domenica 22 Dicembre 2024
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Faina parla della 31ª edizione di MDEJ: “Questo percorso emozionale ci mancava e i ragazzi ne avevano bisogno”

Il direttore dell'Università del caffè: "Stiamo sempre più centrando il concorso e di fatto questo dà una garanzia di continuità. Ci offre lo spunto per fare qualcosa di nuovo per le prossime edizioni. Questa è la linfa che ci serve"

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MILANO – Nella sala training del Mumac – Museo delle macchine del caffè del Gruppo Cimbali di Binasco – abbiamo intervistato il direttore dell’Università del caffè illy, Moreno Faina, subito dopo la proclamazione della vincitrice Nayma Diomedi, con tutte le emozioni ancora tangibili nell’aria. I commenti a caldo rispetto a una giornata che è stato soltanto l’apice di un percorso lungo 9 mesi.

Faina, siamo arrivati alla trentunesima edizione di nuovo in presenza: le era mancato?

“Sì. Assistere alle edizioni online è stato interessante perché ha dato continuità, ma non emotività. È giusto che si sia tornati in presenza e si sia assistito a questo percorso emozionale che mancava. Ci ha dimostrato ancora una volta che questi ragazzi hanno bisogno di questo tipo di esperienze, di confrontarsi, di trovarsi di fronte a una giuria faccia a faccia.”

Quest’ultimo Maestri dell’espresso junior è speciale perché si è anche cimentato come giudice sensoriale (e poi, è anche il suo compleanno)

“Mi è piaciuto tornare ad esser parte della giuria: ormai erano 7-8 anni che non lo facevo e ho deciso di occuparmene dopo un periodo di stop, per toccare con mano la realtà di questi studenti e vedere le loro opere realizzate, essendo in grado di capirne il livello reale.”

E che cosa ha notato?

“Rispetto al passato in cui risultavano evidenti grandi variazioni tra chi aveva un livello particolarmente basso e chi era in grado di raggiungere dei punti molto alti, in questa edizione non ci sono stati questi due estremi. Abbiamo registrato una media, in parte determinata dalle imprecisioni più o meno gravi, ma sempre presenti: l’emozione, la poca conoscenza dell’attrezzatura o il tempo da rispettare, la paura nel gestire l’evoluzione del latte hanno fatto sì che non venissero realizzati due cappuccini identici, portando poi ad un limite nello stabilire il punteggio finale.

Questo è un dato che ho voluto segnalare in fase di commento finale, per fornire loro un feedback concreto su cui basarsi per curare il proprio sviluppo tecnico.”

Rispetto alle scorse edizioni questa imprecisione può esser anche data dalla pausa digitale?

“Il confronto con il mercato e le competizioni in questi anni non c’è stato e questo ha fatto sì che i ragazzi al quarto anno abbiano iniziato a frequentare senza cimentarsi: quindi sì, potrebbe esser stato un fattore che ha influenzato”.

La vincitrice ha convinto tutti?

Faina: “Nayma ha prestato bene su tutto. L’eccellenza l’ha toccata in qualche punto, ma mediamente ha avuto un rendimento alto e questo l’ha distinta, mettendo d’accordo tutti i giudici.”

Prima ha detto che Maestri dell’espresso junior è la sua creatura: come sta crescendo?

“Il fatto di rigenerarla, grazie anche all’aiuto dei docenti, alcuni di loro presenti anche con una certa continuità e altri ex novo, è stato come un riconoscimento dell’evoluzione del concorso anche seguendo i loro suggerimenti. Questo ci ha sempre lasciato lo spazio di dire: sappiamo di non esser perfetti e ci miglioriamo di anno in anno. Stiamo sempre più centrando il concorso e di fatto questo dà una garanzia di continuità. Ci offre lo spunto per fare qualcosa di nuovo per le prossime edizioni.

Questa è la linfa che ci serve, legata anche all’elemento consolidato della presenza di un giudice ufficiale che è una garanzia forte per gli studenti, per i professori, per le aziende: tutto questo è importante da sottolineare e da far conoscere. Ci affidiamo a un ente terzo che verifica non soltanto la finale, ma ciò che accade nel corso dei 9 mesi di durata del
concorso.”

Un’altra cosa che resiste e funziona bene è la collaborazione tra illy e il Gruppo Cimbali

“Siamo due team molto affiatati e siamo ben disposti l’uno verso l’altro, ci sentiamo, ci confrontiamo ed evolviamo insieme. Si rinnova ogni anno, cambiano i protagonisti, i giudici, ma questo è nel dna dei nostri team e sicuramente questa partnership dà soddisfazione e poi offre un concreto contributo agli Istituti Alberghieri in un panorama nazionale dove si evidenzia il supporto che le aziende private dedicano alle strutture pubbliche.”

In questa edizione di Maestri dell’espresso junior, due nuovi istituti che sono arrivati alla finale: è un buon segnale?

“Due su otto non è poco, come percentuale di istituti ex novo. Leggo questo come un segnale di continuità, perché gli istituti e soprattutto i docenti hanno seguito le indicazioni delle nostre aziende, evolvendosi anche nella didattica e facendo crescere gli studenti, ed è certamente un dato positivo. Abbiamo uno zoccolo duro importante e poi quel 30-40% di nuovi istituti che si affacciano a questo concorso: le due scuole che non avevano mai partecipato prima a una finale sugli otto sfidanti, costituiscono comunque un
25% significativo.”

Faina, se è vero che non siete perfetti, così come ha suggerito lei, quindi cosa resta da migliorare per la trentaduesima edizione?

Faina si prende un attimo per rispondere: “Tra poco dovremmo, sempre nella logica della collaborazione con il Gruppo Cimbali, organizzare un briefing per analizzare le cose che hanno funzionato e cosa invece ci sarà da migliorare. Un punto che vorrei portare avanti per il futuro, è spingere su una maggiore interazione degli studenti durante la fase della presentazione: devono raccontare di più, dobbiamo preparare gli operatori a interagire meglio con il consumatore.

Oggi sul mercato è un elemento fondamentale. Ci sono alcuni che hanno già una certa propensione e altri che fanno più fatica. La narrazione va approfondita al di là delle solite nozioni di base, con un vero e proprio storytelling rispetto all’interlocutore che si avrà davanti. E poi vorrei che dalle prossime edizioni anche i giornalisti cominciassero a fare un po’ di pratica, magari partecipando nelle degustazioni: non soltanto giudici di alcune esibizioni, ma farli entrare in gioco. Anche questo può essere un aspetto evolutivo.”

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