MILANO – Con un fatturato di esportazione che ha raggiunto i 1.240 milioni di dollari nel 2010/11 e prospettive di crescita ulteriore per l’annata in corso, nonostante il calo dei prezzi, il settore del caffè si conferma uno dei pilastri dell’economia dell’Honduras, fonte di occupazione ed entrate in valuta. Il comparto è costituito per oltre il 90% da piccoli produttori, che operano su ridotti appezzamenti di terreno in una dimensione perlopiù familiare. Realtà e prospettive della caffeicoltura del paese centro americano sono state al centro di un’ampia intervista concessa recentemente al portale informativa Proceso Digital dal direttore generale dell’Istituto onduregno del caffè (Ihcafe) Víctor Hugo Molina.
Molina fa il punto
Le esportazioni dell’Honduras hanno superato nel 2010/11 i 3,9 milioni di sacchi. Le proiezioni per il 2011/12 si attestano sui 4,6 milioni di sacchi, per un valore atteso di 1,3 miliardi di dollari, inferiore, in proporzione, a quello dell’anno passato, in ragione del calo dei corsi sul mercato newyorchese. Germania, Belgio, Usa e Italia i principali mercati. Ihcafe sta lavorando attualmente per accrescere la propria presenza in estremo oriente (Corea, Giappone e Taiwan). Limitati i consumi interni, che assorbono appena il 4% della produzione nazionale e sono costituiti perlopiù da chicchi di qualità inferiore. Sottolineati gli importanti progressi compiuti sul fronte della lotta al contrabbando attraverso Nicaragua e Guatemala, che in passato ha danneggiato non poco il comparto onduregno.
“E’ una questione di prezzo – ha dichiarato Molina – il contrabbando c’è stato perché Guatemala e Nicaragua pagavano meglio e non c’erano i controlli che avrebbero dovuto esserci. Quest’anno però i prezzi interni, allo stesso modo di quelli internazionali, sono stati buoni e questo ha aiutato a vendere ed esportare interamente il caffè dall’Honduras”.
Ma a quanto ammonta la percentuale di prodotto commercializzata attraverso i canali illegali? Il calcolo non è semplice. Ci prova Molina
“Ogni valutazione è complessa. Difficile fare delle cifre – osserva a questo proposito Molina – ma voglio sbilanciarmi e dire che il contrabbando è un fenomeno che è possibile tenere in altissima percentuale sotto controllo”. Quali gli attributi dei caffè onduregni? “Qualità, gusto, aroma, acidità … tutte caratteristiche attestate dai massimi esperti internazionali, che ci risconoscono punteggi e giudizi elevatissimi”. La riprova negli eccellenti piazzamenti ottenuti nelle competizioni organizzate dalla Scaa (Specialty Coffee Association of America) e nei riscontri estremamente positivi giunti dal concorso Cup Of Excellence, promosso dalla ong statunitense Alliance for Coffee Excellence, Inc. (Ace), che ha debuttato in Honduras nel 2004. Inoltre, il 98% delle piantagioni di caffè è coltivato in ombra, il che fa dell’Honduras uno dei massimi protettori dell’ambiente naturale, in particolare per quanto riguarda la vegetazione boschiva.
“Nel settore agricolo non ci sono incendi forestali, grazie all’attenzione e alle cure assidue dei contadini”. Ihcafe svolge ricerche costanti volte al miglioramento del materiale genetico. Tra le cultivar migliorate si sono affermate negli ultimi vent’anni le varietà Ihcafe-90 e Lempira. Quest’ultima, in particolare, ha avuto forte diffusione, con eccellenti risultati, grazie alla sua resistenza alle avversità, agli alti rendimenti e alla forte personalità in tazza.
“L’Honduras è il principale produttore centro americano, il terzo latino americano e il sesto a livello mondiale – ha aggiunto ancora Molina – Siamo una potenza caffeicola!”. Il merito va anche a Ihcafé, che si impegna a fornire assistenza tecnica a tutti i suoi affiliati. “Attraverso 7 uffici regionali e 42 filiali stiamo portando avanti un’azione di ampia portata sul territorio”. Obiettivo: incentivare le produzioni di qualità, attraverso la distribuzione di sementi selezionate, input, fertilizzanti.
I progetti pilota hanno coinvolto sinora 20 mila aziende
Nelle quali i rendimenti sono più che raddoppiati. Grazie a una convenzione stipulata con il Banco nazionale per lo sviluppo agricolo (Banadesa) sono stati messi inoltre a disposizione dei produttori 160 milioni di lempiras (circa 6,4 milioni di euro) di crediti agevolati. Circa il 20% della popolazione onduregna dipende, direttamente o indirettamente, dal settore del caffè, che crea ogni anno, tra impiego permanente e stagionale, un milione di posti di lavoro. I produttori registrati presso Ihcafé sono 110 mila. Per il 92% si tratta di piccoli produttori, con proprietà inferiori ai 3,5 ettari. È proprio a sostegno di questi ultimi che è stato costituito, l’anno scorso, con decreto governativo, l’istituto per la previdenza dei caffeicoltori.
Questa istituzione, la cui forma organizzativa è in corso di elaborazione, punta a erogare in futuro le prestazioni sanitarie e previdenziali di base a favore dei produttori e delle loro famiglie ispirandosi ad esperienze analoghe maturate in altri paesi, in particolare in Messico. Le sfide da affrontare in materia di competitività del settore rimangono numerose. In molte aree i rendimenti sono nettamente al di sotto della media nazionale, che è di circa 15 sacchi da 60 kg per ettaro.
A ciò vanno aggiunti i problemi infrastrutturali, in primo luogo lo stato precario delle vie di comunicazione nelle aree agricole. Fondamentale, in questo senso, il contributo dato dal Fondo Cafetero Nacional, braccio tecnico di Ihcafe, che ha tra i suoi compiti il mantenimento delle infrastrutture viarie nelle zone di produzione e che sopperisce spesso, con mezzi propri, ai ritardi dei servizi statali e locali di manutenzione stradale. Un ulteriore problema urgente è costituito dalla carenza di manodopera stagionale per la raccolta, che ha fatto sì che in questi ultimi anni si sia dovuti ricorrere in misura crescente a lavoratori provenienti dai paesi vicini. Le condizioni di lavoro sono molto dure – osserva Molina – ma Ihcafe sta operando per migliorarle e il compenso giornaliero di 240 lempiras (circa 9,6 euro) è mediamente il doppio del salario minimo in agricoltura.
L’intervista si conclude con un messaggio di ottimismo e un invito a tutti i produttori e alle varie entità di categoria a unire le loro forze nell’operare a favore di un settore – quello del caffè – che rimane una voce essenziale dell’export e una fondamentale fonte di valuta pregiata per il paese.