MILANO – Mokavit la caffettiera che dura una vita, fatta tutta in Italia e con un grande ritorno nei luoghi in cui tutto era nato in principio. Questa è la visione di Gianni Vittoni, che dopo tantissimi anni di esperienza sul campo nella produzione di questa macchina, ha lanciato la sua versione ideale di moka. La passione è la guida, insieme al servizio al cliente.
Il primo store in cui acquistare Mokavit sarà un outlet attaccato alla fabbrica produttiva a Ornavasso (Verbano Cusio Ossola), con uno sconto del 20% per chi arriverà a provarla direttamente sui fornelli anche a induzione. Per il resto, si potrà acquistare online sul sito e in futuro anche presso alcuni distributori che rappresentano le eccellenze del made in Italy.
Mokavit è la creatura di Gianni Vittoni, quindi partiamo con la domanda più semplice: il suo modo preferito di bere il caffè, è la moka?
“Da sempre nella nostra famiglia c’è la tradizione di bere il caffè con la moka. È un momento speciale che mi regala il tempo per riflettere e godere di un rituale che adoro ripetere ogni mattina.
La moka, con il suo processo di preparazione lento e meticoloso, aggiunge un tocco di calore e familiarità a ogni sorso, diventando un elemento essenziale della mia routine quotidiana.”
Dalla produzione di milioni di caffettiere di un noto brand italiano all’anno alla produzione di Mokavit: come siete arrivati ad innovare questo modello tradizionale di preparazione?
“Dopo 90 anni, c’era bisogno di un’innovazione, che noi abbiamo portato con il bimetallo in acciaio ferritico e alluminio. La caffettiera è in alluminio 100%, mentre l’acciaio ferritico sta nel piattello e funziona anche con l’induzione: risolto così il problema dell’iconico modello.
Oggi siamo ancora qui, sostenuti anche da altre attività parallele che ci hanno permesso di restare fedeli al progetto. Tutto l’indotto della moka, dagli stampatori, all’assemblaggio e i tecnici, hanno 30 anni di rodaggio, che è qualcosa di eccezionale.”
Mokavit è un prodotto 100% made in Italy: cosa significa e quanto è difficile farla?
“Sicuramente oggi è una questione di costi: producendola qua in Italia, soltanto per lucidarla, ci vogliono più di 15 euro. Noi però abbiamo già l’immobile e le attrezzature pagate, e questo ci aiuta: abbiamo deciso di usufruire di una fabbrica che può produrre 20mila pezzi al giorno per realizzarne 100, ed è una scelta che non tanti avrebbero portato avanti.
Certo il nostro obiettivo per il 2024 è di raggiungere le 1000 caffettiere al giorno e speriamo di arrivarci.
Siamo nati da pochissimo e ci stiamo già muovendo bene. Attualmente siamo in trattativa con importanti brand per chiudere diversi accordi significativi. Questi contratti rappresentano un passo fondamentale per la nostra crescita, aprendo nuove prospettive e opportunità di collaborazione che consolidano la nostra posizione nel mercato.
Quanto può costarvi produrre Mokavit, con queste caratteristiche di alto livello?
“Sicuramente non possiamo usare dei canali tradizionali perché questo farebbe salire ulteriormente il prezzo. La più piccola è venduta a 90 euro e ci costa 40 euro all’incirca, con un margine del 15-20% senza includere il rivenditore.
Questa cifra così alta deriva da tutto l’insieme: il piattello sotto lo produce soltanto un’azienda in Italia, è un sandwich di 3.4 millimetri di alluminio e 0,8 di acciaio, difficile da acquistare, tornire, inserire, saldare e che ci costa circa 7-8 euro. Se si vuole produrre in Italia, le spese si alzano.”
Perché sette facce?
“Abbiamo scelto di creare una moka con sette facce perché volevamo qualcosa di unico e distintivo. Nel mercato attuale, siamo gli unici a offrire un design così particolare e innovativo.
Le sette facce della nostra moka non solo conferiscono un’estetica unica al prodotto, ma rappresentano anche la nostra ricerca di originalità e l’impegno nel fornire agli appassionati del caffè un’esperienza unica e memorabile. La nostra moka non è solo uno strumento per preparare il caffè, ma è anche un’opera d’arte funzionale che si distingue per la sua esclusività.”
Quali altre caratteristiche di alta qualità ha Mokavit che la rendono la caffettiera per la vita?
“Facciamo un passo indietro: la caffettiera nasce ad Omegna. Da qui il logo della fenice: dalle ceneri di ciò che era nel capoluogo del Cusio, rinasce nello stesso territorio.
È tutto made in Italy e noi ci puntiamo tanto, soprattutto per il mercato estero.
Il certificato a vita deriva da questa visione: la qualità alta di alluminio e acciaio fanno di Mokavit una caffetteria può durare vent’anni.
Mokavit dà il certificato di garanzia a vita: se succede qualsiasi cosa, l’azienda si prende carico di sostituzioni e malfunzionamenti. Ad esempio, l’abbiamo studiata in modo tale che non si possa mai bruciare il manico come spesso invece accade.
Le spedizioni sono gratuite in tutta Europa, proprio per incentivare le persone all’estero ad acquistare Mokavit.
Anche se l’idea è di farsi conoscere naturalmente prima in Italia, perché per essere ambasciatore del made in Italy nel mondo, bisogno esser innanzitutto rappresentativi sul proprio territorio.
Per questo abbiamo scelto un testimonial come Joe Bastianich perché rappresenta un ponte tra l’Italia e il mercato internazionale per quanto riguarda l’alta qualità da noi, come negli Usa.
Il pubblico a cui ci rivolgiamo appartiene ad una fascia alta, vogliamo trasformare Mokavit in uno status symbol, riportando in auge la tradizione anche in Italia, ricordando il suo ruolo nelle cucine rispetto alle capsule.
La nostra ambizione è quella di insegnare al mondo che il caffè si gusta e si prepara con la cara e vecchia moka. Che, ricordiamo, è anche più ecologica.”
C’è la possibilità di personalizzare la propria Mokavit: quanto costa in più e cosa è possibile modificare?
“Presto si potrà andare sul sito, e giocare con una Mokavit virtuale che è possibile modificare con le incisioni di lettere, disegni, loghi aziendali, cambiando il manico, il coperchio e realizzarlo in carbonio. Le possibilità sono tante e il costo finale viene indicato una volta conclusa la personalizzazione.
Il simulatore permette di creare la propria Mokavit.
La più piccola è da 3 tazze, la più grande è da 9. In futuro arriveremo probabilmente a quella da 16, ora è in fase di studio.”
Insieme a Mokavit avete pensato ad una miscela, la SXN1: ce ne può parlare nei dettagli e perché funziona bene con la vostra caffettiera?
“E’ una sigla indecifrabile – scherza Vittoni – composta da tre Arabica, tre sud americane e un’indiana. Abbiamo fatto delle prove con Paolo Scimone qualche giorno e poi le abbiamo fatte assaggiare in azienda: era la preferita da tutte le donne.
Abbiamo voluto farlo collaborando con un micro roaster così esperto, perché era necessario affiancare una moka di qualità con un caffè che fosse alla sua altezza. Questa miscela secondo noi è quella che si deve accompagnare con la nostra Mokavit: è acquistabile un chilo, 4 buste da 250 grammi, per 36 euro sul sito.
Certo non abbiamo guardato al nostro ritorno economico, ma ancora una volta ad un’offerta di livello. Chi l’acquista, deve notare bene la differenza tra Mokavit e una moka comune.”
Il costo non è un problema per un consumatore che è abituato a spendere una ventina di euro per altre moke?
“Non è un ostacolo, perché Mokavit è come la cintura di Louis Vitton: nessuno produce la moka in Italia perché viene a costare tantissimo. La nostra poi, con tutte queste novità, è ancora più un investimento.
Anche vendendone 100 riusciamo a sopravvivere, perché abbiamo come principale costo vivo la manodopera, ma nessun altro potrebbe fare lo stesso senza affrontare grosse spese.
Il nostro è un brand di lusso: ma se uno la prende in mano, capisce già quanto vale.”
Ci parlate del modello oro di Mokavit?
“Ci sono due micron di oro sopra l’alluminio, una cosa molto complicata da realizzare. Per caso abbiamo trovato un’azienda che ha applicato questo trattamento. Logicamente costa tantissimo a noi come azienda.
I feedback fin qui sono stati positivi, nonostante avessimo paura di esser molto giudicati sui social proprio per la questione del prezzo elevato: qualche commento negativo è arrivato, ma niente di esagerato.”