MILANO – Nel centro storico del comune di Santos nello stato di San Paolo, esiste uno dei maggiori musei del caffè al mondo: tre piani di cultura e formazione attorno alla bevanda, all’interno dell’edificio storico Bolsa de Café, o Palácio da Bolsa Oficial do Café, ristrutturato per diventare l’attuale polo museale nel 1998. Per capirne l’evoluzione e il suo ruolo chiave non solo per il Brasile, ma a livello internazionale, abbiamo parlato con la direttrice del Museo del caffè Alessandra Almeida.
Come è nata l’idea di aprire il Museo del Caffè nello storico edificio della Bolsa Oficial di Santos il grande porto di imbarco del caffè?
“Fino alla fine degli anni ’60 la Borsa è rimasta chiusa e l’edificio, dall’architettura molto importante ed eclettica, si stava rovinando. Così, varie entità del settore del caffè si sono riunite: produttori, industria, esportatori, aziende del caffè solubile, per collaborare con il governo regionale sollecitando la ristrutturazione del palazzo. Che è avvenuta completamente tra il ‘96 e il ’97. Il progetto è stato sostenuto dal governo dello Stato di San Paolo. Poi tutti gli altri soggetti hanno potuto così costituire l’organismo che sostiene il museo del caffè: tutto è iniziato nel 1998. All’inizio il museo si sviluppava solo sul piano terra dell’edificio.
Ora il museo compie 24 anni. E’ ancora piuttosto giovane ed occupa ben tre piani. Con
il tempo si è venuta a creare un’attività molto più consolidata che opera su diversi campi: un’area di centro formazione caffè per la promozione professionale, un’area educativa che lavora molto con le scuole e poi una parte dedicata alle mostre. È uno dei più grandi musei dedicati al caffè nel mondo intero.”
Quali sono le mostre che si possono visitare all’interno del museo?
“Oggi come esposizione permanente c’è Caffè patrimonio del Brasile, Scienza storia e arte. E poi due temporanee: Donne del caffè, un tema su cui abbiamo riscontrato un forte interesse del pubblico negli ultimi due anni e poi un’altra che parla del mondo delle telecomunicazioni e dell’evoluzione della cultura della bevanda legata allo sviluppo dei media.”
E la parte dedicata all’educazione e formazione com’è stata sviluppata?
“Abbiamo un centro che ha una programmazione annuale e che tiene corsi e lezioni per i baristi, ma anche per un pubblico con più alta vulnerabilità. Oggi abbiamo aperto un accordo di collaborazione con la Fondazione Casa, che ospita minori che sono usciti dalla prigione e che hanno bisogno di reintegrarsi nel mondo del lavoro e nella società. Abbiamo una partnership con questa istituzione per formarli e riabilitarli professionalmente. La prospettiva è di ampliare il raggio di azione a più regioni.”
Che caffè si beve nella caffetteria interna?
“Sono caffè provenienti da varie regioni del Paese. La caffetteria offre un’ampia scelta che può ispirare i consumatori. Si tratta di caffè che hanno vinto anche premi. C’è bisogno di raccontarli ovviamente, per non bere il semplice “espresso”.”
Come si può visitare il museo del caffè considerato anche il Covid?
“Ora le visite in presenza sono riprese. Ci sono ovviamente delle misure restrittive di sicurezza da rispettare. Ma anche su Internet abbiamo organizzato un tour virtuale, per entrare nel sito museale (a questo link) e poter girare tra le esposizioni permanenti e temporanee.”
Avete rapporti con altri musei del caffè?
“Abbiamo in attivo delle collaborazioni con altri musei a livello internazionale e con i piccoli enti locali, oltre che altre partnership in altri Paesi come con il MUMAC di Binasco. E’ un luogo speciale che abbiamo avuto il piacere di visitare da poco. La prima collaborazione con il MUMAC risale al 2015, per l’esposizione “Design espresso” in cui loro hanno portato una delle macchine della loro collezione. E poi altri eventi che pensiamo di portare avanti nei prossimi anni.
Abbiamo l’obiettivo di creare una rete di musei di caffè nel mondo, perché si possa riunire e condividere i contenuti elaborati in ognuno di questi centri culturali. Per esempio abbiamo stretto una collaborazione importante con il museo del caffè di Dubai, “Caffè arabi, simbolo di generosità”. Ci hanno donato alcuni pezzi che hanno integrato nell’esposizione e che poi son diventati parte integrante del nostro museo.”
Qui il webinar dedicato al museo del caffè