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venerdì 22 Novembre 2024
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Napoli, “Caffè sospeso”, al Tribunale per i minori bar gestito da ragazzi a rischio

Il nuovo progetto dell'associazione "Gli Scugnizzi". Il primo cliente è stato per caso il questore Marino

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di CRISTINA ZAGARIA*

“Un caffè sospeso… come le nostre vite”. Cristian 21 anni, sorride, abbassa lo sguardo e serve il primo caffè della sua vita al questore di Napoli, Guido Marino, cliente “zero” di questo insolito bar. Siamo all’interno del Tribunale per i minorenni, ai Colli Aminei. Cristian, che sta ancora scontando una condanna, poggia la tazzina sul bancone.

È il suo primo giorno di lavoro. E d’ora in poi tutti i giorni servirà caffè a poliziotti, carabinieri, magistrati, avvocati. Un mondo per lui lontanissimo, anzi “nemico”, diventa familiare. Il questore Marino si è trovato per caso nel bar dopo l’inaugurazione della nuova stazione dei carabinieri intitolata a Gioacchino D’Anna, proprio accanto al Tribunale. I clienti successivi di Cristian sono il prefetto Gerarda Pantalone e il sindaco Luigi de Magistris.

Un bel plotone d’accoglienza per Cristian e per il nuovo progetto dell’associazione Scugnizzi. “Caffè sospeso” appunto, che prevede un tirocinio di tre mesi (con uno stipendio di 500 euro al mese) per i giovani a rischio dell’area penale campana. L’associazione ha ristrutturato la buvette del Tribunale per i minorenni e ha realizzato una scuola di barman.

Il luogo certo non è neutro. Ma è questa la sfida, contaminare le due realtà, avvicinarle: i ragazzi che vengono dal mondo dell’illegalità imparano un lavoro nel tempio della legalità.

“È un laboratorio – spiega Antonio Franco, presidente dell’associazione Scugnizzi – l’obiettivo è insegnare a questi ragazzi un lavoro e inserirli poi nel mercato vero”.

E il presidente del Tribunale per i minorenni, Maurizio Barruffo, aggiunge: “Questo bar è una palestra perfetta di integrazione. Noi con i ragazzi a rischio possiamo fare tutto quello che vogliamo, ma serve a poco se non c’è una prospettiva una volta estinta la pena. Qui si insegna a lavorare e diamo a questi ragazzi una carta concreta per giocarsi la loro chance, anche grazie all’aiuto delle forze buone napoletane”.

Il bar è stato ristrutturato grazie al centro di giustizia minorile (Cgm) e attrezzato da caffè Borbone e dalla Casolaro Hotellerie spa.

“Dopo i primi tre mesi di start-up – spiega Giuseppe Centomani, dirigente del dipartimento per la giustizia minorile della Campania – i proventi dell’attività saranno interamente reinvestiti per il finanziamento del progetto stesso per garantire autonomia e continuità”.

Al bancone si alterneranno due ragazzi (o ragazze) in semi libertà, in casa famiglia o con una condanna da estinguere.

I primi due sono Cristian, 21 anni, e Daniele 24, in divisa rossa e verde e barba appena fatta. Cristian presto diventerà papà e Daniele non vede l’ora di diventarlo.

“Abbiamo sbagliato e pagato. Ora cerchiamo una nuova vita e il lavoro è il primo passo” dicono. “Dare uno stipendio anche se minimo a questi ragazzi – spiega Antonio Franco – vuol dir dimostrare loro che esiste davvero un modo onesto di portare i soldi alle loro famiglie”.

Un caffè costerà 60 centesimi. A guidare i futuri barman, il maestro Mario Alberino: “Prima di insegnare loro come funziona una macchina del caffè – spiega Mario – gli insegnerò a accogliere il cliente e a confrontarsi con le persone. È una scuola di vita quella dietro il bancone, che non può che fare bene a questi ragazzi”.

Cristian e Daniele lavorano impettiti e con il sorriso. Carabinieri e agenti penitenziari si alternano al bancone. Da lunedì ci saranno anche avvocati, magistrati, giudici. I due “Scugnizzi” dovranno davvero superare una prova non facile.

Sveglia alle 6,30. Alle otto puntuali dietro al bancone, in divisa “Prima delle sette- spiegano con serenità – non possiamo uscire di casa… per il nostro regime. Ma avere delle regole, un orario, degli obblighi per noi è uno stimolo nuovo…”. La giornata sarà lunga: otto ore di lavoro. “Questo non ci spaventa – dice Daniele – siamo pronti”. Il caffè è ottimo, anche se un po’ forte. “La macchina come si dice a Napoli deve ancora fare la faccia- spiega con un sorriso Mario – ma ci aspetta tanto lavoro, il caffè sarà perfetto”.

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