In pochi conoscono un pilota come il proprio capotecnico, un ruolo da sempre fondamentale nel motociclismo. Non è solo la persona che traduce le parole del pilota in cambiamenti sulla moto, ma anche una sorta di spalla per tutto il weekend di gara.
Il capotecnico di Chaz Davies si chiama Alberto Colombo, collabora con il britannico dal 2012 e sarà al suo fianco anche in questa stagione nel box del team Ducati Aruba.
“Non abbiamo mai avuto problemi o discussioni, probabilmente, Chaz si fida di me – racconta il suo rapporto con Davies – Era già un buon pilota prima che iniziassimo a lavorare insieme, ma direi che, per quanto riguarda il percorso svolto, i risultati parlano da sé”.
La relazione non è strettamente professionale.
“Siamo diventati molto amici, ci sentiamo spesso anche fuori dalla pista. La stima e la fiducia sono reciproche e totali, ma per il fatto che abitiamo lontano, ci vediamo poco – dice – Di fatto, ci incontriamo praticamente solo in pista, dove la tensione delle gare è palpabile, ed è difficile portare avanti un rapporto personale”.
Colombo, detto il Moro, conosce molto bene i pregi e i difetti di Chaz.
“Fuori dalla pista è estremamente professionale, non sgarra mai – sottolinea – Vive per fare il pilota ed è preparatissimo fisicamente e mentalmente. Non ha distrazioni. È anche molto umile, resta sempre con i piedi per terra. E poi in gara dà il meglio di sé. È molto determinato e riesce a ragionare più di molti altri mentre corre, probabilmente anche perché è molto allenato fisicamente. Addirittura mi dà l’impressione di essere ancora più forte nella seconda manche, quando molti altri invece sembrano più stanchi”.
Per quanto riguarda i nei, “non è una debolezza in sé, ma in prova gli manca ancora un pizzico per essere velocissimo. D’altronde devi anche prenderti dei rischi per farlo, e secondo me lui ha trovato un giusto compromesso”, l’opinione del capotecnico.
Dopo il Davies pilota, le ultime parole sono per il Davies fuori dalla pista.
“E’ un tipo molto posato, tranquillo. Vive come noi ‘umani’, normalmente. È una cosa anomala per un pilota, come il fatto che spesso parta prima delle gare e vada a fare turismo, documentandosi ed immergendosi nella cultura locale. E poi ha una grande passione per il caffè e tutti i suoi derivati. Si è procurato una macchina professionale e sta facendo un corso da barista”.
In mancanza di champagne, i prossimi successi potranno essere festeggiati anche con un cappuccino.