NAPOLI – Per la prima volta i tavolini di un bar davanti alla famosa facciata di Santa Chiara. Sì perchè il desiderio dei sondaci di aiutare i bar dopo la chiudura per la pandemia sta provocando alcune situazioni di conflitto. Come è quella che si sta verificando nel capoluogo partenopeo e sulla quale scrive Vincenzo Esposito sulle pagine napoletane del Corriere del Mezzogiorno supplemento locale del Corriere della Sera.
È la prima volta in assoluto: tavolini, sedie e ombrelloni di un bar hanno fatto il loro ingresso nel cortile di Santa Chiara. Sorseggiare un caffè o sorbire un gelato ammirando la storica facciata della chiesa o il bugnato del Gesù da ieri è realtà.
Potrebbero storcere il muso Michele Galdieri e Alberto Barberis, autori della celebre «Munastero ‘e Santa Chiara», ma tant’è. È l’era del dopo Covid dove ciò che prima era impensabile ora accade. E anche velocemente.
Bisogna garantire la ripresa delle attività commerciali e gestire il distanziamento sociale. Così la delibera comunale del 29 maggio scorso autorizza i gestori dei locali a mantenere sedie, sgabelli e gazebo negli spazi «prospicienti» fino al 31 ottobre prossimo, ovviamente dopo legittima domanda.
E se molti non lo sanno tutto lo spazio entro le mura che circonda la basilica, è del Comune, che può gestirlo come vuole. «Noi abbiamo presentato la domanda subito dopo la delibera e abbiamo ottenuto l’autorizzazione – racconta Luigi Castagnola, proprietà del Bar Gusto che sorge proprio accanto al liceo Fonseca – Anzi voglio ringraziare il sindaco che concede a noi gestori di locali la possibilità di rinascere anche con iniziative simili. La burocrazia si è molto snellita e i permessi concessi ci aiuteranno nella ripresa. Sono stati due mesi molto duri, inutile nasconderlo».
Qualcuno però storce il naso. «Ovviamente di fronte ad ogni novità – continua Castagnola – la gente si divide. Ieri è stato il primo giorno e sono venuti tanti ragazzi. Questo è un quartiere di studenti e hanno apprezzato moltissimo l’iniziativa. Qualcuno mi ha detto: “lo sai che ora sei su Instagram? Questa cosa è bellissima e deve essere conosciuta da tutti”.
Ecco, sarei molto contento se nell’incanto tra Santa Chiara e il Gesù nuovo quei tavolini si trasformassero in un punto d’incontro. Un luogo dove scambiare idee, pareri. Un po’ come i vecchi caffè letterari.
Questo è un esperimento che durerà quattro mesi, poi si vedrà. Io credo che il successo o l’insuccesso dipenda sempre dalla gente. Se i clienti verranno significa che apprezzano l’iniziativa e la promuovono».
E il sito religioso? «Lo rispettiamo al massimo – continua -. Chiudiamo alle 19.30 quando la chiesa serra i portoni. Non serviremo mai super alcolici e abbiamo anche provveduto alla pulizia dei giardinetti di Santa Chiara. Io sono convinto che le bellezze di Napoli devono essere fatte risaltare. E questo è un modo intelligente e nuovo di farlo».
Perplesso padre Giovanni Paolo, francescano e parroco guardiano di Santa Chiara. «Quello spazio è comunale certo, e non possiamo dire nulla in merito, ma non siamo stati neppure interpellati – spiega – e questo ci dispiace. Quando stamattina sono uscito ho trovato i tavolini e non ne sapevo nulla. Non nascondo che mi erano arrivate voci ma forse non volevo crederci. Le confesso, però, che sono giunte subito le lamentele dei fedeli che lo considerano uno scempio. Abbiamo incontrato la Soprintendenza e aspettiamo una risposta. La cosa ovviamente non ci fa piacere. E ad essere sinceri già in passato il sindaco de Magistris ha concesso lo spazio con troppa facilità a mercatini, manifestazioni e altro. Magari rumorose e con musica alta, che ci disturbava durante le funzioni religiose nella nostra basilica. Anche in quel caso il sindaco non ha mai avuto la decenza di informarci».
Ma il proprietario del bar dice che rispetterà il sito e che quei tavolini potrebbero diventare un punto di incontro intellettuale per i giovani.
«Lo conosco, una persona perbene – continua padre Giovanni Paolo – ma è inutile nascondere che la cosa non ci fa piacere. Tutto quello che vuole ma in un altro luogo».
E le altre reazioni? I comitati cittadini gridano allo scandalo e allo scempio. A parlare per tutti è Antonio Pariante del Comitato di Portosalvo: «Siamo contrari a queste concessioni che violano in pieno il Codice dei beni culturali e danneggiano i monumenti della nostra città. Tra l’altro all’interno di un centro storico tutelato dall’Unesco». Il dibattito è aperto, intanto i tavolini sono lì, e nella prima giornata sono stati «apprezzati». Ci resteranno fino al 31 ottobre. Poi si vedrà.