MILANO – Nestlé (proprietaria di Nespresso) ha sospeso l’import di caffe’ dal Sudan meridionale. Il problema è nato dal peggioramento della guerra civile in corso. Le condizioni di rischio in cui si trovano le aree di produzione sono elevate.
Pare infatti che la popolazione che abita le terre produttive, sia stata presi di mira. A causa della guerra civile è stato imprenscindibile ritirarsi dal commercio.
Nestlé obbligata a chiuder le porte
Nestlé e’ stata costretta a sospendere l’attivita’ nel Sud del Sudan per le violenze diffuse nel paese. Lo comunica Jacquelyn Campo, portavoce del gruppo in Sud Africa. Aggiunge più nel dettaglio: “Monitoriamo la situazione”. Si mostra cauto per conto dell’azienda di cui è rappresentante. Non manca di segnalare “i solidi progressi fatti nell’ultimo anno. Malgrado il quadro del conflitto”.
Dei passi avanti che sono purtroppo andati persi con la ripresa delle lotte civili.
La guerra civile dura dal 2013
Non è una novità il pericolo costante in queste zone africane. Il conflitto che mortifica il territorio dura ormai da anni. Gli scontri hanno avuto inizio nel 2013. Ci sono stati dei momenti di tregua che hanno fatto sperare in meglio. Ma, dopo un periodo di relativa calma, il conflitto e’ ripreso a luglio. Lo scoppio della guerriglia ha riportato il caos nelle terre del Sudan. Per la Nestlé ormai è impossibile proseguire gli scambi commerciali.
Non si tratta più solamente di una questione economica. Anche dal punto di vista umano, è stato necessario bloccare le attività.
Le vittime
Non sono solo i meccanismi del mercato ad incepparsi. La guerra colpisce soprattutto gli abitanti del territorio. Le cifre sono impressionanti, purtroppo. Riguardano per altro le zone agricole.
L’Onu ha segnalato cento mila persone intrappolate nell’area di produzione di caffe’ di Yei. Il portavoce William Spindler ritiene che i contadini sono diventati “un target delle violenze“.