TORINO – Oggi il tribunale di Torino esamina la sentenza emessa il18 maggio scorso dopo la denuncia presentata da Nespresso contro Caffè Vergnano. Nella prima decisione Nespresso aveva avuto soddisfazione sulla citazione dei nomi delle macchine che usano le cialde svizzere e l’uso del marchio. Tuttavia i giudici non avevano inibito la vendita delle capsule biodegradabili prodotte alle porte di Torino. Vedremo come andrà. Intanto sull’ultimo numero del CorrierEconomia, supplemento economico del lunedì con il Corriere della sera, è uscito un articolo di Roberta Scagliarini che riassume la situazione giudiziaria in Europa che vede contrapposta la società del gruppo Nestlé: in palio c’è un mercato che vale 5 miliardi di euro.
Nestlé però continua a spingere su Nespresso
Qualcuno scherzosamente l’ ha definita la «George Clooney connection» perché, grazie allo spot, l’ attore americano è diventato il simbolo del caffè Nespresso. Ma è un paradiso quello messo in scena dalla Nestlé nello spot che rischia di perdersi. La ragione è che la multinazionale svizzera si trova ad affrontare la scadenza, dopo due decenni, di decine di brevetti depositati in tutto il mondo per difendere le sue cialde per il caffè espresso. «Possediamo un ampio portafoglio di brevetti sul Sistema Nespresso – spiega Nestlé – e, in quanto risultato di innovazione continua, ogni anno ne vengono depositati di nuovi. Per questa ragione, mentre alcuni dei nostri brevetti scadranno nel 2012, la maggior parte di essi rimarranno validi».
Nestlé sta già combattendo in diversi tribunali europei con un team di legali per difendere il suo prezioso sistema
Se dovesse perdere l’ esclusiva qualunque produttore di caffè potrebbe mettere sul mercato capsule compatibili con le sue raffinate macchinette a un prezzo inferiore. In altri termini, potrebbe entrare senza fatica in un mercato da 6 miliardi di dollari (4,8 miliardi di euro al cambio di settimana scorsa), creato in gran parte proprio dal marketing di Nespresso.
Mercato
Il brand Nespresso vale 3,3 miliardi di dollari di ricavi (2,6 miliardi di euro) e da solo vende più caffè di Lavazza e di Starbucks, ed è quello che cresce di più (25% l’ anno) della collezione Nestlé. La battaglia per la spartizione della torta di Nespresso è iniziata in Francia alla scadenza del primo brevetto, quando la multinazionale Sara Lee e la neonata Ethical Coffee hanno messo sul mercato cialde compatibili a metà prezzo. Con l’ aggravante che la Ethical Coffee era stata fondata in Svizzera proprio da un ex capo della Nespresso, Jean-Paul Gaillard.
Nestlé ha reagito immediatamente con una causa legale contro i due competitor ma non è riuscita a circoscrivere la vicenda alla sola Francia
Le aziende e i brand che hanno attaccato le cialde Nespresso sono aumentate e con esse le cause per fermarle. In Svizzera c’ è la Denner della Migros, la principale catena di distribuzione al dettaglio, in Spagna Marcilla, in Olanda e Belgio Douwe Egberts, un altro brand del circuito Sara Lee. «Abbiamo intentato cause legali per violazione della proprietà intellettuale nei confronti di concorrenti in Belgio, Francia, Germania, Olanda, Sudafrica, Spagna e Svizzera – precisa Nestlé -. In Italia l’ unico procedimento in essere è quello nei confronti di Vergnano».
Ma in Italia tutti i grandi gruppi dell’ espresso, a cominciare da Lavazza, stanno guardando con interesse all’ esito della battaglia legale contro le imitazioni per decidere se aggredire a loro volta il mercato Nespresso
«La nostra innovazione è il risultato di 25 anni di ricerca e sviluppo – ribatte Nestlé -. La salvaguardia della proprietà intellettuale è una componente fondamentale della nostra strategia di business e ogni parte di essa per noi è importante e deve essere difesa». Tecnologie All’ ultima assemblea di bilancio il Ceo Nestlé, Paul Bulcke, aveva annunciato che il gruppo ha vinto una causa importante all’ Ufficio brevetti europeo concernente la tecnologia delle sue macchine.
Al procedimento europeo intentato da più aziende ha partecipato anche Caffè Vergnano
«per solidarietà al comparto – spiega l’ azienda piemontese – in nome di un mercato più libero e più accessibile a tutto vantaggio degli utenti finali». Nonostante la sconfitta in quella sede, «Caffè Vergnano continua a produrre comunque le proprie capsule – prosegue l’ azienda – perché quella sentenza non causa nessun problema al prodotto, alla continuità del business e ai piani industriali e commerciali dell’ azienda».
Ma lo scorso 18 maggio dal Tribunale di Torino è arrivata sull’ azienda piemontese una ingiunzione preliminare. «Siamo lieti che il tribunale abbia riconosciuto che l’ azienda ha adottato metodi di concorrenza sleale e abbia proibito alla stessa di violare il nostro marchio – commenta Nestlé -. La società dovrà modificare il proprio packaging e interrompere qualsivoglia pubblicità o comunicazione». Si tratta solo di una sentenza preliminare che non determina le decisioni future del tribunale. Ma Nestlé ha già deciso «di chiedere alla Corte d’ appello di esaminare l’ istanza relativamente ai brevetti Nespresso». Secondo alcuni osservatori anglosassoni la battaglia contro la pirateria della multinazionale è legittima ma limita la libertà di scelta dei consumatori. Fonte: corriere.it