un negozio di abbigliamento di offrire il caffè ai propri clienti mentre in cambio ottiene che questi veicolino presso i loro amici uno specifico messaggio pubblicitario”.
Questa è solo una delle molte applicazioni possibili: la startup hardware – autofinanziata, perché “il business dell’hardware è poco attraente per gli investitori” – è già in attivo e ha 5mila clienti che serve via e-commerce in paesi come Francia, Polonia, Sudafrica, Stati Uniti, Australia e Cina.
Un folto gruppo acquirenti che fanno del Flyport usi più diversi e creativi: la francese Evian, per esempio, lo ha utilizzato per creare Smart Drop, un dispositivo a forma di goccia da appendere al frigo che è connesso al Wi-Fi e consente di acquistare l’acqua online.
Una nota multinazionale tedesca lo ha invece impiegato per creare il monitoraggio della posizione e dei consumi energetici di automobili elettriche, che così possono essere seguite e gestite da una sala operativa.
Sono solo due esempi, ma dicono molto di cosa sia possibile fare con una piattaforma hardware e software aperta il cui sviluppo deve molto alla costante interazione tra openPicus e la community di sviluppatori e progettisti che ruota intorno al progetto fin dai suoi inizi: “Abbiamo iniziato aprendo un semplice blog dove condividevamo le prime scelte progettuali per la realizzazione del Flyport e tutte le informazioni relative all’avanzamento del progetto“, conferma Carnevali.
“Pian piano si è creata una piccola community di circa 100 persone, che ha iniziato ad rendersi partecipe con consigli e suggerimenti preziosissimi. Abbiamo lanciato la prima produzione nel Giugno 2010 e subito sono partite le vendite ai membri stessi della community. Oggi i Flyport sono diventati 4 modelli e abbiamo rivenditori in tutto il mondo”.
Riassumendo: nuovo il prodotto. Innovativi i servizi che consente di implementare. Nuovo il modello di business che ne ha consentito la creazione, fortemente improntato alla collaborazione tra azienda e cliente sia nella fase di progettazione sia in quella della vendita. Una lezione da imparare.
Fonte: http://gadget.wired.it/news/elettrodomestici/2013/10/07/smartphone-fa-caffe-openpicus-567321.html