NAPOLI – L’aumento del prezzo del caffè in tazza dilaga in tutta Italia e ora tocca una delle riconosciute capitali dell’espresso. Avevamo cominciato con gli annunci dalla Liguria, poi la Lombardia a macchia di leopardo per chiudere la scorsa settimana con le decisioni, sofferte, di Piacenza. Ma ora tocca a Napoli e la vicenda prende il volo. Ebbene, in seguito ad aumenti nell’ordine di uno, due euro al chilo per il prezzo del caffè torrefatto e consegnato in chicchi ai bar.
Lo ha deciso ieri l’Unione meridionale caffè di Napoli nel corso di una riunione che ha riunito tutti i torrefattori della Campania. Quindi il ritocco dei listini, che potrebbe avere conseguenze anche sul prezzo del caffè in tazzina, dilagherà in tutta la Campania.
Napoli verso un aumento della tazzina
«L’aumento nei listini sarà ratificato nelle prossime settimane – spiega Augusto Pesce, segretario dell’Umec – adesso è al vaglio di una commissione che dovrà decidere i tempi e le modalità ». Dal 2003 ad oggi – secondo quanto riferisce l’Umec – che rappresenta le piccole e medie aziende di torrefazione del meridione d’Italia – i prezzi del caffè crudo dalle varie origini si sono più che raddoppiati.
Dopo anni, dal 2001, ai minimi storici, però e che non hanno portato a nessuna diminuzione. I torrefattori statunitensi ed europei hanno già più volte dovuto rivedere all’aumento i loro listini del tostato ed anche in Italia del Nord si sono registrati aumenti di due o tre uro per chilo, in particolare per i caffè da bar. L’aumento del caffè crudo potrebbe avere conseguenze anche sull’aumento del caffè in tazzina al bar. «Nel napoletano il prezzo della tazzina oscilla tra i 65 e i 80 centesimi – spiega Pesce – al nord in diverse città costa già un euro. Non so come i bar prenderanno la notizia dell’aumento del caffè all’origine ma non escludiamo che vi possano essere ripercussioni».
L’Umec sottolinea, inoltre, che nell’ Italia meridionale, ed in particolare in Campania, i prezzi del caffè tostato di alta qualità (quelli destinati ai bar) è da oltre quattro anni che non vengono toccati, sempre per via dei prezzi ai minimi storici dei quali tuttavia l’Umec non parla.
«Durante l’assemblea – aggiunge il segretario dell’Umec – i torrefattori aderenti all’ Unione Meridionale Caffè di Napoli hanno unanimemente riconosciuto la necessità e l’improrogabilità di un primo adeguamento dei listini del tostato. Durante le feste di Natale e Capodanno 2005, il mercato di origine è aumentato in pochi giorni di circa il 30% rendendo inevitabile, a scorte ormai esaurite, l’ adeguamento dei listini».
Attualmente il prezzo del caffè da bar, in Campania, oscilla tra gli otto ed i dieci euro al chilo «ma al nord – conclude Pesce – si arriva anche a 20 euro al kg».
Immediate le reazioni, per ora di una parte politica però molto sensibile alle dinamiche dei prezzi. «Aumentare il prezzo della tazzina da bar equivale a tassare oltremodo le abitudini dei napoletani: scriveremo una lettera ai torrefattori della Campania per sollecitare la revoca del rincaro e chiederemo un intervento del governo, finora immobile di fronte ad un caro-vita che si sta facendo sempre più insopportabile». Lo ha dichiarato il componente dell’esecutivo dei Verdi della Campania e presidente della circoscrizione Vomero, Francesco Licastro, commentando la decisione dell’Unione Meridionale Caffè di ritoccare il prezzo all’origine della tazzina.
«Portare il prezzo di una singola tazzina di caffè ad un euro – ha aggiunto – significherebbe non solo esasperare il caro vita, che già grava notevolmente sulle spalle dei cittadini partenopei con effetti gravi in particolare sulle fasce più in difficoltà, ma anche andare ad intaccare un rito quotidiano, consolidato ed irrinunciabile per tutti, uno di quei piccoli piaceri divenuti simbolo dell’intera città». «Bisogna dire no a questo ennesimo, odioso aumento – hanno aggiunto i consiglieri federali nazionali dei Verdi Gabriella Segrella e Valerio Ceva Grimaldi – piuttosto, occorrerebbe ottimizzare i sistemi di produzione, distribuzione e commercializzazione per abbattere i costi e non gravare ulteriormente sulle tasche dei consumatori».
Sul tema abbiamo chiesto un parere a caldo a Carlo Grenci, torrefattore di Napoli
“Rincaro giusto, ma sulla tazzina pesa solo per 14 millesimi €”
Il prezzo del caffè tostato venduto dai torrefattori del nord Italia al bar può essere anche ben superiore ai 20 Euro al chilo, diciamo su una media di 23 € il chilo.
E’ vero, il prezzo del crudo è aumentato sensibilmente nel corso degli ultimi 18 mesi; mediamente di circa 1 €/kg, ma ieri, in Borsa, ha perso molto.
Tuttavia sono aumentati anche i costi dell’energia e dei trasporti.
Naturale che se si vogliono mantenere inalterati i margini di profitto per kg di torrefatto venduto, l’incremento di 2 €/kg annunciato dai torrefattori è pienamente giustificato.
Ma attenzione.
Rapportando questi 2€ ai 7 grammi circa che servono per la classica tazzina al bar, l’aggravio risulta è di circa 0,014€/kg cioè 1,4 eurocent o, se preferite di 14 millesimi di Euro.
Così se si parte da 0,75 € per un espresso, basterebbe dunque sommare 0,014 € per avere, a margini immutati per il gestore, un prezzo finale della tazzina di 0,764 €: ben poca cosa.
Ma naturalmente non andrà così.
Carlo Grenci