domenica 22 Dicembre 2024
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Nell’Assam svelata la terribile situazione dei raccoglitori di tè

E adesso l'impegno è cambiare la loro vita

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di Edoardo Vigna*
Poi dicono che le inchieste giornalistiche non servono… Agli abitanti dell’Assam, stato indiano dell’estremo oriente, quella della Bbc qualche aiuto potrebbe portarlo.

Almeno, ha “costretto” i principali produttori di tè del mondo — che qui si approvvigionano alla grande di materia prima — a impegnarsi a migliorare le condizioni dei raccoglitori di foglie.

Tutto è cominciato nel più semplice e drammatico dei modi: quando l’investigazione (congiunta) di un programma di Radio 4 e del canale Bbc News ha scoperto che i lavoratori delle piantagioni della bevanda nazionale inglese nell’ex colonia vivono in case terribili, con redditi (tecnicamente) da fame, immersi in condizioni sanitarie al di sotto di ogni livello di accettabilità.

E questo nonostante il fatto che, secondo precisi accordi sottoscritti dalle organizzazioni che riuniscono chi acquista tè, fosse già in vigore un livello minimo di pagamenti e di tutela.

In concreto? I reporter si sono trovati di fronte ad abitazioni dai tetti e dai muri rovinati, senza elettricità e ancor più spesso prive di toilette, tra fogne a cielo aperto od otturate, con tutto ciò che consegue dal punto di vista delle fuoriuscite degli scarichi.

I giornalisti hanno anche scoperto che i redditi medi, nelle piantagioni, sono di 115 rupie al giorno, pari a un dollaro e 50, meno di un euro e mezzo, ben al di sotto delle 177 rupie previste come minimo dalla legge.

Conseguenza diretta di tale situazione, un livello di malnutrizione della popolazione altissimo, anche per la media indiana: 9 lavoratori su 10 ne sono colpiti, secondo l’Assam Medical College, uno dei principali ospedali della regione del tè, così da dover essere ricoverati di frequente per le “malattie della povertà”, dalla dissenteria alle infezioni respiratorie, dalla tubercolosi fino alla meningite.

Sono soprattutto i bambini a passare da un nosocomio a un altro. A questo si aggiunge il fatto che molti lavoratori si trovano a utilizzare, nelle piantagioni, materiali chimici senza alcuna protezione.

I produttori occidentali hanno dichiarato, a titolo aziendale ma anche di categoria, di non essere al corrente di questa situazione e si sono subito impegnati a controllare ed agire di conseguenza, anche se qualcuno ha aggiunto che «molto è stato già fatto».

«Interverremo», ha concluso Sandip Ghosh, capo del ramo dell’Assam dell’Indian tea Association. Certo, ora che l’inchiesta giornalistica ha tirato fuori il marcio del tè… Ma l’importante è che si continui a vigilare. Perché solo così l’indagine non sarà stata vana.

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