MILANO – Una notizia che da una parte lascia sconcertati e dall’altra rincuora in termini di trasparenza: i numerosi consumatori di prodotti Nestlé possono contare sulle affermazioni dello stesso colosso svizzero, quando ha dichiarato che solo il 37% degli alimenti da lui venduti sono buoni per la salute. Leggiamo i dettagli dall’articolo di Francesca Pierantozzi su ilmessaggero.it.
Nestlé: Non siamo sani
A dirselo da soli, in un documento interno che è finito sul sito del Financial Times, è il colosso svizzero Nestlé: solo il 37 per cento degli alimenti venduti dal marchio svizzero ottengono il voto minimo per essere giudicato buono per la salute in base a un sistema di notazione australiano, ovvero 3,5 su 5.
In una presentazione realizzata per i quadri del gruppo all’ inizio dell’ anno e citata dal quotidiano economico, Nestlé riconosce che «oltre il 60 per cento delle bevande e prodotti alimentari venduti con marchi di grande distribuzione (Nescafé, Nestea, Maggi, Buitoni) non possono essere definiti sani secondo criteri attestati».
In particolare, non raggiungono la sufficienza il 70 per cento (in volume d’ affari) dei prodotti alimentari e il 96 per cento delle bevande aromatizzate (con l’ eccezione del caffè che supera la prova con il massimo dei voti, se puro) e il 99 per cento dei gelati e dolciumi. Per fortuna, alzano la media in pagella l’ acqua e il latte.
In compenso lo studio commissionato da Nestlè non riguarda i prodotti della gamma per l’ infanzia, né i caffè, o gli alimenti per animali da compagnia.
La riorganizzazione
Il gruppo, numero uno mondiale nell’ alimentare, con base in Svizzera, ha lanciato cinque anni fa una vasta riorganizzazione delle sue attività, mettendo in particolare l’ accento sulle alternative vegetariane alla carne e al latte. In base al documento citato dal Financial Times, è il reparto gelati e dolciumi (che include, per esempio il KitKat) a ricevere i voti più bassi.
«Abbiamo considerevolmente migliorato i nostri prodotti si legge nel documento ma il nostro portafoglio di prodotti continua a presentare prestazioni troppo base rispetto a parametri esterni, in un contesto in cui la pressione delle norme e le richieste dei consumatori aumentano».
Il gruppo ha lanciato da circa quindici anni una strategia Nutrizione, salute e benessere e dal 2019 ha adottato il sistema di etichettatura Nutriscore per identificare i valori nutrizionali di un prodotto su una scala da A a E. Alcuni prodotti sono stati migliorati: i cereali Chocapic sono arrivati a ottenere una B grazie «a oltre 15 anni di lavoro per migliorare la ricetta, ma molte bevande gasate e aromatizzate restano inchiodate a una catastrofica E.
Una portavoce della Nestlè ha confermato ieri alla France Presse che «il gruppo sta lavorando a un progetto che riguarda l’ intero gruppo per migliorare la sua strategia, che è stata pioniera in termini di nutrizione e salute»
Secondo il Financial Times, Nestlé avrebbe in programma di annunciare la sua nuova strategia entro la fine di quest’ anno. Particolarmente doloroso per il gruppo è il voto molto basso (il minimo sulla scala Nustriscore, E) ottenuto da una San Pellegrino aromatizzata all’ arancia, bocciata perché contiene oltre 7,1 grammi di zucchero ogni 100 millilitri.
Con un lodevole senso di autocritica, il documento Nestlé si chiede: «Può un marchio che vuole mettere in avanti la salute, prendere una E?».