MODENA – È forte la preoccupazione che serpeggia tra baristi e ristoratori modenesi sui buoni pasto. Le società emettitrici stanno minacciando aumenti delle commissioni che inevitabilmente andranno a ridurre ulteriormente i margini di ricavo degli esercenti.
“Se consideriamo che a Modena e provincia i buoni sono accettati dal 90% dei bar e dal 60% dei ristoranti, già alle prese quest’anno per altro con i ricavi fortemente in calo – i primi sei mesi del 2016 hanno segnato un -0,9% rispetto al medesimo periodo del 2015, evidenzia Gianfranco Zinani Presidente di FIEPET-Confesercenti Modena – gli incrementi delle commissioni che in alcuni casi potrebbero arrivare anche al 15%, del valore del buono pasto, potrebbero significare un aggravio insopportabile per un settore già in difficoltà”.
E sono proprio gli operatori, chi cioè materialmente si trova alle prese con questi strumenti ogni giorno, a segnalare la novità in arrivo.
“Dovuta al fatto che le società emettitrici partecipano a gare per la fornitura di buoni pasto a grandi imprese proponendo forti ribassi che puntualmente riversano sui pubblici esercizi – afferma Zinani, che non lesina esempi – le grandi aziende acquistano i ticket dalle ditte emettitrici con un forte sconto sul prezzo ‘nominale’ del buono. Uno da 10 euro, ad esempio, viene pagato da un gruppo industriale o bancario o da un ente pubblico 9 euro o poco più.
A questo punto – continua Zinani – le ditte emettitrici riversano questo sconto direttamente sull’operatore, pretendendo commissioni anche fino al 15%. Se a questo si aggiungono: tempi di rimborso lunghissimi (fino a 90 giorni), oneri per il conteggio, fatturazione e spedizione dei buoni pasto tramite ‘assicurata’, costi aggiuntivi per ipotetici servizi come “rinnovo contratto” o “gestione fatture”, per non parlare del costo di gestione del pos nel caso di buono pasto elettronico, il costo per il barista o ristoratore diventa insostenibile poiché il buono da 10 euro viene rimborsato con una decurtazione tra il 15% ed il 20%”.
“Nessun esercente consente che vi siano ripercussioni sulla qualità del servizio che ogni giorno assicura ai propri clienti. Né vuole applicare maggiorazioni al listino per pagamenti con buoni pasto, come comincia ad accadere in altre provincie e regioni italiane. Ma non può nemmeno permettere una decurtazione dei suoi margini di queste dimensioni.
Per questa ragione Fiepet chiede che siano riscritte le regole dei rapporti tra tutti i soggetti della filiera dei buoni pasto in modo tale da interrompere la pratica che vede scaricare tutti i costi su bar e ristoranti. Anche perché – conclude Zinani – se salta il sistema chi rischia di rimetterci saranno anche tutti i lavoratori che non possono recarsi a casa per il pranzo”.