MILANO – Fase 2: l’imminente ripartenza che dovrebbe coincidere con il 4 maggio, il 18 per bar e ristoranti, spinge molti imprenditori a formulare soluzioni per poter riaprire in sicurezza. Un discorso che è condiviso e acceso tra gli addetti al settore caffeicolo. I locali come potranno riaprire?
Le condizioni a disposizione dei gestori saranno ben commisurate alle esigenze economiche da una parte e di accoglienza dall’altra? Quesiti a cui è difficile trovare risposta, ma che possono trovarla solo nel dialogo con i diretti interessati. Per questo riportiamo le parole di Guido Sicuro Musetti, amministratore delegato della Torrefazione Musetti. Le riportiamo dal quotidiano La Libertà di Piacenza, dall’intervista concessa a Cristian Brusamonti.
Musetti: «Il caffè? Non si prenderà più al bancone ma all’esterno, con un take away, alla maniera americana»
Così potrebbe cambiare molto presto un rito “sacro” tutto italiano come quello del caffè espresso.È’ lo scenario più plausibile che immagina Guido Sicuro Musetti, amministratore delegato della Torrefazione Musetti: bar “affacciati” verso l’esterno e clienti di passaggio potrebbero essere la chiave vincente per far ripartire un settore – quello dei bar e della caffetteria – quasi azzerato dalle misure sul coronavirus. Ricordiamo che l’azienda Musetti ha donato 60mila euro a sostegno della sanità piacentina nell’emergenza Covid-19.
Produzione in calo
L’azienda di Pontenure, da un giorno all’altro, si è trovata i clienti con le saracinesche abbassate e il mercato del caffè si è quasi paralizzato. «Il 90% dei nostri clienti fa parte del circuito bar e ristoranti» spiega Guido Musetti. «Anche se siamo un’azienda alimentare che non ha quindi dovuto interrompere la produzione, ci siamo trovati senza più richieste di prodotto.
A marzo c’è stato un calo del 46% mentre in questo mese di aprile – il più terribile – arriveremo al 90%. Speriamo a maggio, con le riaperture previste di perdere “soltanto” il 50 o 60%. All’inizio siamo andati avanti solo col mercato estero, prima che chiudesse a sua volta, e alla piccola quota che abbiamo nelle consegne ai supermercati. Qualcuno di noi lavora da casa, altri sono in ferie o cassa integrazione. Ma guardiamo al futuro con ottimismo. Se dal 1934 Musetti e i miei nonni sono sopravvissuti alla guerra, ce la faremo anche noi. Il caffè c’ è sempre stato e sempre ci sarà».
Musetti: «Anticipare la fase 2»
Nel calendario di Musetti, una data è cerchiata in rosso: il 18 maggio, quando si dovrebbero allentare le maglie delle restrizione, con le prime riaperture dei bar e ristoranti. «Con le associazioni di categoria e le amministrazioni comunali, però, stiamo spingendo per anticipare all’11 maggio» aggiunge Musetti. «Voglio ricordare a tutti che Piacenza è stata una tra le prime zone rosse dove clienti e baristi, specialmente cinesi, hanno scelto per senso di responsabilità di chiudere i bar in anticipo di due settimane rispetto al decreto. Quindi, meritiamo un anticipo della riapertura».
Ma come sopravvivere intanto?
«Consiglio a tutti i baristi di cercare tutte le agevolazioni possibili, a cominciare dal prestito di 25mila euro garantito dal governo da restituire non prima di due anni» dice. «Siamo disposti a fornire tutti i moduli ai nostri clienti: con tutti loro continuiamo ad avere rapporti settimanali, diamo loro supporto sulle opportunità finanziarie e gli garantiremo aiuto completo».
Le nuove proposte
Intanto, bisogna pur ripartire.. «La parola d’ordine è resilienza, sapersi adattare alle difficoltà e reinventarsi» spiega l’ad. «Ora che difficilmente potremo stare assieme all’interno dello stesso locale, bisogna trasformare i bar in una somministrazione takeaway: sarà allestito un banchetto all’esterno dove prendere il caffè in appositi bicchieri di carta, come accade già all’estero, o altri appositi gadget. Ci stiamo già lavorando, sperimentandolo a Londra.
Sappiamo cosa significa la cultura dell’espresso e fermarsi a chiacchierare al bancone. Ma al momento, per questa fase due, ci sembra l’unico modo per poter ripartire. Fondamentale sarà però intervenire sui plateatici: servono e stiamo già chiedendo riduzioni o azzeramenti delle tasse sull’occupazione di suolo pubblico, visto che tutta l’attività sarà soltanto all’aria aperta».