MILANO – Dalla Svizzera all’Italia: un trasferimento importante per Nespresso, che ha coinvolto un’ottantina di collaboratori dall’estero. Un’operazione inserita nell’ambito di una più vasta ristrutturazione di Nestlé.
Una strategia di investimento in Italia, a dimostrazione della fiducia nel Belpaese. “L’investimento sarà a Milano e riguarderà un progetto di sviluppo del retail”, ha spiegato a Repubblica Alphonse Daudrè-Vignier, portavoce di Nespresso.
Nespresso a Milano con un nuovo atelier
Responsabile del design dei punti vendita del marchio svizzero del caffè in cialde. Insomma, facciamo presente ad Alphonse Daudrè-Vignier, Nespresso dimostra di credere nell’Italia, nonostante l’incertezza politica in cui si sta dibattendo. “Guardi – la sua replica -non rilasciano alcun commento su questioni di politica interna”.
In realtà Nespresso sta mettendo a punto una vera e propria strategia di delocalizzazione, concernente un’ottantina di posti di lavoro.
Che, oltre che in Italia, verranno spostati prevalentemente in Spagna e in parte Portogallo. Riguarderanno innanzitutto il settore informatico della multinazionale elvetica.
Tutto avverrà previa consultazione con il personale. Inoltre, i dipendenti che lo vorranno potranno spostarsi nella penisola iberica, rassicura, dal canto suo, Nestlé.
La casa principale protagonista nel piano di ristrutturazione riguardante l’intero gruppo
Un piano che si è svolto con soppressione di 500 dei 600 impieghi. Distribuiti tra le località di Losanna, Bussigny e Vevey. Tutte situate nel Canton Vaud.
Le cui autorità hanno chiesto un incontro urgente con i vertici del colosso agro-alimentare, per individuare “le possibili soluzioni alternative”.
“Potevano almeno preavvertirci”, si lamentano, per contro, i sindacati. Come per Nespresso, ad essere toccato dai tagli è il settore informatico. Lo stesso che verrà poi centralizzato in un modernissimo centro tecnologico. Realizzato nel 2016 a Barcellona.
Il piano di ristrutturazione di Nestlé
E’ stato accolto positivamente dagli investitori. Mentre la multinazionale rassicura, dati alla mano, sul proprio radicamento elvetico.
Nella Confederazione impiega 10 mila e 100 persone, quasi il doppio del 2003. Mentre il 58% dei circa 1,4 miliardi di euro, destinati alla ricerca, vengono investiti in Svizzera.