NAPOLI – «Mattarella al Gambrinus ha ordinato un tè. Mò che va a Londra, chiede un puparuolo ‘mbuttunato» (traduzione: un peperone ripieno).
La sua visita al Gran Caffè Gambrinus – il bar di Napoli per eccellenza, il «balcone della città», detto anche «l’orecchio di Dioniso» dalla grotta di Siracusa usata dal tiranno, perché considerato l’amplificatore delle voci della città – era stata invocata da tempo.
Il titolare lo aveva sollecitato a onorare un rito che aveva accomunato i suoi predecessori, da Francesco Cossiga a Giorgio Napolitano, anche in chiave di continuità scaramantica. Sergio Mattarella (FOTO) alla fine ha «obbedito» e si è presentato al Gambrinus, onorando così la tradizione.
La notizia dell’ordinazione ha fatto scorrere, però, qualche brivido di stupore e simpatica riprovazione sulla schiena dei napoletani Doc, come si può leggere in alcuni commenti su Twitter e sui siti.
Il capo dello Stato ha, infatti, chiesto un tè e un pasticcino, tenendosi a distanza dalla classica accoppiata: caffè e sfogliatella.
Un piccolo incidente diplomatico per la città dove «a tazzulella ‘e cafè» è rito e tradizione, la tostatura della miscela è studiata nel dettaglio e dove nel 1819 l’introduzione della cuccumella – la caffettiera napoletana con il sistema a doppio filtro – consentì l’avvio della preparazione domestica della preziosa bevanda. «Speriamo che almeno abbia lasciato un caffè sospeso», la chiosa dei lettori del Mattino.