domenica 22 Dicembre 2024
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Mumac ritorna con la rubrica sull’espresso e i milanesi Luigi Bezzera e Desiderio Pavoni

Partendo dall'intuizione di Moriondo per sfruttare il vapore nella generazione del caffè, il milanese Luigi Bezzera inventa il gruppo erogatore (molto simile nell'aspetto a quello che conosciamo oggi, con portafiltro, impugnatura e a innesto rapido che eroga un caffè singolo (come cita il suo brevetto: a differenza delle altre macchine che possono fare grandi quantità di caffè, il caffè erogato è fresco, fatto al momento e non riscaldato)

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MILANO – Dopo aver esplorato le origini che hanno posto le premesse fondanti della tazzina di espresso italiana, arriva un altro tassello a comporre il mosaico curato dal MUMAC – museo della macchina espresso del Gruppo Cimbali – attraverso la proposta di una rubrica a sei puntate che ripercorre la storia della bevanda del Bel Paese. Dopo Angelo Moriondo e Edouard Loysel de la Lantais, ora è il turno di altri due grandi personaggi: Luigi Bezzera e Desiderio Pavoni.

Mumac: l’espresso degli albori

Dopo i personaggi significativi che hanno gettato le basi della nostra storia, incontriamo qui i due volti che hanno iniziato a scrivere la storia del caffè espresso inteso come servito fresco e velocemente al momento apposta per il cliente: i milanesi Luigi Bezzera e Desiderio Pavoni, l’inventore e l’industriale che insieme presentano a Milano la prima macchina per caffè definito finalmente “espresso”: la Ideale.

Bezzera: il caffè “espresso”, fatto apposta e velocemente per il cliente

Partendo dall’intuizione di Moriondo per sfruttare il vapore nella generazione del caffè, il milanese Luigi Bezzera inventa il gruppo erogatore (molto simile nell’aspetto a quello che conosciamo oggi, con portafiltro, impugnatura e a innesto rapido che eroga un caffè singolo (come cita il suo brevetto: a differenza delle altre macchine che possono fare grandi quantità di caffè, il caffè erogato è fresco, fatto al momento e non riscaldato).

Il gruppo erogatore consiste in un particolare rubinetto, coperto da brevetto, che permette l’erogazione espressa attraverso il quale si fa passare prima l’acqua bollente spinta in pressione e poi il vapore che asciuga la pastiglia​ di caffè; brevetta inoltre un bruciatore da porre sotto la caldaia che alimenta con il gas la macchina in modo più diretto e potente rispetto al fornello a legna. Dai documenti si rileva che Bezzera era produttore di liquori, gassose e seltz e inventore di svariati progetti e congegni da lui brevettati, che poi spesso cedeva ad altri per lo sfruttamento commerciale. Probabilmente era in buoni rapporti con Desiderio Pavoni cui cede lo sfruttamento del suo brevetto per l’espresso.

Pavoni – ” nasce l’Ideale e il termine “espresso” si afferma ovunque

Luigi Bezzera, dopo aver inventato nel 1901 il brevetto che consente di cominciare a chiamare “espresso” il caffè, concede l’uso di tale brevetto all’imprenditore milanese Desiderio Pavoni. Nel 1906 alla Fiera Internazionale di Milano, un grande stand sotto l’insegna “Bezzera L. – Caffè Espresso – proprio brevetto” accoglie un cartellone che spiega quelle nuove macchine lì esposte: «Ideale-brevetto Bezzera… prodotta da Desiderio Pavoni – via Dante, angolo via Giulini».

Un fiero Luigi Bezzera sta dietro al bancone, puntando con evidente orgoglio gli occhi verso l’obiettivo, mentre due eleganti macchinisti stanno vicino alle macchine lucide e scintillanti prodotte da mani esperte apposta per l’occasione.

E se l’appellativo “espresso“, per il caffè, circolava già da qualche anno, in alternativa alla espressione “caffè istantaneo”, è certamente da questo evento in poi che il termine inizia a diffondersi ovunque.

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