MILANO – Niki di Landa, dopo aver conquistato il palco nazionale per la disciplina ibrik, ora dovrà misurarsi con la prova di livello mondiale al World of Coffee di giugno, a Milano. La sua tecnica e la sua passione per questo metodo di estrazione troveranno espressione sulla pedana internazionale, dopo aver atteso a lungo questo momento rinviato più volte. Vediamo come sta affrontando questa esperienza la campionessa, attualmente ad Atene ad affinare la sua tecnica.
Di Landa, come ha vissuto questa lunga pausa dalle gare?
“Sono stati ben due anni e mezzo di fermo, a partire da Gennaio 2020. Mentalmente per me è stato massacrante. Ci sono stati tanti rinvii e ogni volta rimettersi in moto per poi non fare la gara è stato difficile. Mettere in pausa gli impegni personali, investire economicamente sul caffè e sull’organizzazione del team ogni volta, è stata dura. Ora però siamo qua e non vedo decisamente l’ora.
Per questi mondiali sono stata seguita comunque dal Coffee Training Academy di Verona, pur coordinandosi a distanza. Si fa un po’ di necessità virtù: o si è presenti quotidianamente con i trainer, oppure abbiamo capito che si può lavorare anche così. Paolo Scimone mi ha fornito il caffè per la gara, un Panama Geisha, mentre gli altri dettagli… li svelerò quando sarò sul palco del Mico. Abbiamo ragionato con lui sul profilo di tostatura che fosse adatto all’ibrik.
Per quanto riguarda la routine, lo speech e gli ingredienti, ci siamo confrontati con tutta la squadra e ci sarà un leit motiv che parlerà molto d’Italia, con la realizzazione di un drink che giochi sulla creatività con degli elementi tipici del nostro Bel Paese.”
Qual è la sua routine di preparazione?
“Al momento sono in una fase di definizione delle ricette. Da ora in poi mi allenerò nei movimenti della gara, cronometrando i 15 minuti. È un’operazione da ripetere quotidianamente per ogni passaggio, compresa l’esposizione del discorso entro il tempo previsto. Parliamo di 8/10 volte al giorno di prove, ed è il minimo. E poi presto raddoppierò la mia dedizione. Quest’ultimo mese, la mia vita sociale andrà in stand by perché ci sono delle priorità da rispettare. Sono concentrata ad arrivare riposata e pronta anche dal punto di vista fisico. Festeggerò e recupererò dopo i mondiali.
La parte dello speech vuole unire le mie due radici nell’esposizione. È previsto anche un cenno a come il caffè possa avvicinare due culture, riprendendo così anche la mia ricerca di dottorato e sfruttando il riconoscimento dell’Unesco dell’ibrik.”
Di Landa, lei cosa si aspetta da questo suo primissimo mondiale?
“Comunque vada, sono contenta di esser riuscita a ricreare una routine praticamente da sola. Svolgendo in autonomia il discorso e trovando il caffè: ho attraversato diverse vicissitudini ed esser stata in grado di recuperare il set up a casa mi ha dato delle soddisfazioni. Anche il drink che ho studiato da zero, affidandomi alle poche conoscenze che ho nell’ambito dei drink, per me è un ottimo risultato.
Spero che l’ibrik attraverso la mia comunicazione ai mondiali, venga conosciuto da sempre più persone. Anche in Italia, quando ho fatto la gara nazionale, ho capito quanto poco sia ancora considerato. Nel circuito gare di Sca, dev’essere promosso: ricordiamoci che il caffè turco è patrimonio immateriale dell’Unesco e che all’estero è una bevanda importante dal punto di vista culturale.
Vorrei quindi svecchiare questa ricetta che è molto versatile e divertente. Useremo la sabbiera, per unire tante culture diverse. Spero che sia un palco per dare un po’ di visibilità a questo metodo, perché è un peccato che ancora da noi sia visto un po’ con superficialità. Giocare con caffè di alta qualità come quelli che abbiamo selezionato, potrà dare il giusto risalto a questo metodo. Ma anche confrontarsi con gli altri competitor, alcuni dei quali già conosco personalmente, sarà una bell’esperienza.
Il suo personale traguardo per i mondiali?
“Il mio obiettivo è sicuramente arrivare almeno in finale. Ma al di là di tutto, spero di fare una routine senza overtime, pulita e lineare. Poi ovviamente, senza peccare di presunzione, se si estrae nel migliore dei modi la materia prima evitando sbagli tecnici, non voglio pormi alcun limite.”
Di Landa, lei come gestisce l’ansia della gara?
“Sicuramente, al di là della tecnica che si allena con le ripetizioni, ci vuole una mente lucida. Ricordiamo che bisogna divertirsi e che non stiamo salvando la vita di nessuno. È una bella vetrina, ma è sufficiente un bel respiro e appoggiarsi alla routine personale e rigorosa, mangiare bene, riposare un certo numero di ore, fare esercizio fisico. Le tecniche come lo yoga, mindfullness, possono aiutare: ma le gare sono come esami e le lauree che mi sono già trovata ad affrontare. Si può contare sulle proprie capacità tecniche, ma se manca l’empatia e la leggerezza sul palco, con un pizzico di sangue freddo, non si può vincere. Il mio approccio è quello di andar lì e gestire la performance lucidamente per 15 minuti. L’importante è togliersi un po’ della pressione e far divertire anche la giuria.”
Da Varsavia a Milano: cambia qualcosa per lei e la sua gara?
“Economicamente è stata una spesa aggiuntiva: stare una settimana a Milano non è proprio facile, ma è una città che conosco bene. Emotivamente mi tranquillizza, mi sento più a casa. Abitavo per altro nella zona in cui avverrà la competizione e questo mi dà conforto anche dal punto di vista logistico. E sarà più facile per tutta la squadra: Davide Cobelli, Simone Cattani e Alessio Vabres, potranno supportarmi e questo mi rende contenta. E magari anche la mia famiglia riuscirà per la prima volta vedermi estrarre il caffè durante una competizione.”