Da sempre votata alla diffusione della cultura del caffè, MOKARICO dopo aver fortemente voluto la certificazione dell’Espresso italiano, crede che l’amore per il caffè passi anche attraverso una maggiore conoscenza delle diverse miscele e della loro estrazione.
Nell’intento di far conoscere tutte le qualità di questa bevanda ha recentemente organizzato un interessante incontro intitolato ‘Slow Coffee’: grazie all’intervento di Marco Paladini, che è stato in passato Presidente INEI per tre anni, per altri sei vice presidente e tra i soci fondatori (a lui si deve anche la certificazione del vero Cappuccino Italiano), le due più importanti associazioni del mondo del caffè, SCAE e INEI, si sono confrontate sul tema dello Slow Coffee nel mercato italiano.
Da un lato Dario Ciarlantini (FOTO), trainer e coordinatore per SCAE ITALIA Speciality Coffee Association of Europe, dall’altro Luigi Odello, presidente del Centro Studi Assaggiatori, presidente dell’Istituto Internazionale Assaggiatori di Caffè e segretario generale dell’INEI, Istituto Nazionale Espresso Italiano. L’incontro ha avuto lo scopo di svelare se a partire dall’importanza dell’analisi sensoriale, una preparazione lenta del caffè, con diverse tecniche di erogazione, consenta di estrarre l’aroma migliore.
Secondo Luigi Odello, che rappresenta l’espresso italiano, “il caffè espresso è uno dei simboli del Made in Italy, un prodotto che affascina i professionisti e i consumatori, anche oltre confine. E’ un prodotto vitale, complesso e bilanciato. Il suo successo si misura nella nascita a livello mondiale delle scuole dove si insegna come realizzarlo, lo IIAC (Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè) stesso ha trentuno filiali a livello mondiale. Tanto è vero che, negli ultimi dieci anni, l’export italiano di caffè è raddoppiato. Quindi credo che, ben vengano le nuove traduzioni di bere caffè in Italia, ma, l’espresso, espressione del buon vivere italiano, non perderà nel confronto”.
Dario Ciarlantini, che è più vicino a questo ambito, afferma: “Quanto ci è arrivato dal mondo anglosassone, la terza onda ed ora anche la quarta, deriva dalla negligenza dei big della produzione di caffè torrefatto nella ricerca assoluta della qualità. Questo spazio, coperto dai torrefattori artigianali, ha incontrato il favore dei consumatori (negli USA si parla di una quota di mercato del 20%, una cifra notevole) felicemente sorpresi di scoprire un nuovo modo di bere il caffè. Il merito di questo movimento, sposato e promosso da SCAA e dopo SCAE, è la proposta di caffè di qualità che sta stimolando tutta la filiera. Per cui sono convinto che questo scossone non possa che far bene a tutti gli attori che gravitano intorno al prodotto caffè e che le nuove bevande proposte possano stimolare un consumo diverso, dai tempi più lunghi. Confido che il consumatore italiano dedicherà a se stesso maggior tempo per darsi piacere gustando un caffè diverso dall’espresso, la cui assunzione è solitamente veloce”.
All’estero, in particolare nel nord Europa, si assiste ad un cambiamento di valori nel consumo di caffè, ci si orienta più sulla qualità con una maggiore consapevolezza, come accade nel mondo del vino, delle diverse varietà, degli aromi, arrivando a conoscere le origini e le coltivazioni