MILANO – Alla scoperta del Museo Lavazza di Torino e del suo peculiare universo espositivo. Un percorso tematico-esperienziale, che stimola la curiosità e i sensi. Ponendo al centro il visitatore, protagonista e non semplice spettatore, grazie alle frequenti occasioni di scambio e interazione. Il racconto – sul quotidiano la Stampa di Torino – è di Massimo Morato, che si è prestato a questa full immersion nel mondo di Lavazza. Riproduciamo di seguito l’articolo
«I musei sono mappe: le uniche che abbiamo per risalire il labirinto della memoria». Con questa frase di Alessandro Baricco ha inizio il percorso espositivo del Museo Lavazza, immersione totale nel mondo del caffè reso interattivo da una tazzina. Quella che mi danno all’ingresso la uso per tutta la visita: attiva le installazioni delle 5 aree tematiche.
La prima in «Casa Lavazza», seduto in poltrona ad ascoltare il racconto di Luigi Lavazza e delle tre successive generazioni. Di come a fine ‘800 nacque l’azienda con 50 lire e dell’eredità lasciata:una famiglia diventata azienda rimanendo «casa».
Poi, tazzina sul tavolo, provo a coltivare la mia pianta di caffè in «Fabbrica» e lavoro le mie ciliegie sino a creare la mia miscela.
C’è un tavolo con le informazioni, che passano anche attraverso suoni ed odori. L’innovazione tecnologica è sempre a misura d’uomo che è e resta insostituibile.
In «Piazza» vedo ISSpresso, la macchina con cui Samantha Cristoforetti assaporò il primo caffè nello spazio e vorrei proprio sorseggiare il nitro cappuccino nell’ «Atelier» in mezzo alle nuvole del Paradiso Lavazza.
Il tempo di un selfie e ci si trova nell’ «Universo»: uao, la mia tazzina rende semplici fili spettacolari. Patatine con polvere di caffè: un museo è un piacere, se non è buono che piacere è?
Massimo Morato