MILANO – Muore a poco meno di trent’anni per un’overdose di caffeina: è accaduto a Colwyn Bay, località balneare del Galles settentrionale, affacciata sul mare d’Irlanda. Il caffè – diciamolo subito – non c’entra. Protagonista di questo incredibile fatto di cronaca è Tom Mansfield, un ventinovenne padre di due bambini, che ha assunto, per errore, una dose di caffeina pari a quella contenuta in almeno 200 tazze di caffè, con effetti fatali.
Il fatto è avvenuto oltre un anno fa, più precisamente, il 5 gennaio del 2021. Ma l’indagine giudiziaria, volta ad accertare la dinamica dei fatti, si è conclusa appena in questi giorni.
Mansfield aveva acquistato un sacchetto da 100 grammi di caffeina sfusa in polvere, nell’intento di utilizzarla come integratore.
Una pratica diffusa (ancorché discutibile) tra i culturisti e consigliata anche da alcuni siti di fitness, a patto di rispettare tassativamente i dosaggi massimi. La dose consigliata dal produttore era compresa tra i 60 e i 300 mg.
Sfortunatamente, Mansfield non disponeva di un bilancino di precisione, adatto a pesare con esattezza le quantità.
Ed è probabile che abbia finito così per utilizzare, senza rendersene conto, svariati grammi di caffeina, che una volta ingeriti hanno avuto conseguenze letali.
Secondo la testimonianza della moglie Suzannah, pochi istanti dove avere assunto il cocktail mortale, Mansfield ha avvertito una forte stretta al petto e tachicardia violenta. Poi ha cominciato a perdere schiuma dalla bocca.
I paramedici hanno tentato per 45 minuiti di rianimarlo, senza successo
E alla fine è stata dichiarata la morte all’ospedale di Glan Clwyd di Bodelwyddan, Denbighshire.
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