NAPOLI – Il Coronavirus torna a colpire anche il sud Italia, dove l’aumento dei contagi ha portato alla chiusura momentanea di due locali storici di Napoli: parliamo del bar Cimmino e dello chalet Ciro a Mergellina. Che hanno responsabilmente deciso di sospendere le attività per cercare di limitare il contagio. Leggiamo i dettagli da ilmessaggero.it.
Napoli fa un passo indietro per il Covid
Chiude lo chalet Ciro a Mergellina e chiude anche il Gran caffè Cimmino in via Petrarca. Causa Covid i due noti bar napoletani hanno deciso di sospendere le attività. Nel primo caso a contrarre il virus è stato proprio il titolare di “Ciro”, Antonio Di Martino, patron dello storico chalet. Nel secondo caso, invece, si è ammalato uno dei camerieri. Tutti i dipendenti dovranno ora sottoporsi al tampone mentre le operazione di sanificazione generale sono già state avviate. «Ho chiuso lo chalet di Mergellina martedì in serata, cinque minuti dopo aver avuto il risultato positivo di un accertamento preliminare al Covid 19. Adesso sono in attesa del tampone vero e proprio. In ogni caso sto bene e non ho neanche particolari sintomi».
La decisione
Di Martino ci tiene a sottolineare di non aver ricevuto alcun provvedimento che gli imponesse la chiusura dello chalet di Mergellina: «L’ho deciso in maniera autonoma e immediata – spiega – per coscienza e profondo senso di responsabilità. Devo tutelare la salute di clienti e dipendenti. Colgo l’occasione per invitare i miei colleghi a essere altrettanto tempestivi se dovessero trovarsi nella medesima situazione». Al tampone verranno sottoposti tutti i lavoratori dello chalet che resteranno in quarantena fino a quando non arriveranno i risultati e il titolare non darà loro l’autorizzazione a tornare in servizio.
«Ovviamente – aggiunge De Martino – abbiamo subito effettuato anche la sanificazione dell’intero chalet, degli impianti di aria condizionata, di tutti i locali frequentati dai camerieri, delle attrezzature e dei relativi laboratori». Una sanificazione a tappeto, insomma, che verrà ripetuta nei prossimi giorni insieme con la disinfezione, un trattamento per abbattere la carica microbica di ambienti, superfici e materiali. Da Mergellina a via Petrarca il passo è breve: stessa emergenza anche al Gran caffè Cimmino dove uno dei tanti lavoratori – di ritorno dalle vacanze in una di quelle località ad alto rischio Covid – è risultato positivo al tampone.
Immediate le operazioni di sanificazione del bar pasticceria e la quarantena obbligatoria per tutto il personale:
«Abbiamo abbassato la saracinesca appena quel dipendente ci ha comunicato la sua positività al virus – spiega Mariano Iannuzzi, uno dei soci dell’attività commerciale – purtroppo, in attesa di avere il risultato del tampone al quale era stato sottoposto, è venuto ugualmente a lavorare. Si è trattato di un paio di giorni ma è chiaro che il personale è stato messo in isolamento in tempo reale». Difficile stabilire quando i due locali riusciranno a riaprire i battenti: tutto dipenderà dai risultati dei tamponi. «Il bar Cimmino tornerà a servire i propri clienti solo quando la situazione sarà assolutamente sotto controllo – conclude Iannuzzi – la nostra attività riprenderà solo ed esclusivamente in totale sicurezza. Altrimenti preferiamo rimanere chiusi». Non sono certo le prime attività commerciali aggredite dal virus e costrette a sospendere il lavoro per mettere in atto le necessarie operazioni di sicurezza sanitaria.
Il precedente vicino a Napoli
Circa dieci giorni fa, sempre nella zona di Posillipo, un bar e un negozio di alimentari hanno chiuso i battenti perché il proprietario di entrambi si è scoperto positivo al Covid. «Primi sintomi di febbre il 31 agosto – raccontò il titolare all’indomani dello stop – dal giorno seguente non ho mai più messo piede nei miei negozi». In quel caso – così come per lo chalet Ciro e il bar Cimmino – i dipendenti vennero sottoposti al tampone. Solo in seguito alla negatività riconosciuta dalla Asl, il bar e la salumeria hanno avuto l’ok per tornare al lavoro. Grande cautela, dunque, da parte dei titolari delle attività commerciali, soprattutto quelle che hanno un buon numero di dipendenti e, di conseguenza, un giro di clientela che non è di facile controllo. Benché all’ingresso di bar e ristoranti non manchi mai il cartello per ricordare la necessità di indossare la mascherina prima di entrare, non tutti rispettano le regole. Eppure dal 17 agosto sono diventate obbligatorie anche nei dehors dei locali, negli spazi all’aperto di pertinenza degli esercizi pubblici o privati, ma anche per le strade e nelle piazze qualora non si riesca a mantenere il distanziamento fisico. Un chiaro riferimento ai luoghi della movida, ma non solo.